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Concussione e corruzione nel paese di Bitinia

 

Plinio il Giovane fu governatore della Bitinia per qualche anno intorno al 110 d.C. sotto il regno di Traiano.

Grande proprietario terriero, senatore, console, esperto di finanza aveva raggiunto le più alte cariche dello stato passando indenne dal periodo di Domiziano a quello di Nerva e Traiano.

Traiano lo inviò in Bitinia come amministratore straordinario a seguito della cattiva amministrazione dei precedenti governatori.

Alcune delle lettere scambiate tra Plinio e Traiano sono state conservate. Esse ci presentano un quadro interessante della vita politica e amministrativa di una provincia romana in epoca imperiale.

Opere incompiute, mal progettate, ancor peggio realizzate, progetti faraonici hanno esaurito le risorse finanziarie della provincia e i contributi dello stato.

Traiano vuole che i cittadini abbiano i servizi di cui necessitano e quindi ordina di riprendere i lavori e di concluderli, ma vuole anche che si indaghi per sapere dove sono finiti i soldi e perchè si sia progettato e costruito in modo così errato.

 

Località: Impero Romano

Epoca: II secolo d.C.

La Bitinia

La Bitinia era una provincia dell'Impero romano. Situata nel nord-ovest della Anatolia, si estendeva dal Mar di Marmara al Bosforo al Mar Nero. Nel 74 a.C. il re di Bitinia, Nicomede IV aveva ceduto il suo regno ai romani.

La Bitinia era una provincia senatoria, ossia era sotto il controllo del Senato che ne nominava il governatore.

A causa di una particolare situazione di cattiva amministrazione l'imperatore Traiano decise di inviare un governatore straordinario di sua fiducia: Plinio il Giovane.

Plinio il Giovane

Plinio il Giovane nacque a Como tra il 61 e il 62 d.C.

Il suo vero nome era Gaio Plinio Cecilio Secondo.

Il padre, Lucio Cecilio, del rango dei cavalieri, morì quando Plinio aveva 8 o 9 anni.

Il bambino venne affidato alla tutela di Virginio Rufo e poi fu adottato dal fratello di sua madre Plinio il Vecchio, che morirà nel 79 d.C. durante l'eruzione del Vesuvio.

La madre di Plinio morì verso l'83.

Il patrimonio di Plinio comprendeva parecchie ville sul lago di Como, una tenuta di duemila ettari in Toscana, una tenuta ad Ostia, una casa sull'Esquilino.

Si sposò con Pompea Celerina, grande proprietaria terriera in Toscana, e poi con Calpurnia, figlia di Calpurnio Fabato, altro grande proprietario.

A Roma studiò con Quintiliano e Niceta Sacerdote.

Fu magistrato del tribunale centumvirale, nell'81 tribuno militare della Legione III Gallica, nell' 89 o 90 questore, nel 93 pretore. A 28 anni era divenuto senatore.

Nel 95 e 96 fu prefetto dell'erario militare.

Dal 98 all'agosto del 100 fu prefetto dell'erario di Saturno.

Fu console suffectus nel settembre e ottobre del 100.

Nel 103 difese Giulio Basso, accusato di corruzione al suo ritorno dal governatorato della Bitinia. In seguito difese Vareno Rufo, un altro governatore della Bitinia.

Dal 105 al 107 fu curator alvei Tiberis et riparum et cloacarum urbis.

Tra il 109 e il 111 venne nominato da Traiano governatore della Bitinia.

Morì probabilmente in Bitinia nel 112 o 113.

Gli scritti di Plinio

Degli scritti di Plinio il Giovane ci sono rimasti le Epistole e il Panegirico a Traiano.

L'ultimo libro delle Epistole, il X, è una raccolta di lettere che Plinio, nella veste di governatore della Bitinia, scrisse a Traiano. Nel libro sono anche contenute le risposte di Traiano.

Nel carteggio con Traiano Plinio presenta alcune situazioni anomale e chiede il consiglio e l'intervento dell'imperatore.

L'acquedotto di Nicomedia

Epistula X, 37 C. PLINIUS TRAIANO IMPERATORI

(1) In aquae ductum, domine, Nicomedenses impenderunt HS |XXX| CCCXVIII, qui imperfectus adhuc omissus, destructus etiam est; rursus in alium ductum erogata sunt CC. Hoc quoque relicto novo impendio est opus, ut aquam habeant, qui tantam pecuniam male perdiderunt.

