La Battaglia di Cassino

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LA PRIMA BATTAGLIA 12 GENNAIO - 11 FEBBRAIO 1944.

La 1ª battaglia di Cassino iniziò nel pomeriggio del 17 gennaio 1944 quando il X corpo d'armata britannico dette il via al bombardamento d'artiglieria contro la fanteria tedesca. In seguito all'offensiva lanciata, il X corpo d'armata riuscì a sfondare il fronte del Garigliano nonostante che i tedeschi contrattaccassero con tutto l'accanimento possibile.
Il XIV corpo d'armata tedesco di fronte al rischio di veder crollare il fronte di Cassino, fu costretto a chiamare rinforzi (29ª e 90ª Divisione Panzer Grenadier). La principale difesa, per i tedeschi, era costituita dal corso dei fiumi Rapido e Gari (le cui acque scorrono a circa 13 Km/h raggiungendo anche una profondità di 3 m).
La notte tra il 17 e il 18 gennaio il 141° Reg. americano, cercò di penetrare oltre il fiume Gari senza riuscirvi.
Il 20 gennaio le compagnie d'assalto americane (Reg. 141° e 143°) tentarono nuovamente l'attraversamento del Gari, riuscendovi solo parzialmente a causa della resistenza dei tedeschi che avevano salvato dai bombardamenti gran parte delle armi pesanti.
Nel frattempo la 3ª Divisione di fanteria algerina a capo del maggiore generale de Goislard de Monsabert cercava di attaccare sul fronte di Cassino per occupare Monte Belvedere, Colle Abate e Terelle.
All'inizio le truppe francesi ebbero successo, ma la resistenza tedesca fu accanita e fece fallire questo tentativo.
Il 25 gennaio Clark dette l'ordine di attaccare da nord la città ma l'assalto fallì.
Miglior sorte ebbero i fucilieri tunisini che riuscirono a conquistare il monte Belvedere.
Altri tentativi alleati, sempre infruttuosi, si ebbero la notte del 25 e del 26 gennaio.
Contemporaneamente, il Corpo di spedizione francese avanzò ulteriormente conquistando colle Abate e l'altura di 862 m a nord di questo. La posizione fu però riconquistata poco dopo dai tedeschi.
Nel frattempo il generale Alexander mandava rinforzi a Cassino costituendo un II Corpo d'armata composto dalla 2ª Divisione neozelandese e dalla 4ª Divisione indiana.

