Forse fra le più eterogenee per quanto riguarda il carattere, ha trovato lentamente quell' unità che è fondamentale alla S.M.Alp. per superare ogni difficoltà. Tutti i suoi componenti sono particolari e caratteristici: c'é chi è sempre allegro e chi si lamenta sempre, ma questi cori invece che scontrarsi hanno trovato una sintesi nell' amicizia che si è venuta a creare fra di noi e che ormai possiamo dire "per la pelle". Naturalmente qualche piccolo incidente c' é stato, ma come si dice "capita anche nelle migliori famiglie", e come ogni buona famiglia la sera ci siamo sempre ritrovati uniti sia nel divertimento, nei canti e negli scherzi, sia nel guardarci negli occhi per trovare quella forza e quella volontà per farci continuare ancora.

DANI MARZIO: capocamerata della camerata n.3. Capì che la nostra era la camerata n.3 dopo molti e folli contrappelli. Disgrazia fu che quando l'ebbe capito il vino dei suoi "giri serali" gli annebbiò di nuovo la mente. Si distinse inoltre per il gusto sado-masochista di farsi segare le licenze a pochi minuti dal sospirato evento. Fu eroico interprete di storiche marce come quelle di Touraz e Pila dove riuscì a librarsi in volo, dopo aver visto la Madonna della S.M.Alp., per raggiungere le sospirate vette. Di famiglia nobile essendo il nipote (prediletto?) del famosissimo Cino Ricci, non lo fece mai pesare sui suoi compagni di camerata, i quali in cambio lo aiutarono in vari modi ad entrare nel "Circolo Punitissimi" ed a participare alle sue adunate oceaniche.

DE CARLI STEFANO: il più distinto della camerata. Si torturava e torturava i compagni immaginandosi sempre nuove macchinazioni nei suoi confronti, tanto che il suo motto era: "Qualcuno ce l'ha con me". Per superare queste convinzioni si diede da fare moltissimo specie nelle varie pulizie, di cui temeva le conseguenze, e nell'addestramento al comando tanto che riuscì a rendere cazzuttissimi ordini che la "R" all'inizio aveva reso ridicoli. Dei bolzanini è stato sempre quello più italiano grazie anche alla ragazza mediterranea a cui dedicava l' ultimo suo pensiero guardando l'armadietto.

DELL'ACQUA FABIO: arrivato fra gli ultimi lo fu sempre durante tutto il corso tanto che per lui il motto "velocità:tempo zero" ebbe sempre senso zero. Sconvolto sin dall'inizio probabilmente capirà il meccanismo della S.M.Alp. solo dopo il congedo. Atteso allo scoppio ad ogni marcia e ad ogni compitone, riuscì a stupire tutti quanti grazie a recuperi eccezionali e ai nostri bivacchi notturni ai servizi di cui divenne un assiduo frequentatore istituendoli a suo ufficio privato. Famoso per il suo armadietto modello negozio alimentare la cui merce dispensava abbondantemente a tutti, alla pari delle foto di cui fu interprete più richiesto della Compagnia.

DE ROSSI GIANCARLO: fino a quando la S.M.Alp. si trasferì a Pila e l'MG io strocò, fu chiamato Rambo, fu per lui un grande dolore, tanto che ripiegò su vecchi obbiettivi: mangiare sopra ogni cosa incurante delle pulizie di camerata, dormire e stupire la " vecchia" con "pinciate" fantasmagoriche stile parà ultimo tipo. Da buon guerriero mantenne però due desideri: pattugliare fra la neve e il gelo (per lui tempo ideale del pattugliatore) e far parte de gli "azzurri" per massacrare i maledetti arancioni. Famose resteranno le sue interpretazioni quali capoposto e sottopicchetto, che sconvolsero i sonni di Ufficiali di picchetto innoccenti e pieni di buona volontà. Si definì inoltre "Minchiam" da discoteca (termine conosciuto solo a lui) e ammiratore spasimante di Lou Ferrigno di cui possedeva mega-poster con calendario appeso nell'armadietto. La sua novella vocazione di poeta finì per stravolgere ancor più i suoi compagni di camerata e l'intera redazione del Numero Unico.

