JANET AGREN: BIOGRAFIA

Provenienza: il sito di "POLLANET SQUAD"

Bionda, svedese di Malmoe, alta un metro e settantaquattro centimetri, gambe lunghe e perfette e occhi verdi, Janet Agren, già Miss Svezia, verso la fine degli anni 60 viene adocchiata e adottata dal cinema italiano.

Dopo piccoli ruoli in Colpo di stato (1968) di Luciano Salce e in Donne, botte e bersaglieri (1968) di Ruggero Deodato, Janet è la protagonista femminile, curiosamente accreditata come “Janet Ahgren”, del Franco & Ciccio movie I due crociati (1968) di Giuseppe Orlandini.

L’anno decisivo nella carriera della Nostra, però, è il 1969, che vede l’uscita della commedia Il giovane normale di Dino Risi, ispirata ad un omonimo romanzo dell’umorista e commediografo Umberto Simonetta. Nel film di Risi Janet è la maliziosa e giovane moglie di un ricco archeologo, che fa girare la testa al giovane normale di cui al titolo, il ragazzotto milanese di Porta Vittoria interpretato con naturalezza da Lino Capolicchio. In seguito al successo personale riscosso in questa pellicola, la Nostra viene messa sotto contratto per sette anni dalla Vides di Franco Cristaldi, coproduttrice dell’opera di Risi.

Janet compare in seguito, come protagonista femminile, in Io non spezzo… rompo (1971) di Bruno Corbucci e Io non vedo, tu non parli, lui non sente (1972, titolo di lavorazione Un morto in vacanza) di Mario Camerini, entrambi prodotti da Dino De Laurentiis ed interpretati dalla coppia, allora in gran voga, formata dal comico romano Enrico Montesano e dall’imitatore e attore napoletano Alighiero Noschese.

Nello stesso periodo, per raffinare la sua arte ed aprirsi a nuove esperienze attoriali, la Nostra prende lezioni alla scuola di recitazione di Alessandro Fersen ed inizia a lavorare nei cabaret romani. Nonostante il susseguirsi di molteplici e nuovi impegni, la bionda dagli occhi verdi trova il tempo di interpretare il piccolo ruolo di una delle due infermiere - l’altra è Yanti Somer, ennesima bellezza nordica prestata al nostro cinema - di un ricco miliardario americano nella commedia brillante, ambientata ad Ischia e diretta dal grande Billy Wilder, Avanti! (1972, titolo italiano Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?).

Un altro ruolo significativo per la statuaria Janet è nell’insolito e notevole film di Ettore Scola La più bella serata della mia vita (1972), tratto da un racconto dello scrittore svizzero-tedesco Friedrich Durrenmatt ed interpretato da un misurato Alberto Sordi.

L’invasione sugli schermi italiani, causata involontariamente dal Decameron (1971) di Pier Paolo Pasolini, di una nutrita e copiosa serie di pellicole cosiddette decameroniche (o decamerotiche), vede coinvolta anche la glaciale e bollente bellezza di Janet, che si mescola disinvoltamente agli affollati ginecei di Racconti proibiti… di niente vestiti (1972, titoli di lavorazione Maestro d’amore e Male d’amore) di Brunello Rondi e di Fiorina la vacca (1973, tratto dai racconti del Ruzzante) di Vittorio De Sisti, due prodotti tra i meno (simpaticamente) scalcinati dell’intero filone.

Il primo dei due decameronici è pronubo di un incontro, quello con il regista e sceneggiatore Brunello Rondi, decisivo per la carriera della Nostra.

Janet, infatti, è la protagonista femminile, a fianco di Erna Schurer [Emma Constantino], altra attrice prediletta di Rondi, di Tecnica di un amore (1973, titolo di lavorazione Le scogliere del sogno). Nel film di Rondi, scritto dal regista insieme ai coniugi Silvia e Piero Regnoli, la Nostra si cala nei discinti e superflui panni di Monica, una giovane e libera ragazza svedese, che mette ancora più in crisi l’intellettuale in crisi (politica e matrimoniale) Andrea (Silvano Tranquilli). Una critica dell’epoca esalta senza mezzi termini la vetustà felina e misteriosa di Janet Agren, che è una Monica talora statuariamente casta, talora sfrenata e proterva a guisa di moderna baccante. [Vice, Il Messaggero 26/05/1973]

Nel tautologico ruolo di una giovane e tormentata svedesina approdata nell’osceno e violento mondo della prostituzione all’ombra del Cupolone, Janet è, sempre sotto l’attenta regia di Rondi (al quale, detto tra parentesi, alcune fonti la vogliono legata anche sentimentalmente), l’(anti) eroina eponima di Ingrid sulla strada (1973). Condotta dall’amica e “collega” Francesca Romana Coluzzi nei veri e propri gironi infernali del meretricio, la Nostra è destinata all’autodistruzione e al suicidio, non prima di aver assaporato i frutti avvelenati e devastanti di una violenza carnale di gruppo e di vari ed assortiti sadismi.

