Italiani d’Egitto per caso.

L'origine della famiglia Paolini in Egitto

narrata da Bruno D'Alba

    Questa è una storia che avrebbe meritato miglior cronista che non il sottoscritto.

    Tutto inizia in una ridente cittadina Abruzzese, Ortona a Mare in provincia di Chieti, posta sulla costa quando correvano gli anni dell’unità d’Italia…

    La scintilla, guarda caso, uno sguardo galeotto subito ricambiato, una storia come tante, direte. Nient’affatto, perché le antiche rivalità tra le due famiglie sono un ostacolo, insormontabile per i due giovani, Si tratta dei bisnonni del mio caro amico Marcello Paolini, lui Carmine Paolini, lei Maria Domenica Pacaccia. Sembra anche che le condizioni del giovane, più rurali, non fossero il massimo delle aspirazioni della famiglia, più imborghesita, della giovinetta. Il diniego è totale da entrambi i clan. I due giovani capiscono che la loro storia non avrà mai un futuro a causa dell'assoluta intransigenza delle famiglie, ma non si rassegnano. Cosa fare allora? Nella loro strategia entra un prete che suggerisce la soluzione. Detto fatto. Non rammenta, il vostro cronista, se ci fosse qualche collegamento familiare con il sant’uomo del prete, ma il particolare è ininfluente ai fini dell’opera di bene. La mediazione si risolve con una notte passata in sagrestia e dopo una segreta ed abile trattativa, il condono è promesso ma ad una drastica condizione, sarà erogato contestualmente all’esilio dei due testardi. Previa benedizione sacramentale del (supposto) fatto compiuto "ça va sans dire". Come dire che anche a quell’epoca “nulla si muove che chiesa non voglia…” ma come leggerete, la benedizione sarà stata doppiamente efficace…

    Per gli esuli la vera storia deve ancora cominciare ed il batticuore da incubo è ancora dietro l’angolo. Già i patemi connessi con le condizioni capestro e l’assillo delle incognite da affrontare è roba da far tremare i polsi. Il luogo prescelto per l’esilio è la Siria. L’accomodamento, presumibilmente presso un convento o altra istituzione benefica, cui il sant’uomo del prete li indirizzeva. L’estremo contributo delle famiglie si esaurisce con il pagamento del passaggio di sola andata cui seguirà l’ultimo abbraccio, l’ultima lacrima e poi l’addio perenne alla famiglia, al suolo natio e poi, via con un fagotto in mano e la speranza e l’amore nel cuore. Suppongo anche con la fede.

    Nel bel mezzo del viaggio, il colpo di scena, la tragedia. L’imbarcazione è abbordata dai pirati che in quattro e quattro otto mettono a soqquadro l’imbarcazione e praticando la loro razzia, la danno alle fiamme sì da renderla ormai prossima al naufragio. Forse per eliminare ogni traccia del malfatto…. 

    Sennonché, nel bel mezzo dell’operazione, quando ormai la barca era in già fiamme, ecco sopraggiungere una cannoniera di Sua Maestà Britannica che appena in tempo esaudisce l’albionica invocazione fatidica di S.O.S. (ancorché non si sa in che lingua sia stata espressa) e salva le malcapitate anime, detta all’inglese, e le fragili carni che le avviluppano. Ora possiamo anche insinuare che anche qui sotto sotto ci debba essere stato lo zampino del principale del prete… in ogni modo… ad onore di cronaca a me non risulta null’altro di certo. Agli atti risulta solo l’intervento in nome di Sua Maestà Britannica.

    Gran sospiro di sollievo ma inutile avere altre pretese circa la prosecuzione del viaggio, d’altronde chi è che parla l’inglese? Una volta le emozioni sopite, ai due giovani malcapitati e poi beneficiati dall’arrivo provvidenziale non resta che ringraziare per il passaggio, gratuito, fino ad Alessandria d’Egitto dove sbarcano dopo qualche giorno senza il becco di un quattrino, di un indirizzo, ma rifocillati e vivi. Non resta loro che arrangiarsi e non so per quale strana coincidenza riescono a rivolgersi ad un convento (quando si dice il destino) che provvisoriamente li ospita in cambio dei loro servigi, lui nel giardino e nell’orto, dove riesce a farsi molto apprezzare per le qualità ataviche connesse con le sue origini (ricordate la zona di provenienza? Abruzzo?) e lei in ausilio alle suore dedite ad opere di bene. 

    Da questa storia nasce il coinvolgimento di quattro generazioni d’italiani residenti in Egitto e poi rimpatriati negli anni sessanta. Una famiglia che si è fatta onore portando alto il sentimento d’italianità conservato generosamente e amorevolmente allevato nella prole. Esempio di dedizione al lavoro ed alla famiglia. Poi si sono ancora sparsi nel mondo forti delle loro capacità, della loro imprenditorialità e questa volta per loro scelta di vita alla ricerca del lavoro più consono e redditizio, dove lavoro si può trovare, senza però del tutto sradicare il loro attaccamento all’Italia dove tutt’ora risiede l’ultimo capostipite con la consorte ed una loro figlia.

    Ah, dimenticavo, non risulta a questo vostro cronista che vi siano stati ulteriori contatti con le famiglie rimaste in Patria. Ma suppongo che anche voi avrete perso di vista questo piccolo dettaglio. 

    Una storia come altre, se poi andiamo a vedere nella sostanza. Che importa che i due giovani avessero scelto o no di emigrare in Egitto. Dal loro arrivo sarà stato poi come per tanti altri. I pronipoti, che conosco, nulla di diverso hanno da tanti amici. Soltanto che la loro fa parte di una storia di Italiani d’Egitto… per caso.

    Nel 1890 ad Alessandria nacque il loro unico figlio Giuseppe, nonno di Marcello. Sempre ad Alessandria, Giuseppe sposò Anna Abenaim (di una famiglia Italiana originaria di Pisa) e dal loro matrimonio videro la luce sempre in Alessandria quattro figli: Mariano nel 1914, padre di Marcello  che vive tuttora ad Ortona, Alessandro nel 1916 che risiede a Pescara, Ernesto nel 1918 e deceduto parecchi anni fa, ed Ilda nel 1922, morta nel 2002.

    Nel 1938 o 39 il nonno Giuseppe, la moglie Anna ed i figli Alessandro ed Ernesto rimpatriarono in Italia e scelsero Ortona a Mare come residenza, mentre Mariano, padre di Marcello, e la sorella Ilda, già sposati, decisero di rimanere in Egitto.

    Ora mi chiedo se, per caso, qualcuno di voi non abbia a sua volta qualche storia da raccontarci. Sono certo che dando fondo ai ricordi qualche storia o piccolo particolare lo troverete. E sarà un contributo molto gradito.

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