La mia famiglia ~ Incroci nel crogiolo di Alessandria

narrato dall’ing. Arnaldo Bracci

Nasco il 25 Ottobre 1939 in Alessandria da Artemis Oratis e Osvaldo Bracci. Parto normale a casa con levatrice e uso del cassetto del comò (all’epoca comodi e capienti).

Il Ramo Italiano

Osvaldo Bracci, papà, è nato in Alessandria l’11-12-1914 da :

*     Carlo Attilio Bracci da Livorno (nato il 22-10-1885) figlio di Oreste e Teresa Fantini e da

*     Caterina Graziano (nata nel 1882 ?) da Migliarino (Catanzaro), in Alessandria dalla nascita, figlia di Saverio Graziano e Giuseppina Guzzi emigrati per necessità… La bisnonna Giuseppina visse fino a 92 anni dopo ben 14 parti !!!

Nonno Attilio sbarcò in Egitto nel 1908 alla ricerca del padre che era fuggito in Alessandria insieme ad altri anarchici livornesi/savonesi (?) abbandonando la famiglia.

    Finalmente lo ritrovò, ma il bisnonno gli disse candidamente che si era rifatto un’altra vita!!!. Sempre allegro e stravagante, aveva nel frattempo accasato le sue esuberanze con altra donna e …  doveva mantenere altra figliolanza.

Nonno restò in Alessandria e fece l’artigiano, con poco aiutava la madre a Livorno e con sacrifici si creò una famiglia.

L’esuberante bisnonno era altissimo e robusto. Lavorò agli scavi della necropoli di Chatby, affidata a Evaristo Breccia responsabile del Museo Greco-Romano di Alessandria dal 1904, quelli dietro a St.Marc, che erano, poi, ciò che vedevo tutti giorni dalla finestra della classe!!! Lavorava nei cantieri, era forse un responsabile di sezione di scavi, capocantiere (?). Papà mi raccontava che andava a trovarlo, comandava un nugolo di operai con tanto di tarboush e frustino e, quando riceveva i nipoti (papà e il fratello Oreste del 1913), si divertiva a mostrare loro la sua autorevolezza: chiedeva e otteneva effetti speciali, e spesso ricompensava regalando manciate di carta moneta gettando nella mischia i suoi operai più giovani e si doveva ridere… Estroverso, ne combinava tante, scriveva anche poesie e si fece seppellire nel cimitero degli atei con le sue poesie e con un fiasco di vino che brandiva sempre come uno scettro. L’ultimo scherzo fu dedicato al sacerdote che voleva redimerlo. Iniziò a pentirsi per davvero (così sembrò a papà) e, pentendosi subito dopo del pentimento, congedò tutti con gli ultimi due versi... e sparì presenti figli e nipoti.

    Forse frequentava la stessa cellula anarchica che ospitò anche Ungaretti (?). Ho saputo di recente che il loro simbolo era un fiasco, e ovviamente erano tutti proiettati ai versi e versavano…

Nonno Attilio non era aitante come il padre e nemmeno tanto seducente. Anche la nonna Caterina non era né alta né bellissima. Erano molto simili, buoni come il pane, onesti e generosi; portavano entrambi i ”baffetti“ ed i segni di una vita di sacrifici. Nelle foto da giovani, dei cappelli molto ampi. Si volevano un gran bene. Pensare che, per vincere i contrasti dei genitori della nonna, la stessa, religiosissima si fece rapire per sposare nonno!!! E siamo nel 1912!.

Nonno fece la grande guerra lasciando a casa la moglie ed i due figli piccolissimi. Come hanno campato in quel periodo? mistero!. Si salvò perché nelle trincee, un giorno all’imbrunire, ritornava con un commilitone con il rancio fumante. Furono avvistati e fatti prigionieri dagli austriaci che nel frattempo avevano occupato la trincea, e che non spararono per salvare il rancio (non era la sola potenza del made in Italy ma anche la fame…!). Ho sentito varie volte quei racconti da bambino: se in mano hai le pentole ed i nemici hanno fame, al grido di “la zuppa l’è pronta”, ti arrendi convincente senza lasciare il pentolone, alzando due braccia in due! Talvolta ci spiegava nonno, perdendo si vince.

