FATTORI   INDIVIDUALI

 

Avessimo saputo che carico portava

forse avremmo alleviato il suo terrore -

ma per il peso ancora più dritta

lei camminava - certo fu un suo errore.

                                Emily Dickinson

Profonda insoddisfazione nei confronti di se stessi:la ricerca di un ideale porta le persone che soffrono di un disturbo alimentare a credere che il controllo sul proprio peso sia la strada che porta al controllo della vita.

Tendenza al perfezionismo: l’alto ideale che queste persone hanno di come dovrebbero essere, e di quello che gli altri si aspettano da loro, le porta a sottostimare qualunque risultato ottengano, se non è il massimo.

Rapporto negativo col proprio corpo: del quale notano solo le imperfezioni, ma soprattutto non viene considerato come strumento di comunicazione per manifestare affetto nei confronti di chi sta vicino.

Perdite e separazioni: a volte episodi spiacevoli o dolorosi segnano la storia di queste ragazze; non è raro osservare come un disturbo alimentare esordisca in seguito alla rottura di un legame sentimentale, o di una amicizia intensa.

Scarsa autostima: spesso le persone affette da un disturbo alimentare pensano di non essere degne di attenzione da parte degli altri, tendono a vedere, in ogni cosa che fanno, il lato peggiore, che confermi il loro scarso valore. Sperano di acquistare sicurezza dall’accettazione degli altri, che nel loro modo di vedere passa solo attraverso l’approvazione del loro corpo.

Paura della maturità: l’anoressia e la bulimia esordiscono, in molti casi, durante l’adolescenza, o la prima giovinezza, a causa delle trasformazioni fisiche e dei conflitti proprio di questo periodo.

Problema con il controllo degli impulsi: tendono ad allentare le tensioni utilizzando dei comportamenti a rischio.

Le nostre considerazioni : IL CAMMINO DELLA VITA

 

Profonda insoddisfazione nei confronti di se stessi

Spesso, la ricerca di un ideale nasconde una più profonda insoddisfazione nei confronti di se stessi, o un senso di fallimento rispetto alla propria vita. Alcune persone possono arrivare a credere che se riescono ad avere il controllo del loro peso, o su quello che mangiano, riusciranno ad esercitarlo anche nelle aree della propria esistenza in cui sentono di non essere capaci, di non essere abbastanza brave.

Sembra che le persone affette da un disturbo alimentare siano state delle bambine eccessivamente silenziose e accondiscendenti sono spesso timide e solitarie, ed hanno difficoltà ad unirsi agli altri.

Sono competitive, e tese a raggiungere i loro obiettivi. A scuola, sono le prime della classe, perfezioniste nello svolgere i code chirico metafisica min.jpg (20538 byte)mpiti assegnati, studiose e volenterose. Sono molto sensibili alla critica, e di fronte a un giudizio positivo, tendono a diffidare, specie se non è conforme alle loro aspettative personali. Sono molto esigenti con se stesse, non sopportano l’idea di essere inadeguate o mediocri. Tendono ad eccellere, per prestazioni e scrupolosità, anche nello sport, nella danza, applicandosi a qualunque tipo di iniziativa venga loro proposta.

"Ognuno dei suoi insegnanti mi diceva quale gioia fosse averla in classe". Furono queste le parole con cui la madre di una ragazza diciottenne anoressica aprì la conversazione. Molti genitori affermarono senza esitazione che questa, la figlia malata, era stata migliore dei fratelli, aveva dato maggiori soddisfazioni e li aveva rassicurati sulla loro sagacia di genitori. I padri parlano con fierezza delle ottime prestazioni atletiche e degli interessi intellettuali della figlia e i genitori stentano a credere che la bambina amorosa, rispettosa e disciplinata fosse vissuta in preda a grave angoscia e tensione.

Eppure, a sentire le ragazze stesse, la maggior parte ha vissuto l’infanzia come un’esperienza piena di ansie e stress, eternamente preoccupate di risultare impari, di non essere abbastanza buone, di deludere le "aspettative", e quindi di perdere l’amore e il rispetto dei genitori. Fino a quando non si è manifestata il problema hanno fatto ogni sforzo per nascondere la loro scontentezza e rassicurato i genitori comportandosi come se fossero felici o fingendo di esserlo. Le giovani ragazze ripetono all’infinito di essersi sentite "immeritevoli", "indegne" e "ingrate".

