La famiglia di Stefano Mondon

(raccontata da Piero Carlesi, nipote)

Mio nonno Stefano

Mio nonno Giovanni Battista Stefano Anastasio Mondon nacque il 24 dicembre 1888 a Fenestrelle, in alta Val Chisone, in provincia di Torino, frequentò le magistrali a Pinerolo in collegio e divenne nel 1907 maestro.

Era uno dei tanti figli di Francesco Mondon e di Filomena Challier. I suoi fratelli erano Camillo, il famoso zio prete, canonico a Luserna, nato dal primo matrimonio di Francesco Mondon e poi Emilio, Delfina, Giuseppina.

La famiglia Mondon era cattolica e non valdese come buona parte degli abitanti di Fenestrelle e forse una spiegazione di ciò risiede nel fatto che probabilmente era originaria della Savoia, giunta in Val Chisone (ricordo che la Savoia appartenne al Regno di Sardegna fino al 1861) per trasferimento di un funzionario statale. Sembra infatti che i Mondon fossero per tradizione insegnanti. Lo era mio nonno Stefano, lo era mio bisnonno Francesco, lo furono molti zii.

La storia dei Mondon non è stata molto allegra perché la famiglia si è estinta e i pochi discendenti portano altri cognomi.

La famiglia Mondon nel 1894. Mio bisnonno Francesco Mondon è seduto, con i baffi. Mio nonno è al suo fianco, in piedi, vestito da marinaretto.

Mia bisnonna Filomena Charrier tiene in braccio la piccola Delfina. Alle spalle del bisnonno, Rosina, Emilio, Camillo (già seminarista) e Giuseppina.

I fratelli e le sorelle di mio nonno

Incominciamo da Camillo Mondon: nelle foto di famiglia è sempre vestito da prete, in nero. Severissimo, tradizionalista, fu per tutta una vita parroco a Luserna (To) ed ebbe come perpetua sua sorella Giuseppina, detta zia Pina, che non si sposò. Camillo morì nel 1957. Zia Pina alla metà degli  anni Settanta, ultraottantenne.

Emilio Mondon, aderente all’Ordine Mauriziano, ove operò per tutta la vita, visse a Pinerolo; morì pure negli anni Cinquanta; ebbe quattro figli: Maria, Piera detta Pierina, Lidia e Francesco.

Delfina Mondon, zia Delfina, era una donna molto forte; anche lei come da tradizione, fu insegnante, a Saluzzo, per una vita. Si sposò con il geometra Domenico Valle, detto zio Menico, che partecipò alla costruzione negli anni Trenta, del famoso Acquedotto Pugliese.

Stefano Mondon si sposa e parte per l’Egitto

Insegnante fresco di nomina, come capita a tutti i docenti all’inizio della carriera, ebbe una cattedra lontana dal suo paese d’origine, anche se sempre nella provincia di Torino. E da Fenestrelle, paese ai piedi del Sestriere, andò a Mathi, a pochi chilometri da Torino. Era il 1908. Qui conobbe una ragazza, mia nonna Margherita Anna Favero che aveva 17 anni; era nata infatti a Mathi il 26 luglio 1890. Aveva molti fratelli e due sorelle, Domenica e Augusta. I fratelli erano Giaculin, emigrato in Sud-America da giovane, Natale, i gemelli Tino e Tano (i veri nomi erano Costantino e Gaetano) e il più giovane, Eligio.

La famiglia Favero di Mathi in una foto del 1907. La prima a sinistra è mia nonna Margherita; al suo fianco la sorella Domenica. Seduti i bisnonni. Tra di loro i gemelli Gaetano e Costantino.

I due fidanzati si sposarono il 19 giugno 1909 e misero su casa a Mathi, dove nacque il 4 marzo 1910 mia mamma Camilla. Ma a mio nonno non soddisfaceva il ruolo di insegnante di provincia. Era molto intelligente, curioso, amante della vita avventurosa e coraggioso: fece domanda di trasferimento all’estero. All’epoca esistevano molte scuole del Regno all’estero, perché gli emigranti italiani potessero avere una educazione nazionale.

Mio nonno Stefano Mondon e mia nonna Margherita Favero nei primi anni della loro vita in Egitto.

Gli fu assegnata una cattedra ad Alessandria d’Egitto nel 1912. Ora si può immaginare che cosa volesse dire per un insegnante di 24 anni con una moglie di 22 e una bambina di due anni affrontare un viaggio dalla provincia piemontese al Nord Africa. Eppure la giovane famigliola arrivò in Egitto in bastimento e cercò casa ad Alessandria e si sistemò.