Morì giovane, nel 48 con sofferenze da angina corretta da 20 caffè e 50 sigarette al giorno!. La nonna gli nascondeva le sigarette e lui aveva tante” trincee” sempre insospettate per nasconderle, invocava talvolta le “santissime livornesi” e la nonna pregava per correggere con i suoi antidoti, supplicava altri santi e Gesù facendosi il segno della croce. Era contenta quando ero a pranzo da loro il giovedì, perché nonno fumava poco e “pregava“ meno in livornese davanti al bimbo. Quel giorno il nonno chiudeva bottega e lavorava a casa. Vivevano con la sorella Margherita Graziano sposata Salsone in una grande casa a Ibrahimieh. Io pure ero contento perché mio cugino Osvaldo, detto Osvaldino (Lallo) per distinguerlo da papà, e che aveva 4 anni più di me, era per me un riferimento (stavo sempre con lui, faceva tante cose da grande ed era scout, cercava, in realtà, la sua anima gemella che trovò presto in Anna).

L’esuberanza del bisnonno era tanta. Per compensarla abbiamo faticato tutti tanto in famiglia per diverse generazioni!. Soltanto lo zio Oreste e mio fratello Claudio sono stati più mattacchioni da ragazzi, confermando in parte una discendenza annacquata. Nonno fabbricava scarpe e, successivamente, si specializzò a costruire scarpe ortopediche (aveva una stanzetta laboratorio presso l’ospedale italiano e lavorava anche in casa). Nonno giocava con mio fratello Claudio,che era biondissimo con i capelli bouclés, e che gli distruggeva man mano, vari cappelli a falde a cui teneva tanto, ma lui lo lasciava fare, dicendo solo “eh monello - ruffianello!”

La nonna Caterina era più legata ai due nipoti grandi: Silvana ed io, coetanei. Ci faceva sempre tante, troppe raccomandazioni, nei giorni ventosi, a più 6 gradi, pretendeva che mettessimo il giornale sotto la maglia andando in bicicletta!. Tra i tanti ricordi, l’immagine del suo letto di sofferenza nel 1951 (eravamo dodicenni) quando il medico disse che era finita; dopo l’estrema unzione cacciò tutti e chiusa con me e Silvana nella stanzone, ci fece per la prima volta l’ultima raccomandazione che emozionati e impettiti ascoltammo seri ed approvammo: ”… siete grandi oramai, è l’ultima volta che vi parlo … e conto su di voi ché siete il futuro della famiglia…siate bravi, badate ai vostri genitori da grandi…” e ci regalò gli unici 2 ritratti enormi che aveva sul letto, uno di Gesù e uno di Maria, chiedendoci di conservarli per noi e per lei, perché non aveva altro…, poi disse con convinzione che ci avrebbero garantito con le sue preghiere protezione per sempre… E ci regalò gli ultimi spiccioli che conservava sempre per noi sotto il cuscino…

Questa triste esperienza ebbe un fortissimo impatto, ci fortificò e ci unì, e la ricordammo sempre. Spesso negli anni, in occasione di eventi tristi o di rischi, e durante i numerosi traslochi ci guardavamo senza parlare, e annuendo con lo sguardo ci riferivamo a quel giuramento verificando di aver conservato il quadro che era il nostro segreto… A Silvana ha portato fortuna soltanto fino al 1999!!!

