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SCIPIONE L'AFRICANO:

ZAMA

 

Scipione, il vincitore di Annibale, dovette combattere con le commissioni del senato, la mancanza di finanziamenti, il boicottaggio della parte politica avversa, la scarsa voglia di combattere dei nobili siciliani. Poco prima di scontrarsi con Annibale a Zama venne addirittura destituito dal comando supremo dell'armata d'Africa e solo una tempesta lo salvò dall'arrivo del nuovo proconsole. Il dio Nettuno decise della sfida tra Roma e Cartagine.

Località: Sicilia e Africa

Epoca: dal 205 al 202 a.C.

 

La Sicilia e i 300 cavalieri

Arrivato in Sicilia nel 205 a.C., Scipione iniziò ad addestrare i 7.000 volontari. Inoltre scelse 300 giovani nobili della Sicilia affinchè lo accompagnassero in Africa e li invitò a presentarsi equipaggiati con armi e cavalli. Grande fu la costernazione delle ricche famiglie. Ma Scipione concesse la possibilità di ritirarsi a condizione che le armi e i cavalli fossero lasciati a disposizione dei suoi volontari. I nobili siciliani si affrettarono ad accettare le condizioni di Scipione. In questo modo senza spesa per lo Stato Scipione potè avere un nucleo di 300 cavalieri perfettamente equipaggiati.

Lelio in Africa

Lelio, il luogotenente di Scipione, venne inviato in Africa in un viaggio di esplorazione. Sbarcato a Ippona, l'odierna Bona, si incontrò con Massinissa, il capo dei numidi passato dalla parte dei romani durante la guerra di Spagna. Massinissa, che era stato esiliato dai propri domini, poteva portare un consistente aiuto.

Liberazione di Locri

La città di Locri era in mano ai cartaginesi. Scipione inviò 3.000 uomini guidati da 2 generali a liberare la città. Venne posto l'assedio. Annibale decise di inviare truppe di soccorso alla sua guarnigione rinchiusa nella cittadella. Ma non gli fu possibile portare a compimento l'opera per mancanza di scale e strumenti necessari per scalare le mura della città. Dovette rinviare al giorno dopo. Poco prima del tramonto Scipione arrivò dal mare con le sue truppe ed entrò in città. Al mattino grande fu la sorpresa quando, sferrato l'attacco, le truppe romane uscirono dalla città. Annibale dovette ordinare la ritirata.

L'affaire Pleminio

Scipione diede ordine ai suoi generali di collaborare con il propretore di Reggio, Quinto Pleminio, che divenne governatore civile di Locri. Quinto abusò della sua autorità e trattò i locresi peggio di quanto avessero fatto i cartaginesi. I generali di Scipione, cercando di porre un freno alla cattiva amministrazione di Quinto, usarono modi piuttosto forti con Pleminio.

Scipione punì severamente i suoi ufficiali per i loro eccessi. I locresi si appellarono contro Pleminio al senato di Roma, dove gli avversari di Scipione erano numerosi. Quinto Fabio Massimo, Catone e Metello fecero nominare una commissione d'inchiesta che si recò a Locri. I locresi discolparono Scipione, dicendo che i soprusi di Pleminio non erano stati certamente ordinati o approvati da Scipione.

Il Senato consente la partenza per l'Africa

La commissione volle recarsi a Siracusa per incontrare Scipione. Allora Scipione radunò in assetto di guerra tutto l'esercito e la flotta. Vennero eseguite eccezionali esercitazioni e manovre. La commissione, composta da personaggi con grande esperienza militare, ne rimase entusiasta e rientrata a Roma chiese al senato il permesso di far partire Scipione verso l'Africa.

Il senato, sempre ambiguo, accolse la richiesta, ma aggiunse, quasi ironicamente, che avrebbe potuto portare con sè le truppe presenti in Sicilia, ossia la V e la VI legione, i resti degli sconfitti di Canne, che erano stati mandati in Sicilia per punizione.

