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CESARE BORGIA, detto 'Il Valentino'
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CESARE BORGIA, detto 'Il Valentino' (Roma 1475 - Pamplona, 1507)

Principe e condottiero italiano. Figlio di Rodrigo Borgia, il futuro papa Alessandro VI, e di Vannozza Cattanei, non è certo il suo luogo di nascita, Roma, Rignano, Subiaco, o Valencia in Spagna.
A sette anni, fu fatto arcivescovo di Játiva, e a diciassette, dopo aver studiato a Perugia e a Pisa e dopo essersi laureato in diritto canonico, fu creato arcivescovo di Valencia (1492) e a diciotto cardinale (1493).
All'entrata a Roma dei Francesi (1495), venne dato in ostaggio, ma evase poco dopo. Poco tempo dopo fu accusato, senza però che si trovassero le prove, della morte del fratello Giovanni, duca di Gandia (1497).
Ambiziosissimo (sua la celebre frase 'Aut Caesar aut nihil' 'O Cesare o niente'), preoccupato soprattutto della propria fortuna politica, e progettando di costituirsi nell'Italia centrale una forte signoria ereditaria con i possessi della Santa Sede e dei signori che ne occupavano i feudi, Cesare Borgia rinunciò alla carica di cardinale (1498) e consigliò al papa di allearsi con la Francia.
Sposò allora Carlotta d'Albret, sorella del re di Navarra e cugina del re di Francia (1499), divenendo duca di Valentinois (donde il nome italiano, con cui fu maggiormente conosciuto, di il Valentino).
Scese in Italia con Luigi XII, entrò in Milano col sovrano francese, quindi, con truppe fornitegli dalla Francia e assoldate dal papa, s'impadronì di Imola, difesa da Caterina Sforza; poco dopo assediò e conquistò Forlì, facendo prigioniera la stessa Caterina (gennaio 1500). Divenuto gonfaloniere e capitano della Chiesa, fece uccidere il duca Alfonso di Bisceglie, marito della sorella Lucrezia, ed organizzò una seconda spedizione in Romagna (autunno 1500).
Dopo aver minacciato Firenze, occupò Piombino divenendone signore, quindi penetrò con Luigi XII nel regno di Napoli e conquistò Capua. Più tardi occupò il ducato di Urbino (giugno 1502), e subito dopo prese Camerino, uccidendone i signori, i Varano. Nel frattempo, avendo eliminato i Colonna (1501), attaccò gli Orsini, Paolo e Francesco (1503), e si sbarazzò col tradimento dei suoi condottieri, mediante il 'bellissimo inganno di Senigaglia', avvenuto nella notte fra il 31 dicembre 1502 e il 1° gennaio 1503.
Quando stava ingrandendo ulteriormente il proprio Stato, mentre era ammalato, ebbe la notizia della morte improvvisa di suo padre e protettore Alessandro VI (18 agosto 1503); cosa che portò all'elezione al papato di Giuliano della Rovere (Giulio II), mortale nemico dei Borgia.
Fatto prigioniero del nuovo papa a Roma, Cesare dovette cedere la Romagna e dopo fu inviato in Spagna (1504), dove venne rinchiuso in carcere nel castello di Cincilla. Dopo una seconda evasione (1506), morì il 12 marzo 1507 in un'imboscata a Viana, nei dintorni di Pamplona. Avventuriero intelligente e senza scrupoli, Cesare, diplomatico accorto e aperto a tutti gli intrighi, si rivelò anche capace amministratore in Romagna da cui cacciò i tirannelli locali. Appunto l'illusione che il suo Stato potesse essere il primo nucleo di una più vasta unità politica indusse il Machiavelli, che l'aveva incontrato a Imola e a Urbino nell'ottobre 1502, a ispirarsi alle sue imprese per tracciare un compiuto ritratto del Principe ideale.


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