Il Ramo Greco

Mamma ARTEMIS ORATIS,nata il 6-02-1917 in Alessandria figlia di :

*     Alexandros Oratis che proveniva da Cipro,lasciato a 16 anni per continuare gli studi in Alessandria pagati da uno zio benestante lì emigrato e che aveva finanziato la costruzione della scuola del villaggio. Il loro villaggio è Ora, e i cognomi sono quasi tutti Oratis (quelli di Ora). Il villaggio, tuttora esistente e piccolo, è situato a 800 metri; dedito alla pastorizia, era ed è collegato al mare da una stradina tuttora stretta e tortuosa, all’epoca una mulattiera. Ho visitato il villaggio nel 1991, perché l’AgipPetroli vendeva i lubrificanti a Cipro, io ero responsabile del commercio internazionale e sponsorizzavo una squadra locale di pallacanestro. Passai di corsa nel villaggio e vidi la stele in memoria dello zio di nonno, e, interrogati i vecchi al caffè, chiesi di parlare con il più anziano del villaggio; mi portarono dalla sorella di mio nonno, la più giovane, che aveva ben 94 anni!! Poi da un cugino di mamma, che aveva le foto della nostra famiglia sul comò, e furono 2 ore di grandissima emozione durante le quali promisi di tornare. Non l’ho ancora fatto, è come se avessi timore di calpestare una terra sacra…, oppure attendo di tornarci con mio figlio per curiosare con minore e diversa emozione. Prima di salire sul mulo, mio nonno promise di regalare a fratelli e sorelle la sua quota di terre sacre, perché oramai ” era arrivato”, andava a conquistare un diploma in Egitto studiando anche il francese! Appena trovato il primo impiego mantenne la promessa e donò quei terreni aridi ai fratelli, che restavano a sgobbare… .Mulo e piroscafo lo portarono in Egitto, aveva con se una sola valigia di sogni, e 5 o 6 libri a cui teneva tanto e pochi spiccioli,

*     e Alice Aspreas nata in Egitto e figlia di Spiros Aspreas, proveniente da Corfù via Smirne e di Victorina Massoni, nata in Alessandria.

Il bisnonno Corfiota è stato responsabile di un distretto postale di Alessandria, guadagnava molto e spendeva tanto. Aveva mantenuto 9 figli (mia nonna Alice era la maggiore) ed alcuni parenti in una grandissima villa. Mia nonna si trovò a fare da capo famiglia quando perse la mamma ed il bisnonno morì a 51 anni giocando a poker, come sempre. Perdeva e vinceva e, quando perdeva, si giocava tutto e, quella volta, anche la casa; andarono ad abitare tutti in una villetta in affitto. La nonna Alice aveva appena 15 anni e si ritrovò a gestire 8 fratellini.

Alexandros e Alice si sposarono nel 1912, ebbero un maschio Achille nel 1914 e poi mamma nel 1917. Questi nonni erano più alti e più belli così come anche i figli. Lo zio era stato sul punto di andare a Hollywood a tentare la carriera. Mamma giunonica e solare come la nonna. Non le proposero il cinema, ma anzi doveva andarci accompagnata da una parente, che era anche parente di papà… e decise di girare la sua prima e lunga pellicola della sua vita fidanzandosi in casa a 16 anni. Tutti buoni, educati, sereni e generosi come a casa dai nonni. Non si alzava mai la voce a casa loro ed il rispetto per l’altro era prezioso, chiunque fosse l’altro. Ci si rivolgeva ad Attia, il domestico, come fosse uno di noi.

Nonna Alice, per abitudine, fece la mamma di casa per tutti costituendone il faro per la sua numerosa famiglia, che aveva imparato, piccolissima, a gestire e che continuava da grande a coordinare. Tutti venivano a chiederle consiglio anche alcuni nipoti; casa nostra non era mai vuota, la numerosa famiglia incrociata con italiani, egiziani, greci, siriani e armeni costituiva da sola una associazione! un crogiolo come tanti in Alessandria; nonna svolgeva questo ruolo con naturalezza ed era orgogliosa di spiegare con pazienza ai fratelli quello che aveva suggerito alle sorelle… Nonna coordinava anche gli acquisti e la cucina. Morì il 17/1/59, io ero a Roma all’Università.

