"Il Vascello" per parlare di tutto ciò che ci coinvolge



Quel che comb(r)ina il freddo- ovvero, la cornice ideale per avere i piedi sotto al tavolo, cioè i pée sóta 'l tàaol. La foto è di Cesare Castellani, come quella nel testo raffigurante il pescatore Paolino. Le altre immagini sono di Lilluccio Bartoli

Un libro: I cremonesi a tavola ieri e oggi


La casa editrice CremonaBooks annuncia l'uscita nelle librerie del libro "I Cremonesi a tavola ieri e oggi", volume II, a cura di Carla Bertinelli Spotti e Ambrogio Saronni, con illustrazioni di Franco Cimardi.
In questo volume i cremonesi di città e campagna raccontano i loro ricordi legati alle abitudini e alle tradizioni familiari che si sono modificate nel tempo. In sintonia con le testimonianze raccontate dai cremonesi sono proposte pagine di prosa e poesia di autori diversi, che descrivono persone e luoghi connessi al cibo.
Il libro, nella seconda parte, si conclude con un ricettario che raccoglie, seguendo il ciclo delle stagioni, ricette della tradizione e notizie relative alle festività cui sono legate.

Ricette salutistiche di dicembre

Le ricette di seguito riportate fanno riferimento al principio della stagionalità.
In ogni periodo dell’anno la natura ci mette a disposizione dei prodotti le cui caratteristiche corrispondono alle nostre esigenze specifiche in quel periodo: cereali, verdure, legumi, frutta, per apportare il massimo beneficio dovrebbero essere consumati nella stagione in cui essi si offrono naturalmente al consumo. Mettersi in sintonia con la natura vuol dire mettersi in sintonia con i ritmi cosmici e questo si traduce in un miglioramento del proprio equilibrio psico-fisico e di conseguenza un miglioramento della propria qualità di vita.  


• Legenda:
• C. sta per Cucchiaio
• c. sta per cucchiaino
• L. sta per Litro
• dl. sta per decilitro
• m. sta per minuto
• olio (quando non è specificato altro) sta per “olio extra vergine di oliva”

CEREALI

(consigliati nel mese di Dicembre)

Miglio, mais, grano saraceno, farro, segale, avena, riso, orzo.
Gnocchi di miglio - Ingredienti: 160 g di miglio - 100 g di caciota - 5 C. d’olio - 40 g di farina di grano saraceno – sale q. b. - un po’ d’acqua di cottura.
Per condire: olio - noci macinate - sesamo tostato - erbe aromatiche tritate se fresche.
Aromi per la cottura del miglio: bacche di ginepro - qualche foglia di alloro - un pizzico di coriandolo macinato.
Per l’impasto degli gnocchi: 1 c. delle seguenti spezie: coriandolo - zenzero - sale alle erbe aromatiche - eventualmente un po’ di cipolla.
Preparazione: cuocere nell’acqua per 10 minuti il miglio con gli aromi, lasciare gonfiare per 3 m. e quindi raffreddare. Mettere sul fuoco l’acqua per gli gnocchi, aggiungere 1 cucchiaio di farina di grano saraceno e portare a ebollizione. Impastare il miglio con il formaggio, l’olio, la farina di saraceno e gli aromi, controllare il sapore. Con le mani unte d’olio fare un gnocco di prova, gettarlo nell’acqua bollente salata ed estrarlo non appena viene a galla. Controllare la consistenza e il sapore; se troppo soffice incorporare 1 cucchiaio di farina di saraceno, se troppo solido 1 cucchiaio di formaggio. Formare dei grossi gnocchi, metterli nell’acqua bollente uno dopo l’altro; quando vengono a galla, scolarli e condirli.

