Famiglia Osmo

(Raccontata da Antonio Osmo)

    La famiglia, originaria di Rovigo, si stabilì in Alessandria provenendo da Corfù, (si dice fossero i soliti mercanti veneti in giro per il Mediterraneo) nel corso del secondo cinquantennio dell'ottocento.

    Il Capostipite fu Giuseppe, rabbino, che si unì in matrimonio con Sarah Sullam dalla quale ebbe quattro figli: Mary, Raffaello (Ello), Enrichetta (Ricca) (gemelli), Marco .

1930 Giuseppe Osmo Villa Nahama Carlton 1937 Sarah Sullam, Rodi 1937 Giuseppe, Enrichetta e Sarah Sullam, Rodi

    Raffaello nacque l’11 dicembre 1903, gemello di Enrichetta, e si sposò con Berthe Taxis dalla quale nel 1936 ebbe due gemelli Annamaria e Piero. Fu internato per brevissimo tempo a Fayed (nello stesso campo dell’amico Guido Tagliacozzo) ed ebbe una vita abbastanza tranquilla svolta la maggior parte nel settore bancario. Si trasferì in Francia, prima fuori Parigi, a Rueil Malmaison, poi a Mentone ove risedette per qualche anno, per ritornare in fine nei dintorni di Parigi, a Dourdan, vicino al figlio Piero, sino alla sua morte avvenuta nel 1995 prima della sorella Enrichetta.

1953 Raffaello Osmo
1942 Piero e Annamaria Osmo

    Enrichetta e Mary rimasero ambedue nubili e vissero sempre insieme, Mary occupandosi dell'insegnamento del pianoforte e del canto; in Alessandria abitavano a Bulkeley in rue Valensin, per poi trasferirsi in via Bendeky n° 5, all’altezza della stazione di Bulkeley, la prima traversa a destra della rue d’Abou Kir in direzione Bacos. Nel 1958 si trasferirono in Italia a Milano, Mary proseguendo l'insegnamento del pianoforte e del canto sino alla sua morte improvvisa nel 1962. Enrichetta sbarcò il lunario continuando a fare l’infermiera (iniezioni a domicilio) proseguendo la sua vita nella casa di Riposo Israelita di Milano, di fronte al Leone XIII, assistita amorevolmente da Antonio; trascorreva tutti i fine settimana e le feste comandate a casa del nipote prima in piazza Firenze, poi a Pieve Emanuele e decedeva serenamente in età molto avanzata.

    Mary, ottimo soprano, ebbe persino un’audizione EIAR e cantò alla radio. Le leggi razziali l’obbligarono a desistere.  Enrichetta studiò per diventare infermiera ed entrò con tale incarico all’Ospedale Italiano di Alessandria. Sono entrambe sepolte nel Cimitero Ebraico dietro il Cimitero Maggiore.

1947 Mary Osmo 1947 Enrichetta Osmo

    

Marco Osmo

(Appunti di Claudio Brunone e Antonio Osmo)

    Marco Osmo nacque in Alessandria il 3 giugno 1906 e dopo gli studi superiori si iscrisse alla facoltà di ingegneria di Roma ove si laureò il 21 aprile 1933.

    Ultimati gli studi, rientrato in Egitto iniziò immediatamente a lavorare per l’impresa De Farro, a Wadi Halfa, in Nubia e poi, insieme all'architetto Rodolfo Rustichelli, direttore dei lavori e delegato del progettista Clemente Busiri Vici, fece parte di un  gruppo di lavoro che per conto della stessa impresa realizzava ad Alessandria, a Chatby, la costruzione delle nuove scuole italiane del Littorio che  Vittorio Emanuele III, Re d'Italia, inaugurò  nello stesso anno.

1933-34 Marco Osmo, Nubia

    In quell’anno Marco conobbe Guglielmo Vinca proveniente da Milano ove aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, che fu inserito nel gruppo, e con il quale dopo diversi anni si sarebbe associato fondando la “Vinca & Osmo costruzioni edili”

    La costruzione delle Scuole Littorie, nelle sue linee architettoniche classico-moderne, era elegante e funzionale. I diversi corpi dell'edificio, collegati fra loro da lunghi porticati, dominavano il mare di Chatby che si scorgeva in lontananza. Dipinta completamente in bianco, la scuola spiccava sul fondo giallastro della sabbia; al centro un grande frontone, rivestito da un mosaico bianco rosso e verde, che aggiungeva una nota di colore alle candide pareti.