 

Tendenza al perfezionismo

Una caratteristica comune è comunque la tendenza al perfezionismo. L’alto ideale che Carlo Carra L'amante dell'ingegnere min.jpg (13222 byte)queste persone hanno di come dovrebbero essere, e di quello che possono aspettarsi dalla propria persona, le porta a sottostimare qualunque risultato ottengano, se non è il massimo. Nel momento in cui intraprendono una dieta , considerano ogni trasgressione come un fallimento. Talvolta, mangiare anche qualche caloria in più di quelle che pensano di potersi permettere scatena grandi sensi di colpa. In genere, non si cimentano in situazioni nuove o in cui hanno paura di non eccellere, specie se si tratta di rapporti umani.

Spesso mentono sui reali bisogni o sulle loro necessità, specie di fronte ai familiari, pur di non affrontare un conflitto, e far crollare il mito della ragazza perfetta che si sono così faticosamente costruito. A detta dei genitori, prima che il disturbo comparisse erano persone giudiziose, obbedienti, disponibili, le figlie che tutti avrebbero sognato di avere.

Rapporto negativo col proprio corpo

Le persone che soffrono di disturbi alimentari spesso non hanno un buon rapporto con il proprio corpo, malgrado esso sia al centro delle loro attenzioni estetiche e ne controllino quotidianamente il peso. La loro è una analisi critica, spesso impietosa, mai realistica, si vedono molto più grasse di quanto non lo siano veramente, molto più brutte ed insignificanti.

Ma soprattutto non considerano il loro corpo uno strumento di comunicazione con gli altri, con cui possono dare e ricevere affetto. Per un educazione in cui la corporeità ha significato principalmente pulizia ed igiene, e non carezzede chirico ettore ed andromeca min.jpg (19389 byte) ed abbracci, certe persone non riescono ad amare il proprio corpo; al contrario, lo sottopongono a continui giudizi, critiche e privazioni per avvicinarlo il più possibile a quel modello ideale che hanno in mente. Ma quest'incapacità di amare se stessi finisce per rendere difficili le manifestazioni di affetto anche verso amici e parenti.

Perdite e separazioni

A volte episodi spiacevoli e dolorosi, come perdite e separazioni, segnano la storia di queste persone; non è raro osservare come un disturbo alimentare esordisca in seguito alla rottura di un legame sentimentale o di una amicizia intensa, anche se l’interessato ritiene di aver superato abbastanza bene il dolore per la fine del rapporto. Eventi del genere possono rinforzare in una persona la convinzione di "non valere abbastanza", di non essere meritevole di ricevere amore. Questi sentimenti negativi si traducono nel concreto in un alterato rapporto col proprio corpo e col cibo. Il digiuno diventa così una affermazione di autocontrollo, una disciplina, una negazione di se stessi.

Scarsa autostima

Molte delle persone che soffrono di questo disturbo hanno, infatti, "semplicemente" un problema con l’autostima. Questo li porta a credere di non avere alcun aspetto di sé che sia degno di attenzione da parte degli altri, che le decisioni che prendono non siano mai quelle giuste, che in qualunque cosa si cimentino non saranno mai abbastanza capaci. Si sentono per questo confuse su quello che vogliono, su quello che possono chiedere, su ciò che possono sperare di ottenere. Tendono a vedere in ogni cosa che fanmunch puberta 1min.jpg (12971 byte)no, il lato peggiore, che confermi il loro scarso valore.

Paura della maturità

Le trasformazioni fisiche che la pubertà comporta a causa dei mutamenti ormonali fanno sì che molte giovani perdano l’aspetto efebico, senza forme, della fanciullezza, per avvicinarsi a quello di una donna adulta. L’adolescenza si accompagna a cambiamenti che non riguardano solo il fisico ma investono, in modo più globale, tutte le aree della personalità. Cercare il controllo sul proprio corpo diventa un modo concreto di ottenere dei risultati, e di affrontare le paure che le nuove sfide comportano.