VERDURE


(che si possono trovare nel mese di Dicembre ) Carciofi, cardi, carote, cipolle, sedano rapa, biete coste, catalogna, verza, cavolo cappuccio, cavolfiore, zucca, insalate, porri, rape rosse, radicchi.
Sformato di pane, carciofi e radicchio - Ingredienti: 8 fette di pane integrale a cassetta - 6 carciofi - 4 o 6 gambi di radicchio di Treviso - 2 cipolle - 3 spicchi d’aglio - 1 pizzico di peperoncino e 1 di curry.
Preparazione: lavare i carciofi nell’acqua acidulata con l’aceto, tagliarli a spicchi e farli cuocere in una padella antiaderente con l’aglio tritato, un filo d’olio, il curry e il sale. Lavare il radicchio, lasciar scolare l’acqua, quindi tagliarlo a listarelle sottili e farlo saltare in una padella antiaderente con la cipolla e l’aglio ben tritati. Spennellare le fette di pane (anche raffermo) con l’olio e metterle in una teglia da forno. Disporvi i carciofi, precedentemente cotti, e sminuzzati. Formare un altro strato con l’altro pane, su questo disporre uno strato di radicchio. Sopra al tutto cospargere pane grattugiato e grana grattugiato (mescolati assieme). Passare in forno 15-20 minuti a 180° circa. Servire ben caldo.


FRUTTA


(che si può trovare nel mese di Dicembre ) Pere, mele, melograno, castagne, cachi, arance, mandaranci, mandarini.

Dolce all’uvetta. Ingredienti: 250 g di farina – 3 C. di zucchero di canna - 1 bustina di lievito – 1 pizzico di vanillina – 2 C. di tahin – 2 uova – 150 g di uvetta – latte di riso quanto serve.
Preparazione: in una ciotola, porre la farina, lo zucchero, la vanillina, i rossi d’uovo e il tahin. Amalgamare bene il tutto. A parte lavare, asciugare l’uvetta e passarla nella farina (questo fa si che rimanga separata e non si depositi nel fondo). Montare gli albumi a neve, incorporarli delicatamente all’impasto, unire il lievito, l’uvetta, aggiungere il latte di riso e rimescolare. Passare il tutto in una tortiera, precedentemente imburrata, infornare per 30-40 minuti circa a 180°. Lasciare intiepidire il dolce e cospargere di zucchero a velo.


LA TISANA


Te di salvia - 3-4 foglie di salvia secche sbriciolate – mezzo c. di timo.
Preparazione: portare l’acqua ad ebollizione, spegnere, immergere le erbe, lasciare in infusione coperto per 5-6 minuti. Quindi filtrare.
Note: la salvia è un ottimo rimedio a molti mali, compresa la depressione e il mal di testa, gli stress e gli shock. Si può associare ad altre erbe ed eventualmente dolcificare con miele.


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Ristoranti da mettere in nota


L'Antenna sul Po ( e talvolta sotto) a Stagno Lombardo : qui i denti applaudono

Cui pée sóta 'l tàaol e de le vòlte a mòll


Antenna di Stagno Lombardo, località Porto Polesine, situata felicemente il più delle volte, in mezzo alla campagna cremonese e talvolta -come nel 2000- in mezzo al Po, nel tal caso, infelicemente.
Per raggiungerla basta imboccare (senza metterle la bavaglia) la strada per Stagno, tirare dritto fino a quando sentite splash e un che di umidiccio vi renderà edotti del raggiungimento della meta.
La costruzione, color verde cimice giovane, è proprio sotto un altissimo traliccio della corrente elettrica della corrente elettrica della corrente elettrica (dovrei scriverlo 225 volt, ma mi fermo qui) dove gioiosamente si può fare il pieno di elettrosmog in un luogo deputato a fare il pieno di verde, il pieno d'aria buona, il pieno di marubini, il pieno di Po (talvolta la piena).
Ristotrattosteria di grande semplicità, l'Antenna (0372 57414, lasciatela riposare il mercoledì) vi tenterà con la ruspante cucina della Bassa, quindi polenta e salame, marubini in brodo e testina coi fagioli con salsa verde, tanto per dirne una. Per dirne due, aggiungiamo i tortelli di zucca, un poderoso risotto al lambrusco, le verze "mate" (piatto da masalèer, il becchino del porcello) e un felicissimo ganascino al gutturnio che familiarizzerà con le vostre ganasce in men che non si scriva.


