IL PEDAGGIO DELLE ANIME

Del Metropolita Hierotheos (Vlachos)

 

Tratto da : “Life After Death”  pp 62-80

 

Ancora in relazione alle cose precedenti è l’insegnamento delle Sacre Scritture e dei Santi Padri sul pedaggio delle anime. Su questo punto esamineremo il soggetto approfonditamente,come essa ha un rapporto con il terribile mistero della morte.

Troviamo questo tema nell’intera tradizione Biblico-Patristica ed esso corrisponde ad una realtà a cui dobbiamo guardare al fine di prepararci per la tremenda ora della nostra morte. Quanto segue  è scritto non per creare un senso d’ansia ma per generare pentimento che ha la gioia come suo risultato finale. Poiché colui che ha il dono del Santo Spirito ed è unito a Cristo sfugge alla terribile presenza e all’attività delle stazioni di pedaggio.

 

Secondo l’insegnamento dei Padri della Chiesa, l’anima alla sua dipartita dal corpo, proprio mentre si sta preparando a lasciarlo, sperimenta la presenza dei demoni che sono chiamati demoni dell’aria, ed è sopraffatta dalla paura in quanto deve passare attraverso le loro stazioni.

 

Certamente dobbiamo dire fin dall’inizio che i demoni dell’aria non hanno potere sulle anime dei giusti ossia di coloro che si sono uniti a Cristo. I giusti non solo non passeranno attraverso le stazioni di pedaggio, ma non saranno neppure nel timore di esse. Vedremo meglio tutto ciò quando affronteremo l’insegnamento dei Padri. La caratterizzazione del passaggio dell’anima attraverso i demoni come collettori è preso dagli esattori delle tasse di quel tempo. Possiamo dare una breve occhiata a questo soggetto al fine di comprendere meglio perché i Padri caratterizzano il passaggio dell’anima attraverso i demoni come delle dogane.

 

Nei tempi antichi il nome di esattori delle tasse era dato a coloro che acquistavano le tasse pubbliche dallo Stato e quindi le riscuotevano dalle persone. Gli esattori delle tasse erano divisi in due categorie . La prima categoria comprendeva i cosiddetti “pubblicani (confiscatori) o collettori delle decime”, che erano la classe più benestante e la forza d’autorità, la seconda categoria comprendeva i “collettori delle tasse”. I pubblicani erano i collettori pubblici generali, che avevano acquistato le tasse dallo Stato,mentre i “collettori della tasse” erano i servitori salariati, che raccoglievano le tasse dalle persone e le davano ai pubblicani.

 

Gli esattori delle tasse erano ingiusti perché raccoglievano tasse molto più esose di quanto in realtà dovevano pagare ai loro padroni. Questo è il motivo per cui essi avevano una così gran cattiva reputazione nelle comunità antiche. Platone dice che gli esattori delle tasse erano oppressivi , non solo quando raccoglievano ciò che era dovuto per gli importi visibili, “ma quando cercavano tra ciò che era nascosto frugando nel carico e tra i beni delle persone”. Proprio per questo quando venne chiesto a Teocrito quali fossero le bestie più feroci, egli rispose :”nelle montagne, orsi e leoni, e nelle città,riscossori di tasse e sicofanti”.

 

I riscossori delle tasse, al fine di raccogliere più tasse che potevano –e specialmente per non lasciarsi sfuggire le persone che non accettavano di pagare le tasse così esose e inique- si inventavano molti stratagemmi : avrebbero mentito attendendo nelle strade principali e afferrando i passanti, costringendoli a farsi dare ciò che volevano. Era molto spiacevole e odioso tutto questo per le persone dell’epoca.

 

E’ proprio questa immagine familiare e odiosa che i Padri usarono per dare alla gente di quel tempo una giusta comprensione del terribile mistero della morte e delle cose terrificanti  che si schiudono quando l’anima  è pronta per la sua dipartita, specialmente quando sta lasciando il corpo. San Macario l’Egiziano dice espressamente: << come gli esattori delle tasse che sono nelle vie principali e “ torchiano “ i passanti e gli oppressi, così anche i demoni scrutano scrupolosamente e tentano di possedere le anime. E quando esse escono dal corpo, se non sono completamente purificate, non permettono che raggiungano le magioni del paradiso per incontrare il loro Maestro. Infatti esse sono scaraventate negli inferi dai demoni dell’aria>> (49).

