!3° Internationale Osterreich Patruille - Lienz 28 - 30 novembre 2001
 
Bene, alla fine ci sono riuscito, ho partecipato ad una gara di pattuglia tra reparti dela riserva, organizzata in Austria, a Lienz nel Tirolo Orientale, in Val Pusteria per intenderci.
E' stata una bella esperienza, mi ha permesso di capire e valutare l'importanza che hanno le forze della riserva all'estero e di vedere con i miei occhi l'organizzazione e le attrezzature che sono nella disponibilità delle forza armate del nostro vicino austriaco.
L'Arrivo
Eravamo tutti ospiti della 6° JägerBrigade, e più in particolare del 24° JägerBatalion; la caserma è stupenda, nuova, pulita, razionale, dotata di tutti i servizi, l'accoglienza precisa e professionale, ma andiamo con ordine.
Partenza da Pavia il 27 novembre, con al seguito lo zaino pieno di materiale: due divise da comabttimento policrome, scarponi, buffetteria, mimetica da neve, borracce, creme mimetiche, maglia termica, biancheria, GPS, bussola, coltello e tutta la solita serie di materiale della serie "non si sa mai".
Mi incontro con il resto della mia squadra a Stradella, sulla TO-PC, squadra che ora vi presento: il sottoscritto, tenente, comandante  43 anni, sten. Pertile, fanteria d'arresto, ora dentista,37 anni, cpl. magg. Aguzzi, fanteria, attualmente geometra libero professionista ,40 anni, aviere Cattaneo, proprietario di ditta di formaggi, 45 anni. Dopo un breve viaggio, 6 ore, dopo esserci incontrati con le altre squadre dell'UNUCI Gallarate, di cui facciamo parte,  raggiungiamo Lienz e la Caserma Haspinger (HK) dove alloggeremo per tre giorni.
Per prima cosa veniamo registrati, ci viene consegnato il tesserino e ci viene assegnata la camerata, poi ci vengobo consegnati il fucile AUG 77 e la maschera nbc, breve corsetto sull'uso del fucile, sulla pistola d'ordinanza e sul visore notturno. Poi in libera uscita, non prima di esserci cambiati ed aver indossato la divisa nazionale, con tanto di stellette e gradi.
Con i colleghi si fanno due passi per Lienz, oramai deserta alle 8 di sera, ed in una vineria conosciamo tre persone, simpaticamente alticce, di cui una, scopriamo dopo, essere la Borgomastro. Per dirvi il livello, una delle tipe, dopo aver saputo che eravamo di Gallarate, ha esclamato "Ah.Galarate, aerei, Caproni, Savoia Marchetti!!!"
Terminato il giro a Lienz, ci siamo ritirati, dato che la sveglia era prevista per le 03.00 dell'indomani.

Gli esercizi diurni
Devo dire che per come era organizzata la giornata, ho capito che non importa la nazione o il luogo, tanto la mentalità dei militari è la stessa in tutto il mondo:
sveglia alle 3, colazione, partenza in pulmann con l'equipaggiamento per la Franz-Juseph Kaserne (FJK). Là, nel piazzale, alle 5.00 circa veniamo inquadrati e salutati dal comandante delle 6°JgB. Sono presenti 63 squadre di riservisti di tutta Europa, inglesi, ciprioti, russi, estoni, polacchi, cechi, tedeschi, ungheresi, olandesi ecc.
La rappresentanza italiana è la più numerosa, 21 squadre, secondi gli austriaci con 19, terzi i tedeschi con 13.
Finito il saluto, i comandanti di squadra vengono riuniti per il briefing: scopo dell'esercitazione, tipi di esercizi ecc, il tutto in tedesco e inglese, per fortuna erano disponibili stampati in quattro lingue riportanti le stesse informazioni.
Finito il briefing viene comunicato il nominativo e gli orari di partenza di ogni squadra: la mia, Bravo 7, inizierà ale 10.30 circa!!!