Alessandria, dal 1912 al 1933

Mio nonno insegnò alle elementari e alle medie, dall’italiano alla matematica, dalla storia alla geografia; inoltre era professore di calligrafia. Il direttore della sua scuola per molti anni fu il professor Fera. I miei nonni fecero amicizia con i vicini di casa e predilessero i compaesani piemontesi;  tra i tanti ricordo la famiglia Borghese, il cui padre aveva un negozio di ferramenta, mentre il figlio Renato fu maestro di musica e direttore d’orchestra ad Alessandria fino agli anni Settanta e la famiglia Pozzo, che aveva la piccola Amalia. Ma anche i D’Alba, le sorelle Caricato (China e Gianna), Sara Bianchi, le sorelle Tina e Cesarina.

Sotto l’insegnamento di mio nonno, a scuola, per ventuno anni, passarono generazioni di giovani italiani.

Le Regie Scuole Italiane di Alessandria in una foto degli Anni Venti. Qui il settore delle Scuole Medie dove insegnava Stefano Mondon. Stefano Mondon con la moglie Margherita Favero in una foto dei primi anni di matrimonio

 

Il professor Fera, direttore delle Regie Scuole italiane d’Egitto negli anni Venti.

Nel 1914 nacque la seconda figlia, mia zia Gemma, che gli egiziani chiamarono Ghema, nome poi rimastole. Il nonno ebbe una grande passione per la fotografia e fotografò l’Egitto di allora, soprattutto la famiglia, Alessandria, la colonna di Pompeo, i giardini di Nouzha, le Piramidi.

Una classe per la fotografia di rito.

 

 

L’insegnante Stefano Mondon alla cattedra nella scuola di Alessandria.

Stefano Mondon poco più che trentenne.

Cambiarono più volte casa ad Alessandria, ma la casa dove abitarono di più fu in via Attarine 100 (il legame con la patria fu però molto forte perché sia Stefano Mondon, sia Margherita sua moglie, avevano una numerosa famiglia nei paesi d’origine). Nel 1920 con una figlia di dieci anni e un’altra di sei fanno il loro primo viaggio in estate in Italia; si trasforma in un giro per parenti, che vogliono conoscere le due bambine. Si fermano in Val Chisone, a Finestrelle, a Saluzzo e a Luserna e poi a Mathi. Nell’estate del 1928 mio nonno ritorna con la famiglia a fare le vacanze in Italia, ospiti sempre dei parenti in Piemonte. Era il preludio per il ritorno.

La famiglia Mondon, con Stefano, Margherita, Gemma e Camy fotografati a Villar Perosa, nel corso di un viaggio in Italia nel 1920. Gemma Mondon nel 1917.

 

Gita nel deserto in auto negli Anni Venti. Stefano Mondon con le figlie Gemma e Camy nel 1926 ai giardini di Nouza, ad Alessandria.

 

Stefano, suo fratello Emilio, il canonico Camillo (con in braccio Gemma) e il cognato Menico.

Stefano Mondon lasciò l’Egitto nel 1933; aveva ormai due figlie grandi e voleva rientrare in Europa. Chiese il trasferimento sempre all’estero e ottenne una cattedra a Parigi. Si fermò a Parigi con la famiglia per 5 anni, poi andò a Mentone, dove nel 1940 fu sorpreso dallo scoppio della guerra. Rientrò in Italia poche ore prima della dichiarazione di guerra e insegnò a Milano, prendendo casa in via Marcona.

Mio nonno Stefano Mondon a quarant’anni.  A destra: una delle ultime foto dei tre fratelli Mondon dopo la guerra, da sinistra Stefano, Camillo ed Emilio.

Nel 1943 con i bombardamenti su Milano la famiglia Mondon si trasferì sfollata in Valsesia, nella frazione di Crevola di Varallo, dove restò fino all’estate del 1945. Nel 1947, ripreso l’insegnamento a Milano, mio nonno morì improvvisamente, in settembre. Aveva solo 59 anni.

Una delle ultime immagini di Stefano Mondon, approdato a Milano nel 1946.

Camy e Gemma Mondon

Mia mamma e mia zia vissero ad Alessandria l’infanzia e l’adolescenza, frequentando tutte le scuole italiane, ginnasio compreso. Come tutte le signorine di buona famiglia dell’epoca, le sorelle Mondon si diedero alle arti. Non alla musica, ma alla pirografia su legno (mia mamma) e al disegno (mia zia), partecipando alla rassegna della produzione italiana di Alessandria.

Mia mamma Camilla (Camy) Mondon a 15 anni in un abito da cerimonia, ad Alessandria il 24 maggio del 1925. Mia zia Gemma (Ghema) in un analogo abito, lo stesso giorno.

 

La famiglia Mondon in Egitto, alle Piramidi di Ghiza, all’inizio degli Anni Trenta, poco prima lasciare il Paese definitivamente. Da sinistra: mia nonna Margherita Favero, nonno Stefano, mia mamma Camy, mia zia Ghema.