 

L’immagine degli esattori delle tasse di sicuro si sviluppa nella realtà di quel tempo. Ma l’insegnamento che i demoni  cercano di trattenere l’anima di un uomo alla sua dipartita è menzionata in molti testi della Sacra Scrittura e dei padri della Chiesa. Abbiamo già visto che dopo la morte le anime dei giusti sono ricevute dagli angeli e le anime dei peccatori e di coloro che non si sono pentiti sono ricevute dai demoni. Con la malizia che tutti i demoni hanno contro l’uomo, essi cercheranno di dominare ciascuno ed averli per sempre in loro potere. Ma essi non possono avere autorità sui giusti.

 

Un passaggio base che i Padri interpretano come riferimento alle dogane dei demoni è quello in cui Cristo dice brevemente prima della Sua passione: << viene il principe di questo mondo, ed egli non ha nulla in me>>( Gv. 14,30 ).

Il principe del mondo è il diavolo. E’ così chiamato, ovvero principe del mondo, non perché egli sia veramente il  principe e abbia l’autorità finale in tutto il mondo, ma perché domina il mondo degli empi. Cristo dichiara che il diavolo non ha potere su di Lui. Egli certamente qui si riferisce al diavolo e alla morte.

 

San Paolo, riferendosi a chi è spiritualmente morto che è deprivato della Divina Grazia, scrive: “Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati,  nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli.” ( Ef.2,1-2). Questo passaggio indica che gli uomini sono resi morti dai peccati e dall’attività demoniaca.

 

Proprio come il diavolo è caratterizzato come il principe del potere dell’aria in quanto egli è nell’atmosfera e ingaggia costantemente guerra contro gli uomini. Questa è proprio l’immagine che i Padri hanno in mente, dicendo che quando l’anima lascia il corpo e passa nell’aria attraverso il cielo, incontra il dominatore dell’aria. Il passaggio indica anche che questo dominatore sta anche ora lavorando nei figli della disobbedienza.

 

Ci sono molti passaggi nell’Antico Testamento che i Padri usano per indicare ciò che è chiamato il pedaggio delle anime nelle dogane aeree. Posso menzionarvi due di questi. Uno viene da un Salmo di Davide in cui il Re Profeta parla a Dio e dice: << Signore, mio Dio,in te mi rifugio : salvami e liberami da chi mi perseguita, perché non mi sbrani come un leone,non mi sbrani senza che alcuno mi salvi”(Sal.7,1-2).

L’altro passaggio è nel Libro del Profeta Geremia, dove viene detto: “Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo. Sentivo le insinuazioni di molti: «Terrore all'intorno!
Denunciatelo e lo denunceremo»”.
(Ger.20,9-10).

 

Ora che abbiamo riportato i passaggi più basilari interpretati dai Padri andremo avanti con il loro insegnamento sul pedaggio delle anime. Dobbiamo dire che per prima cosa affronteremo il loro insegnamento sul pedaggio e quindi parleremo successivamente  dell’interpretazione mistica di questa condizione. Come sarà più chiaro successivamente, le anime dei giusti non si trovano in uno stato di paura, dal momento che essi posseggono la Grazia di Dio e i demoni non hanno potere su di loro. Le anime degli impenitenti sono in grande angustia, soggetti all’influenza dei demoni e non meno all’azione delle passioni. Ci sono demoni, ma il pagamento delle dogane significa anche l’azione delle passioni. Non dobbiamo mai dimenticarci questo punto, perché non esserne a conoscenza crea falsi concetti. Il lettore di questo capitolo deve essere particolarmente attento nello studio dell’insegnamento patristico.