Masalèer che dopo l'anestesia al quadruzamponide, eseguita convincendolo a schiacciare un pisolino eterno, si trasforma in impresario di onoranze funebri suine. Abitualmente veste abiti firmati Cavalli, per l'occasione quelli firmati Maiali.A lato il suino mentre fa la figura del salame durante il meritato riposo, dal quale verrà destato con amorevole affettato.

Felice inserimento extraregionale pro-ve-niente da-lla Sar-de-gna, che si appalesa sotto forma di bottarga, liturgicamente aspersa su pasta rigorosamente fatta in casa, cardi sott'olio fatti in casa e colà frigor-osamente conservati.
D'estate, quando siedete all'aperto, alcuni pesciolini si ritrovano a far bisboccia, nella piccola piscina della friggitrice e fungendo da insegna olfattiva vi dichiareranno la loro presenza in questo modo, essendo discreti di natura e rimanendo muti come pesci e non Muti come Riccardo.
D'inverno, al chiuso, quando l'aulente friggitrice promana colesterolosi effluvi, meglio non esserci, per non portarsi appresso il ricordo della nostra presenza all'Antenna che attrarrà il vostro gatto a sua volta attratto dall'irresistibile parfum "Oil of pèsgatt rustìit".
Mandate sbrigativamente la friggitrice a farsi friggere e a quel paese. Troverà conforto e compagnia in parecchi politici ritrovatisi anche loro mandati lì dopo il mandato revocato.
Altra fauna stanziale, che spesso prende residenza all'Antenna, è data dalla comparsa degli ultimi esemplari di "Om ad Po", pescatori per hobby e cacciatori per vocazione. Ieri bracconieri, oggi bracconoggi. Emozionante sentir raccontare da loro le storie di Paolino, ultimo pescatore di professione e olimpionico di tiro al bicchiere, dalla sagacia inarrivabile, come quando, dopo una notte di fraterna simbiosi con virulenti doppi litri di rosso e inciampato in ogni ostacolo, sanguinante e tumefatto, al risveglio, da sotto le reti da pesca che aveva scambiato per lenzuola, disse: "Ho malmenato qualcuno ieri sera?"


Paolino mentre sta salvando il pesce dall'annegamento

O sentire la storia del bracconiere colto in flagrante dal guardiacaccia e rincorso per ore inutilmente, da quest'ultimo, col fiatone e allo stremo, esortato a fermarsi e al quale risponde: "Fermati tu che non ti rincorre nessuno!"
O il racconto del paese di Brancere, messo a mollo dal Po e con lui andatosene a zonzo in direzione delta, del quale, in certe notti, pare si odano le campane della chiesa sommersa. Una approfondita ricerca di questa curiosità o leggenda, mi ha portato alla conclusione che effettivamente è possibile udirne i rintocchi, solo in misura proporzionale ai tappi stappati in notti di nebbia e nebbiolo. Pare che i battacchi scampanino solo tre o quattro tocchi e che solo Paolino riuscisse a sentirne tutti e 12 i melodiosi suoni.
Lo stilare i punti cardine dello statuto dei bracconieri ha esatto diverse cirrosi. Tra i vari punti, la regola che ogni carniere debba avere il quantitativo necessario a farsi 15 anni di galera per potersi fregiare del ruolo.
In questo, un personaggio da Antenna al quale evito i rigori della legge tacendone il nome, brilla (da brillo) perché una volta dopo essere stato incaricato dal guardiacaccia di recuperare 17 fagiani tornò dalla battuta con 22 pennuti, non essendo la matematica il suo forte. Sa sparare benissimo con la doppietta, ma sparare stupidate gli riesce meglio. Nel primo caso fa sempre centro.
In estate, consiglio di percorrere gli argini che conducono all'Antenna soffermandosi sui vari stagni (siamo a Stagno Lombardo o no?) e notate come, attorno a loro, sia rimasto intatto il bosco che un tempo dall'argine maestro, in un'unica teoria, arrivava fino al Po. E' successo che per rapporti di buon vicinato, il Po abbia ricambiato la cortesia e superati alcuni argini allievi, sia giunto all'argine maestro, facendo sentire a casa sua (del Po) il bosco, sommergendolo di attenzioni non sempre gradite e comunque evitando costosi impianti di irrigazione.
Un frequentatore dell'Antenna, che predilige il reparto osteria (l'avevo detto che è una ristotrattosteria) mi spiegava che, da bambino, quando un fulmine centrava la vegetazione andava col sale in tasca a papparsi le lumache già cotte, dopo il trattamento alla Giovanna d'Arco gioiosamente perpetrato dalla saetta. Un giretto, col sale in tasca, in un luogo esortato a ricevere fulmini come Montecitorio, lo farei volentieri.