A proposito del film e dell’interpretazione di Janet, se Maurizio Porro annota, quasi con disgusto, le scene truculente in cui comunque la bionda beltà di Janet Agren ha modo di troneggiare [Il Giorno 12/05/1974], Guglielmo Biraghi, pur avanzando riserve sul lavoro di Rondi, mette in risalto l’ombrosa sensibilità di Janet Agren [Il Messaggero 26/10/1973].

Sul set dei film di Rondi, la Nostra ha modo di conoscere l’arrembante produttore Carlo Maietto, che di lì a poco diventerà suo legittimo consorte.

Molti e diversi generi si avvalgono, nel cuore degli anni 70, della presenza algida e luminosa di Janet: dal western comico, interpretato da un buffo e “chapliniano” Tomas Milian, La vita a volte è molto dura,vero Provvidenza? (1972) di Giulio Petroni, al giallo erotico L’assassino ha riservato nove poltrone (1974) di Giuseppe Bennati, e, ancora, dalla commedia erotica a sfondo satirico L’erotomane (1974) di Marco Vicario, all’erotico “protestatario” Il saprofita (1974) di Sergio Nasca - quest’ultimo apprezzabile, secondo Guglielmo Biraghi, anche per una Janet Agren di giustamente equivoca presenza [Il Messaggero 10/11/1974].

La biondocrinita starlet fa irruzione da par suo negli scenari intrisi di violenza e furore del poliziesco all’italiana. Rapida e sinuosa apparizione, nei panni (subito dismessi) di una nobildonna amante del capitano di P.S. Leonard Mann [Leonardo Manzella], in La polizia interviene: ordine di uccidere! (1975) di Giuseppe Rosati, poliziotto-movie dalla trama banale riscattato da alcune sequenze di forte impatto emotivo (la morte di Antonella Murgia, la strage nel casello ferroviario), la Nostra compare nel ruolo, tanto pleonastico quanto antipatico, della ricca ex moglie del duro poliziotto Maurizio Merli nell’agile ed efficace Il commissario di ferro (1979) di Stelvio Massi e, nella parte di Giulia, sorella di un gallerista assassinato concupita dall’investigatore Luc Merenda, nel giallo-poliziesco Il commissario Verrazzano (1979) di Franco Prosperi.

Janet illumina con la sua bellezza carismatica anche il piccolo schermo. Nel 1975, infatti, la Nostra è protagonista dello sceneggiato televisivo L’amaro caso della baronessa di Carini di Daniele D’Anza, trasmesso dalla Rai-tv in quattro puntate a partire dal 23 novembre, curioso ed anomalo prodotto televisivo che, sulla scorta di una ballata popolare siciliana del 1500, miscela abilmente giallo e magia.

La carriera di Janet procede, tra gli anni 70 e gli anni 80, con un’immersione profonda in tutti i generi più popolari del cinema italiano, privilegiando sopra gli altri la commedia ed il genere comico-farsesco. Non a caso la Nostra è al fianco di un comico di successo come Renato Pozzetto in Paolo Barca maestro elementare, praticamente nudista (1975) di Flavio Mogherini, in un ruolo che gli vale l’appellativo di campionessa di smarrimenti maschili [Pietro Bianchi, Il Giorno 15/03/1975], svetta accanto all’emigrato bisognoso d’amore Luigi Proietti, nei naturali panni di una donna-sacerdote svedese, in Chi dice donna dice donna (1976) di Tonino Cervi, crea una bizzarra coppia con lo snodabile ballerino-fantasista Jack La Cayenne [Alberto Longoni], nel ruolo di una ruspante e pregevole contadina, nella commedia musical-agreste Vai col liscio (1976) di Giancarlo Nicotra.