Nel 1933, quando la famiglia Mondon lasciò l’Egitto per Parigi,  mia mamma Camy (Camilla) aveva 23 anni e mia zia Gemma solo 19.

Ma mentre per mia zia la parentesi egiziana si chiuse per sempre, per mia mamma si riaprì sedici anni dopo, quando tornò sposa di mio padre, Manlio Carlesi.

Mia mamma infatti dopo essere stata a Parigi si trasferì a Milano dalla sorella che aveva intrapreso gli studi artistici, prima all’Accademia Albertina di Torino, poi a Brera a Milano. A Milano mia mamma lavorò come impiegata alle Ceramiche Pozzi a partire dal 1940, ma con il trasferimento dell’azienda fuori Milano, perse il lavoro.

Mia mamma alpinista

In quegli anni Camy coltivò una grande passione per la montagna (che riuscì poi facilmente a trasmettermi) e si iscrisse alla sezione di Milano del Club Alpino Italiano, che aveva sede in via Silvio Pellico 6, compiendo gite anche in alta montagna quasi ogni fine settimana e organizzate il venerdì sera quando vi era in sezione il ritrovo dei soci.

 Camy Mondon a Solda e in Grignetta nel 1940.

Si fece al C.A.I una folta cerchia di amicizie ed entrò con molte altre coetanee nel gruppo coordinato dal cosiddetto zio Mistò.  Il suo arrivo al Club Alpino Italiano fu salutato con particolare curiosità perché proveniva dall’Egitto e negli anni precedenti non aveva mai avuto occasione di fare escursioni in montagna. Non avrebbe certo immaginato, nel 1940, che suo figlio, sessant’anni dopo, sarebbe diventato vicepresidente di quel circolo che lei frequentava con così grande passione!

Frequentò quasi tutti i rifugi della Sezione di Milano del C.A.I.  (dal Città di Milano al Corsi, che allora si chiamava Dux, dalla Payer alla Casati, dalla Branca alla Quinto Alpini) e compì molte escursioni con l’accademico Dauro Contini. Salì, tra l’altro, con guida alpina, la vetta del Gran Paradiso, 4061 metri, dal Rifugio Vittorio Emanuele per il ghiacciaio della Tribolazione.

La passione per la montagna permise a mia mamma non solo di sopportare, ma addirittura di subire di buon grado lo sfollamento in Valsesia in tempo di guerra (1943), anche se le escursioni erano impossibili per la guerra partigiana in atto e i continui rastrellamenti nella valle.

A sinistra: Camy sul ghiacciaio dei Forni, in Valfurva nel 1941.

A destra: un gruppo di familiari e amici a Casavei, presso Varallo, nel 1946. Nonna Margherita è a sinistra, Camy seduta in basso a destra, Gemma la terza della terza fila, sotto di lei, Riccardo Marta.

 

Alcune immagini di Camy Mondon scattate negli Anni Trenta a Bordighera e nei dintorni dell’entroterra ligure.

Mia zia Gemma invece divenne figurinista d’alta moda e nel  1941 conobbe sulla riviera adriatica quello che sarebbe diventato mio zio Riccardo Marta. Poi nel 1943 lo sfollamento in Valsesia, con due inverni gelidi, per chi era abituato al clima del Nord-Africa. Nel 1944 mia zia, pur in piena guerra, si sposa con mio zio: avranno poi due figli, i miei cugini Giorgio, nato nel 1947 e Roberto nato nel 1951.

Sopra: i miei zii Riccardo Marta e Gemma Mondon in gita al Col d’Olen , in alta Valsesia, nel gruppo del Monte Rosa. A destra:mio padre Manlio Carlesi nel 1948 sale in Valsesia, a Crevola di Varallo per chiedere a mia nonna Margherita (prima a sinistra) la mano di mia mamma. Al centro, zia Ghema con in braccio Giorgio.
Gemma Mondon a Rima, in Valsesia con il primogenito Giorgio nel 1955. A destra. I miei cugini, i fratelli Giorgio e Roberto. Gemma, lasciato l’Egitto nel 1933, è tornata negli Anni Ottanta facendo la crociera sul Nilo, trovandolo, ovviamente, molto cambiato.

Mia mamma al termine della guerra rientra a Milano con la famiglia, ma purtroppo poco dopo, nel 1947, viene a mancare il padre, mio nonno Stefano. Un anno dopo la svolta della sua vita: aveva ripreso a corrispondere con una amica d’infanzia, mia cugina Nelide Parrini, di Alessandria. Questa mandò un regalo a mia mamma tramite mio padre Manlio Carlesi, che nel 1948 fece un viaggio in Italia. Così i miei genitori si conobbero, o meglio si rividero, perché si erano sicuramente conosciuti vent’anni prima. Si fidanzarono in breve. Mio padre nell’estate del 1948 a Brunate di Como, dalla terrazza del Grand hotel affacciato sul lago si dichiarò e qualche settimana dopo risalì la Valsesia e a Crevola di Varallo chiese a mia nonna Margherita la mano di mia mamma.