Nonno Aleco, terminati gli studi greci prese anche un diploma francese alle scuole serali. Fece vari mestieri, sempre da impiegato, per finire ai tribunali misti con doppio incarico (?) svolgeva comunque mansioni del tipo aiuto cancelliere (?), con calligrafia sublime si occupava anche di pignoramenti. Ricordo che questa parte di attività lo faceva sempre soffrire; si sfogava solo con nonna, mai davanti a mamma: ci raccontava scene tristissime che era obbligato a gestire (suggerendo rinvii o sconti o dilazioni…) ed io bambino ascoltavo sempre sulle ginocchia del nonno che mi appariva per quello che era : un gigante buono.

Nonno Aleco mi ha cresciuto e formato,sia durante l’internamento di papà,sia dopo, perché abbiamo abitato sempre insieme. Mi ha insegnato la lingua greca, la saggezza, l’onestà, la cocciuta ricerca di risultati con calma e perseveranza (mulo cipriota lo scherniva nonna…). Mi ha spiegato e donato con l’esempio tanti valori, e, forse, piazzato qualche vincolo… dato che il bambino si forma in gran parte sull’impronta che si riesce a trasmettere dai 2 ai 5 anni, con papà al Fayed e nonna e mamma a ricamare… per aiutare. Solo lui sapeva leggermi i libri che traduceva in simultanea dal greco all’italiano e, nelle lunghe passeggiate, mi faceva capire tante cose… Non ho mai amato le favole e neanche il nonno, i suoi famosi libri che mi leggeva e che sapeva a memoria erano: Kipling, Salgari, Tarzan, Il Conte di Montecristo… Il "papou" non aveva mai un raffreddore. Mi salvò la vita quando giocando in spiaggia fui trascinato in uno dei mulinelli di SidiBishr e con gli occhi sgranati bevevo mentre nonno mi salvava sull’orlo dell’abisso, lo ricordo benissimo.

Morì all’improvviso a casa il 20/3/57. Un colpo, dicevano allora, e colpo fu: mamma entrò in crisi, nonna ed io avvertimmo tutti. Ricordo che nonna volle vestirlo lei e a metà dell’impegno la nonna crollò, rimasi solo di nuovo con il nonno e furono 10 minuti indimenticabili con il mio nonno preferito… Mi aveva appena insegnato a fare il nodo alla cravatta e, con tantissima emozione, dovetti scegliere la cravatta e dimostrargli che avevo imparato e lui mi guardava ed era come se sorridesse (sorrideva sempre) orgoglioso; questa scena tra le tante non la dimenticherò mai.

Il nostro legame con la Grecia era e resterà strettissimo .La cugina di papà (zia Ketty, la cugina del cinema, sposò Sandro il più giovane dei fratelli di mia nonna), e con papà e mamma coetanei stavano sempre insieme, mentre io crescevo con i loro figli miei coetanei: Spiro e Anna. Per anni poi, dall’Italia, mamma, papà e mio fratello andarono sempre in vacanza in Grecia, e, successivamente, anche mio fratello e mio figlioStefano…

Papà

Papà aveva studiato dai frères fino al diploma di ragioniere ”teneur de livres”, anche lui ordinatissimo e preciso. Agli inizi fece diversi cambiamenti prima di trovare la sua strada:

1.          insegnante a Sainte Catherine,

2.          ancienne maison Louis Brillet (W.Spiteri successeur),

3.          agente fino al Luglio 1940 della UTET (Unione Tipografico-Editrice Torinese). Era una grande autostrada, e rendeva bene e improvvisamente si interruppe … Poi