L'Antenna (interno-esterno) via via vista con obbiettivo normale e dopo che il fotografo ha applicato il filtro lambrusco, per usare il quale ha dovuto necessariamente vuotare il vetro.

Una volta -siamo sempre all'Antenna- davanti ad una scodella di fagiolini dell'occhio con le cotiche (che qui, in stagione, si trovano sdoganate dal giorno dei morti quand'è tradizione offrirle gratis) e ad una bottiglia di lambrusco scioglilingua, mi raccontò che durante gli anni in cui il capo del governo risparmiava sulla brillantina (non furono le annate migliori perché il re sapeva di tappo) venne venduta una cascina per un milione, prontamente recuperato vendendo solo la legna del bosco e ritrovandosi "a gratis" terra cascina e bestiame.
La cascina "Zoppa", questo il nome, ha un istruttivo segno sul muro posto a ricordo di quando il Po venne -non invitato- a farle visita; nella mia fantasia da bimbo cresciuto parecchio (in particolar modo sulla bilancia) lo vedo come il livello da raggiungere a forza di palanche, delle quali gli agrari non sono mai paghi. Curiosità singolare (ma si può dire curiosità anche al plurale): sulla chiesetta adiacente c'è un fregio di svastiche, messo lì molto prima che assumessero un significato sinistro. Strano quanto abbia, ora, di sinistro questo segno di destra. Eppure un tempo erano di buon auspicio, figuravano nelle decorazioni natalizie, ma poi arrivò il baffetto e i suoi addobbi uncinati non ebbero un duraturo succeSSo, nonoSStante le SS. Un'operazione mal-destra.
Facetia riempitiva. Autunno 2000, il Po tumultuosamente in piena come non mai: il grande fiume, ma proprio grande, fin troppo (troppa grazia S. Antonio) invase tutte le Società di Canottieri, alcune ritrovo esclusivo della Cremona bene.
La più quotata, ma comunque sommersa (questa la capiscono in pochi) società "Baldesio", sul cancello -completamente travolto dalle acque- aveva questo cartello: "Vietato l'ingresso ai non soci". Pur non essendo iscritto, il Po, entrò ugualmente, forse in qualità di socio (af)fondatore?
Chissà se qualche volontario, carabiniere, vigile del fuoco o della protezione civile, chiamato a intervenire per la Baldesio, si rifiutò di farlo perché non socio. Non avrebbe fatto altro che attenersi al "Vietato l'ingresso ai non soci".
Auspicai un più preciso avviso, tipo " Possono entrare solo i soci (a nuoto) il Po, e i pesci, se soci."



