Amintore Fanfani

Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano (AR), 6 febbraio 1908 - Roma, 20 novembre 1999), celebre uomo politico italiano del dopoguerra, figura storica del partito della Democrazia Cristiana e storico dell'economia.
Laureato in Economia e Commercio nel 1930 nel 36 ne ottenne la cattedra di Storia delle dottrine economiche. Aderì al fascismo durante la guerra ebbe modo di rivedere le sue posizioni politiche e in questi tempi conobbe Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira, e si unì alle loro posizioni politiche antifasciste, cattoliche e progressiste.
Nel luglio del 1943 e fino alla Liberazione si rifugiò in Svizzera, curando dei corsi universitari per i rifugiati italiani. Collaboratore di Alcide de Gasperi fin dal 1945, entrò nella Direzione della Democrazia Cristiana nel 1946. Eletto all'Assemblea Costituente, fece parte della Commissione che ha redatto il testo della nuova Costituzione repubblicana. Sua è la formula: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
Fu ministro del Lavoro nel quarto Governo De Gasperi (1947-1950) e dell'Agricoltura nel quinto (1951-1953), degli Interni nel sesto ed ultimo governo De Gasperi (1953-1954). Nel 1954 formò il suo primo governo, senza però ottenere la fiducia.

Fece invece parte del Governo Pella come ministro degli Interni. Sempre nel 1954 venne nominato segretario della Democrazia Cristiana, leader della corrente "Iniziativa Democratica". Come segretario si adoperò per dotare il partito di una fitta rete di sezioni.

Nel 1958 a seguito del successo elettorale della DC, poté formare il suo primo governo, con il sostegno di repubblicani e socialdemocratici, ricoprendo anche la carica di ministro degli Esteri. Il governo rappresentò un primo accenno a un nuovo corso politico, superando il cosiddetto "centrismo".
Si verificò però una spaccatura nella sua corrente, con la nascita delle correnti contrapposte di "Nuove Cronache" e della corrente 'dorotea', con conseguenze anche nella tenuta del governo, che durò pochi mesi. Nel 1960 Fanfani forma il suo terzo governo, con il solo appoggio del suo partito. Nel 1962 forma il suo quarto governo, questa volta di coalizione (DC - PSDI - PRI e con l'appoggio esterno del PSI), iniziando così l'esperienza delle maggioranze di centro-sinistra, su una base programmatica che prevede in particolare la nazionalizzazione dell'energia elettrica e la istituzione della scuola media unica. A seguito della sconfitta elettorale del 1963 si dimette. Dal 1964 al 1965 è ministro degli Esteri nel secondo governo Moro, carica che ricopre anche nel 1966 nel quarto governo Moro.

Venne eletto presidente dell'Assemblea dell'ONU per il periodo 1965-1966. Dal 1968 al 1973 fu Presidente del Senato, ed ebbe nel marzo del 1972 la nomina di senatore a vita. Nel 1973, segretario politico della Democrazia Cristiana, guidò il partito nella campagna per il referendum sulla abrogazione del divorzio, su posizioni di forte contrapposizione allo schieramento laico. La sconfitta del referendum sul divorzio ne provocò le dimissioni; a lui succedette Benigno Zaccagnini. Dopo l'insuccesso della DC nelle amministrative del 1975 assunse una posizione critica nei confronti della segreteria Zaccagnini.

Divenne presidente della DC nel 1976 e dal 1976 al 1982 ritornò alla presidenza del Senato. Dal 1982 al 1983 fu Presidente del Consiglio per la quinta volta, guidando un governo DC - PSI - PSDI - PLI con l'appoggio del PRI. Dal 1985 al 1987 fu ancora Presidente del Senato. Nel 1987, Fanfani fu all'Interno nel governo Goria; dal 1988 al 1989 fu al Bilancio nel Governo De Mita. Dopo la stagione di Tangentopoli e le trasformazioni subite dalla DC, seguì il partito nella formazione del Partito Popolare Italiano. Le sue ultime uscite politiche sono state l'intervento all'Assemblea che sancì, sotto la guida di Mino Martinazzoli, la nascita del PPI e la dichiarazione di voto per la fiducia al governo Prodi. Oltre agli studi e alla politica, la sua grande passione fu la pittura, che esercitò fin da giovane dopo studi accademici.
La sua azione politica è stata importante in quanto egli viene considerato, insieme a Pietro Nenni, Aldo Moro e Ugo La Malfa, uno degli artefici della svolta politica del centrosinistra, con cui la Democrazia Cristiana volle avvalersi della collaborazione governativa del Partito Socialista Italiano.

Tratto da http://it.wikipedia.org