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Gérard de Nerval (1808 - 1855)

Sylvie

Uno dei gioielli letterari nervaliani, che ha una evidente impronta autobiografica per il coinvolgimento diretto di Nerval nella narrazione. Il giovane Nerval, che a Parigi vive il distacco graduale dal mondo e l'inconscio abbandono al sogno, è innamorato di una attrice, Aurelia; durante una notte insonne vede passare in una specie di dormiveglia tutti i ricordi della sua giovinezza. Nel sogno ritorna, dopo tanti anni, al paese della sua infanzia, dove ritrova Silvia, una ragazza fresca e vivace che abita in un borgo vicino, che aveva amato e che ama ancora, per quanto la avesse fatta a lungo soffrire; nello stesso tempo si sente attratto da Adriana, una angelica apparizione, nipote dei signori del luogo. Nell'incanto di una notte lunare lui e Adriana si baciano. Da quel momento, dice Nerval, "un trouble inconnu s'empara de moi": quel turbamento dovrà sconvolgere tutta la sua esistenza. Saputo che Silvia si sta per sposare, Nerval corre a Parigi e dichiara il suo amore ad Aurelia, in cui gli pare di ritrovare Adriana. Ma il sogno è destinato a durare poco, e a lasciare spazio a una angosciosa realtà. Aurelia lo rifiuta; quando Nerval si reca di nuovo al paese, incontra Silvia che, madre felice di un paio di figli, lo informa che Andriana, simile alla Beatrice di Dante, è morta.
Silvia fa parte della raccolta di racconti intitolata Figlie del fuoco, simbolo del romanticismo francese, rivalutata anche nel Novecento dai surrealisti. Nerval abbandona la realtà per l'illusione, la vita per il sogno, la saggezza e la felicità per seguire chimere, né lo arresta la probabilità di incontrare il dolore e la follia. Fece una bella traduzione del Faust goethiano, strinse amicizia con Théophile Gautier, e la sua opera fu molto apprezzata da Baudelaire e Proust.

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