Nel libro “Un viaggio, un’avventura” per evitare la guerra due sorella la vivranno tutta.

Racconta Clara Palomba

Egitto anni 1939 - 46.

    Già si sentiva nell'aria, dai commenti e paure della gente che si preparava qualcosa di funesto. Ero bambina di undici anni, ma abbastanza sensibile da capire the la nostra vita sarebbe cambiata presto.

    Mio padre lavorava nella segreteria di un circolo ricreativo dopo lavoro ebreo. Per parecchio tempo ho visto mio padre pensieroso e molto preoccupato per i discorsi che sentiva fare nel suo ambiente di lavoro e dalle notizie dei giornali italiani the comprava regolarmente e con sempre maggior intesse. Finché non si parlò di possibilità di licenziamento dal lavoro e della probabilità di una guerra in arrivo. Mio padre sempre più preoccupato e mia madre con gli occhi rossi sempre più frequentemente.

    L'Egitto era allora sotto il protettorato inglese e nel caso che Italia fosse entrata in guerra gli uomini italiani sarebbero state presi e rinchiusi in campi di concentramento. L'Egitto cominciò ad inviare comunicati agli abitanti affinché si preparassero al clima di guerra con il suono delle sirene, (spesso sentivamo quel suono lugubre per prova). Consigliavano di foderare le persiane di carta blu per non far filtrare la luce elettrica.

    Il dopo lavoro ebreo dovette chiudere per mancanza di adepti e mio padre, ahimè, licenziato. La mamma con il diploma di maestra ottenne qualche supplenza nelle scuole Italiane, l'Italia più forte dopo la conquista dell'Etiopia si alleò con la Germania di Hitler formando I'asse Roma - Berlino con il desiderio di espandersi nel Mediterranee. Qui si misurarono le forze del Fascismo e dell'Antifascismo Europeo: prodromo alla seconda guerra mondiale. Si viveva ormai in questo clima poco rassicurante.

    Poco tempo prima della dichiarazione di guerra il consolato italiano consigliò alle famiglie italiane di mandare i loro figli In Italia, nelle colonie, per evitare loro I'esperienza della guerra che sarebbe scoppiata da un momento all'altro e che l'Egitto ne sarebbe stato teatro. Ci furono preparativi veloci per la nostra partenza, mia e di mia sorella maggiore Elena. Il fratellino di quattro anni sarebbe rimasto con la mamma.

    La partenza fu straziante perche eravamo consci che non sarebbe stata breve come una vacanza, ma lunga quanto la durata di una guerra. Quando la nave partì, si staccò lentamente dalla banchina, ed altrettanto lunga fu I'angoscia . "Saluta!" la mamma che teneva il fratellino per la mano, con le lacrime agli occhi ed il singhiozzo in gola e la fissai finché non vidi un puntino sparire, domandandomi: “Quando rivedrò i miei genitori?”.

    La dichiarazione dl guerra non tardò ad arrivare; la ricordo come fosse ieri. Eravamo appena arrivate nella colonia di Rimini quando, il dieci di giugno, nel parco, dall'altoparlante ci arrivo la voce di Mussolini con la sua dichiarazione di guerra! Non ero entusiasta e coinvolta come sembrava esserlo il popolo Italiano che applaudiva! Il babbo fu internato nei campi di concentramento nel deserto per cinque anni. La mamma sola con il fratellino a lottare per la sopravvivenza. Molto rare arrivarono le notizie attraverso la Croce Rossa o il Vaticano.

    Partii che ero bambina e ritornai in Egitto nel 1946 che ero già donna. In Italia non trovammo la tranquillità e la sicurezza che ci promisero. I primi tre anni furono abbastanza tranquilli e potemmo studiare regolarmente, ma dopo I'armistizio dell'otto settembre si capovolse la situazione.     In Africa ci fu la ritirata dopo essere arrivati quasi in Egitto, e in Italia cominciò l'occupazione da una parte dagli Americani e dall'altra dai Tedeschi ed incominciarono anche i bombardamenti. Un obiettivo fu proprio il nostro collegio che fu scambiato per una base tedesca. Qualche ragazza trovò la morte ma noi ci salvammo nella maggioranza perché era I'ora di pranzo ed il refettorio si trovava nel sottosuolo. Era il diciannove dicembre del 1943, una bellissima domenica di sole , quasi tiepida. Mentre i liberatori avanzavano, i tedeschi si ritiravano lasciando tristi ricordi. Molta gente scappava e si nascondeva per non essere deportata in Germania. Infine la bomba atomica lanciata dagli Americani mise fine al conflitto mondiale. Fu nel 1945.

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