Benito della Rovere

Una vita

     Nasco in Alessandria il 19 novembre 1925. Abitavo a Cleopatra, Villa Mascotte, via Zahra 10 (una traversa tra via Ambroise Ralli e la Corniche, all'altezza della caserma dei guardacoste), vicino al Garage La Canna. Ho un fratello, Bruno, nato nel febbraio del 1938, già chimico presso la Selenia, attualmente pensionato a Napoli. La famiglia paterna proveniva da Gonars (Udine); quella materna (Sabatelli) da Vietri sul Mare (Salerno) Papà (Attilio) lavorava in Borsa ed aveva l'ufficio al secondo piano di via Tewfik 2. Ho frequentato: a cinque anni, il giardino d'infanzia delle Sorelle Sturlesi, a Campo Cesare. Dai sei ai dieci anni, le Suore Francescane Missionarie d' Egitto (ad Ibrahimieh). Dagli undici ai quattordici anni, l'Istituto don Bosco, a via Primo Kedive. Dai quattordici ai quindici anni, le Regie Scuole Littorie di Chatby.

    Abbiamo lasciato Alessandria nel giugno del 1940, sulla m/n Calitea; siamo stati catturati dagli inglesi e condotti a Malta ma dopo quattro giorni di sequestro siamo stati "barattati" con un gruppo di civili inglesi bloccati in Italia.

    Scelta, come residenza, Napoli, mentre frequentavo il Liceo Scientifico e papà era stato fortunosamente assunto alla Direzione Generale del Banco di Napoli, ho trovato il tempo di lasciarmi volontariamente coinvolgere dai Servizi Informativi a causa dei quali ho poi imboccato la stessa strada di tanti altri italiani d'Egitto, finendo dinnanzi alla Corte Marziale Alleata, che mi ha assolto, ma ha ritenuto opportuno internarmi in vari campi fino al 1947, epoca nella quale sono passato nelle mani del nostro democratico governo che, dopo un anno di prigionia, mi ha concesso l'amnistia.

    Nel 1948, confidando nel finanziamento concordato con l'armatore Lauro, ho fondato Fratelli d'Italia, rivista degli italiani all'estero, che, per ragioni di diverse vedute sulla linea da dare alla pubblicazione, è naufragata prima di vedere la luce.

    Senza essere riusciti a recuperare nulla di quanto era rimasto in Egitto ed esaurite tutte le nostre risorse (al momento dello sbarco anglo-americano in Sicilia papà aveva abbandonato il Banco di Napoli ed aveva trasferito la famiglia a Roma) ho ripiegato su un impiego privato presso l'Organizzazione Turistica Internazionale Wagons- Lits//Cook, a Napoli con la vana speranza di poter riprendere il sogno giornalistico non appena ne avessi avute la possibilità.

    Sennonché, appena uscito dalla prigionia, avevo incontrato una vecchia compagna di Liceo (nonché buona amica dei miei genitori) conosciuta all'epoca del mio arrivo in Italia ed abbiamo deciso di unire le nostre miserie (lei era rimasta senza casa - bombardata - e senza genitori, morti giovanissimi) per rimboccarci le maniche ed intraprendere insieme la via della ricostruzione. Sposatici nel Gennaio 1949, io non ho più avuto l'opportunità di abbandonare il mio posto di lavoro, anche perché ogni tanto mi arrivava una promozione ed un trasferimento. E mia moglie ha imboccato la via dell'insegnamento (matematica e fisica). 

    Sono stato direttore a Palermo e a Napoli, poi Ispettore alla Direzione di Roma, poi Capo Divisone alla Direzione Generale di Parigi ed ho concluso la mia attività come Segretario Generale del Settore Turismo alla Direzione di Roma. Ho trascorso il periodo di decantazione dal lavoro aprendo ed interessandomi di una mini-Agenzia di Viaggi a Santa Marinella ma dopo un paio d'anni ho pensato che era il caso di tirare i remi in barca e godermi il meritato riposo, vicini alle due figlie (Irene, di 53 anni, che insegna fisica elettronica all'università - Paola, di 47 anni, psicologa presso il Ministero di Grazia e Giustizia), ai loro mariti (entrambi medici) ed ai SEI nipotini (3 + 3: la più grande, laureata in medicina; il più piccolo, scolaro di terza elementare).

    I miei cugini: Silvia della Rovere Jolles, Ugo d'Esposito, Franca Sabatelli, Anna, Lea e Vittorio Sabatelli.

per le foto di Kan Zaman

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