In questi mesi il Ministero del Lavoro, in particolare nelle persone del sottosegretario Caron (governo D’Alema) e, poi, del sottosegretario Guerrini (governo Amato), ha compiuto una lunga e meticolosa operazione di concerto con l’Inail, l’Inps e CGIL, CISL e UIL, operazione che ha portato all’estensione dei riconoscimenti di esposizione all’amianto in numerose fabbriche italiane. Il senso dell’operazione è palese. Nel mentre si cerca, con varie proposte di legge (ultima quella di Battafarano) di eliminare nei fatti i miserabili benefici pensionistici che la legge 257/93 concede agli esposti, si è voluto zittire i settori più organizzati di lotta operaia sul fronte amianto, concedendo a queste fabbriche una manciata di riconoscimenti in più. La logica con cui in genere sono stati concessi questi riconoscimenti è sempre quella odiosa della Contarp di distinguere e differenziare gli esposti per mansioni e per durata del periodo riconosciuto di esposizione. L’unica differenza sta nella quantità degli operai riconosciuti e nell’allungamento dei periodi di esposizione rispetto a quelli finora riconosciuti dalla Contarp/Inail. Non mancano, però, significative eccezioni, come quella della Sofer, in cui, sulla scorta di rilievi Asl in realtà del tutto simili a quelli delle altre fabbriche d’Italia cui sono tuttora negati i riconoscimenti, è stata ammessa, nei fatti, una vera e propria contaminazione ambientale fino ad ottobre 2000, cosa che fa accedere ai benefici pensionistici tutte le categorie di lavoratori Sofer (operai, impiegati, tecnici, guardiani). Se Guerrini e soci avessero usato lo stesso criterio sempre, avrebbero avuto lo stesso riconoscimento, generalizzato a tutti i lavoratori, non solo tutte le altre fabbriche coinvolte nell’operazione, ma anche tante altre finora del tutto escluse, come, ad es., la Fiat New Holland di Modena, teatro di numerose e contestate bonifiche negli ultimi mesi. E’ evidente che nel caso della Sofer ha pesato da un lato la tenacia e la costante mobilitazione degli operai di questa fabbrica, divenuta un vero e proprio simbolo della tragedia dell’amianto in Italia, dall’altro la volontà di facilitare gli esodi degli operai per garantire la chiusura indolore dello stabilimento.

Combattere questa politica di due pesi e due misure è uno dei nostri principali obiettivi. Bisogna trasformare questi riconoscimenti in una spinta per gli altri settori operai del tutto esclusi, come gli operai dell’industria automobilistica, a ribellarsi. Facciamo sì che questo tentativo di dividere e frammentare con interventi “caso per caso” il fronte operaio contro l’amianto si trasformi in un boomerang per governo, ministero, inail, inps e sindacati!

A tale scopo abbiamo intenzione di costruire una vera e propria banca dati dei riconoscimenti emanati con le varie linee di indirizzo del Ministero, in modo che tutti possano rendersi conto dei diversi e differenti criteri adottati per i riconoscimenti in situazioni di esposizione del tutto simili, delle ingiustificate esclusioni di molti operai delle stesse fabbriche “riconosciute” e dell’esclusione scandalosa di intere fabbriche che contano fra le fila degli operai occupati numerosissimi morti per amianto (basti pensare alla Breda e alla Falck di Sesto S. Giovanni).

CHIEDIAMO QUINDI A TUTTI I COMPAGNI INTERESSATI DI INVIARCI VIA E-MAIL I RICONOSCIMENTI DELLE FABBRICHE IN LORO POSSESSO.

Qui pubblichiamo i riconoscimenti che già possediamo, scusandoci per la cattiva qualità delle immagini di alcuni di essi.