La Scienza ha oggi caratteristiche e metodi simili a quelli usati dalla Chiesa nel Medioevo per arginare la  perdita di credibilità a cui era progressivamente soggetta. Non parlare di qualche aspetto della dottrina può essere una forma di coercizione del libero sapere. E' questo l'atteggiamento che vedo da parte della Scienza Ufficiale nei confronti di alcuni aspetti del sapere. Non ne intuivo il motivo fino a quando non ho iniziato a rifletterci sopra, e quello che ne è venuto fuori è un quadro quantomeno sorprendente.

Scrive un grande maestro di matematica ma anche di vita, il Prof. Umberto Bartocci dell'Università di Perugia in uno dei suoi innumerevoli articoli presenti nella sua pagina personale:
 

[...] se l'avvento del Cristo sulla Terra non può non essere interpretato che come la cessazione definitiva dell'età della barbarie, e l'inizio dell'era della compassione, l'introduzione della scienza e della razionalità non può non essere ritenuta 'necessaria' da parte di coloro che hanno a cuore l'edificazione di una società autenticamente pluralista, nella quale ad ogni essere umano sia consentito di esprimere liberamente tutte le sue potenzialità espressive. Infatti il cristianesimo, dopo i primissimi tempi, finì con l'organizzarsi intorno ad una struttura cristallizzata e totalitaria (motivata nel 'suo' momento della storia), erede diretta dell'Impero Romano, e la scienza moderna fu costruita attraverso gli sforzi congiunti di coloro che si opposero in un anelito di libertà a quell'oppressione, dando così inizio alla più recente fase della storia contrassegnata dal predominio del 'pensiero scientifico'. Ma anche la scienza sembra oggi essere diventata a sua volta oggetto di celebrazione all'interno di una potente nuova struttura totalitaria, una nuova Chiesa, di cui gli scienziati appaiono essere i nuovi sacerdoti, i nuovi "dotti custodi dell'Ordine". Alle soglie del nuovo millennio, è forse finalmente giunto il momento di tentare la Sintesi, di riunire insieme queste due tendenze apparentemente contrapposte, di riportare all'interno della concezione dell'uomo e dell'universo quel che di 'sacro' ne era stato espunto nei primi più aspri momenti di lotta. Di edificare in altre parole una nuova metafisica, che riconosca la presenza di uno Spirito nel Mondo - e non già di uno Spirito fuori del Mondo o trascendente il Mondo, o di un Mondo senza Spirito, o, peggio, di uno Spirito senza Mondo - e ne favorisca la progressiva futura libera manifestazione.
La Scienza dovrebbe essere libera, ma lo è veramente? Vi rimando ad un esame più attento della pagina del  Prof. Bartocci per approfondire l'argomento. Quella che segue è una mia riflessione su come possa essere impostato un riesame di alcuni aspetti della nostra concezione del mondo alla luce di queste osservazioni.


Palestina di 2000 anni fa. L'Impero Romano ha dei problemi a gestire l'indipendentismo dei Giudei. Attorno al 70 d.C. Gerusalemme e l'intera regione vengono messe a ferro e fuoco dalle legioni romane. Nella fortezza di Masada gli assediati preferiscono darsi la morte piuttosto che cadere vivi nelle mani dei Romani.

Come possono dei fatti così lontani avere a che fare con la scienza odierna?
 

Saulo di Tarso, più tardi l'apostolo San Paolo, riprende e rielabora in chiave ellenistica / greca le idee religiose che in Palestina avevano portato alla sollevazione contro Roma. E' una operazione che oggi accende il più feroce dibattito nell'interpretazione delle origini del cristianesimo (guardate nella pagina dei links).

L'opera di Paolo è come un'immagine con un forti luci ed ombre. Egli probabilmente comprese che  la fede giudaica  nella restaurazione della teocrazia  sarebbe stata sanguinosamente e dolorosamente repressa e distrutta dalla forza dell'Impero Romano.  Per questo egli tentò una sintesi tra le idee monoteiste  e la cultura  ellenistica dell'impero. Nel compiere questa operazione egli dovette imporre la figura di Gesù come quella di un Dio in grado di competere come le altre divinità a quel tempo adorate nell'Impero.

La chiesa apostolica di Paolo entrò  subito in conflitto con le altre realtà ecclesiali nelle regioni dell'Impero, ma ne uscì vincente. Da un punto di vista culturale l'interpretazione paolina del cristianesimo fu l'unica ad avere possibilità di essere accettata negli ambienti colti dell'impero imbevuti di razionalismo greco. La Chiesa nascente si diede subito da fare per imporsi come unica interprete del culto di Cristo.

Il secondo passaggio è forse più fondamentale del primo: l'Impero Romano dal canto suo si rese conto che poteva essere conveniente utilizzare questa nuova religione come religione di stato.  I legionari romani erano rimasti stupiti ed ammirati nel vedere la forza con la quale si erano difesi i giudei, e in fondo probabilmente avrebbero desiserato impossessarsi di questa magica forza spirituale che  a loro mancava. L'imperatore Costantino fu l'artefice di questa apertura. E' infatti con il Concilio di Nicea che alcune parti fondamentali della dottrina cattolica prendono forma, in particolare viene dichiarata eresia la concezione ariana che considerava Gesù come una figura essenzialmente umana. Il potere aveva bisogno di togliere discrezionalità al singolo per poterlo meglio controllare, quale opportunità migliore del culto del Figlio di Dio?
 

