CARLO VENAFRA

ricordato dalla moglie Luisa

 

Ho conosciuto Carlo a Roma nel 1962. Mi raccontava che in Alessandria d'Egitto aveva vissuto una fanciullezza ed adolescenza molto dure, legate ad una mamma troppo ingenua e permissiva, e ad un padre che, dopo l' internamento al Campo di Fayed, non aveva la forza e la tenuta di nervi per educare un ragazzo abituato a vivere libero e a rischio in ambienti discutibili, nei quali sopravviveva unicamente in virtù della sua forza fisica e della sua vivida intelligenza. Cominciando a lavorare, però, iniziò a mettere a frutto le sue doti intellettive a ad ottenere risultati eccellenti. Come tanti Italiani nati in Egitto, aveva un asso nella manica, ovvero la conoscenza di varie lingue.

 

Nel 1961 decise di venire in Italia, fece il paracadutista a Pisa e l'anno dopo venne assunto in Alitalia.

 

Carlo sprizzava intelligenza e sensualità da tutti i pori. Aveva 25 anni e la sicurezza di avere il mondo nelle sue mani. Un anno dopo veniva ammesso ad un corso di specializzazione commerciale a Londra. Il gusto del rischio accompagnato dalla consapevolezza di possedere un forte ascendente sulle persone, non lo ha mai abbandonato, gli ha regalato molto successo, ma gli ha, anche, procurato parecchi guai. Il suo atteggiamento verso la vita era di continua sfida; molto amato dalle donne e poco dagli uomini, il suo vanto era di vincere sempre le sfide nel lavoro e nella vita. Difatti ci riusciva, ma, per superare i guai procuratigli dal suo carattere, era costretto a rendere il quadruplo nel lavoro, il che faceva sempre parte della sua personalità, esagerare.

 

Per hobby, a Londra, iniziò a dipingere " le sue impressioni e sensazioni" sulla città e vinse subito il primo premio tra 600 pittori ad un concorso sponsorizzato dall'Alitalia. Espose poi con successo le sue opere in tutte le città in cui lo portava il lavoro con l’Alitalia e varie multinazionali. I suoi quadri si trovano per davvero in tutto il mondo: da Bombay a Mogadiscio, da Johannesburg a Cipro, da Milano al Festival di Spoleto e, naturalmente, a Roma, spesso scegliendo ambienti espositivi alternativi alle gallerie d'arte: nel 1965, grazie alla sua intraprendenza, fece riaprire il Museo della "Garesa" a Mogadiscio, a Roma ha esposto al Palazzo Borghese al Porto di Ripetta, all' Agostiniana di Piazza del Popolo, a Palazzo Cenci, ecc.

 

Al suo stile di vita così forte che lo portava consapevolmente ad anteporre i vizi alla sua salute, già gravemente compromessa, contrapponeva una pittura di stile post-impressionista con colori pastello, piena di poesia e nostalgia per tutti i luoghi nei quali aveva così intensamente vissuto: la sua Africa, l'India, il Medio Oriente e Roma, colori teneri e forti che mi ricordano la sua generosità, i suoi slanci, il suo romanticismo, la sua gioia di vivere.

 

Dalla descrizione della sua personalità, deriva l’ovvia constatazione che la sua pittura non sia allineata ai tempi. All'ultima mostra ha commentato così i suoi quadri:

Io mi racconto dipingendo, facendomi trasportare dall' immaginazione e dai ricordi delle mie esperienze di viaggio e di vita. Volutamente figurativo, credo nell'estetica e nella pittura che trasuda vitalità e vigore, che genera emozioni, che esprime pathos, passione, gioia o tristezza. Credo nel lavoro serio e quotidiano, nella mia tavolozza, nella coordinazione dei miei colori, spazi e contrasti, nel mistero della luce e dei chiaroscuri, nella ricerca continua di nuove atmosfere, nell'equilibrio delle mie composizioni. La mia pittura deriva da uno spirito libero e non costretto da correnti d'arte. Vorrei che si trovasse nelle mie opere il messaggio celato, la forza evocatrice, il piacere, l'emozione, lo stile. - VENAFRA 1998.

 

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