Il 30 gennaio la fanteria americana riuscì a passare il Rapido ed a conquistare Caira, ai piedi di monte Cairo. Il 1° febbraio iniziò l'attacco di Cassino partendo da Caira. Il 2 febbraio la fanteria americana diede l'assalto anche alla Rocca Janula. In seguito a quest'offensiva i granatieri tedeschi furono spinti 1000 metri più a nord. Il 3 febbraio i tedeschi ricevettero come rinforzi 2 reggimenti di paracadutisti con relativi mitraglieri. Il 6 febbraio la fanteria americana raggiunse il monte Calvario, punto chiave di Montecassino perché da lì si poteva dominare l'intera città. Il 10 febbraio, però, i tedeschi scalzarono ancora una volta gli americani dal pendio di monte Calvario. L'11 febbraio le forze alleate tentarono nuovamente l'assalto a monte Calvario e Montecassino ma gli attacchi fallirono. La stessa sera il II Corpo d'armata americano smise di combattere per Montecassino.
Intanto il tenente generale Freyberg con il suo II Corpo d'armata neozelandese, rilevò il settore di Cassino: il suo compito doveva essere costituire una testa di ponte a sud della città di Cassino, mentre gli americani sarebbero penetrati in direzione di Piedimonte.
A causa dell'inclemenza del tempo gli attacchi furono ripetutamente rinviati.
Freyberg, contrariamente ai generali Keyes e Ryder, sosteneva che l'insuccesso delle operazioni fin lì avvenute fosse da imputare all'artiglieria tedesca manovrata dall'abbazia. Osservazioni aeree riferirono della presenza di alcune antenne radio e di soldati tedeschi che entravano e uscivano dal monastero, anche se, nella sostanza, non c'erano soldati tedeschi presenti stabilmente nell'Abbazia.
A questo punto Freyberg chiese l'appoggio aereo e subordinò l'attacco programmato al monte alla distruzione del monastero.
Nonostante il rifiuto di Clark il generale Alexander decise che se Freyberg lo riteneva necessario, si sarebbe proceduto al bombardamento. Il piano di Freyberg prevedeva l'attacco simultaneo di Cassino, della collina del monastero e dell'abbazia.
Il comandante del II Corpo d'armata, essendo migliorate le condizioni climatiche, ordinò che il bombardamento avvenisse nel pomeriggio del 16 febbraio, ma questo fu poi anticipato al 15.
A mezzogiorno del 14 febbraio la Brigata indiana al comando di Lovett (che per errore non fu informato della decisione del bombardamento) prese posto sui costoni di monte Calvario, così come le era stato ordinato.
Il 15 febbraio fu sganciata la prima serie di bombe (253,000 Kg ad alto potenziale esplosivo). La seconda ondata di bombardieri sganciò altri 100,000 Kg di bombe.
Il monastero e la basilica furono ridotte a macerie, solo le mura esterne, la scala d'ingresso e parte della torretta resistettero alle bombe. Le forze aeree alleate continuarono ad attaccare le rovine senza causare eccessive perdite ai tedeschi che avevano provveduto a nascondere le armi pesanti. Questi stessi tedeschi fecero evacuare l'83-enne abbate Gregorio Diamare.
Il 16 ed il 17 febbraio la Brigata indiana tentò di varcare il Rapido senza riuscirvi. Lo stesso giorno il 28° battaglione Maori riuscì a raggiungere la linea ferroviaria a N-O di monte Trocchio, occupò col favore della notte il fabbricato della stazione spingendosi oltre il rapido, anche se poi dovette indietreggiare a causa del contrattacco tedesco.
Il 19 febbraio il generale Alexander, dopo che tutti i tentativi per conquistare Montecassino erano falliti, diede l'ordine di cessare tutti i combattimenti. Solo l'artiglieria continuava la sua opera.
La morsa dell'inverno, intanto, continuava a farsi sentire con bufere di neve e piogge incessanti.

Seconda fase della battaglia (dal 20 febbraio al 25 marzo)