Quindi si rientra in HK e ci si svacca completamente.
All'ora stabilita di nuovo in Pulmann, viaggio fino alla FJK dove abbiamo il primo degli intermezzi a base di tè caldo che spezzeranno il ritmo delle esercitazioni diurne.
Le prove di tiro
Dalla FJK veniamo portati all'area addestartiva, completa di poligono per pistola e fucile fino a 250 metri, con rilevatori elettronici per il controllo del tiro e del punteggio, insomma quanto di pù avanzato possibile. Naturalmente prima dei tiri altra sosta nel locale di ristoro per un tè ed una banana, breve briefing squadra per squadra sulle procedure di tiro e poi spostamento alle piazzole. La procedura è di routine, 8 colpi con la pistola in piedi a 25 metri e 8 con il fucile, da coricati, sempre a 25 metri, causa la nebbia.  Fortunatamete i miei tre compagni sono abituali frequentatori di poligoni e sparano proprio con la Glock, la pistola di ordinanza, perchè se fosse stato per le mie capacità di tiro con la pistola, sarebbe stata una figuraccia. Con il fucile il risultato è stato molto migliore, sia per la precisione dell'arma che per la vicinanza del bersaglio.
Finiti i tiri, altra pausetta a base di tè caldo e partenza per il primo esercizio tattico.
Il recupero del Ferito
Veniamo portati in una baracca, da lì prelevati da un soldato austriaco e di corsa ci precipitiamo in una tenda, dove una conciso biglietto in un italiano un pò approssimativo ci spiega che dovremo scortare una altro militare lungo un percorso nel bosco ed effettuare una prova di pronto soccorso con trasporto in barella.
Tenete presente che la valutazione per ogni prova veniva fatta sia sul comportamento e lo solgimento della pratica, sia sulla mia capacità di comprendere gli ordini e di trasmetterli al resto della squadra, sull'atteggiamento tattico durante il movmento, sulla copertura reciproca ecc.
Comunque partiamo, io e Aguzzi in testa, Pertile, il medico, e Cattaneo di scorta al soldato. Facciamo tre passi, si ode una raffica e "il pacco" cade a terra" ferito ad una gamba.
Subito i due davanti di piazzano a copertura cercando il cecchino, mentre quelli dietro si danno da fare. Bendaggio di fortuna con una sciarpa, preparazione della barella con le giacche e due bastoni disposti allo scopo, arretramento di qualche metro e  bendaggio definitivo con il pacchetto di First-Aid che fortunatamente avevo con me.
Fine della prova.

Il Campo Minato
Veniamo prelevati da una altro accompagnatore e trasferiti in un'altra zona dell'area, dove, da solo, vengo informato della prova successiva, comportamento in campo minato. Si presuppone che, durante il movimento in area ostile, veniamo contattai da un guerrigliero che ci informa della presenza di un campo minato che è rimasto incostodito per qualche tempo, per cui il passagio aperto non può essere considerato sicuro. Qui faccio il primo errore, dovuto essenzialmente alla assoluta mancanza di esperienza sui campi minati. Infatti, arrivati tatticamente al corridoio, mando i miei uominia sminare il campo invece di controllare il corridoio esistente. La scenografia era perfetta: filo spinato, cartelli, mine anticarro e antiuomo oramai disinnescate ed accataste, altre solamente rivelate e segnalate con le apposiute bandierine, un guerrigliero morto nel tentativo di sminamento (da notare che il "morto" era rappresentato da un soldato vero, che se ne stava coricato per terra con un freddo notevole, fino alla fine della prova). Comunque il punteggio è stato abbastanza scarso, contrariamente a quello della prova di pronto soccorso dove abbiamo preso il massimo.