    Dopo aver completato i lavori aggiuntivi delle Scuole Littorie, Marco fu chiamato per il servizio militare che prestò a Pavia come ufficiale del Genio Pontieri, prima di complemento e poi di carriera. Tornò in Alessandria nel 1937, per sposare Fedora Lombardi Boccia  abbracciando la religione protestante, e si trasferì con la sposa nella stessa Pavia ma la carriera militare fu troncata dalle leggi razziali del 5 settembre 1938.

1937-38 Marco marcia alla testa del suo plotone a Pavia
27 novembre 1937 Alessandria

    Ritornò ad Alessandria ove e riprese l’attività presso la De Farro,  ma siccome aveva nel frattempo concepito  di svolgere un attività in proprio dando origine ad un'impresa di costruzioni, decise di abbandonare  definitivamente  la De Farro nel marzo del 1939.

    Nell'aprile dello stesso anno nacque ufficialmente la società costituita dall’ingegnere Marco Osmo e Guglielmo Vinca denominata “Vinca & Osmo” con la pubblicazione sul «Journal des Tribunaux Mixtes» dell'atto di costituzione redatto dall'avvocato Piero Zanobetti: sub 2269, registrato il 28 novembre 1939, n. 58, foglio 131.

     La villa di Ugo e Lallo Grassi, quella di Liliane De Menashe e la villa Pinto furono ad Agami Bless alcuni tra i primi lavori dell’impresa di costruzioni..

    II 10 luglio 1940 la Vinca & Osmo, nata da poco più di un anno, fu travolta dallo scoppio della seconda guerra mondiale ed i due soci, in tempi diversi, nella loro posizione di cittadini italiani furono internati.

    Nel maggio 1940 la villa Menashe che stavano edificando era praticamente terminata. In stile rustico, adatta all'ambiente, era riuscita benissimo. I proprietari pensavano di poterla abitare dal mese di giugno in poi. Ma non fu così. Due giorni dopo la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, le sirene cominciarono ad urlare lugubremente, spargendo il loro triste suono su tutta la città. Era una bellissima notte di plenilunio, chiara quasi come il giorno; gli aerei italiani volavano altissimi, il ronzio dei loro motori era appena percepibile. Di tanto in tanto dei bagliori sinistri illuminavano la città seguiti da sorde esplosioni che laceravano l'aria. I proiettili traccianti si seguivano nel cielo come una collana di fuoco. Dopo mezz'ora suonò il cessato allarme. Unica vittima dell'incursione aerea fu la villa De Menashe, colpita in pieno da una bomba. La sventurata villa, non aveva vissuto neanche un giorno di vita propria!

    La Vinca & Osmo, troncata quasi sul nascere, dovette attendere sei lunghi anni prima di riprendere la sua attività dopo il periodo bellico e post-bellico.

1942 Marco e Dora Osmo, El-Fayed

    Marco, che trascorse tutto il periodo dell’internamento a Fayed fu uno degli ultimi italiani ad essere liberato sul finire del 1944. Tornato finalmente a casa in rue Valensin 15, dopo un breve periodo di adattamento, cominciò a ridare vita alla Vinca & Osmo, e nel 1946 fu allietato dalla nascita del figlio Antonio (Tony per parenti e amici) , dopo aver perso il primogenito Gianmarco.

     Il Vinca che in quel tempo aveva trovato occupazione presso un’altra impresa, rientrò nella società lo stesso anno e si ingaggiarono con entusiasmo nel lavoro. L’azienda cresceva e si sviluppava bene;  l’attività accresceva continuamente.

    Finalmente riprendevano il cammino interrotto nel lontano 1940, la guerra era definitivamente alle loro spalle.

    I due soci erano ancora abbastanza giovani, con una grande voglia di vivere e di concretizzare e a poco a poco cominciavano nuovamente a ripristinare la loro vita.