La Grande Parentesi, La Guerra; Il Fayed

4.          Internato al Fayed dal 18 Luglio 1940 al 25 Settembre 1944: i Famosi 50 Mesi !!!!!! che ripeteva sempre, anche scherzando, più tardi…

Papà, arrestato tra i primi perché considerato agente pericoloso(Agente UTET!), lo era per davvero, patriota convinto come molti espatriati, lo rimase sempre, anche dopo l’8 settembre, anche 50 settembri dopo. Mi si disse dopo che come agente aveva guadagnato abbastanza da consentirci di vivere benino fino al 42, poi fu tutto più difficile… Abitavamo con i nonni. Mamma e nonna Alice cucivano e ricamavano (chi erano gli acquirenti?)

I nostri alleati bombardarono Alessandria ed il nostro palazzo tra i tanti subì tanti danni. Bombardavano con i bengala che illuminavano a giorno e lanciavano le bombe appese a dei grandi paracadute, una bomba esplose davanti al portone creando un grande cratere immenso… Ci salvammo tra le macerie (ci furono anche morti e feriti). Nonno Attilio che abitava vicino venne di corsa e appena possibile cercò tra le lenzuola più piccole il mio corpo. Noi, appena leggermente feriti, eravamo scappati dalla zia Irene lì vicino (era la moglie del fratello di mamma, zio Achille). Zio era da noi quella sera, aveva assistito al bombardamento dalla finestra; si ritrovò ferito scalzo e, correndo sui vetri rotti, venne dove mamma ci aveva protetto (dentro uno stanzino sotto un arco), ma, improvvisamente, aveva i capelli ritti e tutti bianchi! Scappammo ad abitare presso dei parenti materni tra Victoria e Siouf, tra la sabbia e il mare.

Papà entrò al Fayed che pesava 90 Kg. e uscì con 60, l’ameba e la dissenteria cronica. Aveva perso tutto come molti. Per la verità non imprecava mai, come altri, quando raccontava quelle circostanze sicuro della sua scelta di non avere aderito all’opzione di uscire dopo il 43, quasi che trovava normale ricominciare di nuovo la corsa ad ostacoli. Anzi fece anche altre scelte, a mio parere, errate durante l’internamento (avendo moglie e figlio): Scappò due volte dal Fayed, la prima fu breve e si riconsegnò, la seconda durò 70 giorni nascosto dai parenti e si consegnò appena presero il nonno in ostaggio!.

5.          Dal dicembre 1944 al dicembre 1960 tutta la carriera presso Egyptians Plastics & Electrical Industries (ex Shafferman Fréres) che lasciò da Direttore vendite per rientrare in Italia.

6.          1961 controllo amministrativo albergo Savoy a Roma.

7.          Dal 1962 sempre in Italmercury a Roma con Costa, rappresentanza Rasoi Sunbeam e varie. Successivamente in proprio fino ai suoi 70 anni, quando morì mamma il 20 ottobre 1985!.

Grande savoir faire, attitudini commerciali, memoria di ferro, curiosità, doti da investigatore… Gli amici lo chiamavano per consultare la “cartoteca di Osvaldo” dove ogni cliente e tutti i suoi parenti, e anche tanti altri avevano un posto nel suo catalogo riservatissimo; ricordava a memoria tutto e di tutti. Sapeva a memoria tutti i prezziari delle sue innumerevoli merci… e, spesso, correggeva le fatture che doveva siglare e che i suoi collaboratori avevano copiato dal catalogo.

    Qualche amico intimo, successivamente a Roma lo aveva qualificato “Tom Ponzi”.

Sempre corretto e onesto ha dovuto sopportare la mancanza prematura di mamma che adorava, scomparsa nel 1985, e di mio fratello Claudio a 52 anni nel 1998. Deceduto il 9/12/1999 a 85 anni per una caduta, ha un loculo a fianco di Pupella Maggio (chi lo sa cosa si raccontano due grandi personaggi del loro calibro?).