 

San Basilio il Grande, interpretando il passaggio dei Salmi:” salvami e liberami da chi mi perseguita, perché non mi sbrani come un leone” ( Sal.7,2-3), dice che gli uomini coraggiosi che hanno lottato durante tutta la loro vita contro il nemico invisibile, fino alla fine della loro vita “ saranno cercati dal dominatore del secolo “ al fine di catturarli se sono trovate ferite, stigmate o segni dei peccati. Ma se sono trovati guariti ed integri, “ perché sono invincibili e liberi, Cristo darà loro riposo “. Chi è soggetto al potere della morte proprio perché sa che “Uno è colui che salva, Uno è Colui che redime” grida a Cristo Salvatore liberami in quel tempo di ricerca prima che affliggano la mia anima come un leone”. E’ Cristo, dal momento che è libero dal peccato, dice: << Ora viene il dominatore di questo mondo, egli non ha alcun potere su di me>>; per l’uomo, comunque c’è anche da dire che il dominatore del mondo sta venendo e avrà “ poche e piccole cose “ in me” [50].

 

L’ora della morte è terribile perché la persona ricorda i suoi peccati, ma anche perché egli vede cose terribili. San Giovanni Crisostomo, porta testimonianza che ci sono molti uomini che raccontano di terribili visioni, che un morente non può sopportare. Sono così terribili che “ il suo letto è sbattuto violentemente, e getta nel terrore gli astanti”.

 

C’è anche da dire, che proprio il suo corpo è scosso dalla paura dell’anima, e produce molti movimenti di disturbo. San Giovanni Crisostomo aggiunge che se siamo spaventati dalla visione di uomini deformi, quanto più sarà spaventoso  quando alla dipartita della nostra anima dal corpo vedremo “ angeli trattenerci e usare i poteri “. L’anima che è dipartita dal corpo geme senza potere, invano.[51].

 

San Simeone il Nuovo Teologo parla di questo, sottolineando soprattutto che colui il quale possiede la Luce Divina conquista i demoni che sopraggiungono, perché i demoni sono bruciati dalla Luce Divina. Ora  questo è anche il caso quando una persona è nella visione di Dio e dischiuso nella Luce Incerata. Sarà ancor più il caso quando l’anima di una persona sta per lasciare il suo corpo. San Simeone spiega che il cristiano non ha beneficio alcuno dal combattimento spirituale che ha ingaggiato se il demonio non viene incendiato dalla Luce di Dio e questo significa che l’essenza e il fine ultimo della vita spirituale è essere uniti con la Luce. San Simeone scrive:

<< se il principe delle tenebre quando arriva, non vede la Tua Gloria che mi accompagna e non ne viene confuso-lui, la tenebra, consumato dalla Tua inaccessibile Luce- e se tutti gli ostili poteri con Lui non fuggono via vedendo il marchio del Tuo sigillo, mentre vi passo attraverso, confidando nella Tua Grazia perfettamente intrepida, e avvicinandomi a Te prostrandomi cosa me ne faccio di ciò che mi sta accadendo ora? [52]

 

I demoni che vogliono sopraffare l’anima di una persona anche all’ultimo momento sono caratterizzati da San Diadoco di Fotica come dominatori tartari, ovvero i dominatori dell’Ade. Una persona che ama Dio non cadrà nel terrore, perché l’amore caccia via il timore, e distanzierà liberamente “ i dominatori tartari “. L’anima di un uomo che gioisce nell’amore di Dio, all’ora della morte, “è accompagnata dagli Angeli di pace sopra le orde delle tenebre “ [53].

 

Allo stesso modo i Santi Padri non sono soddisfatti solamente di sottolineare l’esistenza dei demoni e della loro lotta aggressiva contro gli uomini, ma specificano anche il modo in cui noi possiamo sfuggire alle loro trappole. Confessando i suoi peccati una persona viene purificata dalla codardia e dalla paura, le viene instillato l’amore di Cristo, e così viene liberata dalle malvagità dei demoni. Il diavolo non ha potere su di lei.

