Con l’appoggio anche dell’opposizione, l’attacco ai già miserabili benefici che avevamo con la 257 sta per passare. Tentano di chiudere definitivamente la questione amianto in Italia.

 

L’iter parlamentare della finanziaria sta per concludersi. La questione amianto è ormai definita, e in negativo, per gli operai esposti.

Le nuove norme del famigerato articolo 47 del decreto allegato alla finanziaria saranno applicate in futuro a coloro non ancora riconosciuti esposti all’amianto alla “data del 2 ottobre 2003”.

Rispetto alla prima versione hanno “salvato” (per adesso) tutti i già riconosciuti che hanno “già maturato il diritto al conseguimento dei benefici previdenziali”.

In pratica, alla fine, il governo di centro destra è approdato alle stesse conclusioni verso cui sono stati sempre orientati il centro sinistra e i sindacati confederali: accordare solo ai già riconosciuti il miserabile contentino dell’abbuono pensionistico e tagliare fuori la maggior parte dei circa due milioni di operai esposti.

Questa unità d’intenti è dimostrata dal fatto che l’emendamento alla finanziaria approvato dal senato (il 45.0.1000), che integra e modifica l’articolo 47 del decreto, già approvato in maniera definitiva dal parlamento, ha avuto il voto favorevole di tutti, anche dell’opposizione, con l’astensione di Rifondazione (neanche il voto contrario!).

Così, dal 2 ottobre 2003, gli operai che chiederanno il riconoscimento dell’esposizione all’amianto dovranno, prima di tutto, dimostrare un’esposizione a 100 fibre/litro per otto ore al giorno per almeno dieci anni. Una cosa impossibile e assurda da dimostrare! In pratica, saranno in balia delle scelte arbitrarie dell’Inail. Se il riconoscimento dell’esposizione ci sarà, i “benefici” saranno dimezzati del 50% rispetto a prima e, cosa fondamentale, questi non permetteranno più di andare prima in pensione, ma serviranno solo alla “determinazione dell’importo delle prestazioni pensionistiche”.

Per un semplice calcolo di bottega (il taglio delle spese statali), mentre lasciano indenni gli alti redditi dei ceti privilegiati, tagliano gli operai esposti all’amianto e li condannano a un rischio maggiore di morte prematura.

Infatti, chi, esposto all’amianto, rimarrà in fabbrica tutti i quarant’anni di galera industriale che gli toccano, potrà più facilmente contrarre malattie amianto connesse, perché la fabbrica è un ambiente insalubre.

Con questo colpo di mano il parlamento degli industriali, dei mercanti e dei banchieri ha fatto capire che le leggi da loro stessi fatte, valgono solo fino a quando servono ai loro interessi e possono essere cambiate in ogni momento “per problemi di spesa”.

E’ una lezione importante.

Primo. Perché fa capire agli operai che per loro, in questo sistema, non c’è nessun “diritto acquisito” definitivo. Questo deve essere chiaro, innanzitutto, agli operai già riconosciuti, per i quali continua a valere la vecchia 257. Il pericolo non è scansato. Si è cominciati a fregare i più deboli, perché non ancora riconosciuti, ma alla prima occasione si colpiranno anche i già riconosciuti. La storia di tante fabbriche chiuse, in cui si è iniziato a smobilitare con i soliti accordi sindacali che accettavano il licenziamento di una parte degli operai per “garantire” il rilancio aziendale, dimostra la precarietà del risultato ottenuto.

Secondo. Perché le leggi valgono solo se il più forte decide di farle valere. Allora, se gli operai si organizzano e diventano una forza, saranno loro a decidere quali leggi buttare via.

Gli operai esposti devono organizzarsi e mettere a punto nuove strategie di lotta.

L’articolo 47 per noi non chiude la questione amianto in Italia. Moltissime sono le contraddizioni aperte da questa scelta dei partiti e dei sindacati, che discrimina fra gli operai. Noi lavoreremo da subito con la lotta e sul piano giudiziario, per farle scoppiare.