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DOCUMENTAZIONE

 

KIEV: PALCOSCENICO DEL POTERE

La costruzione della Cattedrale di Santa Sofia

Wikipedia: foto esterni

storia della città

Vediamo allora come Kiev si trasforma nel grande palcoscenico del potere.
I tecnici bizantini giunsero, studiarono il terreno e i materiali e fecero le loro scelte.
Era richiesto il rifacimento di tutta la città alta specialmente dalla parte che guardava il piccolo affluente Kijanka a nordest? Bene! Il terem di Vladimiro fu ingrandito di tal misura che nel cortile adesso si potevano tenere i banchetti periodici per l’intera popolazione della città (aggirantesi intorno a varie decine di migliaia di anime) e in gran comodità per tutti. La Chiesa della Decima fu lasciata naturalmente intatta col suo scenario dei cavalli di bronzo “scippati” ai greci di Chersoneso, ma, come abbiamo detto, non bastava alle aspirazioni di Jaroslav e serviva un tempio ancor più sontuoso…
Si spianò perciò ancora del terreno verso il lato del Kresc’ciatik, cioè verso sudovest, e si ricavò un piazzale tre volte più grande della vecchia “Città di Vladimiro” dove la nuova chiesa, pomposamente e orgogliosamente dedicata alla Sapienza del Signore o Santa Sofia, trovò infine la sua collocazione!
Ci vollero circa 20 anni, ma ne venne fuori un tal complesso monumentale che il vescovo di Brema, Adalberto, che probabilmente lo vide coi suoi occhi, giudicò che Kiev potesse essere considerata “…la rivale per lo Scettro di Costantinopoli, il più bell’ornamento della Cristianità Greca (clarissimus decus Graeciae)…” Un bel giudizio!
E allora, secondo noi, vale la pena di dare una descrizione seppur sommaria e non troppo particolareggiata di questo grande monumento della Rus’ di Kiev che è la Cattedrale di Santa Sofia, visto che fu la costruzione dalla quale il complesso ricavava tutta la sua magnificenza!
La squadra bizantina per prima cosa si rese conto di non poter utilizzare gran che delle pietre ornamentali locali. Benché si organizzassero trasporti di marmo dal Mar di Marmara, visto che le cave dei Carpazi erano troppo lontane e poco accessibili e che il basalto locale era troppo duro da tagliare, si ricorse alla pietra “fatta dall’uomo” e cioè al mattone cotto.
Si dovettero naturalmente mettere insieme i migliori vasai e mattonai che c’erano. Costoro però fino ad allora avevano lavorato con l’argilla per fabbricare mattoni di terra cruda mentre ora occorreva spiegare loro tutto il processo di come fabbricare i mattoni cotti che avevano una tecnica molto diversa. Fu fatto anche questo. Si costruirono quindi numerose fornaci per le quantità enormi di mattoni cotti che occorrevano, abbattendo un numero grandissimo di alberi, e, affinché si riuscisse a sfruttare il bel tempo, si lavorò senza posa!
Nel 1037 comincia finalmente la costruzione!
Ci siamo ripromessi di non entrare qui nei dettagli tecnici e di mettere al contrario l’accento sulla spettacolarità che era poi la funzione maggiore di quel contesto architettonico. Ricordiamo che in questo periodo Kiev, come le altre capitali europee, entra in quella tenzone costruttiva dell’XI sec. che, giustamente, lo storico H. Dittmar chiamerà La Battaglia delle Cattedrali. Questo è un aspetto importante perché Santa Sofia e i suoi contorni costituiscono il modello di riferimento per tutte le città russe (Vladimir-sulla-Kljazma è un esempio imitativo tipico) che saranno costruite in seguito.
Il problema che già aveva affrontato san Vladimiro su uno spazio abitativo distribuito fra le diverse colline sulle quali giace Kiev fu risolto definitivamente e la Città Alta diventò un tutto unico dopo il riempimento degli avvallamenti fra una collina e l’altra (usati fino a quel momento come discarica).
La Città Alta risultò divisa in tre grandi aree ben delimitate da mura proprie (di cui abbiamo parlato) unite fra di loro da ponti. La più antica è quella detta “Montagna di Kii” , fondatore leggendario della città, poi la “Città di Vladimiro” dove si trovava il sontuoso terem del principe a più piani insieme ai palazzi dei bojari importanti (obbligati a risiedere in questi palazzi quasi come ostaggi) con, in più, la chiesa “di famiglia”, quella che abbiamo detto essere chiamata Della Decima.
Ad occidente di questo spazio si trova invece Santa Sofia.