(2) Ipse perveni ad fontem purissimum, ex quo videtur aqua debere perduci, sicut initio temptatum erat, arcuato opere, ne tantum ad plana civitatis et humilia perveniat. Manent adhuc paucissimi arcus: possunt et erigi quidam lapide quadrato, qui ex superiore opere detractus est; aliqua pars, ut mihi videtur, testaceo opere agenda erit, id enim et facilius et vilius.

(3) Sed in primis necessarium est mitti a te vel aquilegem vel architectum, ne rursus eveniat quod accidit. Ego illud unum affirmo, et utilitatem operis et pulchritudinem saeculo tuo esse dignissimam.

Epistula X, 38 TRAIANUS PLINIO

Curandum est, ut aqua in Nicomedensem civitatem perducatur. Vere credo te ea, qua debebis, diligentia hoc opus aggressurum. Sed medius fidius ad eandem diligentiam tuam pertinet inquirere, quorum vitio ad hoc tempus tantam pecuniam Nicomedenses perdiderint, ne, dum inter se gratificantur, et incohaverint aquae ductus et reliquerint. Quid itaque compereris, perfer in notitiam meam.

Gli abitanti di Nicomedia, capitale della Bitinia, non avevano acqua corrente. Vennero spesi 3.318.000 sesterzi per fare un acquedotto. Ma l'opera rimase incompiuta, anzi venne completamente abbandonata e addirittura demolita.

Venne intrapresa la costruzione di un secondo acquedotto. Furono spesi 200.000 sesterzi. Ma anche questa volta la costruzione dell'acquedotto venne abbandonata.

Plinio richiede a Traiano di poter avviare la costruzione di un terzo acquedotto, utilizzando parti di un acquedotto preesistente e abbandonato. Assicura l'imperatore sull'esistenza di un'ottima sorgente e promette di risparmiare nei lavori facendo ricorso a materiali laterizi e non alla pietra, e recuperando i materiali di pregio della costruzione precedente. Richiede anche l'intervento di un ingegnere idraulico o di un architetto affinché possano essere evitati gli errori di progettazione che probabilmente avevano provocato l'abbandono delle opere precedenti.

Traiano risponde che bisogna portare l'acqua ai nicomediesi e pertanto si deve dare il via ai lavori per l'acquedotto, ma nel contempo si deve avviare una indagine per scoprire per quale motivo sia stato perso tanto denaro pubblico in una impresa avviata e ben presto abbandonata. Infine Traiano chiede di essere informato sullo svolgimento dell'indagine.

Il teatro e il ginnasio di Nicea, i bagni di Claudiopoli

Epistula X, 39 C. PLINIUS TRAIANO IMPERATORI

(1) Theatrum, domine, Nicaeae maxima iam parte constructum, imperfectum tamen, sestertium - ut audio; neque enim ratio operis excussa est - amplius centies hausit: vereor ne frustra.

(2) Ingentibus enim rimis desedit et hiat, sive in causa solum umidum et molle, sive lapis ipse gracilis et putris: dignum est certe deliberatione, sitne faciendum an sit relinquendum an etiam destruendum. Nam fulturae ac substructiones, quibus subinde suscipitur, non tam firmae mihi quam sumptuosae uidentur.

(3) Huic theatro ex priuatorum pollicitationibus multa debentur, ut basilicae circa, ut porticus supra caucam. Quae nunc omnia differuntur cessante eo, quod ante peragendum est.

(4) Iidem Nicaeenses gymnasium incendio amissum ante aduentum meum restituere coeperunt, longe numerosius laxiusque quam fuerat, et iam aliquantum erogauerunt; periculum est, ne parum utiliter; incompositum enim et sparsum est. Praeterea architectus, sane aemulus eius a quo opus incohatum est, adfirmat parietes quamquam uiginti et duos pedes latos imposita onera sustinere non posse, quia sint caemento medii farti nec testaceo opere praecincti.

(5) Claudiopolitani quoque in depresso loco, imminente etiam monte ingens balineum defodiunt magis quam aedificant, et quidem ex ea pecunia, quam buleutae additi beneficio tuo aut iam obtulerunt ob introitum aut nobis exigentibus conferent.

(6) Ergo cum timeam ne illic publica pecunia, hic, quod est omni pecunia pretiosius, munus tuum male collocetur, cogor petere a te non solum ob theatrum, uerum etiam ob haec balinea mittas architectum, dispecturum utrum sit utilius post sumptum qui factus est quoquo modo consummare opera, ut incohata sunt, an quae uidentur emendanda corrigere, quae transferenda transferre, ne dum seruare uolumus quod impensum est, male impendamus quod addendum est.