 

Abba Isaia chiama i demoni che si presentano all’anima quando sta lasciando il corpo “ i dominatori della tenebra “e anche “ dominatori del male “. Egli insegna che quando l’anima di un uomo lascia il suo corpo, gli Angeli viaggiano con essa. Ma poi le potestà della tenebra si presentano anch’esse per incontrarla e dominarla. In quel momento gli Angeli non combattono con i demoni ma proteggono la persona tramite le buone opere che egli ha fatto. Quando la persona ha conquistato i demoni per le sue buone opere che ha fatto nella sua vita “ gli Angeli gioiranno con lui quando lo vedranno libero dalle potestà della tenebra “. Questo è il motivo per cui l’Abba Isaia ci esorta ad amare la pace, ad avere amore per gli uomini, a pensare costantemente a Dio e alla Sua giustizia, a ignorare le necessità mondane e i suoi onori, e così via…[54].

 

I Detti dei Padri del Deserto, contengono gli insegnamenti dell’Arcivescovo Teofilo sul soggetto che noi stiamo trattando. Egli dice che al momento della dipartita un Tribunale prende il posto tra gli Angeli e i demoni. I demoni presentano “ tutti i peccati commessi sia deliberatamente che per ignoranza  dalla nascita fino all’ultima ora, ed essi portano accusa contro la persona.“ Allo stesso modo gli Angeli presentano le buone azioni che l’anima di quella persona ha fatto. L’anima che è sotto giudizio si trova in una grande paura. Se i demoni vincono, si sentono le parole: “ Portate via quest’anima dannata, che non possa vedere la Gloria di Dio “. Ma se ne esce vincitrice le viene data la libertà, i demoni vengono svergognati e gli angeli ricevono l’anima e la guidano “ nell’ineffabile gioia e Gloria “ [55]

 

Troviamo questi riferimenti in molti testi Patristici. Esichio il Prete prega che all’arrivo del dominatore delle tenebre, egli possa trovare le nostre mancanze poche e lievi. [56] Insegna inoltre che quando l’anima ha con se Cristo “Egli la vendicherà velocemente” [57]

 

Allo stesso modo San Teognosto dice  che l’anima retta ascende al Cielo, giungendo in pace “ a incontrare il raggiante e gioioso Angelo che discende per essa e per viaggiare insieme alla persona senza impedimenti attraverso l’aria, senza essere totalmente toccati dagli spiriti maligni” [58].

 

I Santi Padri, insegnano tutte queste cose non per loro fantasia, ma secondo esperienze illuminanti. Certe volte altri santi uomini hanno loro rivelato queste cose, altre volte invece essi stessi, illuminati da Dio, hanno avuto tali terribili esperienze.

 

Antonio il Grande una volta giunse al punto di vedere personalmente queste cose terribili. Nella sua cella venne rapito in una visione e vide se stesso uscire dal suo corpo e camminare nell’aria, ovviamente guidato dagli Angeli. Alcuni demoni crudeli e terribili impedivano loro di ascendere al Cielo e vide una ragione per ogni impedimento. Coloro che guidavano Antonio il Grande combatterono con i terribili demoni, dicendo che Dio gli aveva perdonato tutti i suoi peccati dalla nascita e che essi potevano accusarlo solo di quello che egli aveva fatto dal momento in cui diventò monaco. “ Quindi dal momento che lo avevano accusato falsamente  non portando prova  delle loro accuse, la sua strada divenne libera e spianata “ [59].

 

In una storia spaventosa di Antonio il Grande viene raccontato ciò che segue: Durante la notte una voce lo svegliò e lo comandò di uscire dalla sua cella e guardare. Vide infatti qualcuno “ alto “, senza forma corporea e spaventoso “, ovvero il demonio stare ritto con le mani distese, impedendo ad alcuni di ascendere afferrandoli, digrignando i denti invece ad altri poiché sfuggivano ed erano ascesi al Cielo. Venne rivelato ad Antonio il Grande che questo tremendo spettacolo era “ il passaggio delle anime “ [60].

