Mario Rispoli

in una lettera all'amico Fulvio Montessori, Mario Rispoli riassume la storia della sua vita.

Caro Fulvio,

    ho visto un paio di volte il tuo nome citato dal Nuovo Papiro. Ho così chiesto ed ottenuto il tuo indirizzo. L'ultima volta che ti vidi fu a casa mia al Cairo, 33 Abdel Khalek Sarwat, immobile delle Assicurazioni di Trieste.

    Ero già sposato - tu non ancora - forse già fidanzato. I tuoi genitori abitavano allora al n°1 Sharia Souk el Tewfikich ed eravamo vicini della zia materna di mia moglie, Blanche Ammoun. Ho poi rivisto Domenico Capurro e tua sorella Magda quando erano al Cairo per l'Alitalia. Eravamo a cena a casa loro quando giunse la terribile notizia della morte di Tito!

    E adesso ti riassumo la mia vita: assunto nel marzo 1957 dall'ufficio dell'Agenzia Stampa ANSA al Cairo, come dattilografo, vo ho trascorso ben 22 anni, ho imparato il mestiere di giornalista, ho avuto fortuna, la ruota mi ha portato e nel marzo 1973 ero nominato Capo dell'Ufficio del Cairo e Corrispondente per il Medio Oriente. Incarico che ho assunto fino al dicembre 1979 quando sono stato trasferito alla Direzione dell'Ufficio di Parigi. Ho fatto il Capo Ufficio per tre anni, annoiandomi un po'. Per me che venivo dal Medio Oriente, dove mi ero occupato di rivolte, di sangue e di guerre, le vicende della politica francese, presentavano un interesse molto relativo. Ho così ceduto alle sirene dell'industria accettando una proposta molto allettante: la Direzione dell'Ufficio Stampa del Gruppo FIAT in Francia. Fino ad oggi non guido e considero l'automobile come un semplice mezzo di trasporto. Ma dovevo, soprattutto, occuparmi di strategie industriali e ciò mi consentiva di modificare l'opinione dei giornalisti secondo le esigenze del gruppo che mi pagava. Sono stato per sedici anni un mercenario leale.

    A parte l'aspetto economico, assai vantaggioso lo confesso, avevo accettato la proposta perché il funzionamento del "potere" mi affascinava! Adesso ho scoperto che cosa sia questo magnifico "potere": una somma di mediocrità umane, espressa da individui abbastanza intelligenti per capire l'ordine ricevuto ed eseguirlo, e troppo paurosi per opporre a quest'ordine le loro considerazioni personali. Il rullo compressore delle Legione Romana.

    Adesso sono un pensionato felice. Divido il mio tempo fra la Francia e l'Egitto, dove trascorro in media quattro mesi l'anno, in due periodi: ottobre-novembre e marzo-aprile. E ciò mi conduce a parlare della mia vita familiare.

    Il 4 marzo 1962 ho sposato Hughette Mabardi (nata nel 1940 ed io nel 1937) siro-libanese di padre cattolico di rito bizantino (melkita) e di madre maronita. Abbiamo due figli: Giancarlo (16 dicembre 1962) e Luciano (31 agosto 1967), entrambi sposati. Il grande nel 1992 con la figlia di un industriale egiziano di origine armena, Marilena Ashba, ha ora due figli: Chloé (6 febbraio 1996) e Julien (3 febbraio 2001), vive al Cairo, possiede e gestisce quattro negozi per la vendita di capi di vestiario prodotti dalla fabbrica del suocero; Luciano, il secondo, ha sposato una francese bretone nel luglio del 1996, Armelle Huet. Non hanno figli. Lei si accinge a lavorare dopo lunghi studi di biologia marina e lui è responsabile della zona arabo-musulmana (che va fino all'Afganistan) di un Ente parastatale di cooperazione televisiva.

    I due fratelli sono perfettamente arabofoni, avendo, fra l'altro, frequentato l'Istituto di Studi Orientali di Parigi (dove si è anche laureata mia moglie che ha ripreso gli studi a 45 anni).

    Ecco riassunta in un paio di pagine la vita di tante persone.

Meudon La Forêt, 8 luglio 2002

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