Papà, nonno Osvaldo, è sempre per noi un riferimento, spesso ricordato con naturalezza, come se fosse ancora tra noi.

Mamma

Si erano conosciuti nel 1933,quando avevano 16 e 19 anni in casa dei “parenti incrociati” e al cinema. Si sposarono il 3 dicembre 1938 a Santa Caterina, con Padre Bodrato che papà aveva frequentato con la Gioventù Antoniana. Rito cattolico e mamma obbligata a convertirsi al cattolicesimo.

Mamma che era devota e superstiziosa, frequentò per un po’ anche la chiesa ortodossa, poi si allineò completamente, diventando cattolica praticante e fedelmente tifosa di Santa Teresa (quella del 3 ottobre, e complice di tantissime novene.

Aveva frequentato le scuole greche e successivamente preso il diploma francese all’Externat Saint-Joseph (Moharram-Bey).

Dopo il ritorno di papà obbligata a parlare italiano in casa con i bambini. Le doppie o triple lingue generavano confusioni che non riuscì mai a debellare e le rimasero quale segno caratteristico noto a tutti: confondeva le “dopie” e le “trippple” e non se ne curava. Solare e amante del sole e della vita, adorava i dolci che amava fare ma non amava cucinare salvo pochi piatti (per fortuna c’era nonna, l’altra nonna, e dopo il 52, zia Irene con piatti più ricercati). Conservo il suo famoso quaderno di ricette manoscritte in varie lingue che mamma alimentava in continuazione.

Frequentavamo insieme tutte le pasticcerie di Alessandria ed eravamo espertissimi,anche nel cogliere occasioni (lo shopping che papà non le permetteva da sola, in 2 ore ci consentiva 2 pasticcerie una in piedi e una seduti, e i festeggiamenti ad ogni pagella, cioè ogni 15 giorni, erano locumades o cassata).

L’esperienza era così approfondita, che, nella filosofia “critica dello zucchero puro” non avevamo rivali. Anche ora promuovo o boccio i dolci a vista (tra quelli buoni la votazione prevede sempre almeno 2 successivi assaggi…)

Mamma aveva studiato pianoforte e sapeva cantare. Amava la musica, l’opera e l’operetta, e ho visto tante volte il Rigoletto… Papà e mamma erano esperti e mi trascinarono fino a quando dopo i 12 anni mi rifiutai.

Gli anni della guerra furono ovviamente duri e le donne fecero la loro grande parte.

Mamma godeva di ottima salute ed è deceduta per un errore durante una banale operazione!

Grandissimo vuoto per papà totalmente dipendente da lei,e per tutti noi. Manteneva relazioni con tutti,amava uscire e anche con poco comprava sempre qualche ninnolo per casa o personale (pur di uscire…). Inguaribile ottimista, ci spronava a divertirci e ad accettare ciò che il destino consentiva, anche nei periodi difficili .

I Prodotti Del Crogiolo

Arnaldo

Mamma si oppose altrimenti ero Benito! Avrebbe preferito una femmina con occhi chiari, ma ero maschio e scuro.

Mi mandarono dalle suore all’asilo anche per comodità. Poi Saint Gabriel e saltai una classe su consiglio dei professori (per l’arabo si rivelò sbagliato, rimasi sempre indietro). Facevo media e buoni risultati.

Dopo il liceo a Saint Marc. Amavo studiare e faticare, ponendomi sempre obiettivi ed ostacoli. Oltre lo studio, gli scout (i Coeurs Vaillants), l’Accademia di lingua francese e l’ameba che mi debilitava. Poi lo sport: a scuola poca pallacanestro e più pallavolo. Poi arrivarono gli antibiotici e l’ameba migliorava, allora accettai l’incarico di responsabile della biblioteca del collegio… poi per hobby qualche lezione di Inglese …