 

San Giovanni Climaco, descrive un terribile spettacolo visto dall’eremita Stefano, un’asceta del Monte Sinai, vicino alla Grotta del Profeta Elia. Il giorno prima della sua morte, mentre i suoi occhi erano ancora aperti, venne rapito in estasi  ed iniziò ad agitarsi nel letto. Gli astanti lo udirono rispondere come se fosse interrogato. Alcune volte rispondeva: “ Sì è vero. E’ successo perché ho digiunato per molti anni. “

O ancora: “ Sì , giusto, ma ho pianto e servito i miei fratelli “ o ancora “ No, mi state accusando falsamente “ o a volte “ Non è proprio così. No, non ho scuse. Ma Dio è Misericordioso “. E San Giovanni Climaco aggiunge che questo interrogatorio invisibile era veramente un tremendo e spaventoso spettacolo”. Peggio di tutto era il fatto che essi lo accusavano di cose che nona aveva proprio fatto.” [61]

 

Da quello che abbiamo riportato sembra evidente che l’intera Tradizione ecclesiastica parli dell’esistenza delle stazioni di pedaggio dei demoni, gli spiriti dell’aria, che osteggiano l’uomo con odio e malignità non solamente nella sua vita terrena, ma specialmente anche prima e dopo la dipartita della sua anima dal corpo.

 

Nella Tradizione della Chiesa ,comunque, si può chiaramente vedere che i demoni non hanno potere alcuno sugli uomini di Dio, perché chi si riveste di Dio non affronta un simile martirio. Se il dominatore del mondo non ha potere alcuno su Cristo, ciò è vero anche per gli uomini che sono uniti a Lui. Ecco il motivo per cui i Santi Padri ci avvisano di vivere insieme alla Chiesa, in pentimento, confessione e opere spirituali, affinchè viviamo e moriamo nella Chiesa con una santa Fede Ortodossa e le preghiere dei nostri Padri, di modo che il principe delle tenebre e gli spiriti malvagi non abbiano sovranità su di noi.

 

In ogni caso l’evidenza in tutto ciò è che durante la dipartita dell’anima dal corpo avviene una grande battaglia, principalmente nelle persone che non sono giunte ad una sufficiente purificazione. La cosa tremenda e che molte persone nel nostro tempo muoiono senza essere consapevoli  della terribile ora della morte. C’è da dire che la malattia del nostro tempo, proprio come la sorprendente cultura nell’onnipotenza farmaceutica, distorce la costituzione psico-somatica dell’uomo e gli rende difficile attraversare queste ore cruciali con grande  e sobria attenzione, timore di Dio e preghiera. Certamente le medicine ci aiutano a non sentire il dolore della nostra malattia, ma alterano anche la nostra intera costituzione psico-somatica; non ci permettono di realizzare ciò che sta accadendo e di cercare la misericordia di Dio.

 

Queste ore sono fondamentali. Ecco perché tutti coloro che temono Dio ed hanno una conoscenza spirituale dei momenti cruciali pregano di essere consapevoli e preparati a ciò che accadrà in quel tempo. E’ una grande opportunità per la persona  pentirsi di tutto ciò che ha commesso e cercare la misericordia di Dio. Essere vigilanti in quest’ora tremenda è l’opera più importante. Ecco perché la Chiesa prega perché Dio ci liberi da una “ morte improvvisa “.

 

Dobbiamo inoltre considerare l’esistenza delle dogane aeree da due prospettive. Una è quella della malvagità dei demoni, l’altra è l’esistenza delle passioni. Nell’insegnamento patristico troviamo infatti che c’è un’altra interpretazione delle stazioni di pedaggio. Senza certamente scordare l’insegnamento sull’esistenza dei dominatori della tenebra e degli spiriti del male, vorrei a questo punto portare la nostra attenzione all’insegnamento mistico dei Padri della Chiesa sulle stazioni di pedaggio.

 

Abbiamo detto precedentemente che quando l’anima di una persona sta per lasciare il corpo, gli sopravviene la memoria di tutti i peccati che ha commesso nella sua vita. E’ veramente uno stato intollerabile. San Giovanni Crisostomo parla di questo; egli dice che nell’ultimo giorno della vita biologica di una persona “ i peccati contorcono la sua anima “, gli agitano l’anima. Questo si riferisce alle passioni che “ si muovono da sotto il cuore “[62]. Le passioni cercano soddisfazione, ma la persona non può rispondere. Questo è lo stato terribile.

