E’ ORA DI ANDARE FINO IN FONDO

Per evitare problemi l’avevano fatto seppellire all’interno della stessa fabbrica. Quintali e quintali di amianto. Comunque, una piccola parte rispetto a quello che è stato lavorato per anni in quel mattatoio che era l’Avis.

Si è sempre cercato di sminuire la pericolosità di quello stabilimento con la scusa di difendere i posti di lavoro. Il sindacato ha sempre tenuto a freno gli operai che protestavano. Quando due anni fa la magistratura e la Contarp (l’organo tecnico dell’Inail) su richiesta dei lavoratori, svolsero delle indagini ambientali all’interno dello stabilimento e vi trovarono consistenti quantitativi di amianto, l’azienda preferì chiudere la fabbrica, nella speranza di nascondere per sempre i propri misfatti. Il sindacato non fece nulla per inchiodare i dirigenti alle proprie responsabilità, ma si limitò a poche proteste di facciata contro la chiusura e ad elemosinare per gli operai qualche anno in più di abbuono pensionistico. Oggi invece scopriamo:

n   che per far guadagnare gli azionisti Finmeccanica, all’Avis, come in decine di altri stabilimenti del gruppo, gli operai erano costretti a lavorare a diretto contatto con l’amianto, che la medicina ufficialmente aveva già da tempo dichiarato mortale per l’uomo.

n   che, quando non era possibile smaltire l’amianto per vie “normali”, lo si interrava di notte, segretamente, agendo come una qualsiasi banda della criminalità organizzata. Criminali sì, ma in doppio petto!

Tutta l’infamia dei dirigenti Avis esce ora allo scoperto, ma chiediamoci: era mai possibile sotterrare quintali di amianto senza che nessuno ne sapesse niente? L’omertà di quelli che l’hanno fatto era veramente totale, oppure c’è stato un complice silenzio anche da parte di chi doveva tutelare i lavoratori? Le nefandezze che sono state compiute sul problema dell’amianto non hanno limiti ed è sacrosanto diffidare.

Allo stato attuale alcune cose sono chiare:

1) Gli operai dell’Avis sono tutti a rischio di malattie.

2) Gli “indennizzi” pensionistici ricevuti dai lavoratori, di cui qualcuno in questi giorni parla a sproposito, servono a poco. Il riconoscimento dell’esposizione all’amianto fino a dicembre ‘99 è servito soprattutto per allontanare con il minor clamore possibile gli operai contaminati dalla produzione, favorendo soprattutto lo smaltimento degli esuberi.

3) Anche i cittadini che abitano intorno allo stabilimento sono tutti a rischio di malattia. L’amianto si disperde nell’aria e nell’acqua. Tutti quelli che vi sono venuti a contatto sono in grave pericolo. Finmeccanica è responsabile anche nei confronti di questi ignari cittadini che hanno potuto subire dei danni.

La cosa immediata che bisogna fare è organizzare da subito un’INDAGINE EPIDEMIOLOGICA fra i lavoratori dell’Avis e i cittadini di Castellammare, per poter conoscere quanti ammalati e quanti morti sono la conseguenza del gravissimo crimine commesso dai dirigenti dell’azienda, avviando così le azioni legali, sia penali sia per il risarcimento del danno biologico, contro Finmeccanica. Non dimentichiamo che i dirigenti Sofer sono già stati condannati per  la morte da amianto di alcuni operai di quella fabbrica e che recentemente sono stati incriminati per motivi simili molti dirigenti della Breda di Pistoia.

I compagni del Coordinamento sono pronti a sostenere quanti, operai e cittadini esposti, vorranno muoversi in questo senso

COORDINAMENTO OPERAIO CONTRO L’AMIANTO

 fip. 23/03/2001   Per contatti: http://space.tin.it/associazioni/nqrbov/     e-mail    rgdis@tin.it