L’estate sempre al mare per circa 3 mesi, sandolino, nuoto e tante partite a racchettoni. Una parte dell’estate la passavo al Dekheila, da mio zio Oreste, dove la concentrazione di ville e famiglie consentiva a noi giovani di gestire le comitive con facilità e spensieratezza. Con mia cugina Silvana eravamo aggregati a due gruppi, uno prevalentemente greco e l’altro prevalentemente italiano, con travasi reciproci e riunificazioni in spiaggia e la sera. Molti parenti e amici di famiglia passarono dal Dekheila, e molte unioni sono nate su quella spiaggia. Poi le feste e gli spettacoli di tutti i tipi, con mamma che organizzava sempre gli svaghi e mi frenava dallo studiare troppo; l’ho ascoltata molto parzialmente!.

Novembre 1956, le vicende belliche completarono l’opera di nazionalizzazione già avviata e i nostri piani furono sconvolti. I ritmi e le verifiche erano intensissimi con la scuola a tempo pieno e tanti compiti …, il sistema francese prevedeva anche tante pagelle e tanti esami, e, al quarto liceo scientifico il baccalauréat 1ere partie, poi nel 1957 la 2me partie. Sempre ottimi risultati con impegno eccessivo, e papà e mamma eccessivamente orgogliosi del loro primogenito.

Avevo deciso di iscrivermi all’università in Francia, ma non era più possibile (relazioni diplomatiche interrotte con la Francia con difficoltà a mandare valuta). Cambiammo programma: Scartai anche Londra dove una comare avrebbe costituito un riferimento, perché i college erano  troppo costosi e nell’incertezza optai per l’Italia: Roma, alla Sapienza nell’Ottobre 57 e a Roma si era appena trasferito zio Oreste.

Per non perdere l’allenamento rifeci la maturità allo Chateaubriand perché non si sapeva se il diploma preso in Egitto sarebbe stato accettato (la burocrazia italiana si pronunciò favorevolmente verso fine ottobre con iscrizioni entro il 4 novembre!). Perso stupidamente un anno al biennio per un esame (all’epoca esisteva uno sbarramento poi quasi subito abolito). Mi riempì il tempo dando ripetizioni, facendo traduzioni, andando spesso al cinema, organizzando l’arrivo dei miei in Italia e conoscendo Paola. Laureato in Ingegneria Chimica nel novembre 1964.

Militare dal gennaio 1965 al marzo 1966 a Bari e Roma dove feci il traduttore al Ministero della Difesa.

Matrimonio deciso senza avere un lavoro con 10 mesi di anticipo per il 21 Marzo 1966, dopo 5 anni di fidanzamento, perché tale era il preavviso per prenotare il mausoleo di Santa Costanza !. Stefano nasce il 19/12/1966 bello e biondo. Luca nasce e scompare in pochi giorni l’anno dopo, era moro e identico a nonno Attilio!.

Trovato lavoro subito, dovetti interrompere il viaggio di nozze. Per puro caso alla Raffineria di Livorno (50% ESSO-50% ENI) dal 1/4/1966. La Livorno di origine! ove risiedeva ancora un cugino di nonno.

Tanti incarichi e tantissimi viaggi in Italia e nel mondo: dal Medio Oriente, Irak, agli Emirati Arabi…, Stati Uniti, Nord Africa, Australia, Brasile, Cina…, anche il Mio Egitto e la Mia Grecia!. Tutta la carriera in AgipPetroli poi con sede Roma dal 6/1974 al 10/2000.  Molte attività internazionali con utilizzo di competenze relazionali e linguistiche derivanti dalle esperienze maturate nel crogiolo di Alessandria. 

