Famiglia Cangià
(racconta Alfredo Cangià)
Sono nato nel mese di settembre del 1945 e quindi non ho vissuto in prima persona le esperienze del periodo bellico. Posso però riportare alcuni episodi che da piccolo ascoltavo durante le conversazioni che i miei genitori avevano fra loro oppure con parenti e amici:
i miei genitori Enrico Cangià e Raffaella Criscuolo si sono sposati l’8 agosto del 1940 , ma dopo sei mesi mio padre fu internato al Fayed (campo 7 se non ricordo male),
mia mamma rammentava sempre i lunghi e faticosi viaggi ai quali doveva sottoporsi per raggiungere il Fayed,
i soldi scarseggiavano e quindi non c’era molta scelta per alimentarsi se non accontentarsi di quel poco che riuscivano ad acquistare,
mamma lavorava in un banco lotto alla “gare de Ramleh” per cercare di portare a casa i soldi necessari alla sopravivenza di suo padre, sua sorella ed ovviamente sua, senza dimenticare quella di suo marito e di suo fratello dovendo preparare ad entrambi il classico “pacco” da portare quando andava in visita al campo.
In conseguenza di questa critica situazione, nacquero delle azioni di solidarietà nei loro confronti da parte dei vicini di casa: libanesi, siriani, greci e armeni. Gli aiuti venivano forniti sotto varie forme e qualche volta anche in denaro che penso non fu quasi mai restituito. Essendo cresciuto proprio nella casa dove i miei genitori si erano stabiliti al momento delle loro nozze, inizialmente non riuscivo a capire l’atteggiamento affettuoso, cortese, gentile e sempre disponibile di mia mamma verso tutti questi vicini di casa. Poi crescendo mi resi conto del motivo fondamentale: la riconoscenza per la solidarietà ricevuta.
Mio padre, prima di sposarsi, aveva iniziato a svolgere un attività autonoma nel campo dell’edilizia. Al momento del suo internamento gli fu sequestrato sia l’ufficio sia ciò che c’era nel suo magazzino/deposito.
Quando fu liberato dovette ricominciare da capo impiegandosi presso un egiziano, in precedenza suo concorrente. Dopo anni di duri sacrifici riuscì a mettersi per suo conto e, lentamente, mise in piedi la sua piccola impresa di costruzione che ovviamente dovette abbandonare quando rimpatriammo.
Mostro alcuni documenti fotografici del periodo di prigionia di mio papà al Fayed. Sono documenti preziosi per me, messi in valigia di fretta e furia prima della partenza in quanto i miei non volevano portarli, invece ho trasgredito ed ecco che oggi abbiamo del materiale di una certa importanza. Non mi pento di aver disubbidito.
8 giugno 1943 - Vittorio, Maria, Enrico, Raffaella, Giosuè, ?? | Enrico, terzo da sinistra |
4 marzo 1944 - Giosuè, Raffaella, Enrico, Maria, Vittorio | 4 marzo 1944 - Raffaella, Enrico, Maria, Giosuè, Vittorio |
4 marzo 1944 - Enrico, Raffaella, Giosuè |
Enrico, Raffaella, Giosuè | In piedi da sinistra: ??, Giosuè Criscuolo, seduti: Enrico Cangià, Mena Criscuolo, Alberto Meli |
Ferruccio Ravasini terzo da sinistra, Enrico ultimo a destra |
Nomi delle persone in questa pagina:
Enrico Cangià, mio padre
Raffaella Criscuolo, mia madre
Carmen Criscuolo, mia zia sorella di mia madre
Giosuè Criscuolo, mio zio fratello di mia madre
Alberto Meli, allora fidanzato di Mena, si sposarono dopo la guerra ed oggi vivono a Roma
Vittorio Cangià, fratello di mio papà, è deceduto a Melbourne, Australia
Maria Ellul Cangià, mia nonna, madre di Enrico e Vittorio, è deceduta a Melbourne, Australia
Ferruccio Ravasini, amico di gioventù di mio papà, è deceduto a San Paolo, Brasile.