KombatBahn
Dopo il campo minato veniamo spostati per la terza prova, il KombatBahn: il giudice arbitro ci consegna una decina di colpi a salve a testa, mi prende da parte e mi spiega che un ufficiale superiore è stato attaccato ed è riparato in un edificio: dobbiamo andare a prenderlo. C'è la possibilità di un attacco chimico. Poi come sempre mi chiede se ho qualche domanda da fare in proposito: chiedo quale è il segnale per l'attacco chimico, quanto è distante la casa, se è prevista resistenza. Ricevute le spiegazioni, raduno la squadra spiego il tutto, dico di preparare le maschere NBC, assegno le posizioni e si parte, tempo disponibile 15 minuti.
Partiamo in copertura, il terreno è vario, con vegetazione, ostacoli, trincee. Ad un tratto sento il colpo di una lanciarazzi: il segnale è quello giusto, urlo "attacco chimico" e mi infilo la maschera. Notare che io sono miope, non proprio allo stato terminale, ma vedo un poco annebbiato. Appena infilata la maschera, senza occhiali ovviamente, gli oculari si annebbiano per la condensa data dal sudore del mio corpo e la temperatura esterna, per cui non vedevo una beata fava di niente. Intuivo solamente la posizione degli altri e gli ostacoli sul terreno. Ogni tanto si udiva una raffica a cui si rispondeva economizzando i colpi. Dopo circa 200 metri di corsa si arriva all'edificio. Cattaneo era già arrivato, aveva sparato ad uno dei nemici appostati ed aveva subito il fuoco da parte di un altro. Gli chiedo perchè non aveva aspettato il suom compagno di sezione e mi risponde che vedeve qualcuno che lo seguiva, peccato che fosse il giudice. Comunque percorso in 9 minuti, con un punteggio soddisfaciente.

L'Arrampicata
Con questa prova terminano le prove tattiche. Sono oramai le 15.00, breve pausa per il tè e trasferimento in caserma FJK. Lì ci attende un'altro tè caldo con banane e ci prepariamo per l'arrampicata su parete artificiale: la caserma è dotata di palestra di roccia molto varia e la prova consiste nell'affrontare una torre di circa 15 metri, ogni membro della squadra su di un lato, cercando di salire il più possibile nel tempo massimo di un minuto. Là in cima si scorge una campana, il cui suono darebbe un buon bonus in termine di punti. A parte il sottoscritto, che aveva fatto un pò di arrampicata prima dei 20 anni, gli altri sono assolutamente digiuni. Trasmetto  a loro quel poco che so, qualche consiglio. ci imbraghiamo e ci prepariamo. Al colpo di fischietto partiamo, il minuto sembra non finire mai, comunque ci comportiamo abbastanza bene, circa 7 metri di media vengono superati dalla squadra, senza infamia nè lode. Gli appigli sono gelidi, la temperatura è intorno allo zero e abbiamo tutti fatto del nostro meglio.
Con l'arrampicata termina la parte diurna.
Rientramo e ci prepariamo per la pattuglia di ricognizione della notte.

La Pattuglia
Il programma prevede la consegna delle mappe e degli obbiettivi alla 19.20 e la partenza per la FJK per la 20.20, mentre il trasferimento al punto di inizio è previsto per le 20.30. Quindi ci svacchiamo per qualche ora, prepariamo l'equipaggiamento, i viveri, l'acqua, decidiamo come vestirci per affrontare la notte. La luna è piena, si vede come di giorno, il cielo è sereno, solo un pò di foschia e nebbia, è  previsto nevischio sul fare del mattino.