Gli sconfitti di Canne

Scipione sapeva bene come erano andate le cose a Canne, perchè vi aveva partecipato. I militari delle due legioni erano veterani ansiosi di vendicare la vergogna della sconfitta. Scipione completò i ranghi delle due legioni portandoli a 6.200 fanti e 300 cavalieri, provvide ad addestrarli e a dare loro nuovo coraggio.

I numidi tradiscono

In Africa la situazione stava peggiorando per i romani. Una ambasceria del re numida Siface arrivò in Sicilia per sconsigliare Scipione dal partire. Siface, conosciuto da Scipione al tempo della guerra di Spagna, abbandonava i romani per passare con i cartaginesi. Ai soldati Scipione, ottimo conoscitore della propaganda, disse che gli ambasciatori erano venuti per sollecitarlo a passare il mare.

Partenza per l'Africa

Nella primavera del 204 a.C., Scipione partì da Lilibeo (Marsala) per l'Africa con il suo esercito: 16.000 fanti e 1.600 cavalieri, la metà delle forze che aveva avuto a disposizione Attilio Regolo. Aveva 40 navi da guerra e 400 da trasporto. Viveri per 45 giorni. Cibo precotto per 15.

Lo sbarco

Sbarcò nelle vicinanze di Utica, nell'odierno Porto Farina. Arrivò subito l'alleato Massinissa con i suoi cavalieri. I cartaginesi inviarono 4.000 cavalieri in massima parte numidi, comandati da Annone, per disturbare lo sbarco. Massinissa nascose la presenza romana e Annone venne attirato in una trappola.

Castra Cornelia

Asdrubale radunò un esercito di 3000 fanti e 3000 cavalieri. Siface radunò 30.000 fanti e 10.000 cavalieri. Scipione si ritirò su una piccola penisola che poi prese il nome di Castra Cornelia. Asdrubale e Siface posero il campo in vista della penisola.

Dalla Sicilia giunsero armi e indumenti per l'inverno. Dalla Sardegna grano e altri viveri. Nuove truppe vennero inviate dal Senato.

Incendio del campo di Siface e di Asdrubale

In un mattino di primavera del 203 a.C., Scipione fece partire le navi simulando un attacco alla città di Utica. Alla sera mandò Lelio e Massinissa a incendiare il campo di Siface. Lui si diresse al campo di Asdrubale. Fu una strage. Asdrubale fuggì verso Cartagine con 2.000 fanti e 500 cavalieri. Ingenti furono le perdite di Siface, che si ritirò ad Abba.

La battaglia dei Campi Magni (Souk el Kremis)

Asdrubale e Siface ricevettero rinforzi, anche 4.000 mercenari celtiberi, e radunarono un nuovo esercito di circa 30.000 uomini in una località che venne denominata Campi Magni, a 120 chilometri da Utica.

Scipione pose apparentemente l'assedio ad Utica. Poi, con 12.000 uomini, raggiunse velocemente i Campi Magni ed attaccò. Il sacrificio dei celtiberi, che in quanto traditori dei romani non avevano scampo, consentì a Siface di fuggire nella sua capitale Cirta (Costantina) e ad Asdrubale di ritirarsi a Cartagine. Scipione occupò Tunisi, a 24 chilometri da Cartagine.

La battaglia navale

I cartaginesi reagirono attaccando la flotta romana. Scipione pose le navi da guerra vicino a riva e davanti, su quattro file, le navi da trasporto come una enorme muraglia. I cartaginesi si accontentarono di danneggiare la prima fila e tornarono a Cartagine.

Sconfitta di Siface

Lelio e Massinissa intanto inseguivano Siface. Lo sconfissero e lo presero prigioniero. Cirta venne conquistata senza combattere. Massinissa divenne re della Numidia.

Trattative

I cartaginesi avviarono trattative di pace. Scipione pose condizioni molto moderate. Ambasciatori cartaginesi andarono a Roma.