 

Questo insaziabile desiderio dell’anima s’intensifica anche successivamente quando l’anima viene separata dal corpo. San Gregorio di Nissa attribuisce questa specie d’interpretazione a sua sorella Macrina. Egli dice che accade proprio come quando le persone sono rimaste in luoghi sporchi per un lungo periodo, sì da non essere liberati dal fastidio di questo sporco neppure se vivono poi nel pulito, lo stesso succede all’anima quando parte dal corpo.  Gli amanti della carnalità, anche quando si volgono alla vita incorporea e immateriale, sono incapaci di liberarsi dal puzzo carnale. Più precisamente quell’anima diventa più materiale e in questo modo “ si trova in grande afflizione “. San Gregorio aggiunge che se ciò che certe persone dicono è vero, ossia che le forme umbratili dei dipartiti sono visti nelle vicinanze delle loro tombe, è un’indicazione che l’anima non vuole partire dalla sua vita nella carne anche dopo che ha lasciato il corpo.

 

La parabola del Ricco e di Lazzaro, in cui l’uomo ricco ,trovandosi nell’Ade, sembra pensare ai suoi familiari, indica che l’anima di coloro che sono carnali non riesce a sbarazzarsi delle passioni che costituiscono la sua vita carnale [63]

 

 

Sappiamo dalla Tradizione Ortodossa che esistono passioni del corpo e passioni dell’anima. Dal momento che c’è unità tra anima e corpo, c’è anche una stretta relazione tra le passioni dell’anima e quelle del corpo. Le passioni dell’anima operano attraverso i sensi corporei. Quando l’anima si distacca dal corpo, essa non può più soddisfare le sue passioni.  Le passioni insoddisfatte generano un dolore intollerabile e una condizione soffocante. Esse soffocano l’anima. Questo è un vero inferno e una afflizione intollerabile. Per questa ragione i Santi Padri ci avvisano di purificare le nostre anime dalle passioni mentre siamo ancora in questa vita,cosicché l’anima possa essere rilasciata e libera alla sua dipartita . Dovrebbe infatti essere soddisfatta e attratta solo da Dio stesso .

C’è oltrettutto un altro problema per l’anima dopo la sua dipartita dal corpo. San Gregorio di Nissa insegna che tutte le nature sono attratte da ciò che è loro simile, ai suoi familiari.  Così anche l’anima è condotta verso il divino ed è legato ad esso, dal momento che l’uomo è legato comunque a Dio e contiene in se l’immagine dell’Archetipo. Dopo aver lasciato il corpo, l’anima è leggera, senza alcuna pena corporea, e pertanto le è facile e piacevole procedere verso ciò che la attrae, verso Dio. Ma se l’anima è trattenuta dalle abitudini materiali e dai chiodi delle passioni, si assoggetta alla sofferenza nello stesso modo in cui cui il corpo soffre durante i terremoti, quando non solo è schiacciato dal peso della terra ma anche trafitto da vari oggetti appuntiti che sono nella terra. [64]

E’ proprio questo il vero tormento dell’anima. Possiamo dire che essa sperimenta una tremenda biforcazione. Da un lato vorrebbe ascendere a Dio e unirsi con Lui, dal momento che è Sua immagine. D’altro canto ne è impedita dalle passioni che la crivellano,pressano e tormentano. E questa è una parte dell’interpretazione dei Santi Padri sulle stazioni aeree di pedaggio.

Il tormento di un’anima dipartita dal corpo è descritto in uno splendido e realistico modo da Abba Doroteo . Egli racconta che durante tutta questa vita l’anima è confortata nell’essere distratta dalle passioni. Può provare grande dolore e una pena tremenda, ma dal corpo e dalle passioni può trarre conforto e alleviare la sua pena.  In questo stato apatico e tremendo la persona “è nutrita, beve,dorme,incontra e sta insieme agli amici”, ovvero si intrattiene con le persone a lui care. Così viene in parte confortato e può scordare più facilmente il più profondo problema che l’ affligge. Ma quando l’anima lascia il corpo, “rimane sola con le sue passioni e,pertanto, è sempre tormentata da esse”. Allora l’anima brucia con l’ardore delle passioni, è da esse distratta e non può avere in mente Dio. Questa è una vera tragedia perché a questo punto non c’è più neppure il corpo, non può trovare neppure il più piccolo conforto.