Il ritorno in Egitto nel 1949

Il matrimonio fra i miei genitori avviene per procura. Mio padre è in Egitto ma non può compiere un viaggio in Italia. Mia madre nel contempo non può recarsi in Egitto nubile. Il matrimonio avviene a Milano davanti all’ufficiale di stato civile. Mio zio Riccardo rappresenta mio padre e dice per conto suo il fatidico sì. E’ il 29 gennaio 1949. Poco tempo dopo mio padre giunge in Italia, raggiunge la sposa e celebra le nozze in chiesa. Dopo il viaggio di nozze a Portofino, San Fruttuoso, Venezia, Roma, Napoli, Capri, rientrano in Egitto. Mia mamma torna nella terra dei faraoni dopo sedici anni. Vanno a vivere a Sporting nella grande casa della famiglia Carlesi.

Capodanno 1950 a Sporting dai Carlesi. Camy e Manlio sono accovacciati a sinistra. In piedi Nelide Parrini, un’amica, Jole Carlesi, Ermes Carlesi e sua moglie Myriam Svoboda.

 

La casetta nel deserto del Mariout dove Camy Carlesi ritrovò le atmosfere che aveva tanto amato in alta montagna. Il Mariout si trovava all’interno della litoranea verso El Alamein e si raggiungeva con il treno o con una linea di autobus.

 

Camy Mondon e Manlio Carlesi, sposi nel 1949 Stresa. Appena arrivati in Egitto, in gita alle Piramidi.

Camy Mondon torna alessandrina

Dal 1949 al 1951 Camy Mondon vive a Sporting, non serenamente, con la famiglia Carlesi. La convivenza con le cognate non è facile. L’unico suo sfogo è la casetta nel deserto, al Mariout, di legno, come uno chalet, acquistata da mio padre Manlio nel 1937 da uno svizzero. In quel posto isolato, trova la stessa serenità che assaporava pochi anni prima quando compiva le escursioni in montagna e si fermava nei rifugi del Club Alpino Italiano..

Poi nel 1952 il lieto evento, nasce un figlio, Piero, chi scrive. Nasco all’ospedale italiano di Alessandria e per l’occasione arriva da Milano in aereo mia nonna Margherita. Anche per lei è un ritorno, anche se molto temporaneo. Torna in Egitto dopo 19 anni. Ma ci resta poche settimane, il tempo che la figlia si organizzi con il pupo, con biberon e pannolini.

Camy Mondon Carlesi, raggiante mamma di Piero di pochi mesi. 1936 al Maryut della famiglia Carlesi con le sorelle Colonna. Sulla sedia a sdraio di destra Nelide Parrini, artefice involontaria del matrimonio di Camy con Manlio Carlesi (in piedi a destra).

La vita di Camy di nuovo alessandrina prosegue lieta, da signora di buona famiglia in Ibn-el-Rochd al n. 9, con i balconi su piazza Mohammed Ali, al sesto piano. Ritrova tanti conoscenti lasciati vent’anni prima, compagne di scuole (Tina e Cesarina, per esempio, Maddalena Borghese) e tanti parenti acquisiti. La crisi di Suez, la caduta di Faruk indicano però che qualcosa sta cambiando in Egitto. La storia di Camy è ormai parte integrante della famiglia Carlesi.

Giorgio e Roberto Marta (figli di Gemma Mondon) nel 1952 a Milano con Delfina Mondon. Saluzzo (CN) 1956, Camy, Delfina Mondon e Manlio Carlesi con Piero di quattro anni.

La scomparsa del cognome Mondon

Margherita Favero Mondon, vedova nel 1947 di Stefano, continua a vivere a Milano fino al 1982. Poi viene accolta dalla figlia Gemma a Varallo per gli ultimi anni della sua vita. Si spegne infatti nel 1986, a 96 anni. Camy Mondon, invece, dopo aver provato la gioia di diventare nonna due volte, di Alberto e Paolo Carlesi, si spegne a Melzo nel 1997, a 87 anni. Gemma Mondon vive tuttora a Varallo.

Margherita Favero Mondon nel 1957 a Firenze con i cognati Domenico Valle e Delfina Mondon.

 

Gemma Mondon, Margherita Favero Mondon e Camy Mondon a Varallo nel 1976.
Ultime immagini di Margherita Favero Mondon ultraottantenne.

per contatti: piero.carlesi@tiscali.it

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