    La Vinca & Osmo  ripigliava la sua attività, interrotta nel 1940 ed iniziarono anni di intensa operosità con il volume d’affari dell’azienda che cresceva in via esponenziale. 

1959 Marco e Dora Osmo con gli amici del cuore Guido Mema Tagliacozzo
Anni 1950 Marco e Dora Osmo

    L’impresa tra le varie attività realizzò le seguenti costruzioni:

    Agami Bianchi e Il Touring Club di Agami. Dopo il successo ottenuto con la prima lottizzazione, chiamata «Paradise Beach», l’impresa fu incaricata di studiare e costruire altre ville da realizzare nella macchia di alberi di casuarina. Vi fu un primo lotto di sei costruzioni, seguito da un secondo di altre dieci ville, poi altre ancora separate dai primi lotti ed il padiglione dei servizi con relativa sistemazione urbanistica. Infine la villa Mizrahi e la nuova villa Morpurgo, e quella di Guglielmo Vinca, «Chez Schizzo»;

·la costruzione della villa Pinto ad Agami Bless, seguita dalla nuova villa di Liliane de Menasce e quella di Ugo DeMartino, sempre nella stessa zona; 

·l’ampliamento delle distillerie Cassimatis, produttori, oltre che di un buon vino bianco, di un ottima alternativa al più rinomato Ouzo;

·parecchi interventi manutentivi ed ampliamenti al Consolato Italiano;

·l’ammodernamento della sede dell’Adriatica ad Alessandria, la mitica compagnia che annoverava nella sua flotta l’Enotria, l’Esperia, l’Ausonia, le navi che hanno contribuito a rimpatriare molti di noi esuli; 

·l’ampliamento delle cucine del ristorante Santa Lucia, uno dei più rinomati, allora, come oggi, da quanto ho potuto carpire ad amici ritornati ad Alessandria;

·il rifacimento del palco del teatro annesso a Don Bosco e la ripavimentazione delle piste di pattinaggio a rotelle;

·lavori al calzaturificio Bata;

·lavori alla casa di riposo Vittorio Emanuele II, che, pare, continui ancora oggi ad ospitare anche chi ha avuto per sorte … una famiglia non famiglia;

·cantiere della Nile Texile di Choubra El Kheima.

    Nel 1952 ebbe luogo la rivoluzione con Naguib e la presa del potere nel 1953 da parte di Gamal Abdel Nasser il cui governo dal principio pareva di aver adottato verso l'esterno una linea soffice, ragionevole e pacifista. 

    Passarono serenamente tre anni. In seguito, inaspettatamente nell'estate del 1956,  in conseguenza al rifiuto della Banca Mondiale di finanziare la costruzione della nuova diga di Assuan, che oggi ha il nome di «Saad-El-Ali», Nasser mise in atto la nazionalizzazione del Canale di Suez e bloccò alle imprese straniere il commercio del cotone perché doveva essere privilegio esclusivo delle aziende egiziane.Tutta la zona di Agami fu militarizzata e nessuno fu più autorizzato a ritornarvi.

    Quell'avvenimento fu l'inizio di molti guai per tutto il Medio Oriente e per la quasi totalità degli europei residenti in Egitto; possiamo definire quei giorni come l'inizio della fine della loro permanenza in quel meraviglioso paese chiamato Egitto. 

    In effetti per gli stranieri residenti in Egitto durante il regime di Nasser fu un continuo succedersi di giri di vite. 

    Nel 1960 il rais decise di nazionalizzare tutte le industrie, dopo la già avvenuta nazionalizzazione della compagnia universale del canale di Suez e del cotone. Con un'azione militare, compiuta durante la notte, furono occupate diverse industrie private e i rispettivi proprietari vennero completamente allontanati. I lavori che la Vinca & Osmo aveva allora in corso, furono sospesi simultaneamente sia al Cairo che ad Alessandria. In una notte avevano perduto buona parte delle industrie loro clienti e le previsioni per il futuro erano tutt'altro che rassicuranti.