Preparativi di guerra

Mentre a Roma si discuteva di pace, Annibale venne richiamato in patria e Asdrubale si impossessò di navi da trasporto romane. Scipione mandò degli ambasciatori per protestare. Nella primavera del 203 a.C., al ritorno da Roma, la nave dei legati romani fu attaccata da tre navi da guerra cartaginesi. Allora Scipione chiese a Massinissa di radunare tutte le sue forze e di raggiungerlo.

Il ritorno di Annibale

Annibale, che si era ridotto al solo territorio della città di Crotone, fece costruire una flotta con il legno della Sila, massacrò i soldati italici che si riutavano di seguirlo, abbattè tutti i cavalli, fece incidere nel tempio di Hera Lacinia il racconto delle sue imprese e si imbarcò.

Alla fine dell'estate del 203 a.C., Annibale sbarcò presso Hadrumetum (Sousse). Ebbe sostegno da parte del re numida Ticheo che gli inviò 2.000 cavalieri. Magone gli inviò dalla Liguria 12.000 uomini, tutti Galli. Il re Filippo di Macedonia inviò 4.000 soldati. Inoltre venne fatto un nuovo reclutamento in Africa.

Roma contro Scipione

A Roma si dovevano rinnovare le cariche. Quinto Fabio Massimo creava una atmosfera di tensione: Scipione finora aveva combattuto re barbari e generali incompetenti, ma ora si sarebbe trovato di fronte un vero generale come Annibale.

I tribuni della plebe indicarono in Scipione l'uomo che doveva continuare la guerra d'Africa. Invece i consoli decisero di tirare a sorte. Venne estratto Tiberio Claudio, che ottenne parità di grado con Scipione, e che partì con una flotta di 50 quinqueremi, ma una tempesta lo spinse verso la Sardegna e non giunse mai in Africa.

Scipione e Annibale

Nell'autunno del 202, Scipione, incurante delle notizie che provenivano da Roma, iniziò una rapida marcia lungo la valle del fiume Bagrada per impedire che Annibale si avvicinasse direttamente a Cartagine e per abbreviare la distanza da Massinissa che stava accorrendo in suo aiuto.

Annibale e Scipione posero il campo nei pressi di Zama.

Massinissa arrivò a Naraggara (Sidi Youssef) con 6.000 fanti e 4.000 cavalieri.

Le spie inviate nel campo romano da Annibale, vennero scoperte. Scipione fece fare loro un giro per tutto il campo e fece vedere le armi, i mezzi e gli uomini di cui disponeva. Poi le rimandò da Annibale. L'effetto psicologico sui cartaginesi e i loro alleati fu tremendo.

Prima della battaglia Annibale e Scipione si incontrarono senza esito.

La battaglia di Zama

Annibale aveva circa 50.000 uomini e 80 elefanti. I romani erano intorno ai 36.000.

L'attacco degli elefanti fu respinto. Gli elefanti, di ritorno, caricarono la cavalleria numidica, la cavalleria romana inseguì la cartaginese.

Quando le fanterie si scontrarono, i Galli e i Liguri non ebbero il sostegno dei cartaginesi e ruppero le fila. Poi fu la volta dei cartaginesi. Annibale ordinò alla vecchia guardia, 24.000 uomini, di alzare le lance contro i propri fuggitivi, che si spostarono ai lati.

A questo punto iniziò la battaglia tra i due nuclei principali. Scipione, che doveva avere in quel momento circa 20.000 uomini, ordina la ritirata, ricostruisce lo schieramento costruendo una linea lunga e sottile per avvolgere il nemico in attesa del ritorno della cavalleria. Infine la cavalleria arrivò alle spalle di Annibale.

Annibale perse circa 20.000 uomini. Secondo Livio e Polibio i romani caduti furono 1.500.

Annibale con i superstiti si ritirò ad Hadrumetum (Sousse).

 

Riferimenti bibliografici:

Tito Livio

Storia di Roma dalla sua fondazione

Rizzoli

Polibio

Storie

Rizzoli

A. Piganiol

Le conquiste dei Romani

EST

H. H. Scullard

Storia del mondo romano

Rizzoli

B. H. Liddel Hart

Scipione Africano

Rizzoli

 

 
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