Santa Sofia,angolazione, foto Iryna Shpulak, dreamstime


E questa fu dunque la “Città di Jaroslav ” o il suo teatro personale più ostentato.
Kiev non ebbe nemmeno bisogno di un degradante Cremlino come le altre città russe di frontiera poiché era imprendibile nella sua posizione a 60 m. sul livello della corrente del Dnepr e le sue mura, in gran parte di legno, furono ornate da porte monumentali in mattoni con le sante cappelle sulla cima. Di queste porte oggi restano solo le rovine, in parte ricostruite, come quelle della famosa Porta d’Oro (così chiamata ad imitazione dell’omonima di Costantinopoli).
Aggiungiamo che i maestri bizantini concorsero persino alla costruzione dei palazzi dei notabili mantenendo però quell’aspetto tipico di avere il piano terra in mattoni e quelli superiori di legno e restare, nel loro sviluppo in altezza, più bassi del terem allo scopo di non concorrere in bellezza e ostentazione col principe, naturalmente!
E parliamo dunque di Santa Sofia…
In pianta è un quadrilatero che misura 42 m x 55 m con cinque absidi sistemate sul lato più lungo, orientate classicamente verso oriente (ex oriente lux!). La parte in pianta che si può chiamare veramente “il tempio” è una chiesa a cinque navate con quella centrale larga circa il doppio di quelle parallele laterali e che si può iscrivere in un quadrato perfetto ad imitazione di una basilica romana. L’abside centrale naturalmente è semisferica ed è più grande di quelle che l’affiancano ai lati.
A questa chiesa interna si accede da tre accessi arcati, uno sul lato frontale e due laterali posti sui lati più esterni delle navate rispettive.
Al centro della navata centrale, poggiata su quattro enormi pilastri, si eleva la cupola maggiore mentre dietro di essa c’è la semicupola dell’abside, situata a livello più basso, che incombe sull’altare leggermente sopraelevato dal resto del pavimento. L’altare, ai tempi di Jaroslav quando ancora non si usava l’iconostasi, è separato dagli astanti soltanto da una bassa balaustra e nella nostra chiesa, di altari, ce ne sono ben cinque: uno per ogni abside! Naturalmente il maggiore è quello centrale…
Sulla parete interna della semicupola absidale centrale tutta coperta di mosaici finissimi è ritratta la Vergine che prega con le mani alzate (Oranta in russo e in greco) e che guarda quindi chi arriva entrando dall’accesso principale a cui abbiamo accennato sopra. Sotto la Vergine c’è la riproduzione dell’Ultima Cena in cui il Cristo è rappresentato due volte: all’estrema destra e all’estrema sinistra della tavola ed ogni sua figura guarda verso gli apostoli che siedono in due file parallele. Una volta distribuisce il pane e l’altra il vino.
Tutta questa parete, rimasta integra nei secoli, è la più famosa ed è chiamata La Parete Indistruttibile (Neruscìmaja Stenà) di Santa Sofia.
La cupola centrale è impostata su un enorme tamburo alleggerito da finestroni lunghi e stretti e porta all’interno la figura di Cristo Pantocratore in mosaico che il fedele vedrà solo quando si sarà posto al centro del tempio ed avrà levato lo sguardo verso la luce che piove sopra di lui dalle finestre.
Intorno alla cupola centrale sono impiantate altre dodici cupolette tutte poggiate sui colonnati del “tempio interno”…
Nelle vele della cupola centrale sono ritratti i quattro evangelisti mentre le dodici cupolette, non molto evidenti dall’interno, rappresentano evidentemente i dodici apostoli intorno al Cristo. Tutte le figure, ripetiamo, sono riprodotte in finissimi mosaici che si sono conservati fino ad oggi quasi intatti, malgrado le vicissitudini del tempo e le ingiurie dei Tatari nel 1240. Le scritte sono ancora in greco…
Il tempio interno è poi circondato dai tre lati (le absidi invece sono impiantate sulle pareti esterne) da colonnati che sorreggono il coro sopraelevato nel quale prendono posto la famiglia del principe e i suoi eventuali ospiti.
Oltre al coro, e corrente sempre sui tre lati, c’è un altro corpo più esterno. E’ una galleria aperta con colonnato al pian terreno e un altro colonnato e parapetto al piano superiore (questo allo stesso livello del coro) che veniva usata per guardare e benedire le parate e le altre celebrazioni che si svolgevano davanti alla chiesa.