In ciò che segue Abba Doroteo porta un sorprendente esempio . Supponiamo qualcuno sbattuto in una buia cella senza cibo o acqua per tre giorni, senza dormire o incontrare nessuno, o salmodiare o pregare o in qualsiasi modo pensare a Dio. Da quel momento questa persona saprà “cosa esercitano su di lui le passioni”. In una simile situazione l’anima e tutto l’uomo è furibondo .   Siamo certi di questo dalle varie persone che sperimentano l’agonia di posti di tortura e tremenda prigionia. Se questo è il caso di quando l’anima è ancora unita al corpo, quanto più lo sarà quando lo avrà lasciato e sarà isolata con le sue passioni.

Abba Dorote fa inoltre uso dell’immagine di una persona malata con una febbre bruciante. Questo crea ovviamente di conseguenza molti altri problemi, soprattutto se si ha un carattere melanconico e irascibile. La stessa cosa accade con l’anima passionale.”Il conflitto che si genera dalle sue cattive abitudini la punisce tutto il tempo, la memoria è costantemente amareggiata, i sussulti delle sue paasioni emergono di continuo, infiammandola e rendendola furibonda”. Se poi aggiungiamo a questo tormento e sofferenze dell’anima i terribili luoghi dell’inferno e i demoni, il fuoco e l’oscurità, possiamo comprendere dunque la sofferenza e il tormento dell’anima dopo la sua dipartita e soggiorno nell’Ade e nell’Inferno”.

Le cose di cui abbiamo così a lungo discusso ci mostrano dunque cosa sono quelle stazioni aeree di pedaggio di cui si parla nei testi patristici. Da un lato, sono le passioni dell’anima che, a causa della non presenza del corpo, non possono venire soddisfatte, e quindi contorcono l’anima. Dall’altra, sono i demoni malvagi che hanno dominio sulle persone passionali, ed è naturale che dopo la dipartita dell’anima essi abbiano una sovranità più grande su di esse. I giusti, che durante la vita hanno purificato le loro anime e i corpi dalle passioni dell’anima e del corpo e si sono rivestiti nella promessa dello Spirito Santo e uniti con Dio, sfuggono il potere delle stazioni di pedaggio, dal momento che i demoni non hanno autorità alcuna su di loro. Le anime dei giusti sono guidate, libere e senza distrazioni, verso Dio, con cui sono unite.

Così il vero problema non è quello di essere spaventati dalle stazioni di pedaggio, ma finchè viviamo , curare la nostra anima e tutto il nostro intero essere dalle passioni, di prendere parte alla Grazia incerata di Dio, perché la dipartita della nostra anima dal nostro corpo possa essere motivo di gioia e delizia.

Certamente ci sono alcuni che sostengono che simili nozioni come le stazioni di pedaggio e gli spiriti aerei siano entrati nella Cristianità da teorie gnostiche e da miti pagani che prevalevano durante quel periodo.

Non v’è dubbio che teorie simili si possano trovare in molti testi gnostici, in idee pagane riscontrabili nei miti egizi e caldei. Deve essere però comunque evidenziato che i Padri adottarono l’insegnamento delle stazioni di pedaggio, ma lo purificarono dalle scorie idolatriche e gnostiche a cui erano legate e le innestarono in un ambiente ecclesiastico. I Santi Padri non avevano certo timore di fare un simile lavoro creativo.

E’ noto che i Padri stessero lavorando creativamente e produttivamente quando presero vari spunti e teorie dal mondo pagano, ma dando una retta contestualizzazione ecclesiastica. E’ risaputo che i Padri presero l’insegnamento dell’immortalità dell’anima, del rapimento estatico e dell’impassibilità dell’anima d del corpo,l’insegnamento dell’anima tripartita e varie altre cose dalle filosofie antiche,proprio come anche da antiche tradizioni, ma chiaramente dettero loro un altro contesto e una prospettiva differente . Non possiamo infatti rigettare a priori l’insegnamento dell’immortalità dell’anima solo perché i filosofi antichi parlarono di essa. Dobbiamo però guardare al contesto ortodosso che i Padri le diedero.

