Dopo il fallimento
dell’attentato a Togliatti, avvenne la rottura dell’unità sindacale
e dalla CGIL (di ispirazione comunista) si staccarono la CSIL e la
UIL che rappresentavano rispettivamente la componente cattolica e
quella socialdemocratica repubblicana. A causa dell’influenza
delle componenti di destra, De Gaspari volle formare un alleanza
quadripartita centrista. In questo periodo si videro realizzate
le riforme agrarie (legge Sila e legge Stralcio) le quali
prevedevano l’espropriazione delle grandi proprietà latifondiste per
la costituzione di unita poderali di 10 ettari ciascuno sufficienti
al mantenimento di una famiglia di agricoltori. Si formò pure la
Cassa del Mezzogiorno che, con opportuni finanziamenti statali,
assunse compiti di bonifica, costruzione di infrastrutture, strade,
ecc. e che successivamente si estese al settore industriale con il
proposito di portare sviluppo nel mezzogiorno. La riforma agraria
portò l’uscita dei liberali dal governo, che non erano d’accordo con
la riforma. Nelle successive elezioni si vide l’arretramento
della Dc a favore dei monarchici e dell’MSI. A questo punto con
l’“Operazione Sturzo” si cercò, con il consenso di una parte delle
gerarchie vaticane, di presentare una lista che, con l’appoggio
prestigioso dell’anziano leader, raccogliesse esponenti del
clericalismo moderato e di una destra apertamente conservatrice. Il
tentativo andò a vuoto e venne proposta la “legge truffa”. Questa
legge prevedeva l’assegnazione del 65% dei seggi parlamentare, al
partito che avesse preso il 50.1% dei voti. Nonostante tutto, per
57000 voti, la Dc non arrivò al premio di maggioranza offerto da
questa legge, mentre sia il Pci che i monarchici ottennero splendidi
risultati confermando le preoccupazioni di De Gaspari sul futuro
dell’alleanza centrista.