    Il continuo susseguirsi di avvenimenti bellici aveva peggiorato la posizione delle diverse colonie, minandone la solidità. Fra coloro che furono completamente esautorati: la «Salonica cigarettes» della famiglia Grassi; la «Teinturerie franco-egyptienne» di Luisin Polvara; la «Nile textile», la «Fine Spinners», la «Seta», la «Belco Knitting», tutte di Joseph Waturi; e tanti, tanti altri ai quali la nazionalizzazione aveva tolto ogni diritto sulle loro proprietà. 

    Le industrie e parecchie attività economiche, per la quasi totalità in mano agli stranieri o a ricchi esponenti dell'aristocrazia egiziana, venivano nazionalizzate dall'oggi al domani; i vecchi proprietari  estromessi da quanto era stato da loro creato con una lunga opera di civiltà e progresso

    L'atmosfera di pessimismo dilagava ovunque; le possibilità di lavoro per gli stranieri diminuivano di giorno in giorno.

    Fu così che anche la Vinca & Osmo la cui attività era vincolata alle industrie, fu coinvolta in questo sfacelo perdendo tutti i suoi clienti. Le continue persecuzioni ed espulsioni di ebrei contribuirono ad eliminare completamente le possibilità di ogni impresa condotta da europei. Le varie colonie cominciarono a sfaldarsi; l'esodo degli stranieri provocava un vuoto che si faceva sempre più grande. 

    Il desiderio di lasciare l'Egitto era diventato un'angoscia che tormentava Marco. Cercava di resistere, ma fu del tutto inutile. Le attività scivolavano nel nulla, come sabbia fra le dita. Era finita. Non restava che partire. Tutto crollava intorno ed ogni giorno di ritardo sarebbe stato un danno irreparabile a causa dell’età non più giovane dei soci. 

    La "Vinca-Osmo" decise pertanto di tentare un'attività in Venezuela e l'avventura terminò in una bolla di sapone. Dopo aver soggiornato tre mesi a Maracaibo, Marco fu costretto a ritornare ad Alessandria. Il regime di Perez Jimenez, a noi favorevole, era caduto e gli italiani non erano più ben accetti come in passato. Tutto era finito nel nulla. E quindi ritornò in Egitto.

    Non  restò  che rassegnarsi a malincuore alla cattiva sorte che li aveva colpiti. Dopo anni di intensa attività erano praticamente senza lavoro. Dovevano assolutamente trovare una via d'uscita. L'unica risoluzione era di terminare alla meglio i lavori ancora in corso e prepararsi a lasciare l'Egitto.

    Fu il sabato 28 agosto 1962 che Marco e Guglielmo, con una stretta di mano, chiusero di comune accordo una collaborazione cominciata nel lontano 1939 e nel settembre la Vinca & Osmo cessava definitivamente la sua attività.

    Era veramente tutto finito,  ognuno prendeva la propria strada verso un futuro incognito ma erano certi che nel corso degli anni successivi avrebbero ricordato con nostalgia i vecchi collaboratori egiziani fra i quali: Mohamed El Abban, Sayed Farrag, Ahmed Ragheb, Raiss Abdel Rahim, Raiss Mohamed, Raiss Ibrahim, il fedele autista, Ahmed, e molti altri ancora umili operai che prestarono la loro opera nei loro cantieri.

    Nel settembre 1962  Marco con la moglie Dora ed il figlio Antonio lasciarono definitivamente l’Egitto e partirono per l'Italia con destinazione Milano ove arrivarono lo stesso settembre 1962.

    Tramite le sue conoscenze e la vasta esperienza nelle costruzioni, Marco trovò un occupazione presso l'impresa Guffanti con la quale contribuì alla realizzazione del tratto di metropolitana milanese tra piazza Cadorna e piazza Castello. Nel luglio 1969 decedette repentinamente e prematuramente sul lavoro.

    Un grazie infinito viene rivolto alla Guffanti, in particolare agli ingegneri Mario Felice Guffanti, che aiutarono, economicamente la famiglia Osmo, molto e molto oltre il dovuto. Un applauso a questi imprenditori lombardi, dal cuore veramente d’oro (originari di Malnate).

Torna all'indice

Home page