L'antenna, da piccola, quando salta la corrente


Carico di storia, se la si vuol vedere, l'andare all'Antenna. Il fatto, ad esempio, che ci si trovi in località Porto Polesine evoca un porto, un traghetto che non c'è più e soprattutto i confini "spostatili" del Padus. Questione di metri e saremmo in zona culatello, questione di metri e i dirimpettai parmigiani di Polesine potrebbero fare il salame all'aglio. Così loro fanno la spalla cotta di là e noi la mangiamo di qua, perché all'Antenna la spalla cotta si trova benissimo sentendo aria di casa. L'aria di casa nostra, invece, vi verrà evocata -a me è successo con successo- con le frittelle fritte(llate) nello strutto (che è l'estrema sintesi del maiale, il suo riass-unto) o col croccante, il torrone dei poveri mestamente e rimestamente fatto con solo zucchero ed arachidi. Fatelo accompagnare, nel suo breve viaggio verso sud affinchè non avvenga in tanta e desolante solitudine, da un bicchiere di introvabile bargnolino home made, liquore malandrino da bracconieri, la cui produzione è limitatissima. Buono così lo trovate solo all'Antenna o, forse, a Lourdes.
Piacevole sorpresa il conto light, in particolar modo se le vos3 finanze, accontentandosi di piccoli numeri, non sono rinfrancate dalla gradevole presenza delle milionate intascate dagli agricoli fluentemente dirimate dalle pingui casse che la UE dispensa generosamente a chi ha molta terra, molti soldi, molta voglia di lasciare incolti i campi ed essere per questo lautamente incentivati.
E' £a pra$$i del "s€t a sid€": per venire in soccorso dei poveri agricoltori ricchi; l'Unione li paga, coi nostri soldi, per non lavorare e mantenere così alti i prezzi che una sovrapproduzione abbasserebbe. Traduzione: abbasso quel che costa poco, viva quel che costa tanto, togliamo i soldi ai contribuenti, facciamone quel che ne abbiam voglia, ma in modo tale che, a questi minchioni, non torni nessun beneficio, anzi facciamolo avere a chi ne ha già.


La meridiana che non funziona solo quando piove (governo ladro)


Tornando a casa, coi denti che ancora applaudono, arrivati all'argine maestro, dopo aver percorso lo stesso tragitto del Po nel 2000 (ma lui si permise alcune scorciatoie a voi non permesse) girate a sinistra per un'ultima curiosità: un'avveniristica, artistica e turistica meridiana chè è un'opera d'arte meritevole di tale deviazione. Poco lontano il campo sportivo dove, durante la piena del 2000, portarono in salvo tutte le mucche delle cascine golenali. Fu quella l'unica volta che vidi in campo una squadra bianconera tutta femminile, dove il cornuto non era l'arbitro.

www.bartoliclick.com  
 bartoli.evirgola@libero.it





Cotechino vaniglia, detto vaniglia

(Se ci fosse davvero la vaniglia, lo servirei con polenta e cipria)

di Lilluccio Bartoli

 Mi si chiede di trovare un cotechino vaniglia. L'ho trovato solo su certi testi, dove si legge di cotechini alla vaniglia (?) prodotti da ristoratori a cui la fantasia non difetta. Uno sarebbe a Villastrada, nel mantovano (diocesanamente cremonese per questioni di confini liquidi: vedi fiumi Oglio - Po, affluente Lambrusco) dove appaiono cotechini che,fedifragamente, vengono impropriamente - questione di metri - denonimati cotechini cremonesi.
Nel Varesotto, l'accezione cotechino vaniglia è addirittura castrata, espuntando proprio l'oggetto raramente presente nelle diete e - per effetto traslato - si parla, non di cotechino vaniglia, ma di vaniglia, tout-court, intendendo per vaniglia il colesteroloso insaccato.