Il 21 febbraio venivano effettuati i preparativi di un ulteriore attacco predisposto dal generale Freyberg e chiamato "operazione Dickens". Anche in questa occasione si decise di attaccare frontalmente sia Cassino che la collina e fu previsto un massiccio impiego di aviazione ed artiglieria. Nel frattempo le forze tedesche avevano avuto il tempo di rimpiazzare gli uomini che avevano sopportato la campagna invernale e avevano trasformato i resti del monastero in una vera e propria fortezza.
Nei giorni successivi le condizioni climatiche avverse, tra cui freddo e neve, rellentarono notevolmente l'attività della fanteria ma non quella dell'artiglieria alleata che martellò incessantemente le postazioni nemiche. Il 10 marzo il II Corpo d'armata neozelandese, che ricevette la pianta della città di Cassino con le postazioni nemiche e la dislocazione dei campi minati, si preparò all'attacco.
Il 15 marzo tutti i più alti gradi delle forze alleate, compreso il generale Alexander, erano riuniti presso il comando operativo del II Corpo d'armata a Cervaro, per assistere al bombardamento che avrebbe dovuto radere al suolo la città di Cassino.
Alle 8.30 del 15 marzo con il lancio della prima serie di bombe iniziò la seconda fase della battaglia di Cassino.
I bombardamenti durarono quattro ore, nel corso dell'operazione vennero impiegati 575 bombardieri e 200 cacciabombardieri e furono sganciate 1,140,000 Kg di bombe ad alto potenziale esplosivo (forse più che nella stessa Berlino).
Considerato che le forze tedesche consistevano di circa 350 uomini tra paracadutisti e pionieri si è calcolato che per ogni soldato tedesco sono stati sganciati circa 4,000 Kg di esplosivo.
Dopo la valanga di fuoco solo un gruppo di paracadutisti rifugiatisi in una caverna ai piedi di Montecassino riuscì a salvarsi.
Anche tra gli alleati vi furono alcune perdite a causa di errori di comunicazione.
Dopo il bombardamento al posto di strade e case vi erano solo macerie e crateri causati dalle esplosioni. La città era completamente rasa al suolo.
Dopo la forza aerea fu la volta dell'artiglieria, della fanteria e dei carri armati che attaccarono ciò che rimaneva di Cassino.
I circa 100 soldati tedeschi sopravvissuti al bombardamento organizzarono la difesa della città tra le macerie e riuscirono a bloccare l'avanzata alleata, poiché era praticamente impossibile per i carri armati avanzare.
Il Battaglione Neozelandese riuscì a conquistare la rocca Janula solo dopo aspri combattimenti mentre la SS Casilina rimaneva ancora in mano tedesca (nonostante che i 2/3 della città fossero in mano alleata). Con il favore della notte il generale Heidrich poté inviare rinforzi ai soldati tedeschi, i quali furono ulteriormente protetti dall'artiglieria posta sulle alture.
Freyberg ordinò allora l'attacco del monastero, che fallì nonostante gli sforzi dei Rajputaua che giunsero fino a quota 236 e dei Gurka che, passando per la collina del "boia" (dal pilone della funicolare che era rimasto in piedi), giunsero a quota 435, per poi essere costretti a ritirarsi. Tra il 16 e il 17 marzo i genieri riuscirono a ricavare un passaggio per i carri armati tra le macerie della città e gli alleati riuscirono così a conquistare la stazione ferroviaria, poco distante dalla via Casilina. Il 17 marzo vi fu una breve tregua che permise alle due fazioni di recuperare morti e feriti.
Il 18 marzo i paracadutisti tedeschi tentarono di recuperare la stazione, ma i soldati neozelandesi li respinsero.
Intanto due compagnie del Battaglione Essex furono inviate sulla rocca Janula per rinforzare i Gurka rimasti soli sullo sperone della "collina del boia". La città di Cassino era ora quasi tutta in mano alleata e i genieri lavoravano alacremente per costruire strade.
Il 19 marzo i Maori tentarono la conquista dell'Hotel Continental per poter giungere alla via Casilina. I tedeschi però riuscirono a bloccarli.
Nel frattempo la Brigata indiana cercò di respingere l'attacco tedesco nei pressi della rocca Janula.
Dopo due ore di tregua per il recupero dei morti e dei feriti, neozelandesi, indiani e americani con molti mezzi corazzati partirono da Caira verso la Masseria Albaneta alla volta di Montecassino. I genieri avevano infatti realizzato una strada denominata Cavendish Road che terminava a 800 m dal monastero.
Qui i carri armati furono costretti a proseguire in fila e quando si trovarono sotto il fuoco nemico furono distrutti e costretti a battere in ritirata. Fallì così l'attacco alleato.
Il 20 marzo gli alleati tentarono un colpo di mano con i paracadutisti, ma anche questo tentativo fallì. A questo punto il generale Alexander, convocato il consiglio di guerra, decise la sospensione della battaglia. Tutti i generali furono concordi con Alexander, ad eccezione di Freyberg che chiese ed ottenne di effettuare un ultimo tentativo
Il 22 marzo il II Corpo d'armata neozelandese sferrò un attacco contro i paracadutisti tedeschi.
Al fallimento dell'operazione e dopo un ultimo attacco dei Gurka, che dovettero ritirarsi dalle rovine della città, il generale Alexander predispose la sospensione definitiva dei combattimenti.
Terminava così la seconda fase della battaglia di Cassino, durante la quale i tedeschi avevano subito molte perdite ma avevano dimostrato che la fanteria, se ben addestrata, era capace di resistere anche all'attacco di preponderanti unità corazzate.
A questo punto Alexander consentì a Freyberg, di trasferire l'8ª Armata nel settore di Cassino per l'offensiva finale.
Il 24 marzo già si era all'opera per predisporre una nuova offensiva. A tal fine furono distrutte tutte le vie di comunicazione e di rifornimento delle armate del feldmaresciallo Kesselring.


SECONDA PARTE