IL FASCISMO INFANGA L'ITALIA CON L'ANTISEMITISMO DI STATO


L'antisemitismo si può definire un'avversione nei confronti degli ebrei che si traduce in forme di discriminazione e di persecuzione, spesso cruenta e culminata nel corso della seconda guerra mondiale nello sterminio di milioni di persone. Il termine fu coniato intorno al 1879 per designare l'ideologia e l'atteggiamento persecutorio nei confronti degli ebrei.
L'ideologia antisemita si basa su una teoria razzista, inizialmente formulata in Francia e in Germania alla metà del XIX secolo, secondo la quale le persone della cosiddetta "razza ariana" sarebbero per fisico e temperamento superiori agli ebrei. Questa teoria, sebbene duramente criticata per la sua inconsistenza scientifica, si diffuse ugualmente in particolare attraverso le opere del diplomatico francese Joseph Arthur de Gobineau e quelle del filosofo tedesco Karl Dühring e fu utilizzata per giustificare la persecuzione civile e religiosa che gli ebrei avevano subito attraverso i secoli.

Radici storiche delle persecuzioni antisemite nell'Europa occidentale

Pur essendo attestato già nel mondo greco e romano, l'antisemitismo si diffuse con il cristianesimo e fino alla rivoluzione industriale fu un fenomeno essenzialmente di natura religiosa. Il trionfo del cristianesimo nel IV secolo segnò l'inizio di una lunga persecuzione nei confronti degli ebrei, che vennero segregati in ghetti, obbligati a portare segni di riconoscimento, ostacolati nelle loro attività. Vennero inoltre scacciati da molti paesi: dall'Inghilterra nel 1290, dalla Francia nel 1394, dalla Spagna nel 1492.
Dai cristiani gli ebrei vennero incolpati della morte di Cristo, e, ricorrentemente, nell'Europa medievale, di assassinio rituale di bambini, di profanazione di ostie sacre, di diffusione della peste, di avvelenare le sorgenti d'acqua ecc. Nel XVII e XVIII secolo, in seguito alla diffusione dell'illuminismo e della Rivoluzione francese, la persecuzione religiosa diminuì sensibilmente.

L'antisemitismo politico e razziale

Verso la fine del XIX secolo in Europa si verificò un ritorno del pregiudizio antisemita, ma stavolta su fondamenti diversi; ai motivi religiosi si sostituirono quelli politici ed economici. Questo cambiamento era in qualche misura legato alla diffusione del nazionalismo e alla rivoluzione industriale; infatti, sia per la loro particolarità linguistica (l'uso dello yiddish in Europa centrale) e religiosa (la religione ebraica era praticata da una comunità che ignorava le frontiere; Ebraismo), sia per la supposta preferenza per il liberalismo economico, gli ebrei furono accusati di indebolire l'unità nazionale. Anche lo sviluppo del capitalismo, in cui gli ebrei ebbero un importante ruolo finanziario, contribuì alla diffusione di stereotipi che alimentarono il pregiudizio antisemita. In Francia, Germania e Russia, contemporaneamente alla diffusione di ideologie nazionalistiche e anticapitalistiche, si diffuse, in misura molto maggiore che negli altri stati europei, un forte risentimento nei confronti degli ebrei.
Fu soprattutto in Germania e in Austria che si sviluppò l'antisemitismo moderno. Una prima campagna antisemita fu lanciata in seguito alla grave crisi economica che colpì i due paesi negli anni Settanta e nel 1880 Eugène Dühring pubblicò un saggio violentemente antisemita (La questione ebrea). In Austria il Partito cristiano-sociale vinse le elezioni per il borgomastro della città di Vienna con un programma dichiaratamente antisemita.
Gli argomenti utilizzati dall'antisemitismo tedesco erano fondamentalmente due: il primo, che riprendeva le tesi sviluppate in Francia da Gobineau, affermava la superiorità della "razza ariana" e metteva in guardia dal pericolo di una sua corruzione rappresentato dai matrimoni con individui di razza ebraica; il secondo sosteneva la pericolosità del liberalismo, considerato da una parte dell'élite tedesca come una dottrina squisitamente ebraica. La diffusione dei sentimenti antisemititi fu utilizzata spregiudicatamente da Bismarck contro le opposizioni democratiche e marxiste: indicando gli ebrei come i fomentatori delle lotte sociali, egli pensava di contrastare l'affermazione del movimento socialista.
Da allora sulla scena politica tedesca vi fu sempre almeno un partito apertamente antisemita fino al 1933, anno in cui l'antisemitismo divenne addirittura politica ufficiale del governo nazionalsocialista.
In Francia l'antisemitismo ebbe uno sviluppo analogo: scoppiato in seguito al fallimento di una banca (attribuito al complotto di una supposta "banca ebraica"), si alimentò di sentimenti nazionalisti, anticapitalisti e teorie pseudo-scientifiche sulla razza e culminò nel 1894 nell'affare Dreyfus, l'ufficiale ebreo dell'esercito francese imprigionato con l'accusa di tradimento. Tuttavia in Francia, la forte mobilitazione in difesa di Dreyfus (nel 1898 Emile Zola pubblicò il famoso J'accuse) e la successiva liberazione, segnarono, dopo anni di drammatica tensione fra i democratici e la destra nazionalista, la fine dell'antisemitismo come argomento di propaganda politica.