A questa loggia esterna (e al coro) si accede attraverso due torri “esterne” poste in modo asimmetrico rispetto alla porta trionfale principale.
Una torre, infatti, è posta all’incirca lungo l’asse della navata più esterna sinistra (per chi entra) risultando così interna alla loggia stessa, mentre l’altra è posta nell’angolo della costruzione ed ha una funzione prettamente militare perché guarda lo spiazzo intorno al tempio da tutti i lati non protetti. Entrambe le torri hanno una scala a chiocciola interna che permette l’accesso sia alla loggia superiore che agli ambienti più interni.
Le pareti interne sono tutte affrescate con scene di vita contemporanea e con qualche scena ispirata a vari avvenimenti tradizionali kieviani come, ad esempio, la visita a Costantinopoli di santa Olga. E non solo queste pareti perché abbiamo prove che anche l’esterno fosse decorato e colorato con affreschi…
Sulle pareti si sono trovate anche scritte profane. E’ tramandato come tipico di quei tempi che non aver fiducia nel partner, in un contratto di compravendita, obbligasse a riscrivere con poche parole chiave il testo dell’accordo sulle pareti della Chiesa, in modo che Dio fosse testimone e garante della stipula. Ed infatti anche a Santa Sofia sono stati trovati alcuni graffiti di questo tipo… fortunatamente non tanti!
Il pavimento poi era coperto di lastre di piombo e rame molto belle e luccicanti.
La costruzione, abbiamo detto, è in mattoni che, nelle pareti man mano che si va in alto, vengono sostituiti con delle anfore lunghe e panciute (dette in russo golosniki). Tali anfore, alleggerendo la struttura, allo stesso tempo fanno da risonatori per le liturgie cantate.
Se il pian terreno frequentato dalla gente semplice è praticamente in penombra, il coro invece risulta illuminato quasi a giorno e gli spazi a disposizione qui sono delle camere separate con serratura che permettevano la custodia del tesoro della chiesa e dei beni del principe (compresi i preziosi libri menzionati nelle Cronache!). Naturalmente una parte del coro fa da matroneo ossia è lasciata alla frequentazione delle donne della famiglia del principe o delle mogli dei notabili autorizzati.
Riunioni e ricevimenti di ospiti di riguardo hanno luogo abbastanza di frequente proprio qui nel coro visto che una visita e una messa a Santa Sofia è d’obbligo per qualsiasi ospite si rechi a far visita a Kiev.
L’esterno della chiesa aveva i mattoni a vista, o intonacati e affrescati come abbiamo detto, mentre il tetto e le cupole, allo scopo di eliminare qualsiasi spigolo o asperità alla vista, erano coperti con la lastre di piombo in uno spettacolo di colori e di masse tondeggianti unico al mondo.
Sui due lati della Cattedrale Jaroslav fece inoltre costruire due altre chiese, più private, una dedicata al suo personale santo patrono, Giorgio, e l’altra a santa Irene, nome di battesimo di sua moglie Inghigherda.
Ora che abbiamo davanti a noi il tempio maggiore, gli spiazzi e il terem, sicuramente ci staremo chiedendo come operasse tutta questa magnificenza.
Prima di tutto erano i kieviani a goderne, poiché da quando il complesso entrò in funzione quasi ogni giorno sfilavano processioni pittoresche che esercitavano un grande fascino sugli astanti di fronte ai costumi variopinti e scintillanti mentre ascoltavano i canti e guardavano le facce ispirate dei preti e del principe (che pure partecipava rapito e composto) vestiti degli abiti migliori. Queste cerimonie pubbliche erano importanti poiché la Chiesa Russa in quegli anni lottava la sua più grande guerra per affermarsi come ideologia di stato contro il vecchio paganesimo slavo (e degli altri popoli non slavi sottomessi a Kiev) duro a morire.
Alla fine di queste processioni, come è consuetudine dell’Ortodossia, c’era sempre una tavolata con vari stuzzichini che aspettava tutti sotto lo sguardo benevolo degli alti prelati e del principe…

© ALDO C. MARTURANO – RASDRABLIENIE, Athena Poggiardo 2006

 

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