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August Strindberg (1849-1912)

Il Chiostro

Romanzo autobiografico postumo (Kostret), stampato a Stoccolma nel 1966, ora tradotto per la prima volta in Italia, dove Strindberg ci parla del suo secondo e breve matrimonio con la giovanissima austriaca Fride Uhl.
"Questa terribilità di Strindberg" scrive di lui Kafka, che nel Processo ha forse sentito l'influenza del grande scrittore svedese. "Questa furia, queste pagine conquistate in una dura lotta faustiana."
E Gorkij: "È un grande uomo dal cuore ardito e dalle idee chiare, non cela il proprio odio, non nasconde l'amore".
Strindberg era rissoso e amaro, un alcolizzato spesso sull'orlo della follia; fece rovinare valanghe di fango contro l'altro sesso; ma la sua produzione porta il marchio di un genio di assoluta potenza, degno di far parte della ristretta schiera che abita nell'empireo dei poeti. Fu un precursore, qualità che distingue i veri artisti dai mestieranti. Gli fu negato il Nobel, concesso di lì a poco a Werner von Heindenstam e a Selma Lagerlöf.
Subì l'influenza di Nietzsche; infatti l'opera di Strindberg è ricca di superuomini, superiori per intelligenza, ma resi quasi inferiori di fronte al magma della ricchezza molteplice del loro mondo interiore.
Si occupò di alchimia, di scienze naturali, di magia, di ipnotismo; si entusiasmò per la teosofia di Swedenborg, per il buddhismo e il cattolicesimo. Nelle sue opere si affollano l'incubo, l'allucinazione, il sogno: elementi, questi, che lo pongono come il precursore dell'arte contemporanea.

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