La famiglia Santoro

(narrata dal nipote Gaetano)

    Verso la fine degli anni 800 e, molto probabilmente intorno al 1870 nasce, a Napoli, Gaetano Santoro (senior). 

    Dopo gli studi superiori Gaetano lavora presso la gioielleria del padre, Giuseppe, dove impara con gran profitto l'arte orafa.

    Lascia l'Italia, insieme alla donna amata, alla volta delle Americhe ma alla fine si stabilisce in Egitto, al Cairo. Gaetano apre un'oreficeria e si specializza nel commercio delle perle orientali.  

Una delle foto più antiche di parte della nostra famiglia. Gita alle Piramidi del 26 ottobre 1913. Da sn. nonno Gaetano sul cammello, con mio padre Virgilio in braccio, zio Aristide, zio e zia di Napoli, nonna Orsola, ?, ? 

    Il successo viene anche per Orsola, sua bella ed amata moglie, che apre un piccolo atelier di sartoria per signora molto apprezzato dall'élite europea e dalla comunità italiana che in quell'epoca conta circa 40.000 persone.

    Per motivi non noti, la famiglia, che allora contava ben sei figli, si trasferisce ad Alessandria dove Gaetano apre un'altra gioielleria. Credo che il clima più favorevole e mite abbia molto influito sulla decisione.

    Il loro quarto figlio è Virgilio, mio padre, che nasce al Cairo il 5 novembre del 1905 e studia presso le Regie Scuole Italiane. Frequenta, poi, uno studio d’architetti e trova impiego come capo cantiere al Municipio d’Alessandria. 

    Lavora sodo e fa una discreta carriera. Vive una gioventù spensierata come accadeva agli europei in quell’epoca e frequenta la filodrammatica della "Gioventù Antoniana" a S. Caterina, Cattedrale d’Alessandria.

    Comincia ad interessarsi di antiquariato, sua passione e hobby.

    Incontra la futura moglie, mia madre, Concetta D'Aleo espatriata quando aveva otto anni da Palermo, nel 1916, con la famiglia composta dal padre Antonino, dalla mamma Concetta Urso e da sei fratelli. 

La foto della famiglia D'Aleo, poco prima della partenza per l'Egitto. La foto è stata eseguita a Palermo nel 1916. La prima bambina in basso a sinistra è mia mamma. Mio nonno materno, Antonino, era un ebanista, mentre mia nonna, Concetta Urso, vista la numerosa prole, era casalinga Il matrimonio dei miei genitori Concetta e Virglio - foto eseguita da Janpolsky alla Rue des Soeurs nel 1937

    Il matrimonio è celebrato il 18 dicembre 1937 nella cattedrale di Santa Caterina.

    La guerra e, prima ancora, le leggi razziali promulgate dal governo italiano di allora ci rendono immediatamente invisi e nemici di quasi tutte le comunità europee. Virgilio perde il posto al municipio e al padre, Gaetano, sequestrano tutto. La commissione di Ginevra trascrive l'entità dei beni sequestrati. Non vedremo mai un soldo. Virgilio si adatta allora a fare l'antiquario. I primi tempi sono durissimi, si documenta ed incomincia a studiare e ad imparare a riconoscere i marchi delle antiche porcellane e degli stampigli sugli antichi argenti inglesi, con molta fatica riesce ad imporsi come specialista in quel settore, le sue perizie e valutazioni cominciano ad essere molto richieste. Il 19 novembre 1939 nasce Gaetano junior. La gioia è di breve durata, una notte arrestano Virgilio e lo portano nel campo di concentramento per civili a Fayed. Il campo era il n°14, il più severo e duro campo di prigionia riservato agli italiani.

    Per mamma è una tragedia, lascia la casetta da sposa e va ad abitare dai nonni, nei dintorni di "Sidi Gaber" o “Cleopatra”.

    Da lì a poco arrestano anche nonno Gaetano. Anche lui di notte, pare quasi per vessare ancor di più le famiglie italiane. L'arresto di nonno, e lo shock subito, accelerano una latente forma di diabete a nonna Orsola e la malattia che la distruggerà in pochi anni senza poter rivedere il marito ed il figlio.

    Di quel tempo ricordo vagamente i lunghi viaggi in treno e le visite al campo di Fayed, ove molti italiani persero la vita. Mamma dovette faticare moltissimo per allevarmi e credo che, dopo aver dato fondo ai pochi beni rimasti, sia andata anche a servizio per sopravvivere onestamente e con onore.