La persecuzione nell'Europa orientale: i pogrom

A differenza di quanto avvenne nell'Europa occidentale, in quella orientale il processo di emancipazione degli ebrei non ebbe mai luogo. In Russia, ad esempio, ancora nel XIX secolo venivano adottate misure restrittive volte a impedire agli ebrei l'acquisizione di proprietà terriere e a limitare il loro accesso all'istruzione superiore. La persecuzione culminò in una serie di massacri collettivi, noti come pogrom, che iniziarono nel 1881 dopo l'attentato che costò la vita allo zar Alessandro II e coinvolsero centinaia di villaggi e città. Uno dei massacri più feroci si verificò nel 1906, all'indomani del fallimento della prima rivoluzione russa (vedi Russia: La rivoluzione del 1905).
Gli storici convengono sul fatto che i pogrom furono il risultato di una deliberata politica del governo, che preferì volgere al fanatismo religioso il malcontento delle masse russe. A tal fine si ricorse persino a un nuovo tipo di propaganda, che consisteva nella fabbricazione e nella pubblicazione di documenti falsi: i Protocolli dei savi di Sion, ad esempio, avevano la pretesa di rivelare i particolari di una presunta cospirazione internazionale degli ebrei per dominare il mondo. Queste pubblicazioni, che risalgono al 1905 e che contenevano informazioni del tutto false e fantasiose, furono usate anche durante i pogrom successivi alla rivoluzione del 1917, in cui vi furono centinaia di migliaia di vittime.

L'antisemitismo e il genocidio

L'antisemitismo, che nel periodo fra la prima e la seconda guerra mondiale aveva continuato a essere in Europa un sentimento diffuso, ancorché non organizzato, esplose nella Germania degli anni Trenta sotto il regime nazista guidato da Adolf Hitler. Con il nazismo la discriminazione e la persecuzione degli ebrei divennero un vero e proprio obiettivo politico, scientificamente perseguito. Iniziata già nel 1933 con il boicottaggio dei negozi, la persecuzione contro gli ebrei continuò prima con la promulgazione delle leggi di Norimberga del 1935 e con la drammatica notte dei cristalli del 1938, per culminare poi nella "soluzione finale", lo sterminio scientifico di tutti gli ebrei dei territori occupati dai tedeschi tra il 1939 e il 1945 (vedi Olocausto). Alla fine della guerra circa sei milioni di ebrei (due terzi dell'intera popolazione ebraica residente in Europa) erano stati uccisi nei campi di sterminio.
Anche in Italia, nel 1938, vennero promulgate delle Leggi Razziali, sul modello di quelle tedesche, che privarono i 40.000 ebrei italiani dei diritti civili e politici e ne condannarono molti alla deportazione nei campi di concentramento tedeschi, di cui scrisse una drammatica testimonianza Primo Levi nell'opera Se questo è un uomo.
L'orrore della comunità internazionale contro i crimini nazisti fu unanime: i campi della morte furono infatti menzionati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata nel 1948 dall'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Nel 1945 al primo processo internazionale per i crimini di guerra che si tenne a Norimberga contro alti dirigenti del regime nazista, le persecuzioni compiute contro gli ebrei vennero giudicate come crimini contro l'umanità. I beni e le proprietà sottratti agli ebrei dai nazisti furono tuttavia restituiti soltanto in parte e ancora oggi emergono nuovi elementi sulla responsabilità di nazioni, anche neutrali nella seconda guerra mondiale (come la Svizzera), sulla spoliazione del popolo ebreo.

L'antisemitismo nel dopoguerra

La Chiesa cattolica ha condannato l'antisemitismo e ha cercato di rimuoverne le basi religiose: nel Concilio Vaticano II (1962-1965) infatti fu ufficialmente negata la responsabilità degli ebrei nella morte di Cristo e fu duramente condannato il regime nazista. Recentemente la Chiesa cattolica ha compiuto anche altri passi nel riconoscimento delle proprie responsabilità nella diffusione del pregiudizio antisemita.
Nonostante l'universale sdegno suscitato nell'opinione pubblica dai crimini nazisti, dal dopoguerra a oggi si sono verificati ancora in diversi paesi europei atti di violenza e di ostilità nei confronti degli ebrei, fra cui tristemente comune è la profanazione dei cimiteri ebraici. Dalla fine degli anni Sessanta in poi, gruppi neonazisti hanno continuato a fare propaganda antisemita in Europa e negli Stati Uniti d'America. Anche in America latina, rifugio di molti nazisti fuggiti alla fine della guerra, si sono verificati episodi antisemiti, ad esempio dopo la cattura del criminale nazista Adolf Eichmann, avvenuta in Argentina nel 1960 da parte dei servizi segreti israeliani.
A dispetto dell'enorme patrimonio storiografico, letterario e di testimonianze sul dramma provocato dall'antisemitismo, questo è ancora lontano dall'essere debellato. Nell'Europa occidentale, in quella orientale seguita alla dissoluzione del sistema comunista, negli Stati Uniti, durante gli anni Novanta c'è stato un forte ritorno del pregiudizio antisemita, testimoniato dalla rinascita e dal successo elettorale di partiti dichiaratamente o velatamente neonazisti e razzisti e dalla diffusione e, sfortunatamente, dal successo, di opere di revisionismo storiografico tendenti a negare la realtà stessa dell'Olocausto.

Tratto da www.carloanibaldi.com