LA FAMIGLIA STUPAZZONI

racconta Claudio Brunone

Armando Stupazzoni

Il capostipite Armando, nacque a Bologna nel 1888 e nel 1900 si trasferì con  la famiglia e la sorella Giulia in Egitto.

Da giovane aveva fatto parte di un gruppo filodrammatico e nel decennio 1915/1925 aveva scritto sei commedie, che aveva fatto rappresentare, con successo di pubblico e di critica, al teatro Alhambra di Alessandria d’Egitto. I titoli delle opere erano:

Asso di cuori

Il dente del Giudizio

La lanterna di Diogene

L’anitra

Sposalo Ciro

Un mattino di sole

Qualche anno prima, e precisamente nel 1909 aveva fondato assieme ad altri amici un giornale umoristico, culturale “La Rondine” sul quale aveva fatto pubblicare diverse novelle e poesie.

Tra le sue conoscenze dell’epoca annoverava il ben noto poeta Giuseppe Ungaretti. L’estro poetico di Armando fu giudicato da competenti nel campo della poesia, come una buona penna artistica dai versi fluidi e piacevoli, capaci talvolta di evidenziare profondità di pensiero, purezza di sentimenti e nobiltà d’animo.

Nel campo dell’attività lavorativa, da giovane intraprese la carriera bancaria, contribuendo all’apertura della Sede della Banca Commerciale Italiana,  che poi lasciò per passare alla compagnia degli autobus Lombardo di cui dopo qualche anno divenne direttore.

Oltre alla letteratura, una delle passioni di Armando era la pittura che amava praticare nel tempo libero insieme al nipote prediletto Oscar, mio padre.

Nel 1914 sposò Ida Petracchi (deceduta il 24/08/1947) dalla quale ebbe tre figli: Guido, Gina, Marcello.

Ida Petracchi Stupazzoni nel 1946

Raggiunse la sua Ida nella primavera del 1949, colpito da febbre paratifoidea e ciò solo qualche mese prima dell’arrivo della penicillina in Egitto che lo avrebbe sicuramente salvato.

 

Guido Stupazzoni

Nacque ad Alessandria d’Egitto il 31 ottobre 1915, dopo aver ultimato gli studi commerciali ed universitari fu assunto da un’azienda per svolgere attività amministrative ove fu apprezzato per la sua capacità. Guido era uno sportivo ed era campione d’Egitto del salto in alto ed era anch’egli amante della pittura. Nel 1940 fu internato al campo 1 a  Fayed, insieme ai cugini Oscar ed Edmondo Brunone  sino al 1942, quando dopo la battaglia di El Alamein incominciarono ad affluire i prigionieri di guerra tedeschi ed i civili italiani furono trasferiti in altri campi.

1941 - a sinistra Guido Stupazzoni con il cugino Oscar Brunone e Dante Polzi

Guido fu trasferito in un campo di concentramento di Embabeh, poi ad Ismailia ove ebbe l’occasione di conoscere una giovane italiana del luogo, Eleonora Violetta (Nora per parenti ed amici). Fu liberato il 15 novembre 1944 e dopo qualche tempo la sposò.  In quel periodo alcuni finanzieri stavano organizzando l’apertura del primo stabilimento della Coca Cola in Egitto ed avevano scelto la zona di Ismailia. Conoscendo Guido, gli proposero la direzione con grande felicità di Nora che tornava dai suoi ad Ismailia e grande dispiacere dei genitori Stupazzoni che vedevano il figlio allontanarsi un’altra volta. Dopo un paio d’anni il matrimonio fu allietato, il 17 giugno 1949, dalla nascita dell’unica figlia Mirella.

Dopo la morte dei genitori, Guido decise di rimpatriare in Italia approfittando del fatto che la Coca Cola stava progettando l’apertura di uno stabilimento a Napoli, del quale fu ben lieta di affidargli la direzione avendo già sperimentato in Egitto le sue capacità imprenditoriali.

Nel 1950 Guido si trasferì quindi a Napoli, ma malgrado la sua ottima posizione manageriale, ebbe una quasi insofferenza per quella città che aveva abitudini di vita così diverse da quelle egiziane da non riuscire ad ambientarsi. Decise così di lasciare l'Italia per emigrare in Australia ed avvicinarsi così a Margot, sorella minore di Nora che vi si era trasferita da qualche anno con il marito Gino Fava, avendo, tra l’altro, buone  possibilità di sistemarsi sempre presso la Coca Cola, il cui presidente per tutta l’Australia era una sua conoscenza di lunga data. Il 20 Giugno 1956 si imbarcò con moglie e figlia e partì per l’Australia, costretto a lasciare il fratello Marcello, impiegato al Banco di Roma, poiché l’ambasciata australiana, senza alcuna motivazione, non aveva gli concesso il visto.

