Conoscenza e ricerche sul territorio o altrove




La provincia di Cremona agli occhi di Marida Brignani, Luciano Roncai, Luigi Briselli

Un giardino nell'Europa

É di questi giorni un libro di grande formato dal titolo "Un giardino nell'Europa: la provincia di Cremona": Si tratta di un primo tentativo di percepire globalmente la complessità di un'area costruita nel tempo, sovrapponendo - scrivono gli autori Marida Brignani e Luciano Roncai, sostenuti dalle fotografie di Luigi Briselli - ai segni naturali di questo lembo di provincia Lombarda, erroneamente considerato piatto, la stratificazione storica, estetica e funzionale leggibile in trasparenza attraverso i segni lasciati dal lavoro di una multitudine di individui che dalla romanità ai giorni nostri ha costruito, modificato, migliorato ed amato questo territorio.
In questo volume il termine "giardino", rifacendosi alle ambizioni di valorizzazione del territorio agrario proposta dei riformatori del cenacolo milanese del "Caffè", assume il significato, oggi prevalentemente in disuso, di luogo bello ed utile, curato e produttivo, dove si concentrano l'eccellenza estetica, economica e culturale di un'epoca e di una società.

La sfida: conservare le peculiarità del territorio

di Marida Brignani

Se è vero che il paesaggio è destinato a trasformarsi sotto la spinta delle esigenze produttive, abitative, di collegamento, è altrettanto vero che esiste il bisogno di conservazione della sua peculiarità, o almeno dei segni che la sintetizzano e la manifestano.
Che il territorio cremonese sia un'area di antichissima costruzione è un'acquisizione non limitata all'archeologia o alla topografia storica e che le tracce di questo lunghissimo lavoro siano sedimentate nel reticolo agrario, nella regimazione dei fiumi, nei reticoli delle acque e delle strade non meno che nella stratigrafia urbana dei centri abitati e dei manufatti edilizi” è un concetto che da almeno vent'anni appartiene alla pratica quotidiana degli storici del territorio.
Per conservare allora l'identità di questo assetto legato ad uno sviluppo agricolo ed urbano pazientemente costruito, perché il sistema metropolitano dell'alta pianura non fagociti il triangolo verde della bassa pianura saturando gli spazi della città-regione - caratterizzata dall'assetto tipico della città diffusa e dell'industria diffusa divoratrici di spazio - è necessario salvaguardare la dimensione agricola di quest'area conservandone redditività e produttività.
Proprio la conservazione dell'efficienza dell'armatura territoriale pare essere la base per apprezzare la qualità della vita che, secondo dati nazionali variamente e per diversi scopi acquisiti, caratterizza il territorio cremonese rispetto ad altre realtà.
Si riconosce l'importanza qualitativa ed estetica dell'architettura territoriale complessiva senza impedire la pratica, secondo parametri aggiornati, di una qualità e modernità della vita e del lavoro. Tale situazione appare non solo praticabile a costi inferiori, diretti e indiretti, rispetto ad altre aree della megalopoli padana, ma pare offrire l'opportunità che l'architettura storica di questo paesaggio non appaia né diventi una pura scenografia. Non si tratta di museificare l'intero territorio, di ridurlo a semplice città-giardino solo residenziale, e neppure di rinaturalizzarlo negandone la storia e la cultura, bensì di renderlo utilizzabile solo per funzioni compatibili con la conservazione del suo equilibrio storico.
In quest'area, dove è ancora possibile percepire gli effetti del progetto dei riformatori milanesi del “Caffè”,” si ha l’impressione che esistano le opportunità per consentire livelli di vita eccellenti e aggiornati.
Peculiarità che pare essere oggi specifica di poche aree del Sud dell’Europa e che costituisce una risorsa economica e politica rilevante.
Un giardino quindi, ma un giardino produttivo nel quale estetica e piacere si fondono con la funzionalità, secondo l’idea di una conservazione dinamica dell’identità e delle opportunità dell’architettura territoriale.

Nella foto: Villa Mina Della Scala a Casteldidone


Un territorio che coniuga equilibrio estetico e funzionale


di Luciano Roncai



Il territorio della provincia di Cremona, non diversamente da tutta la pianura padana, può essere considerato un'unica grande architettura a scala territoriale o, come aveva intuito Carlo Cattaneo nel XIX secolo, un “immenso deposito di fatiche” dove il paesaggio “per nove decimi non è opera della natura; è opera delle nostre mani; è una patria artificiale”.'
La caratteristica peculiare del Cremonese tuttavia, appannaggio quasi esclusivo del “cuore verde” dell’immensa città diffusa nord italica, esteso fra il Ticino ed il Mincio, è quello di avere conservato la leggibilità della stratificazione temporale della sua costruzione, dai segni naturali lasciati dalla forza modellatrice delle acque, all’intervento umano che da oltre duemila anni si sovrappone a quei segni, adattandoli alle necessità abitative, difensive, produttive e ricreative con attenzioni diversificate alle specifiche funzioni nelle diverse epoche.
Un reticolo complesso di grafismi e geometrie dove ai segni forti dei fiumi e delle loro valli si intrecciano il reticolo della canalizzazione irrigua e delle strade, i confini agrari, le tipologie delle coltivazioni in relazione alle caratteristiche dei suoli, la rete degli insediamenti urbani e rurali.
Una trama che conserva un proprio equilibrio estetico e funzionale, sottolineato dai diversi assetti della vegetazione, dal colore delle campiture, dall’evidenziarsi delle emergenze naturalistiche, architettoniche ed urbane.
(...)
É questo il complesso di segni e trame che vediamo dall’alto, che percepiamo come pacato ordine di serena bellezza e che costituisce invece il linguaggio del territorio per narrare la propria identità.
Un territorio paragonabile ad una gigantesca macchina bella e produttiva, dalla struttura molto antica ed articolata, costantemente migliorata, aggiornata, arricchita e mantenuta efficiente dall’intervento di tanti operatori che ne custodiscono la tradizione e ne conoscono il linguaggio.
Un linguaggio ricco e complesso, perché ricche e complesse sono le stratificazioni dell’azione e della cultura degli uomini, dove ogni segno tracciato nel terreno è parola per raccontarne la storia, la funzione, l’abbandono o la cura.

Nella foto sotto il titolo: Spineda, Villa Cavalcabò Cova-Menotti

Edizioni Delmiglio - Progetto grafico e impaginazione Marco Delmiglio - Stampa Fantigrafica, Cremona.

Le fotografie sono di Luigi Briselli ©




La pagina è aggiornata alle ore 17:54:43 di Ven, 23 dic 2005