 

Ciò che accadde precedentemente per alter questioni fu anche per il soggetto delle stazioni di pedaggio . E’ vero che le tradizioni antiche ed alcune correnti ereticali parlano di “dominatori della sfera astrale”, di “cancelli di un viaggio astrale”, di “spiriti aerei”, e così via…Troviamo molte di queste frasi anche nella Bibbia e nei testi patristici. Come abbiamo dunque detto in questo capitolo molti Padri della Chiesa parlano di stazioni di pedaggio e di spiriti aerei, ma dettero loro un diverso contesto e diversi significati. L’insegnamento patristico sulle stazioni di pedaggio potrebbe essere riassunto nei seguenti quattro punti : 

 

1) Il linguaggio simbolico usato dalla Bibbia richiede la necessaria giusta interpretazione . Chiunque si fermi solo all’immagine usata distorce il messaggio dell’Evangelo. Per esempio, dobbiamo dire che alcune parole nella Bibbia possono essere interpretate in modo scorretto se guardassimo solo al loro significato teologico. La stessa cosa vale per le stazioni aeree di pedaggio. Non dovremmo infatti pensare alle dogane di oggigiorno, in cui tutti noi siamo passati nei confini nazioni. Il linguaggio simbolico vuole presentare qualcosa, ma deve essere interpretato in un modo ortodosso.

2) Ci sono demoni, che sono angeli decaduti. Essi sono persone e quindi libero arbitrio, e con il permesso di Dio, ma anche tramite il cattivo uso della libertà dell’uomo, essi sono in grado di dominarlo. Questo significa che dopo la dipartita dell’anima dal corpo, i demoni richiedono di possedere l’anima su cui hanno avuto potere a motivo della sua impenitenza. Nella famosa parabola di Cristo sul ricco stolto c’è una frase : “Stolto! Questa notte la tua anima ti sarà richiesta; di chi saranno dunque le cose che hai preparato?!. Secondo l’interpretazione patristica chi domanda il possesso dell’anima del ricco stolto dopo la dipartita dal corpo sono i demoni.

3) I demoni non hanno autorità sugli uomini di Dio. Tutti coloro che sono uniti a Dio e hanno nella loro anima e nel loro cuore l’energia incerata di Dio sono fuori dal controllo dei demoni. Così i deificati non passano attraverso le cosiddette stazioni di pedaggio.

4) Secondo l’insegnamento dei Santi Padri, come prima abbiamo visto, I demoni, che sono veri spiriti, agiscono tramite le passioni. Il fatto che le passioni non possano essere soddisfatte dopo la dipartita dell’anima dal corpo è soffocante per l’anima.

Quando esaminiamo le stazioni di pedaggio in questi contesti teologici, l’uso di questo insegnamento non è inappropriate. Ma se abbiamo altri concetti, siamo su una strada completamente sbagliata.

 

 

Note :

 

48. See extended analysis in G. Konstantinou: Dictionary of holy Scriptures, ed. Grigori, op. 966 (Gk).

49. Macarius of Egypt: Homily 43, 9, CWS p. 222.

50. Basil the Great: Homily on Psalm 7, 2. PG 29, 232B, D.

51. John Chrysostom: Homily 44 on Matthew, EPE 11, p. 170 (Gk).

52. SC 174, p. 310.

53. Diadochus of Photiki: On spiritual knowledge, 100, Philokalia 1, p. 295.

54. Evergetinos, op. cit. p. 101f.55. Ibid. p. 102f.

56. Hesychios: On watchfulness and holiness 161, Philok. 1, p. 190.

57. Ibid 149, p. 188.

58. Theognostos: On the practice of the virtues 61, Philok. 2, p.

59. Evergetinos, op.,cit. p. 99.

60. Ibid. p. 100.

61. John of the Ladder: Step 7, CWS p. 142.

62. John Chrysostom: Homily 44 on Matthew, EPE 11, p. 168 (Gk).

63. Gregory of Nyssa: On the Soul and the Resurrection, Ch. 6, SVS p. 76.

64. Ibid. p. 83.

65. Dorotheos: Discourse 12, Fear of punishment, CS 33, p. 183f.