Fottuti due volte
Bisogna
tagliare le spese sociali e tagliano quelle sull’amianto.
Lo
Stato Democratico, quello di tutti i cittadini, non è più disposto a dare
neanche il misero contentino dei “benefici” per l’amianto.
Prima
ci hanno avvelenato, ora ci costringono a morire in fabbrica.
Ci
avevano già tentato quelli della XI commissione con vari testi di legge, destra
e sinistra unite contro gli operai. Ora la banda Berlusconi passa dalle parole
ai fatti. Dovevamo aspettarcelo.
n
i benefici vengono
ridotti alla metà. Il coefficiente da 1,50 passa a 1,25. Chi ha 20 anni di
esposizione riconosciuta all’amianto non avrà più 10 anni di rivalutazione, ma
solo 5.
n
I “benefici” non ci
faranno andare più prima in pensione, perché il “coefficiente moltiplicatore si
applica ai soli fini della determinazione dell’importo delle prestazioni
pensionistiche e non alla maturazione del diritto di accesso alle medesime”.
Cioè gli anni di abbuono dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) solo essere monetizzati
e ciò solo in parte.
n
Il riconoscimento
avverrà solo se si è stati esposti per una media di 100 fibre/litro per otto
ore al giorno e se l’azienda avrà pagato all’Inail l’assicurazione obbligatoria
contro le malattie professionali. Quest’ultima tegola taglia fuori marittimi e
ferrovieri, le cui aziende non versavano premi all’Inail. Il resto degli operai
resta in completa balia dei capricci dell’Inail, essendo totalmente
indimostrabile, a distanza di tanti anni, l’avvenuta esposizione a questi livelli
di concentrazione di fibre.
n
Chi non è già andato in
pensione ma ha già avuto dall’Inail la certificazione dell’esposizione non solo
incapperà nelle nuove regole su menzionate, ma dovrà rifare domanda all’Inail,
che potrà tranquillamente negare, sulla base delle nuove norme, il
riconoscimento dell’avvenuta esposizione.
n
Chi dentro e chi fuori:
trascorsi 180 giorni dalla pubblicazione del decreto interministeriale sulla
Gazzetta Ufficiale senza aver presentato domanda all’Inail, non sarà più
possibile richiedere più alcun beneficio.
Dietro
a politici e sindacalisti abbiamo maturato una visione “ottimistica”
sull’amianto. Ci hanno convinto che era un nostro diritto avere un abbuono
pensionistico dopo essere stati avvelenati e noi ci abbiamo creduto.
Oggi
ci dimostrano che per gli operai i diritti non sono definitivi e finiscono dove
decidono di farli finire gli industriali e i loro servitori della politica.
C’è
la crisi dei conti pubblici e dell’economia, ma non tagliano le loro rendite e
i loro consumi di lusso, tagliano noi.
Ora,
o la lotta si fa dura, o siamo definitivamente fregati! Primo passo fondamentale è un coordinamento diretto di noi operai
esposti.
COORDINAMENTO OPERAIO CONTRO
L’AMIANTO
fip. 09/10/2003 Per contatti:
http://xoomer.virgilio.it/nqrbov
e-mail: coord.amianto@libero.it