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Caterina Sforza
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Caterina Sforza (1462-1509), figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e di Lucrezia Landriani, fu signora, insieme al marito Girolamo Riario, di Forlì e Imola negli ultimi decenni del XV secolo.
Gli scrittori rinascimentali dicono che Caterina abbia superato per fama ogni altra donna del suo tempo. A lei è dedicata una ballata del XVI secolo, attribuita a Marsilio Compagnon.
Nel 1473 fu organizzato il suo matrimonio con Girolamo Riario (nipote, o forse figlio, del Papa Sisto IV), il cui ritratto compare nel famoso affresco di Melozzo da Forlì, riprodotto qui accanto, "Papa Sisto IV nomina Bartolomeo Platina prefetto della Biblioteca Vaticana" (ca. 1477): Girolamo è il secondo da sinistra.
A Girolamo, Sisto IV procurò la signoria di Imola, città nella quale Caterina entrò trionfalmente nel 1477. Dopo di che, accompagnò a Roma il marito, che ottenne anche la signoria di Forlì, a scapito della famiglia degli Ordelaffi. I nuovi signori di Forlì cercarono di guadagnarsi il favore popolare con una politica di costruzione di opere pubbliche ed abolendo parecchie tasse.
Alla morte di Sisto IV (12 agosto 1484), Caterina occupò la rocca di Castel Sant'Angelo in Roma, per conto di Girolamo Riario, e la tenne bravamente finché, il 25 ottobre, la consegnò al Sacro Collegio.
La scomparsa del Pontefice, ed il venir meno dei redditi che il servizio al Papa garantiva a Girolamo, costrinsero alla reimposizione di gravami fiscali che la popolazione forlivese avvertì come esosi.
Dopo oltre una mezza dozzina di cospirazioni fallite, infine Girolamo venne ucciso, nel 1488, da una congiura capeggiata dalla nobile famiglia forlivese degli Orsi: il palazzo del Signore fu saccheggiato, mentre Caterina Sforza ed i figli vebivano presi prigionieri. Poiché la Rocca di Ravaldino, cittadella centrale nel sistema difensivo della città, rifiutava di arrendersi, Caterina si offrì, subdolamente, di entrare a convincere il castellano. Gli Orsi le credettero, sulla base del fatto che ne avrebbero tenuti in ostaggio i figli. Ma, una volta dentro, Caterina rifiutò di ascoltarli e si preparò alla riconquista del potere, incurante delle minacce ai suoi figli: se li avessero uccisi, avrebbe ben saputo vendicarli, disse. Sull'episodio, nacque anche una leggenda le cui basi storiche non sono sicure: Caterina, stando sulle mura della Rocca, avrebbe risposto a chi minacciava di ucciderle i figli, se non si fosse arresa: "Fatelo, se volete" - e, sollevandosi le gonne e mostrando con la mano il sesso - "Ho con me lo strumento per farne degli altri!".

Di fronte a tanta spavalderia, gli Orsi non osarono toccare i giovani Riario.
Caterina poté così recuperare il governo sia di Forlì sia di Imola, anche grazie all'appoggio dello zio Ludovico il Moro, interessato a garantirsi, in tal modo, una certa influenza nella zona della Romagna, anche per contrastare la presenza di Venezia.
Nel 1497, Caterina fu in corrispondenza epistolare con Girolamo Savonarola, a cui chiese consiglio spirituale.


Vedi il Quindicesimo Secolo