L’esperienza australiana fu purtroppo negativa, e nonostante Guido avesse gli appoggi ed il capitale necessari, non riuscì a concludere quanto desiderava, neppure con la Coca Cola, non essendo egli di origine anglosassone, cosa che, a quel epoca, era fondamentale per poter intraprendere un attività imprenditoriale o qualificata. L’unica possibilità di lavoro permessa era la dura manovalanza per un periodo di cinque anni, dopodiché ottenuta la cittadinanza australiana, qualsiasi nuova attività era concessa.

Trascorsi due anni, Guido tornò in Italia, a Milano, poiché era a conoscenza che la Pepsi Cola stava progettando l’avviamento di un nuovo stabilimento in Italia con sede colà. Data la sua esperienza con l'azienda concorrente la conoscenza di più lingue parlate e scritte tra cui l’arabo venne immediatamente assunto con la funzione di Consigliere Delegato e si stabilì con la famiglia in una villa situata in collina, sul lago di Varese.

Rimase qualche anno facendo quotidianamente la spola Varese - Milano, sino a quando la Sede della Pepsi, che tramite lui si stava sviluppando in Svizzera, Yugoslavia, Grecia, Libia ed altri paesi arabi, fu trasferita a Roma e Guido dovette traslocare nuovamente.

Nel dicembre  1966, gli fu conferita la Commenda del Lavoro e nel 1968 fu nominato Cavaliere della Nuova Europa.

Nel 1969 acquistò una Tenuta, con piccolo borgo annesso, in località Verna di Umbertide, in provincia di Perugia, dal sindaco di Umbertide, il noto ceramista Settimio Rometti, creando una azienda agricola fiorente ove, oltre agli animali da cortile e vitelli, venivano prodotti: olio, vino, miele e tabacco.

Guido continuò la sua attività presso la Pepsi Cola sino alla pensione e continuò poi il suo rapporto come consulente sino a quando la salute non incominciò a causarli dei problemi e fu costretto a lasciare l’incarico.

L’attività dell’azienda agricola andò bene per alcuni anni, poi, causa il peggioramento della salute di Guido, incomincio a decadere  sino al  suo improvviso decesso avvenuto il 5 settembre 1995.

Nel 2000 la figlia Mirella, insieme con i suoi figli Alice e Nicolò, decisero di far rinascere l’azienda agricola riprendendo la produzione di tabacco, grano e girasoli ed inoltre, attraverso delle sovvenzioni dalla Comunità Europea, ristrutturare una casa colonica, suddividendola in diversi appartamenti per adibirla all’ospitalità rurale.

 

Gina Stupazzoni

Nacque ad Alessandria d’Egitto il 25/02/1919, terminati gli studi si dedicò esclusivamente alla conduzione della famiglia ed all’educazione dei figli avuti dal matrimonio con Manoli Papandreu, cittadino greco già collaboratore di Armando alla compagnia degli autobus Lombardo di Alessandria. Dal matrimonio nacquero Nadia, Marina e Giorgino.

Nel 1965 come tanti europei fu costretta con marito e figli a lasciare l’Egitto lasciando tutti i loro averi e portando le poche cose che riuscirono a mettere tra i loro effetti personali. Si sistemarono  a Busto Arsizio, ove il marito, tramite Guido, ebbe la fortuna di trovare un buon impiego all’Alfa Romeo.

Morì improvvisamente a 51 anni nell’Agosto 1970.

1930 - Gina e Marcello Stupazzoni

 

Marcello Stupazzoni

Fu il terzogenito di Armando e nacque al Alessandria d’Egitto nel 1929. Frequentò gli studi commerciali al Collège St. Marc, e dopo il Bachot iniziò subito un attività impiegatizia amministrativa. Poco più che ventenne scelse di seguire il fratello Guido in Italia a Napoli entrando a lavorare come impiegato al Banco di Roma.

1949 - Marcello al Collège Saint Marc

Nei primi anni ’50 venne offerta la possibilità a Marcello di andare a lavorare in Venezuela, in una sede distaccata della sua banca ma dopo 6 mesi, non trovandosi bene decise di rientrare in Italia. 

Rimase a Napoli sino a quando Guido si trasferì a Roma con la Pepsi Cola, e per avvicinarsi al fratello chiese ed ottenne il trasferimento nella Capitale.

In casa degli zii Petracchi, a Roma, ebbe l’occasione di conoscere la loro dama di compagnia, Gianna Antonelli, nata nel 1927 a Nocera Umbra, alla quale si legò sentimentalmente e che sposò nel 1978, dopo la morte degli zii.

Marcello fu un ottimo giocatore a dama tanto da partecipare a tornei di livello regionale, vincendone diversi.

Trascorsi alcuni anni al Banco di Roma, passò poi con migliore incarico alla Banca Nazionale del Lavoro, ove rimase sino al raggiungimento della pensione. Nel 1990, si trasferì poi ad Umbertide con la moglie, per stare vicino al fratello Guido, ed essendo una persona attiva per alcuni mesi ebbe la possibilità di insegnare il gioco della dama ai bambini di una scuola elementare.

Si spense serenamente il 29 giugno 2002.

Marcello e Gianna non hanno avuto eredi.

 

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