Alle 19.20 vengono consegnate le mappe. al 50.000, con l'indicazione del punto di sbarco, del punto di ocntrollo iniziale, dell'obbiettivo e del punto di raccolta; ci vengono date informazioni sulle carte per la taratura del GPS, sui limiti del territorio nemico. Mi precipito in camerata, studio il terreno, decido una via di approccio che eviti le strade più battute. L'obbiettivo è situato sul fondo di una valletta laterale, orienetata Nord-Sud, della Valle della DRAVA, 15 km. a ovest di Lienz, verso l'Italia. Convergono 3 strade, sicuramente non passeremo di lì ma cercheremo un approccio da Nord, per avere il vantaggio della quota. I dislivelli non sono forti, circa 400 - 500 metri. Abbiamo 8 ore di tempo per rientrare. Ci mimetizziamo, controlliamo l'equipaggiamento, che rendiamo il più leggero possibile, prendiamo con noi anche una corda da 40 metri. Alle 20.20, facce annerite, zainetti in spalla, fucile e GPS prendiamo il mezzo e veniamo riportati alla FJK, dove veniamo sottoposti al check finale: prima di tutto vengo interrogato sulla disposizione dei punti di sbarco e controllo, sulla posizione dell'obbiettivo e sul punto di ritrovo, a memoria, senza guardare la carte; mi viene chiesto di indicare la strada che seguirò per avvicinarmi alla posizione nemica, le via di fuga, le procedure di sganciamento in caso di contatto. Tenete presente che contro di noi ci sono gruppetti di soldati austriaci, ben nascosti, dotati di visori notturni potentissimi, ci sono automezzi che pattugliano le strade, insomma siamo ricercati. In caso di intercettazione ognuno di noi ha una cartoncino sul quale verranno segnate luogo e ora della cattura e il passaggio da tutti i punti di controllo. Dopo la cattura si deve riprendere la missione. Non sono ammessi Corpo a Corpo con il nemico.
I menbri della squadra vengono interrogati sulla missione e sulle procedure, poi subiamo il controllo del materiale: uniformità dell'abbigliamento, mimetizzazione, bussola, acqua, carta e penna, cartina topografica, busta trasparente di protezione delle carte, pronto soccorso. Ultimi consigli, ci dicono che dal punto din sbarco al punto di controllo siamo in territorio amico, per cui possiamo andare in sicurezza e tranquillità, dato che dobbiamo percorrere la statale di notte.
Partenza, in otto su una jeep, noi e Alfa 7, alias Gallarate 1, i nostri compagni di Camerata, con i quali condividiamo il punto di sbarco e di recupero.
Dopo dieci minuti di viaggio ci scaricano nel piazzale di una stazioncina; accendiamo e tariamo il GPS e partiamo, ogni squadra per la sua strada. Dopo neanche 200 metri una vettura  militare inchioda e ci chiede di consegnare il cartoncino, l'ufficiale ci segna la prima cattura. Rimaniamo esterefatti, dovremmo essere in territorio amico, senza pericolo di cattivi incontri. Protesto, in un italo-inglese maccheronico, l'ufficiale austriaco, con un sorrisetto da spaccargli la faccia, dice che siamo stati presi, protesto maggiormente, riferendo quanto assicuratomi al briefing, lui telefona al comando e dice che c'è stato un'errore, solo che, data la difficoltà a comunicare, non capisco se l'errore è nostro o suo.
Per cui riprendiamo la strada, questa volta con movimento tattico verso il check-point. Questo contrattempo ci fa perdere tempo, ci mettiamo quasi un'ora per fare 1 km e trovare la tenda. Qui ci viene segnata l'ora di passaggio e veniamo informati che stiamo per entrare in territorio nemico. Faccio presente l'inconveniente accaduto prima, altra telefonata e  ricevo assicurazione che l'errore è stato del nemico, per cui non verrà tenuto conto della cattura.
Quindi partiamo, nel chiarore lunare, davanti noi una pratone bianco e ghiacciato, sullo sfondo, verso nord, le prime propagini di una bosco nel quale voglio nascondermi.