Epistula X, 40 TRAIANVS PLINIO

(1) Quid oporteat fieri circa theatrum, quod incohatum apud Nicaeenses est, in re praesenti optime deliberabis et constitues. Mihi sufficiet indicari, cui sententiae accesseris: Tunc autem a priuatis exige opera, cum theatrum, propter quod illa promissa sunt, factum erit.

(2) Gymnasiis indulgent Graeculi; ideo forsitan Nicaeenses maiore animo constructionem eius aggressi sunt: sed oportet illos eo contentos esse, quod possit illis sufficere.

(3) Quid Claudiopolitanis circa balineum quod parum, ut scribis, idoneo loco incohauerunt suadendum sit, tu constitues. Architecti tibi deesse non possunt. Nulla prouincia non et peritos et ingeniosos homines habet; modo ne existimes breuius esse ab urbe mitti, cum ex Graecia etiam ad nos uenire soliti sint.

Il teatro di Nicea è stato costruito quasi completamente. E' stata spesa una cifra imprecisata. I conti non si riescono a fare, ma sicuramente sono stati investiti più di dieci milioni di sesterzi.

Tuttavia il teatro, ancora non terminato, ha cominciato a dare gravi segni di cedimento strutturale. Si discute se continuarlo, abbandonarlo o abbatterlo. Secondo Plinio le opere di sostegno che si continuano a fare non danno alcuna garanzia di solidità.

Altre opere connesse con il teatro sono state ovviamente sospese.

Gli abitanti di Nicea hanno anche avviato la ricostruzione di un ginnasio, ossia di un centro sportivo, distrutto da un incendio. Il progetto del nuovo ginnasio prevede delle costruzioni molto più ampie delle precedenti. Plinio afferma il disordine e l'incoerenza del nuovo progetto e cita la testimonianza di un architetto che sostiene l'esistenza di gravi carenze strutturali addirittura nei muri perimetrali.

A Claudiopoli i cittadini stanno scavando un bagno in una depressione alle falde di un monte.

Plinio chiede a Traiano di inviargli un architetto per poter prendere il controllo dei diversi cantieri e apportare le modifiche necessarie ai progetti per non continuare a spendere inutilmente il denaro pubblico.

Traiano risponde a Plinio di far ricorso ad architetti greci per la parte tecnica e rimanda al governatore le decisioni sui singoli casi.

Gli omaggi di Bisanzio

Epistula X, 43 C. PLINIUS TRAIANO IMPERATORI

(1) Requirenti mihi Byzantiorum rei publicae impendia, quae maxima fecit, indicatum est, domine, legatum ad te salutandum annis omnibus cum psephismate mitti, eique dari nummorum duodena milia.

(2) Memor ergo propositi tui legatum quidem retinendum, psephisma autem mittendum putavi, ut simul et sumptus levaretur et impleretur publicum officium.

(3) Eidem civitati imputata sunt terna milia, quae viatici nomine annua dabantur legato eunti ad eum qui Moesiae praeest publice salutandum. Haec ego in posterum circumcidenda existimavi.

(4) Te, domine, rogo ut quid sentias rescribendo aut consilium meum confirmare aut errorem emendare digneris.

Epistula X, 44 TRAIANUS PLINIO

Optime fecisti, Secunde carissime, duodena ista Byzantiis quae ad salutandum me in legatum impendebantur remittendo. Fungentur his partibus, etsi solum psephisma per te missum fuerit. Ignoscet illis et Moesiae praeses, si minus illum sumptuose coluerint.

La città di Bisanzio ogni anno inviava un delegato per rendere omaggio all'imperatore. La spesa era di 12.000 sesterzi.

Sempre Bisanzio ogni anno inviava al governatore della Mesia un delegato per rendere omaggio. La spesa era di 3.000 sesterzi.

Plinio abolisce queste spese inutili e Traiano approva. D'ora in poi basterà inviare una lettera.

 

Riferimenti bibliografici:

 

Enciclopedia dell'Antichità Classica

Garzanti

Bowder D.

Dizionario dei personaggi dell'Antica Roma

Newton

Plinio il Giovane

Lettere ai familiari - Carteggio con Traiano - Panegirico a Traiano

BUR

Grant M.

Gli imperatori romani

Newton

Mazzarino S.

L'Impero romano

Laterza

Wells C. M.

L'Impero Romano

Il Mulino

 

 
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