per una nuova visione del mondo


Da che mondo è mondo, anzi, da che scienza è scienza, progresso scientifico è sinonimo di vedere i limiti della teoria vecchia per crearne una più ampia che contenga la precedente (senza contraddirla) come caso particolare.

Per chi conosce un po' di fisica e si è appassionato a studiare la Teoria della Relatività di Einstein, è facile fare un esempio. La Teoria della Relatività non nega la teoria precedente, la meccanica Newtoniana, ma la inquadra come sottocaso particolare. In altri termini: per velocità piccole, di molto inferiori alla velocità della luce, i fenomeni sono ben descritti dalla meccanica Newtoniana, ma quando le velocità in gioco sono più elevate dobbiamo utilizzare la teoria di Einstein.

Questo schema di ampliamento del sapere ha avuto una battuta d'arresto quando la comunità dei fisici si è trovato di fronte il corpus di fatti sperimentali e tentativi di interpretazione che definiscono la Meccanica Quantistica. E' come se ad un certo punto si fosse rotto il principio di intelligibilità razionale del mondo fisico. Per questo Einstein, che pretendeva di trovare un inquadramento razionale ai fatti sbottò con l'affermazione (che è poi passata alla storia e che viene sempre citata quando si parla della Meccanica Quantistica) "Dio non gioca a dadi". Da quel momento in poi Einstein si mise contro la Meccanica Quantistica e insieme a due colleghi elaborò un esperimento ideale (conosciuto come esperimento o paradosso EPR) con il quale intendeva dimostrare che la Meccanica Quantistica non poteva essere considerata una teoria fisica perchè incompleta.

Il paradosso EPR ha dato origine negli anni '60 ad una rielaborazione che potesse portare ad una verifica sperimentale, il Teorema (o disuguaglianza) di Bell, e nel 1983 si è avuto il risultato dell'esperimento condotto da Alain Aspect a Parigi per una verifica sperimentale. Ebbene, il dato sperimentale dà torto ad Einstein e colleghi, confermando che la Meccanica Quantistica fornisce una descrizione dei fatti aderente alla realtà.

La Fisica ci ha abituato a considerare che il senso comune a volte ci inganna. Per esempio, le pareti della stanza in cui siamo, il tavolo su cui appoggiamo il computer che noi percepiamo come solidi e pieni in realtà sono fatti in massima parte di vuoto. Direste che un granello di sale riempe la cupola di San Pietro a Roma? E' in questo modo che gli atomi riempiono lo spazio. La massa nucleare (il 99,9% della massa dell'atomo) è concentrata in uno spazio minimo (granello di sale) mentre gli elettroni ruotano attorno al nucleo a distanze comparabili con la dimensione della cupola.

L'atomo è dunque vuoto anche se l'impressione che ne abbiamo è che la materia sia fatta di un tutto pieno. In questo caso accettiamo che la nostra sensazione sia fuorviante rispetto ad un livello di verità più aderente alla intima natura delle cose. (Accettiamo questa convinzione per fede nella scienza, perchè sappiamo che queste teorie sono verificabili da appropriate esperienze di laboratorio.)

E questo è solo uno dei casi in cui i nostri sensi ci ingannano: pensiamo all'equivalenza massa - energia, al diverso scorrere del tempo a seconda del moto dell'osservatore (paradosso dei gemelli), alla contrazione delle lunghezze al seconda del moto dell'oggetto ...
Ma non sempre è così: per quel che riguarda il Teorema di Bell e le sue straordinarie conseguenze c'è da parte della cultura ufficiale un atteggiamento di chiusura totale. Forse perchè questa volta non sapremmo davvero sopportare le conseguenze del messaggio che ne esce.

Molto in sintesi, il messaggio è il seguente: la logica e la razionalità non sono strumenti che valgono in senso assoluto, ma hanno il loro limite. Non si può quindi avere troppa fiducia in questi mezzi e pretendere di ricondurre tutto in termini razionali. Anche se alcuni aspetti della nostra vita rientrano in tale ambito, è sbagliato pretendere di spiegare tutto unicamente in termini razionali e causali, come è sbagliato fossilizzarsi sulla meccanica newtoniana all'infuori del campo di applicabilità di questa teoria. Il messaggio che la fisica ci svela è che l'atteggiamento razionale non esaurisce l'analisi della realtà, e proprio in nome della scienza dobbiamo andare oltre se non vogliamo fossilizzarci in un dogmatismo razionale che farebbe da contraltare al dogmatismo teologico cha ha caratterizzato il Medioevo. Questo messaggio viene concepito dalla nostra cultura occidentale come un attacco a qualsiasi possibilità di fare scienza, dato che non siamo in grado di concepire nulla se non in termini razionali. D'altro canto ci sembra che rinunciare ad un'analisi del reale in termini razionali ci riporti ad una sorta di misticismo o nel campo della religione, campi che abbiamo imparato ad evitare da quando Galileo ha inventato il metodo scientifico.

Il Teorema di Bell dice che la realtà nel suo intimo si ribella alla fredda logica razionale con cui abbiamo indagato fino ad oggi, e che dobbiamo accettare la sincronicità oltre alla causalità e la logica del terzo incluso al posto della logica del terzo escluso. Il Teorema di Bell avvicina oriente e occidente, fisica, religione, filosofia, proclamando il livello di armonia del reale che non riusciamo a cogliere perchè troppo abituati ad analizzare in dettaglio il particolare, senza essere capaci di percepire il messaggio che ci viene dal Tutto. Il Teorema di Bell reintroduce nella scienza la componente femminile, magica della realtà che troppo spesso abbiamo sottovalutato. Il Teorema di Bell è in grado di armonizzare la dicotomia tra materia e spirito che caratterizza la nostra cultura occidentale. Il Teorema di Bell è in grado di conciliare le scienze esatte con quelle umane, rendendo ad ogni branca della scienza la sua dignità.

Con il Teorema di Bell la Fisica, che una volta era partita dal cervello, è arrivata a toccare il cuore. E' per questo che  abbiamo  paura ad accettarne le conseguenze.