Mando avanti un esploratore, che spazza il terreno con il suo visore cercando il nemico, il resto della squadra segue leggermente sgranato. Facciamo 300 metri, siamo acquattati dietro un cespuglio, si vede come di giorno; Aguzzi mi segnala allarmato la presenza di una gruppo di persone che vengono verso di noi. E' un attimo, ci precipitiamo nel bosco poco distante. Il terreno è ripido, ostacolato da rami bassi; ci inoltriamo qualche metro e  osserviamo gli intrusi. Non sembra ci abbiano visto, sono lontani circa 300 metri, non si capisce chi siano, sicuramente non sono una pattuglia amica, dato che si muovono in fila indiana lungo la strada.
Faccio passare 10 minuti, e ordino di risalire la scarpata, il più silenziosamente possibile. La salita è dura, i miei compagni non sono abituati e scoppiano tutti e tre.
Aguzzi ha una vescica nei piedi, Pertile ha picchiato l'alluce di un piede mentre ci muovavamo lungo la ferrovia, Cattaneo ha 20 kg. di ciccia di troppo e si muove sempre in macchina.
Sprono i miei compagni, saliamo lentamente, arriviamo ad una strada agricola: è passata neanche un'ora e stanno per gettare la spugna, vogliono muoversi lungo le strade ed in piano!!!!
Faccio il punto e spiego la situazione, faccio vedere la strada che voglio seguire, sopra di noi ci sono degli agglomerati di case ed una strada asfaltata che si inerpica. Voglio raggiungerla, superarla e portarmi più in alto dell'obiettivo, che dista circa 3 km in linea d'aria verso Ovest. Dovremo attraversare tre valloncelli e poi calarci dall'alto.
Li guido attraverso una altro bosco, cercando la strada più agevole e meno faticosa, ma muoversi in salita, tra rami bassi, tronchi abbattuti con scarsa visibilità taglia la gambe.
Comunque saliamo ancora di 70-80 metri.
Faccio un'altra pausa, Cattaneo ha forti crampi. Pertile, lo sten., protesta, atteggiamento tattico pari a zero. Siamo acquattati sotto una paio di alberi, sopra di noi, dopo un pratone abbastanza ripido, sembra che il pendio si faccia più dolce. Grazie ad una carta al 25.000 comprata il giorno prima riesco ad avere una visione un pò più chiara del terreno e dei sentieri esistenti. Si tratta solo di superare questo pendio. Mando avandi Aguzzi, gli chiedo di salire e controllare con il visore, poi invito Cattaneo e Pertile a salire, distanziati. Cattaneo è in crisi nera, le gambe gli tremano, non riesce più nè a salire nè a scendere, vuole ritirarsi. Mi affianco a lui, cerco di fargli coraggio "ancora un passo, ancora un passo, e siamo in cima" gli ripeto, è la stessa cantilena che ripetevo mentalmente a me stesso quando ero in marcia alla S.M.Alp. Niente da fare, allora gli lancio la corda e  riesce a superare l'ostacolo. Ci troviamo di fronte un pratone, qualche casa all'orizzonte, potrebbe esserci nascosto un battaglione. Costeggiando il margine del bosco arriviamo alle case. Ogni tanto l'esploratore lancia un'allarme: "Ho visto muovere, ho visto un'ombra, una luce, un bagliore". Allora ci fermiamo, ascoltiamo, scrutiamo. Con la luce che c'è e l'attrezzatura notturna che hanno gli austriaci possiamo essere scoperti ad un km allo scoperto. C'è poco da stare allegri.  Comunque Cattaneo ha bruciato le ultime goccie di benzina. Vuole lasciarci andare  e rientrare da solo, però deve cercare una postazione nemica per farsi recupera in macchina, perchè non è in grado di camminare a lungo. Gli dico che la squadra va avanti unita o si ritira. Non voglio perdere uomini.
Per cui decidiamo di metterci sulla strada asfaltata che abbiamo finalmente incrociato e camminiamo allo scoperto cercando il nemico. Alla malora la gara.