Ho avuto tante gratificazioni nella professione e, talvolta, i miei azionisti beneficiari dei risultati hanno provveduto a riconoscerli. Papà andava sempre fiero dei miei progressi, seguiva ed amava conoscere i miei riferimenti e gli organigrammi che mi coinvolgevano, e consultava la guida Monaci per vedere stampati in versione esterna i miei incarichi: tre diverse Direzioni Generali dell’AgipPetroli, Consigli di Amministrazione, Vice Presidente ERG e, infine, anche Cavaliere del Lavoro (Decreto del 27 Dicembre 1992 - Ordine al Merito della Repubblica Italiana inserito nell’elenco nazionale al n.66118 serie IV. Firmatari: Scalfaro e Amato).

Dal 1/10/2000 “finto pensionamento” e inizio di attività di consulenza: advisor all’Api, in una società di consulenza e nel Board di una associazione internazionale degli imprenditori del GPL. L’ultimo incarico, analogamente a quello del direttivo dell’AIDE, sono gratuiti, ma mi consentono di esprimere gli aspetti più intimi e congeniali (il rapporto internazionale con imprenditori di diverse culture e la lingua del sentimento, entrambi ancorati nel profondo degli abissi, nel crogiolo delle origini!).

 

 

Claudio

Mio fratello nasce dopo la guerra, il 30 Novembre 1946. Mamma spera sempre femmina, siccome è bello e biondo gli toccano fino ai 2 anni e mezzo capelli ondulati.

Anche lui Saint Gabriel, poi Don Bosco, nell’anno che avevamo deciso il rientro in Italia per i miei.

Lui non ama studiare,ma eccelle in tutti gli sport fin da bambino: bicicletta, acrobazie in bicicletta (vince tutti i premi alla festa del palmares), tiro alla carabina, racchettoni, nuoto, tuffi, pingpong. Da grande in Italia prima pallacanestro, poi tennis (tantissimi tornei con la squadra del Credito e tantissime coppe).

Diploma di Ragioniere a Roma. Militare nei carristi, giocherellone buono anche da sottufficiale (punito per non punire). Impiegato del Credito Italiano, sempre a Roma.

Non si è sposato,malgrado numerose relazioni. Adorava i bambini. Stavamo sempre insieme anche in vacanza. Adorava la Grecia che frequentava sempre prima da piccolo con i miei, poi da grande con il suo amico Mario Arcadipane. Deceduto giovanissimo il 2 Maggio 1998!!! dopo una partita a tennis con me.

Era definito da tutti gli amici e colleghi “ Claudio il buono “. Mi manca e ci manca tanto a tutti.

Le Generazioni Future

Stefano

Mio figlio, nato da Paola bionda (incrocio di Roma, Abruzzo, Romagna e Campania), era biondissimo e bello. Preciso, rigoroso. Buono, sotto il carattere iperdeterminato. Equità e guerra all’ingiustizia e alle falsità, anche a scapito di sé stesso. Amava i nonni e lo zio Claudio. Ama il mare e il sole e la Grecia. Legge tantissimo.

Ha studiato a Roma,liceo scientifico e laurea in fisica informatica. Predisposizione per le lingue, e ottimo inglese che amava ascoltare in TV già quando aveva 3 o 4 anni. Militare di leva nei pompieri.

Dirigente responsabile di servizi informatici in una Società petrolifera ha oggi circa 37 anni.

Mai stato in Egitto ancora, né in paesi anglosassoni. Sposato con Marika bionda Svedese, conosciuta in Grecia, anche lei ottimo inglese, hanno generato(il 17/11/2001):

Livio

altro biondissimo incrocio tra i prodotti dei crogioli Nordici e Mediterranei, con ottima predisposizione per le lingue e alla simpatia. Ama tanto la musica e il ballo; nuota e si tuffa e non sta mai fermo. Inizia a tradurre dallo Svedese all’italiano e viceversa in simultanea, per ottenere ciò che vuole con calma e iperdeterminazione…

Al momento ha 22 mesi e osservarlo è il più grande dei piaceri, un’esperienza unica che non si può capire senza averla fatta.

 

 

Quali Frutti deriveranno dagli Incroci antichi e recenti?

Quali Radici saranno riconoscibili?

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