Il tutto cominciò molto prima dell'alba del 29/1/84 quando dal mondo dei sogni 13 impavidi AUC furono gettati su un ACM e, dopo qualche litro di gasolio, scaricati alla prima di una ETERNA serie di stazioni ferroviarie (=modulo TE) che da Aosta condussero costoro a Tolmezzo.

Zaino modello armadio e borsa valigia senza spigoli regolamentari furono i fedeli compagni di spalla per 12 giorni di vagabondaggio fra un'opera e l'altra dei critici qualificati del bunker italiani modello 1935.

Il viaggio fu costellato da visioni mistiche, leggi fidanzate e genitori, che comparivano ad un a stazione per volatilizzarsi subito dopo. Il gruppo diede prova di grande ardore quando intraprese la scalata dei ponti che da Venezia S.Lucia conducevano a Piazza S.Marco.

In quel terribile itinerario turistico una vecchietta segò brutalmente la penna ad uno degli impavidi (ORRORE!!!), "perchè porta fortuna" disse. Tutti leggermente turbati dall' accaduto pensarono bene di ritemprarsi lo spirito con un caffè nel primo locale disponibile e cioè il Florian (sponsor Olivetti): già pensavano di essere in ferie!

Il primo giorno di Friuli fu all'insegna del "Bomba o non bomba" al poligono di tiro. Ben 90/32 colpi furono disponibili, leggeri o pesanti che fossero, per tale esplosione di energia dei forzuti di turno.

I giorni successivi fu tutto un girovagare, attivando un'opera, qua un'opera là, fino al grande momento della traversata.

Con un sol Passo (M.Croce Comelico) gli impavidi andarono di Val Tagliamento in Val Brenta e cominciò l''"Austria-Express". Da Innichen ad Antholz l'opera sicuramente più dura per i nostri fu l'affrontare il linguaggio indigeno, per alcuni versi indecifrabile, per tutti gli altri incomprensibile.

Nonostante tutto l'attivazione riuscì a meraviglia e gli allori coronarono gli AUC, a riprova della loro innata abilità nel comando.

Nulla furono per loro le tre ore di bufera del viaggio di ritorno a Innichen.

In tasca rimaneva solo un piccolo modulo T.M. che riguardava le notti di guardia allo sbarramento "al freddo e al gelo" (Stille Nacht)!

Forti di tale esperienza i 13 AUC, ormai paghi dell'Opera compiuta, affrontarono con noncuranza 85 minuti di ritardo del treno che dall'alba al tramonto li doveva riportare "a casa".

Come sempre accade al termine di un'impresa mitica una MAXima la sintetizza appieno: "Eran 13, eran giovani e forti, e nonostante il campo arresto non sono morti." (da G.Vanz, 100.000 giorni di S.M.Alp.).

Il campo Arresto