Cattaneo ogni tre passi, in piano, si ferma per i crampi, trascina le gambe. Dopo circa 15 minuti entriamo in un paesino, sono le 2 di notte. Scorgiamo delle luci e ci acquattiamo, non vogliamo morire così facilmente. Cattaneo ci dice di andare e concludere la missione, io chiedo ai miei compagni, che non sono messi molto meglio di prendere una decisione: chi vuole proseguire deve essere conscio che lo fa di propria spontanea volontà, consapevole del fatto che abbandoneremo le strade e i sentieri e ci inerpicheremo in posti abbastanza ripidi. Dico loro che sarà dura e difficile.
Decidiamo di separarci, Cattaneo rientra, noi tagliamo per i prati. Abbiamo circa 2 ore e mezza per concludere, circa 2 km in linea d'aria per l'obbiettivo e poi altrettanti per il punto di raccolta. Il movimento è un pò più veloce, ma sempre attento, siamo circa 100 - 150 metri più alti dell'obbiettivo, sfiliamo per campi, saltiamo recinti, ci infiliamo in boschi. Avanziamo, silenziosi, osserviamo, sostiamo per un sorso d'acqua, devo conservare la concentrazione e le energie dei miei compagni per l'atto finale.
Ad un tratto, il GPS ci segnala una distanza di 800 metri dall'obbiettivo, vediamo in lontananza quattro sagome squadrate e scure. Aguzzi esplora con il visore e mi dice che sono camion nemici. Non sono convinto, avvicinarci per controllare è impossibile, troppo terreno scoperto; siamo ancora troppo distanti dalla zona segnata sulla carta, non corrispondono i riferimenti topografici, decido che sono probabilmente cataste di legna.
Proseguiamo ancora, è giunto il momento di cominciare scendere e calare sul target. Ci infiliamo in un boschetto di giovani abeti alti un paio di metri, il terreno è in discesa ma facile, molto sfagno e acqua, gli scarponi in goretex tengono bene, siamo abbastanza caldi, durante la sosta precedente abbiamo mangiato qualcosa, ma sono oramai quasi le 4 ed il tempo stringe.
Passiamo lontani da una baita isolata, il terreno si fà più ripido, si sente un generatore, si vedono delle luci sotto di noi, passano degli automezzi, la distanza è di circa 300 metri, il dislivello di 100-120 metri. Tra gli alberi vedo una luce, capisco che è il nostro obbiettivo, si tratta di raggiungerlo senza farsi vedere e senza farsi male. Dopo i primi metri nel bosco capisco che scendere in maniera convenzionale sarebe un massacro, terreno troppo rotto e ripido, rami bassi, si vede poco, sia perchè siamo nel folto della vegetazione sia perchè tra poco la luna tramonterà. Per cui mi metto in testa, mi siedo e comincio a scivolare, lentamente, facendo attenzione e non urtare il fucile, a non prendere velocità e non picchiare le parti del corpo. Sento, più che vedere, i miei compagni che mi seguono. Il casino è notevole, ma il rumore del generatore ci copre. Man mano che scendiamo e ci avviciniamo aumenta la pendenza, non abbiamo attraversato sentieri quindi è improbabile che qualcuno salga; comincio a distinguere la zona dell'obbiettivo, vedo le tre strade, il ponte che attravesa la valletta, il generatore ed una abitazione proprio sotto di noi, sul versante orientale della valle. Non riesco a vedere chiaramente, il successo della missione dipende dal numero di particolari che riuscirò a scoprire, per cui scendo ancora. Siamo in fila indiana, di risalire non se ne parla, per cui deciderò la via di fuga più tardi. Passo di fianco ad un posto di osservazione mimetizzato e praticamente invisibile sia dall'alto che da sotto. Per fortuna è vuoto.
Oramai sono a 40 metri dal generatore, vedo delle persone che si muovono, sono armate, sono le sentinelle.