L’escalation di Janet nella commedia prosegue con la divertente pochade, interpretata dall’affiatata coppia italo-francese Enrico Montesano e Claude Brasseur, Aragosta a colazione (1979) di Giorgio Capitani, con il farsesco Prestami tua moglie (1980) di Giuliano Carnimeo, fiacco tentativo di rilancio di Lando Buzzanca - attorniato, per l’occasione, dal collaudato Renzo Montagnani e dai nuovi comici Massimo Boldi e Diego Abatantuono -, con il giallo comico La gatta da pelare (1981), diretto ed interpretato dal bravo Pippo Franco, e con il comico-surreale Sogni mostruosamente proibiti (1982) di Neri Parenti, ennesima variazione del filone fantozziano - questa volta ispirata ai Sogni proibiti del comico americano Danny Kaye - interpretata da Paolo Villaggio.

Musa ispiratrice dell’arruffato disegnatore Renato Pozzetto in Questo e quello (1983) di Sergio Corbucci, la Nostra è la moglie fedifraga del finto cieco Johnny Dorelli in Vediamoci chiaro (1984) di Luciano Salce e la povera madre di un novello Aladino, supportato da un monumentale genio della lampada incarnato da Bud Spencer, in Superfantagenio (1986) di Bruno Corbucci.

Particolarmente felice è il sodalizio artistico tra la bionda e bella Janet e il grasso e calvo comico Lino Banfi, inaugurato con la blanda commedia sexy L’onorevole con l’amante sotto il letto (1981) di Mariano Laurenti, che li impegna nei rispettivi ruoli di cui al titolo, proseguito con un episodio dell’antologico Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande (1982) di Sergio Martino, dove la Nostra è una bella e callida truffatrice che mette nel sacco l’eccitatissimo comico pugliese, e concluso con il divertente Il pelo della disgrazia (episodio del film Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, 1983) di Sergio Martino, che vede lo sfortunatissimo Banfi corteggiare vanamente Janet.

Lino Banfi vuole la Nostra al suo fianco,nel ruolo di soubrette ma anche di spalla comica, nel varietà televisivo Se Parigi, diretto da Gino Landi e scritto dalla premiata ditta Mario Amendola & Bruno Corbucci, e trasmesso da Rai due in sei puntate a partire dal 31 ottobre 1982.

Presente in un giallo esterofilo come Indagine su un delitto perfetto (1979) di Aaron Leviathan [Giuseppe Rosati] e in una spy-story con venature gialle come Mystère (1983) di Carlo Vanzina, Janet, nell’ennesima metamorfosi della sua variegata carriera, si trasforma in scream-queen al servizio di piccoli e grandi maestri dell’horror italiano.

Indimenticabile è la visione di Janet, abbigliata solo di una leggerissima tinta color oro, nel cannibal-movie Mangiati vivi! (1980) di Umberto Lenzi, e, mentre nel capolavoro di Lucio Fulci Paura nella città dei morti viventi (1980) la bella svedese si trasforma in un orripilante zombi assassino, a sua volta assiste ad incredibili mutazioni genetiche nell’horror-ecologico Bakterion (1982) di Anthony Richmond [Tonino Ricci] e, dulcis in fundo, nell’horror-trash Quella villa in fondo al parco (1988) di Anthony Ascot [Giuliano Carnimeo] è oggetto delle malsane attenzioni di un repellente roditore antropomorfo.

L’ultima parte della carriera di Janet coincide con una serie di apparizioni nei residui ed ansimanti filoni del moribondo cinema di genere tricolore, ormai ridotto a confezionare prodotti derivati dai grandi successi americani e destinati a mercati esteri poco esigenti.

La Nostra è la protagonista femminile del Terminator all’italiana Vendetta dal futuro (1986) di Martin Dolman [Sergio Martino], interpretato dal culturista americano Daniel Greene e noto soprattutto per la tragica morte di Claudio Cassinelli durante le riprese, e dell’avventuroso La notte degli squali (1987) di Anthony Richmond [Tonino Ricci], interpretato dall’attore americano di qualche fama Treat Williams.

Janet è, inoltre, nel cast de Il ragazzo dal kimono d’oro (1987) di Larry Ludman [Fabrizio De Angelis], interpretato da Kim Rossi Stuart, figlio del grande caratterista Giacomo, e primo capitolo di una saga ispirata al successo della fortunata serie americana Karate Kid.

L’ultima apparizione di Janet sul grande schermo, nello sconosciuto film Forever (Per sempre), diretto da Walter Hugo Khouri e scritto e prodotto da Augusto Caminito, è datata 1991; dopo, dato questo comune a molte starlettes degli anni 70, il silenzio.

Janet rimane per noi, a distanza di alcuni lustri, quella bellezza color miele che pigramente e maliziosamente ci sorrideva dal grande schermo, resa immortale e sempre giovane da quei tanti metri di pellicola consumati avidamente nel buio e nel silenzio di una sala.

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