    Finalmente, a guerra finita, Virgilio torna a casa. Non sta bene, è magrissimo e l'infezione contratta agli occhi a causa delle sabbie infette provenienti dal cimitero affiancato al campo 14 (costruito lì dagli inglesi senza alcun riguardo per i prigionieri)  fu, come il solito, registrata dalla commissione di Ginevra che avrebbe dovuto tutelare la salute e gli interessi dei prigionieri di guerra. Nulla più inutile di quel pezzo di carta. Al rientro in Italia, dopo molte insistenze, a nulla valse la visita collegiale militare svolta al S. Camillo per l'ottenimento di una pensione. Nessun beneficio a sollevare il morale di un uomo che pure aveva dato alla Patria un bene prezioso: la vista.

    Lasciato il campo di prigionia Virgilio inizia, tra mille difficoltà, perché italiano, il commercio d'antiquariato. Si associa ad un egiziano, il Hagg Abdu Ghanem, un gentiluomo che seppe valutare le capacità di mio padre e che finanziò, dandogli piena fiducia, i primi affari importanti.

    Ha inizio così quel periodo familiare e sociale che porterà tanto benessere a tutte le collettività, sia egiziane che europee. La famiglia Santoro conta in quel momento, oltre a Gaetano senior ed i genitori Virgilio e Concetta, quattro figli; Gaetano junior (il sottoscritto), Orsola (in onore della nonna), Aristide e Maria Teresa.

    Nel 1954, nonno Gaetano va a raggiungere la sua amata sposa e tuttora riposa accanto a lei in quell’amata ed ospitale terra egiziana.

    Gaetano (io), le sorelle ed il fratello, frequentano dapprima la scuola di  Maria Ausiliatrice delle Salesiane e poi, i maschi, l'Istituto Don Bosco.

    Il tempo passa… la società cambia ed anche la politica recita la sua parte. Il 1956 è un anno funesto per molti italiani e le ragioni sono tante. Mio padre decide di lasciare l'Egitto. La casa, con tutto il suo contenuto, è ceduta al Hagg Abdu e si parte. Grande sofferenza per questo distacco e disastrosa traversata del mediterraneo, a causa del mare in tempesta, sulla motonave Esperia. Finalmente arrivo a Bari dove i "profughi italiani" non erano attesi da nessuna autorità, peggio, non vi era alcuna notizia o direttiva da parte del Ministero Esteri a quella prefettura. Al porto, lasciando la nave, mio padre è offeso da un agente di pubblica sicurezza, non si lascia intimidire e finiamo tutti in prefettura. Lasciamo Bari alla volta di Napoli, a nostre spese.

    Napoli. Nessuno sa chi siamo, i documenti che ci ha rilasciato il consolato in Alessandria destano lo stupore dei funzionari di quella prefettura. Viviamo accampati nella stazione ferroviaria di quella città.

    Fra la curiosità delle persone di passaggio ed il disagio terribile di mia madre, mio padre si intestardisce a restare, naturalmente avverte alcuni giornalisti che accorrono a fotografare la famiglia che, armi, bagagli e bambini, abita alla stazione centrale.

    Virgilio protesta energicamente e denuncia l'indifferenza delle Istituzioni. Vari giornali pubblicano il fatto e riportano il documento consolare ignoto alle autorità competenti. L'allora Sindaco di Napoli ci trasferisce, a spese del Comune, in un albergo non lontano da Piazza Garibaldi. Non si riesce a trovare uno sbocco alla situazione e Virgilio decide di ritornare in Egitto, a nostre spese naturalmente!

    Il Hagg Abdu per il dispiacere d'aver perso il collaboratore ed amico non aveva mai aperto quella casa che ormai gli apparteneva con tutto il suo contenuto. Il nostro ritorno lo riempie di gioia e consegna a Virgilio le chiavi dell'abitazione che ritroviamo intatta ed esattamente come l'avevamo lasciata. Un vero miracolo! Shokran ya Hagg Abdou!

    I più piccoli riprendono la scuola interrotta, Virgilio riprende il suo lavoro, Gaetano abbandona la scuola di elettrotecnica e lavora presso la His Master's Voice come apprendista radiotecnico. Suo maestro è Giuseppe Vega un vero pioniere in quel campo.

    Il definitivo rientro in Italia avviene nel 1960.

Cliccare sul collegamento ipertestuale per il racconto della vita di Gaetano in Italia.

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