Scendiamo ancora fino alla terrazza dell'abitazione, oramai siamo fuori dal bosco, protetti solo dalla oscurità in aumento, dal rumore del motore e dalla staccionata che chiude la terrazza. Davanti a me a 25 metri l'obbiettivo, a destra la casa, dietro il bosco, troppo ripido per risalire senza essere visti (inoltre non c'è più tempo per lunghi giri), a sinistra si snoda, in leggera salita, la strada asfaltata che arriva dal fondo valle, la nostra via di fuga. Sul fondo della valletta scorre una torrente costeggiato da un'altra strada diretta al fondo valle.Osservo con il visore, vedo tre automezzi parcheggiati, un cartellone che indica la prensenza di sauna e mensa, altre indicazioni che non riesco a leggere per l'oscurità. Ad un tratto due soldati si staccano dal generatore, e si avviano verso di noi, ci appiattiamo, siamo più in alto di qualche metro, impossibile che ci vedano, ma non si sa mai. Attraversano il ponte e si infilano sotto, riemerge un'altro militare, c'è stato il cambio della guardia: quindi c'è una sentinella sulla strada lungo il torrente. Prendo nota mentalmente e comincio a pormi il problema della evasione.
L'unica possibiltà è scendere dal terrazzo e correre lungo la strada sulla nostra sinistra, per poi infilarci nel primo boschetto che ci permetta di scendere a valle.
Il salto non è un scherzo, saranno più di due metri e poi siamo proprio in faccia alle sentinelle, per cui percorriamo la ripa per qualche metro e saltiamo sulla strada. Adesso siamo in balia della fortuna: a sinistra una massicciata alta 2 metri o più con un terreno ripidissimo soprastante: impossibile arrampicarsi velocemente; a destra guard-rail e precipzio di 10-15 metri sul torrente: impossibile saltare. Percorriamo la strada incrociando le dita. Le otto ore sono quasi trascorse ed abbiamo ancora qualche km da percorrere. Ad un tratto si ode il rombo di un motore alle nostre spalle. Aguzzi si accuccia in un canale di scolo, Pertile di "fonde" con la massicciata, io continuo imperterrito a camminare. Nevischia da qualche minuto, c'è un pò di nebbia, la luna è tramontata, la jeep rallenata e prosegue, senza fermarsi e catturarci. Scampato pericolo.
Andiamo avanti il più velocemente possibile, riposiamo sulla banchina stradale, nascosti da alberi sparuti, 5 minuti, sorso d'acqua e via di nuovo. Incrociamo alcune case. Devo trovare la strada per scendere più velocemente, altrimenti avremo un ritardo di ore. Ad un tratto un rumore e saltano fuori due nemici acquattati sotto un balcone. Siamo fatti! Essere catturati comporta talmente tanti punti negativi da farci precipitare nella classifica. Allora tento il bluff: sono due militari sui 20 anni, la faccia mascherata da un passamontagna. Non ci chiedono il cartellino, chiedo loro se parlano inglese, e tento di spegare che siamo fuori tempo massimo, che la gara è finita. Loro si guardano, ci chiedono se siamo italiani e poi ci lasciano andare.
Ci allontaniamo velocemente, scorgo dei segni di carri su un prato in discesa e percorro la strada. Pertile è cotto ed ha i crampi, devo assolutamente trovare una sentiero che mi faccia scendre velocemente, la carta ne riporta uno e dovrei essere nei pressi. Oramai non abbiamo più ritegno, non si vede più niente e accendiamo le lampade mascherate. Si avvicinano le propagini del bosco, c'è una linea ad alta tensione che taglia il bosco, sicuramente dalla parte opposta intercetta la strada asfaltata, mi accingo a seguirla ma trovo il sentiero, bello comodo, abbastanza largo.
Adesso si tratta solo di muoversi abbastanza velocemente, oramai il GPS mi dice che siamo a 500 metri di distanza dal punto raccolta, circa 100 metri più in alto.