E' esattamente in questo momento che si formano le premesse per la religione laica della scienza di oggi.
 
L'immagine che abbiamo dal Vangelo apocrifo di Tommaso:
14.) Gesù disse: - Io non sono più tuo maestro, perché tu sei ebbro: ti sei inebriato alla copiosa sorgente che è emanata da me
115.) Gesù disse: - Colui che berrà dalla mia bocca diventerà come me, nello stesso modo che io diventerò come lui, e le cose nascoste gli saranno rivelate.

E' diametralmente opposta alla presentazione nel Prologo del Vangelo (canonico) di Giovanni:
[1]In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
[2]Egli era in principio presso Dio:
[3]tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che  esiste.
 

San Paolo mescola il Logos greco con il Messia degli ebrei. Il potere romano se ne impossessa e crea il duale del potere politico / economico nel potere spirituale della Chiesa.

Più di mille anni dopo, la Chiesa soppravvive al destino dell'Impero, e anzi utilizza il suo primato spirituale per conquistare potere  al di là della religione. Nascono i primi germi delle eresie che la Chiesa reprime con la Santa Inquisizione. Come possono fare gli uomini a ricavarsi uno spazio proprio? Utilizzano la divisione originaria di potere tra Chiesa e Impero Romano, rivendicando l'indipendenza del dominio della materia (la res extensa di Cartesio) dal dominio della metafisica in cui si esercita il potere teologico assoluto degli uomini di Chiesa. Il "dai a Cesare quel che è di Cesare" viene quindi utilizzato in termini ontologici.

Ai primi uomini di scienza non pareva vero poter esprimere il proprio parere senza avere qualcuno che fosse in grado di dire prima come andavano le cose (vedi ad esempio la concezione tolemaica contro quella copernicana, o l'evoluzionismo contro il creazionismo).

La scienza nacque come esigenza di togliere di mezzo il "ponteficie" cattolico, unico intermediario tra l'uomo e il logos. Finalmente l'uomo aveva ritrovato la dignità che gli era stata negata sottomettendosi alla protervia metafisica della teologia cattolica.

Il criterio di verità non era più esterno all'uomo ed identificabile con Gesù Cristo o la Sacra Scrittura, ma diventava il metodo scientifico, universale perchè oggettivo, quindi alla portata di tutti. Veniva in un sol colpo cancellato il millenario strapotere della religione, ultima appendice dell'espansionismo dell'Impero Romano in campo spirituale. Sulla faccia della terra in nome del metodo scientifico nessuno avrebbe più potuto utilizzare l'arbitrarietà di giudizio in nome della fede, poichè da ora in poi sarebbe stato chiaro che il criterio di verità ontologica non era quello religioso ma quello che derivava dal metodo di indagine sperimentale della natura.

Ma ricordiamo che la scienza è nata da questa separazione tra res cogitans e res extensa. E per definizione ha tolto dalla realtà tutto ciò che riguarda lo spirito a ancor più la metafisica. Ed è chiaro che in questi domini non può, per assunto, esprimere giudizi. La verità scientifica considera lo spirito come un epifenomeno della materia, così come la religione in una certa misura considera la materia come un epifenomeno della metafisica. Se ci pensate un attimo vi rendete conto che lo spirito, che è la parte dell'uomo che vivifica il suo corpo, sfugge completamente al dominio della scienza.

Oggi possiamo dire di aver raggiunto il limite di questa visione dicotomica della realtà. E possiamo anche permetterci di superare il paradigma meccanicistico classico newtoniano se pensiamo a come questa visione del mondo si è sviluppata nella storia. C'è però qualche resistenza a questo processo di trasformazione.  E' l'atteggiamento di chi ha sostituito il vecchio paradigma teologico / metafisico con la visione del mondo fornitaci dal modello meccanicistico / newtoniano,  costruendo in questo modo una fede laica (che sostituisce la precedente visione del mondo fornita dalla fede religiosa) contraria allo spirito della scienza stessa.  Questa fede può essere messa in discussione dal Teorema di Bell e dalla Meccanica Quantistica, che evidenziano l'inconsistenza di una tale concezione. E' forse per questo che non se ne sente mai parlare, forse perchè la nostra cultura (in particolare la nostra italiana) ha bisogno di figure - guida che ci dicano come stanno le cose, perchè, come individui, non abbiamo ancora raggiunto la maturità di giudizio. Questo è forse un retaggio della storia, l'ultimo barlume dell'impero di 2000 anni fa. Siamo individui sotto tutela, c'è sempre qualcuno che ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, e in campo scientifico le grandi personalità hanno preso il posto che prima era degli uomini di religione, ma la sostanza non è cambiata di molto.

Quando siamo nati è come se ci avessero consegnato un quaderno bianco perchè ci scrivessimo sopra. Alla fine della vita c'è chi avrà scritto molte pagine, e chi avrà scritto poco e male. Ma la cosa più grave sarebbe aver fatto scrivere qualcun altro al posto nostro.

Non permettiamo a nessun altro di scrivere sul nostro quaderno. Dobbiamo essere noi a scrivere il quaderno della nostra vita.

Il responso del Teorema di Bell è una sfida: impariamo ad accettarla.