I ricordi di quei giorno restano in me molto forti ma, tuttavia, avvolti da un alone di mistero, si tratta come tutti avrete capito della prima libera uscita.

Nessuno ormai osava pensare che un giorno sarebbe potuto uscire da quella dorata prigione che la nostra era caserma. Varcando il cancello ebbi modo di constatare come un certo tipo di letteratura nel vero quando parla di strane sensazioni che si provano all'uscita da particolari luoghi. In effetti quando il cancello si aprì il suo cigolio venne da me interpretato come il canto delle sirene, mai melodia mi era apparsa più eccelsa di quei suoni.

Non saprei dire con esattezza l'ora della nostra uscita, ma vagamente ricordo una luce accecante che mi investì, e come d'incanto la città di Aosta si trovò invasa da una moltitudine di individui.

Tutti erano accomunati dallo sguardo vitreo e perplesso, da una forma particolare di calvizie particolarmente ostinata (tanto da far temere una epidemia) e la ossessiva ripetizione di frasi monosillabiche del tipo "fuori, siamo fuori" (ogni qualsiasi riferimento al ben noto movimento da ritenersi puramente casuale).

I pochi che se lo potevano permettere, accompagnavano a queste disperate grida anche primitivi balli per indicare la loro gioia, invidiati dai più che al contrario erano inspiegabilmente affetti da disturbi all' apparato motorio. Alla vista di tale massa e di siffatte persone, in più di una grande città si sarebbe verificato il panico più completo, in effetti si sarebbe potuto pensare ad una evasione in massa da un supercarcere.

Durante le poche ore di libertà constatammo, oltre a tanti fenomeni, uno in partlcolare, ci si accorse con sgomento che eravamo rimasti "dentro" solo 4 giorni e non 4 anni come azzardavano i più pessimisti. Alla fine tra una cioccolata con panna ed un assaggio di pasticcini ci si accorse che il tempo era volato quasi per una malvagia magia. Si doveva tornare dentro; però era stata una cosa meravigliosa.

La prima libera uscita