INTERVISTA A GIUSEPPE MOGAVERO, AUTORE DEL LIBRO "I MURI RICORDANO" ( MASSARI EDITORE ) PRESENTATO ALLA LIBRERIA PAGINA 348 LO SCORSO 29 MARZO

TRA I TANTI PERSONAGGI INCONTRATI NEL LAVORARE AL TUO LIBRO, MILITARI, PARTIGIANI, PRETI, DONNE E UOMINI COMUNI, CE NE SONO ALCUNI CHE TU RITIENI INGIUSTAMENTE TRASCURATI DAGLI STORICI CHE SI SONO OCCUPATI DELL'OCCUPAZIONE NAZISTA A ROMA ?

Ve ne sono molti: innanzitutto i deportati politici, coloro che, al contrario di preti, miltari, partigiani combattenti e donne martiri, ebbero, ai fini della memoria storica, un destino particolare, individuale e non corale, non facendo parte delle "categorie" resistenziali, ai grandi tragici eventi quali le Fosse Ardeatine, la deportazione degli ebrei, Porta S.Paolo, non morirono a Forte Bravetta. Antonio Atzori, Ferdinando Persiani, Fernando Nuccitelli, Ercole Cerasari, Vittorio Fattori, Giuseppe De Simone, Ernesto Sansone, Giovanni Gallinella, subirono un dramma nascosto, personale, morendo nei campi di concentramento o lungo il percorso. E' come se, compiendosi il loro destino fuori Roma, essi non facciano parte o comunque non da protagonisti della storia dell'occupazione tedesca di Roma; al contrario di Luigi Collanti, sopravvissuto a Mathausen e spentosi appena arrivato a Roma, la cui vicenda è nota ai più. Stesso destino di poca riconoscenza per il ricordo di alcuni martiri, nobilissime figure di partigiani che, dopo aver combattuto in città durante l'occupazione e aver festeggiato la Liberazione, ritennero "imperfetto" e incompiuto il loro compito e continuarono a combattere in Toscana ( Achille Tomei ), in Umbria ( Virgilio Bianchini ), in Liguria ( Omero Ciai ), nel Biellese ( Roberto Simeoni ) ove caddero combattendo. In precedenza - nel settembre/ottobre 1943 - erano caduti Dionigi Tortora tra i partigiani albanesi, Arcangelo Fabiani con quelli friulani e Mario Bata' nelle montagne del Maceratese : anch'essi negletti e dimenticati nella storia della resistenza romana.

CI SONO, SECONDO TE, OLTRE ALLE ARDEATINE E AI LUOGHI PIU' CONOSCIUTI, DEGLI ALTRI LUOGHI "FISICI" CHE TRASMETTONO ANCORA OGGI FINO IN FONDO LA DRAMMATICITA' DI QUEI GIORNI ?

In genere, a Roma, solamente le Fosse Ardeatine sono conosciute. Poi, c'è il vuoto assoluto, a cominciare da Forte Bravetta. Molti la citano e pochissimi ne conoscono la storia e il suo ruolo di luogo di esecuzione tramite fucilazione, iniziato nel Ventennio e ripristinato dall'occupante nazista. Si deve essenzialmente alle ricerche del dottor Augusto Pompeo e alla loro divulgazione da parte dell'ANPI di Roma, la scoperta e lo studio degli eccidi compiuti colà nei confronti di centinaia di sloveni fucilati come disertori. Ancor meno conosciuta è la storia di Valle Aurelia ( o Valle dell'Inferno ), luogo legato alla storia dei fornaciari, antifascisti da sempre e protagonisti della resistenza armata ma anche protagonisti per l'assistenza e protezione degli ex prigionieri alleati : per questa attività molti di essi morirono alle Fosse Ardeatine o a Forte Bravetta. Voglio segnalare il 1° binario della stazione Tiburtina, da dove partivano, fin dal 16 ottobre '43, i treni piombati verso i campi di sterminio ; lì Michele Bolgia - la cui moglie era morta in piazzale Prenestino durante il primo bombardamento di Roma - spiombava di notte i vagoni, permettendo così la fuga di ebrei e di prigionieri civili e politici. Infine il Quadraro, anche se invero, da circa due anni, per merito di un gruppo di cittadini e dei due Municipi, il rastrellamento e la deportazione in Germania di 900 cittadini non è più un oscuro evento : pubblicazioni, pubblici dibattiti, apposizione di una lapide sono attestazioni ( anche se c'è bisogno di una maggiore divulgazione nel quartiere di tale evento ) del ricordo di quel 17 aprile 1944. Ma in ogni caso rimangono in ombra le figure di cinque partigiani, la cui memoria epigrafica fronteggia, in via dei Quintili, quella citata che ricorda il rastrellamento ; tre di essi finirono alle Ardeatine, uno a Forte Bravetta, mentre il quinto andò a combattere in alta Italia ma il loro ricordo è sprofondato nell'oblio.

QUALI LIBRI CONSIGLIERESTI A DEI GIOVANI CHE VOLESSERO COMINCIARE A CONOSCERE LA STORIA DELLA NOSTRA CITTA' DI QUEL PERIODO ?