Problema con il controllo degli impulsi


A volte, le persone bulimiche hanno problemi con il controllo degli impulsi e tendono ad allentare le tensioni utilizzando dei comportamenti nocivi. Le abbuffate diventano un modo alternativo di affrontare le situazioni spiacevoli.

La cosa comincerà forse con una occasionale orgia alimentare, della quale si sentono in colpa e che cercano di nascondere, ma in seguito si sviluppa una vera e propria abitudine: lo stramangiare, sempre seguito da vomito, diventa la regola.

Le persone che imboccano la strada degli eccessi alimentari sono inizialmente convinte di aver trovato la soluzione ideale: possono cedere al desiderio impellente di mangiare e dimagrire malgrado tutto. Tuttavia col passare del tempo l’orgoglio di aver saputo ingannare la natura cede il posto alla sensazione di essere prede impotenti di un’abitudine che si è impadronita della loro vita. Il rimpinzarsi di cibo non è più un modo per calmare la fame, ma un impulso da cui è difficile sfuggire ogni volta in cui si sentono ansiose, tese o depresse.

 

Le nostre considerazioni: IL CAMMINO DELLA VITA

Ci sono frasi pronunciate dagli adulti che feriscono particolarmente, affermazioni del tipo:

" Con te non si può ragionare. Il tuo brutto carattere non ti porterà niente di buono nella vita!"

oppure: "I giovani d’oggi sono degli eterni scontenti, hanno tutto e non sanno essere felici. Noi invece non avevamo quasi niente, ma ci bastava per divertirci!"

Frasi del genere sono solo luoghi comuni, piuttosto vuoti e non aiutano certo ad instaurare un dialogo.

Il carattere non è un abito, che si può cambiare a seconda dell’ispirazione del momento: " Oggi il nero mi deprime! Meglio il rosa o il giallo, così mi sento più luminosa, più solare!"

Il Carattere è qualcosa di ben più complesso e radicato in noi, è la nostra identità!

Ognuno nmagritte_pyrenees min.jpg (15313 byte)asce con le proprie caratteristiche genetiche, non solo di tipo fisico, le proprie attitudini, inclinazioni, poi su questa base agisce l’ambiente in cui si vive, le vicende che accadono, la propria storia personale. Il Carattere è il risultato di tutte queste componenti, non si può certo cambiare da un giorno all’altro. Al contrario, frasi come quelle riportate sopra, spingono noi giovani a radicarci ancora di più nelle nostre posizioni.

Ci sono situazioni che portano ad indurire il carattere, a richiudersi in sé stessi, ad isolarsi in un proprio mondo, un maniero irraggiungibile in cima ad un azzurro asteroide, perso nell’oceano sconfinato della fantasia. Isolandosi in quel castello, ci si mette al riparo dal mondo, un mondo che parla per luoghi comuni, un mondo che non vuole né può capire cosa proviamo dentro.

Una fortezza in cui rimanere da soli, con le nostre angosce, i nostri problemi, per non imporli agli altri e non subire il loro giudizio.

Qui sta l’errore: non tutto il mondo è così, non tutte le persone sono così!

Le filosofie orientali affermano che per ognuno di noi esistono degli "Spiriti guida", persone che incontreremo, forse casualmente, lungo la via della nostra esistenza e ci aiuteranno a fare luce dentro di noi, a capire chi veramente siamo e cosa vogliamo. Ci sosterranno nell’affrontare con meno peso e meno sofferenza il cammino della Vita.

Ma se ci rinchiudiamo nella fortezza inaccessibile del nostro orgoglio e della nostra sofferenza o se ci rintaniamo in quell’asteroide perso sopra l'oceano, ci priviamo dell’aiuto della persone che tengono a noi e rendiamo loro impossibile il potersi avvicinare. Ci condanniamo alla solitudine, alla mancanza del calore che un affetto o una amicizia potrebbero donarci. Ci costringiamo a quell’esistenza priva di gioia, che fa sentenziare a chi presume di aver capito tutto: " Ai nostri tempi sì che i ragazzi sapevano vivere!"

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