C'è chi lo intende, invece, come un aroma del salume fantasiosamente colto da un accademico colto.
Gli accademici sono quel genere di buontemponi, un vero coacervo di manducatori con ineludibile attrazione al mangiare a sbafo (madonna, chissà al ristorante di Montecitorio!) ai quali appartiene il Nostro, il quale ha ritenuto di cogliere (da qui coglione) tra gli effluvi di un fumante e poco islamico (allah faccia di Maometto) cotechino, il sentore di vaniglia.  Abitualmente non capisce un' acca (da qui accademico).
Il soggetto appartiene al genere che ha scoperto la cucina nostrana chiamandola “del territorio”. I sapori autentici li gradisce solo se hanno l'imprimatur del biologico, integrato, biodinamico, ecocompatibile, autoctono. L'insieme si realizza, si uniforma - per me appiattendosi - nei vari formaggi caprini che ormai tutti fanno e che gabellano come riscoperta, aromatizzandoli con fantasie di erbe, foglie di noci, vinacce, ceneri di ginepro e chi più ne ha più si faccia gabellare.
In quest'aura, egli chiama dadolata lo spezzatino, inverte l'insalata di frutta con la macedonia di verdure, cambia il nome ai tortelli trasformandoli in fagottini, bauletti, scrigni, caramelle, sfoglie ripiene e scopre che un vedovo da vent'anni è single.
Torniamo al cotechino vaniglia.
La vaniglia non è presente all'appello degli ingredienti, menuno, mendue, mentre la fantasia e una certa propensione all'obnubilamento etilico è presente nel pirla che ha dato inizio a questa diceria: secondo l'improbabile parere di questo anonimo avvinazzato, le cui sinapsi non si rivolgono la parola, il suo profumo richiamerebbe
- repeat, please: r-i-c-h-i-a-m-e-r-e-b-b-e -
il delicato aroma esotico della vaniglia.
Dunque cotechino vaniglia è solo un modo di chiamare il beneamato e la costosa spezia oltreoceanica non c'entra un baccello, unica cosa in comune con la vaniglia.
Il cotechino vaniglia si può trovare da Saronni in C.so Mazzini a Cremona. Interpellato, il Saronni ha puntualmente perorato questa mia spiegazione, aggiungendo che la vaniglia non entra affatto negli ingredienti, e che la preparazione del cotechino vaniglia differisce dal classico cotechino per un equilibrio diverso del macinato e per la stagionatura inesistente.
Anni fa, stufo di sentirmi menzionare 'sta cosa che ritengo una vera fesseria, indagando approfonditamente, approdai alla Crepa di Isola Dovarese dove Riccardo Malinverno (ma il nome è ufficialmente Franco, un po' come dire Silvio e $i£viooo.ooo.ooo) mi mostrò un articolo dove quel che ho detto era chiarito in maniera esaustiva.
Un noto porcaro franzoso, tale Monsieur Suin De la Scrofe, in pieno decadimento gotico (da cui gotechino) inventò questo nome per risollevare le sorti delle sue finanze e ritornare in auge presso i potenti dell’epoca, tra i quali il clero, che iniziò subito a dare lezioni di cotechismo.
La sua ricetta ebbe una evoluzione nel Centocin (fine quattrocento inizio cinquecento) quando, per opera dell’ irlandese MisterPorkett Hall ‘O Spyed, si alimentarono i suini con prodotti scaduti della Nestlè, utilizzando bastimenti carichi di budini alla vaniglia predati durante il trasporto alla discarica di Montecitorio, dove insaziabili fiere se li contendevano con manovre estranee alla legalità.
Una partita di questi suini (non quelli di Montecitorio) finì in Germania, dove Herr Sgriffen Von Zampon und Lentikkien riconvertì la produzione di cotechini in biscotti alla vaniglia facendoli essicare. Dopo averli lanciati sul mercato come ciccioli vaniglinati, si rese conto che il suo intento era stato vanificato, anzi vaniglificato, dalla risposta della clientela (non ancora sufficientemente decerebrata dalla pubblicità) e li rimise in commercio come frollini, ottenendo uno strepitoso successo. Ne effigiò la confezione con il sorridente ritratto di un signore con scarso cuoio capelluto, avuto, per rogatoria, da un pittore di Harkore.
Essendo nato prevalentemente a Cremona ed avendo visto ma(n)gicamente trasformare in cotechini una dozzina di dozzine di porcelli, non ho mai visto, nè sentito parlare dagli addetti ai lavori, di cotechino vaniglia.
Evidentemente, uno degli inurbati sedicenti gastronomi summenzionati, nei confronti del quale la mia stima è tra la cera e il pavimento, ha ben pensato di poetizzare una sua emozione dovuta - io ritengo - ad una biondazza sventolona.

Fine.

Dessert? Gelato vaniglia al cotechino; nel cono di polenta, grazie.

P.S. - Si ringraziano, per la stesura del testo, i dottori che non sapendo una sega del cotechino vaniglia, l’hanno fatto proprio con la vaniglia, come se la mozzarella in carrozza fosse una mozzarella trainata da un equino, o asini!


La pagina è aggiornata alle ore 20:54:04 di Sab, 17 dic 2005




Dossier


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