Il sentiero intercetta una zona in corso di disboscamento: tronchi e rami frondosi dappertutto, difficile e pericoloso muoversi, Pertile proteta sempre più, vuole fermarsi. Altra sosta, oramai siamo fuori dalla zona disboscata, il sentiero ritorna agevole, dietro una curva vedo la strada asfaltata.
Il più velocemente possibile attraversiamo una zona abitata, cerco la tenda del punto di controllo, il buio è pesto. Si avvicina un autocarro militare che si infila in un piazzale, lo seguo e vedo la tenda. Gli ufficiali presenti sono super assonnati, mi marcano il biglietto e ci fanno salire sull'autocarro. Trovo altre squadre italiane, un membro delle quali mi comunica che Cattaneo è stato recuperato. Sapremo poi che il tapino si è fatto, lungo la strada asfaltata, tutto il percorso che noi abbiamo fatto fuori strada, ha raggiunto l'area dell'obbiettivo e finalmente è stato trasportato alla base, dove è giunto alla 5.00, dopo aver fatto una decina di km a piedi!!!.

Il Rientro
Finalmente rientriamo alla FJK, dove io, essendo il comandante, devo fare rapporto, dopo aver schizzato in scala adeguata l'area dell'obbiettivo con l'indicazione di tutto ciò che ho visto. Alla fine del rapporto comunico anche l'incidente col nemico avvenuto al'inizio della pattuglia e il fatto che un membro della squadra si è ritirato.
Alla fine, sono le 7 del mattino rientriamo alla HK, ci sistemiamo. Alfa 7 è già in branda e russa talmente forte che è impossibile prendere sonno.
L'attività riprende verso le 11 del mattino, bisogna prepararsi per la sfilata e la premiazione. Quindi dopo pranzo, alle 14 adunata in piazzale, suddivisi per nazionalità, l'S3 del 24 JgB ci spiega in italiano i quattro comandi che saranno necessari: attenti, riposo, fianco dest e sinist; poi, in colonna, ogni fila una squadra, marciamo, in modo abbastanza rilassato, verso la piazza principale di Lienz. Colà giunti ci inquadriamo con il resto delle squadre che pernottavano alla FJK, veniamo allineati e sistemati.
Arrivano fanfara e bandiere di guerra della Brigata e dei Btg impegnati, poi inzia la serie di discorsi di prammatica e finalmente la premiazione.

La Premiazione e la Festa
Le squadre vengono chiamate dell'ultima alla prima, la tensione sale fino a che, al 21° posto, vengo chiamato a ritirare la medaglia di partecipazione: ho battuto le altre due squadre di Gallarate e sono il quinto tra le squadre italiane. Non male per un principiante, ma non per niente sono del 113° AUC, 2° compagnia S.M.Alp.
Finita la premiazione che ha visto al primo e terzo posto due squadre austriache ed al secondo una squadra tedesca, miglior italiani la squadra UNUCI Monza-Brianza giunta quinta, tutti implotonati marciamo fino ad un teatro dove avrà luogo il Gran Buffet, birra e cibo a volontà allietati dalle Country Ladies, 7 ragazzotte  in abbigliamento simil Far West che cantano canzoni Country. Immaginate l'ambiente tipicamente maschile e militare.
Ho avuto occasione di ammirare la squadra Olandese, quasi 300 anni in 4, e la squadra russa, con la classica maglietta righe bianca e azzurra dei paracadutisti, un sacco di medaglie sul petto e l'aria di chi si è fatto Afghanistan e Cecenia. C'è pure stata la foto di gruppo dell'ex Patto di Varsavia, alias russi, ungheresi, cechi e polacchi.
Alle 20 mi sono esclissato, breve giro per Lienz e rientro per preparare lo zaino.
La notte il tentativo di dormire è stato vano, visto il russare ancora più forte di alcuni dei miei compagni di camerata.
Sabato 1 dicembre la partenza per il rientro.
 

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