La bibliografia della resistenza romana, o meglio del periodo 19 luglio 1943 ( 1° bombardamento ) - 4 giugno 1944 ( Liberazione della città ) è vastissima. La madre di tutte le fonti è "Roma e Lazio 1930-1950. Guida per le ricerche" a cura di Antonio Parisella. Il volume è disponibile presso il Museo della Liberazione in via Tasso 145. Comunque "Storia della resistenza romana" di E.Piscitelli è un valido testo a carattere generale, insieme a "Roma sotto il terrore nazifascista" di A.Troisio, e "Roma città prigioniera" di De Simone. Più nello specifico e in estrema sintesi : "Venti angeli su Roma" di De Simone ( sul bombardamento di S.Lorenzo ). "La difesa di Roma e i Granatieri di Sardegna nel settembre 1943" di E.Cataldi e R.Di Nardo e "L'Italia lacerata" di F.Manacorda per l'evento della Difesa di Roma. "16 ottobre 1943" di G.De Benedetti e "Sabato nero" di R.Katz per il rastrellamento del ghetto. "Achtung Banditen !" di R.Bentivegna e "L'ordine è già stato eseguito" di A.Portelli, incentrati su via Rasella e le Fosse Ardeatine. "Bandiera Rossa nella resistenza romana" di S.Corvisieri, "La resistenza in Roma" di S. Perrone Capano e "Roma clandestina" di F.Ripa di Meana trattano delle formazioni operanti in Roma. Devo aggiungere anche e necessariamente i due volumi di F.W.Deakin "Storia della Repubblica di Salò" ( che comunque è un vasto panorama sulle disfatte militari, l'implosione del Regime sfociato nella seduta del Gran Consiglio che delegittimò Mussolini, il pre-armistizio, l'8 settembre, la costituzione e la fine della RSI ). Infine "Con cuore di donna" della scomparsa partigiana Carla Capponi, un' autobiografia toccante. Per ricerche più specifiche e dettagliate, il sottoscritto è volentieri a disposizione e ricordo che la Biblioteca di via Tasso, l'IRSIFAR ( Istituto Romano per la Storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza ) l'Istituto Ebraico di cultura e decine di associazioni, enti e istituzioni possono essere luoghi di ricerca.

CHE DIFFICOLTA' HAI TROVATO LAVORANDO AL TUO LIBRO ? E DA CHI SEI STATO AIUTATO ?

Devo ringraziare molte persone e per tutti gli aspetti dell'opera : per le foto Goffredo D'Orazio, il fotografo della memoria della Resistenza, per la documentazione centinaia di persone che nel loro insieme sono i veri autori del testo, ma devo segnalare soprattutto Nicoletta Stame dell'ANFIM, vero sacrario delle vittime ardeatine e di Bravetta. Ma se tenacia e passione hanno contribuito a dare un senso a questo percorso per luoghi ed eventi, senza la revisione scientifica del prof.Parisella, presidente del Museo della Liberazione di via Tasso, il lavoro rischiava di essere lacunoso e poco accurato. Difficoltà ? Moltissime e tutte legate alla ricerca delle epigrafi nei luoghi più impensati, nascosti o riservati, in una città come Roma che non immaginavo così vasta e complessa.

HO TROVATO MOLTO TOCCANTE IL TUO RACCONTO SULLA SUORA UCCISA ALLA MONTAGNOLA DA UN SOLDATO TEDESCO. SI PASSA TANTE VOLTE DA QUELLE PARTI MA NON SI IMMAGINA CHE PROPRIO LI' SIA STATO COMMESSO UN TALE CRIMINE. VORRESTI PARLARE DI QUESTO EPISODIO A CHI NON ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO ?

Innanzitutto una premessa. Per "Montagnola" generalmente si intende il nucleo abitativo all'inizio della Laurentina, a sinistra della Colombo. Ma chi in auto è in attesa del verde al semaforo tra la Colombo e la Laurentina, poco prima dello svincolo di destra per viale Marconi, può scorgere ai due lati della Colombo due gruppi di abitazioni rossicce. Il tutto, fino all'ampia piazza della chiesa di piazza Caduti della Montagnola, costituiva la borgata Montagnola di San Paolo, divisa dalla via Imperiale, ma ora maggiormente spezzata dall'imponente Cristoforo Colombo. In quel luogo - in cima al semaforo, appunto - si era attestato l'ultimo avamposto dei Granatieri che fronteggiavano, insieme a decine di civili, la macchina di guerra nazista. Il 10 settembre, quasi al termine degli scontri, suor Teresina di S.Anna ( 29 anni ) si accorse di un tedesco che "camminava come una jena sul campo di battaglia tra i cadaveri" : costui stava depredando dal collo di un Granatiere caduto la catenina d'oro. La suora allora, brandendo un crocefisso d'ottone, colpì il tedesco in fronte, che reagì colpendola alla testa con il calcio del fucile. Suor Teresina, ricoverata in clinica, rimase in coma sino all'8 maggio 1944 data della sua morte. La suora e il granatiere sono raffigurati ora in due artistici altorilievi presso la Cripta Votiva dei Martiri della Montagnola, sul retro della Chiesa di Gesù Buon Pastore. La Cripta è un luogo ignoto ai più, negletto e degradato a causa di un vergognoso oblio ; è comunque visitabile, soprattutto la domenica mattina dopo la funzione religiosa.

TORNA AL MENU PRECEDENTE