Italiani d'Egitto

Come premessa alle documentazioni inserite nel sito si riporta il testo di un'intervista dell'ADN KRONOS, nel settembre 2003, a Giovanni Giudice Vice Presidente dell'AIDE, Associazione Italiani d'Egitto.

EGITTO: DA UNGARETTI ALLA MAGNANI, ITALIANI D'OLTREMARE = UNA COMUNITA' DI RIFERIMENTO DAL CAIRO AD ALESSANDRIA

       Roma, 10 set. (Adnkronos/Aki) - " Erano costruttori di convivenza pacifica ", così ricorda la Comunità italiana di espatriati ad Alessandria e al Cairo all'ADNKRONOS INTERNATIONAL Giovanni Giudice, italiano d'Egitto di terza generazione, ora a Roma fra l'altro in veste di vicepresidente dell'Associazione Italiani d'Egitto. 

    Nella terra dei Faraoni, prima della seconda guerra la nostra Comunità contava circa 70.000 unità, ma più del numero contava la qualità della loro presenza sociale. '' Erano banchieri, costruttori, piccoli imprenditori ed artigiani, e costituivano sicuramente una Comunità di riferimento anche perché per numero era la seconda, dopo quella greca ''.

       A distinguersi in modo particolare in terra egiziana sono stati soprattutto gli architetti, che hanno trasformato le polverose strade della capitale mediorientale in eleganti boulevard dall'impronta europea. ''Sono stati gli italiani ad aver importato lo stile 'liberty' in Egitto utilizzato soprattutto nelle grandi costruzioni del centro di Alessandria e del Cairo'', uno stile che, ricorda Giudice, si è poi evoluto e ha assunto caratteristiche proprie, quasi a diventare un " liberty alessandrino ". Fra i nomi più noti ci sono gli architetti Almagià, che hanno costruito il porto di Alessandria e hanno lavorato al canale di Suez, e Paolo Caccia Dominioni, progettista della sede dell'ambasciata italiana al Cairo, dell'ospedale italiano del Cairo 'Umberto I°, oltre che del noto mausoleo di El Alamein. 

GIA' NEL 1845 IL PRIMO GIORNALE DELLA NOSTRA COMUNITA'

      (Adnkronos/Aki) - Se poi si guarda a quel gruppo di 'italiani d'Egitto' che hanno invece fatto fortuna una volta rimpatriati, allora i loro nomi riportano alla memoria ricordi ancora piu' vivi.

    Fra di loro ci sono infatti il noto poeta Giuseppe Ungaretti, l'attrice Anna Magnani e il futurista Marinetti. Ma di nascita egiziana è anche Pietro Cordone, ambasciatore italiano in Iraq, da poco nominato consulente per il ministero della Cultura dal nuovo Governo transitorio di Baghdad (fino al settembre 2003). ''Suo padre era certamente il più grande musicista italiano in Egitto, colui che aveva fatto nascere il liceo musicale Giuseppe Verdi in Alessandria'', continua Giudice. 

    Una serie di fattori contingenti hanno fatto approdare in Egitto anziché altrove un gran numero di italiani. ''La situazione che si era venuta a creare alla fine dell'800 aveva determinato la necessità per molti italiani, come anche altri cittadini di diverse nazionalità, di emigrare all'estero - spiega Giudice - un flusso determinato anche da aspirazioni politiche specialmente legate alla questione delle colonie''. La "qualità intellettuale" della nostra Comunità e' testimoniata dal fatto che già nel 1845 si iniziò a stampare ad Alessandria un giornale in italiano 'Lo Spettatore Egiziano'.

NEL DOPOGUERRA UN ESODO DOPO IL TRIONFO DEL NASSERISMO

(Adnkronos/Aki) - Come ricorda il vicepresidente dell''Associazione Italiani d'Egitto', l'emigrazione verso il Nord Africa si ''è distinta da quella diretta verso i paesi del Nord Europa e Nord America perché non composta da manodopera, ma da piccoli - e a volte anche grandi - imprenditori e piccoli artigiani. Questo soprattutto perché la manodopera locale era molto disponibile e anche a buon prezzo''.

      Tuttavia, secondo Giudice, le origini di questo flusso dall'Europa sarebbero ancora più antiche. Nella prima metà dell'800 fu ''il governatore d'Egitto Muhammed Ali il vero promotore del flusso di migrazione nel paese mediorientale''. Per quanto riguarda gli italiani, i primi a giungere ad Alessandria e al Cairo furono gli ebrei toscani e dello Stato Pontificio, mentre ''il grosso del flusso iniziò intorno al 1910, fino a raggiungere un picco di presenze di circa 70.000 unità prima della seconda guerra mondiale. Al momento della guerra infatti molti italiani decisero, e furono costretti, a tornare in Italia''. Dal quel momento, il numero dei residenti continuò a calare. ''Con la rivoluzione nasserista, cioè dal '56 al '60, ci fu il vero e proprio grande esodo che ridusse il numero degli italiani a poche migliaia di unità. Le nuove leggi sul lavoro impedivano di fatto di rimanere nel paese''.

      (Epr/

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