DRAGONI DOMENICO:ha sempre avuto i capelli scompigliati dallo spiffero infernale della finestra che gli trapassava l'occipite fino all' arcata sopraciliare tanto che fu costretto a dormir con scafandro termico. Fu nominato dal capocamerata cantiniere e fornitore di vino ad interim, così da riuscire sempre a riempire l' armadietto tattico. Possessore di tragica 126 con gomme chiodate di cui era gelosissimo finì per porla in dotazione alla camerata visto l'impossibilità di usarla, personalmente. Stranamente si ritrovava a portare vassoi per il pranzo in infermeria speciale che finiva puntualmente per divorare lui. Ci ha lasciato prima dell' arrivo alla meta, ma resterà sempre uno della camerata n. 3.

FAGNANI SILVIO: fra i più sconvolti, figlio eterno conservò con cura nell' armadietto un maialino d'ordinanza. Fin dai primi giorni ebbe modo di avere rapporti frequenti con i comandanti, specie con il Capitano con il quale venne spsso in disaccordo per i suoi famosissimi occhialini da "buono". Chitarrista ufficiale della 2^ Compagnia finì per immedersimarsi a tal punto nel personaggio fino ad assomigliare in tutto a Lucio Dalla. La sua trasformazione si ebbe con l'arrivo del corso giovane per il quale organizzò lunghe e fantasiose pinciate. Dopo i primi dolci portati di ritorno dai pochi minuti di licenza, tutti incominciarono ad invidiargli la mamma ottima pasticcera.

FALCONI MARCO: milanese fin troppo classioo. Dotato di una '"R"" particolare che rese subito notissime ed assai imitate le sue numerose presentazioni. Riuscì a pinciare anche nelle situazioni più assurde avendo sconvolti con le sue famose domande lo spirito, la mente ed il corpo degli S.Ten. Da buon avvocato amava l'oratoria di cui faceva largo sfoggio istruendo tutti i malcapitati sulle origini più remote di qualsiasi argomento. Prese sempre con filosofia tutte le avversità... altrui, uscendo di mente per le pro prie. Dimostrò comunque la sua laboriosità ed efficienza dispensando licenze in ogni modo possibile e chissà con quali complicità.

FERREA FABIO: più che parlare mugugnava, specie quando, in odor di licenza, vedeva nemici dappertutto. Per lui la guardia, il freddo e lo studio non erano duri, erano eterni. Disdegnò sempre i festeggiamenti notturni della camerata onde evitare malanni al fegato e per la sua indole da dormiglione, al punto che al risveglio, vedendo i resti delle bisbocce, diventava un pericoloso avversario di Frankenstein. Possessore di tragiche ciabatte di plastica, le trascinava per ogni dove. Non riuscì mai a dare una sembianza normale al suo cubo sfigatissimo. Per tutti ""Puffo malefico" di camerata, c'è chi asserì che avesse conquistato la cintura marrone di karate solo ad honorem.

FOLADOR MASSIMO: ideatore di allucinanti scherzi nei confronti di tutti i compagni di camerata e di tutti i poveri ingenui che continuavano a dargli ancora credito. Aveva l'assurda pretesa di sparare con le varie armi senza occhiali e i ri sultati furono che spesso il punteggio del vicino fu di 15 centri su 10 colpi. Aveva però un piccolo riscatto quando si organizzavano delle gare ginniche in cui il nostro eroe eccelleva sempre. Quando si tagliò i capelli modello "Marines", incominciò a costruirsi una fama da cattivo tanto che il m alcapitato figlio alla sola vista incominciava a pinciare da solo. Noto per le sue dimenticanze rischiò per queste punizioni gravissime.

GIANNI FRAND GENISOT: sonnanihulo della camerata 3, mise scompiglio ai sonni già poco tranquilli di tutti i compagni di camerata eseguendo e dando ordini anche di notte. Tutti lo scambiarono per raccomandato quando si venne a sapere che era di Aosta. Era un artista nell'imboscati nei momenti più critici della giornata e risultò largamente vincitore del concorso "chi si alza per ultimo?". Toccava l'apice della felicità quando la Compagnia andava a Pollein per le esercitazioni lasciando increduli tutti quanti, poi si scopr che aveva una nonna proprio lì. Tornava tragicamente sconvolto dalle licenze al punto che impiegava giorni e giorni prima di rimettersi in sesto, in pratica fino al giorno in cui poteva di nuovo andare in licenza e sconvolgersi ancora. Aveva inoltre una deliziosa sorella (di cui era gelosissimc) che nei momenti difficili sapeva rifornire di alimentari la camerata.

Camerata 3