La verità storica sulle "esecuzioni" fatte in Istria
durante l'insurrezione popolare antifascista del 1943

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L'uso delle foibe come occultamento di cadaveri durante e alla fine della Seconda guerra mondiale avvenne in due periodi.

Il primo, successivo all'8 settembre 1943, cioè all'Armistizio tra Italia e Alleati, si svolse in Istria e Dalmazia in seguito a un'insurrezione della comunità slava che uccise alcune centinaia d'Italiani per vendicare i torti subiti negli anni precedenti da parte delle forze nazi-fasciste.

Il secondo, successivo alla fine della guerra, si svolse principalmente a Trieste tra l'1 maggio e il 12 giugno 1945 e a Gorizia nello stesso periodo, con l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. La foiba più conosciuta, anche perché nel 1992 è stata dichiarata monumento nazionale, è quella di Basovizza (a pochi chilometri da Trieste, una delle poche foibe restate in territorio italiano). Questi baratri venivano usati per l'"occultamento di cadaveri" con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano alle politiche del maresciallo Tito.

Inoltre nel periodo in esame le foibe vennero usate anche per "seppellire" i cadaveri degli scontri fra i combattenti e talvolta anche dei morti nei bombardamenti.

La vera discordia sulle foibe riguarda la quantificazione delle vittime del fenomeno. Non esiste una cifra ufficiale delle vittime: ogni stima potrebbe essere errata sia per eccesso sia per difetto. Questa assoluta imprecisione dipende da molti fattori. In primo luogo, il governo jugoslavo non ha mai accettato di partecipare a inchieste per determinare il numero di decessi. D'altra parte per decenni il disinteresse è stato anche italiano, a causa delle controversie politiche che l'argomento poteva generare. A questi si è aggiunta la difficoltà oggettiva di recuperare i cadaveri da queste profondissime cavità naturali che hanno particolarissime configurazioni geologiche e la cui imboccatura spesso veniva demolita con l'esplosivo.

Le prime segnalazioni dell'uso delle foibe contro la popolazione italiana furono fatte dalla Wehrmacht nel 1943, dopo la ripresa del controllo del territorio istriano da parte della Germania nazista e la successiva incorporazione nel Terzo Reich. Le vittime furono quantificate in migliaia, ma ovviamente l'attendibilità storica dell'esercito nazista durante la guerra è discutibile. Tuttavia, a causa dell'impossibilità di effettuare altre investigazioni nel dopoguerra, questa fonte è rimasta a lungo l'unica ufficiale, oltre ovviamente ai racconti di singoli testimoni.
Nel 2000, una commissione storica italo-slovena ha esaminato i rapporti tra i due paesi tra il 1880 e il 1956, con l'appoggio dei rispettivi ministeri degli esteri. Il rapporto non approfondisce molto l'argomento delle foibe, ma indica il numero di esecuzioni sommarie in "centinaia". Questo rapporto non discute delle foibe in territorio croato.
Chi sostiene che il numero di tali morti sia elevato (circa 20.000 vittime) si basa su stime statistiche dei dispersi, su testimonianze degli abitanti del luogo e su perizie volumetriche delle cavità.
Altre ricerche si basano invece sui cadaveri recuperati dalle foibe. Lo storico Raoul Pupo indica in circa 5.000 il numero dei morti, una ricerca del Centro studi adriatici, diretto da Luigi Papo, risalente al 1989 riporta 6.963 vittime, di cui 1.320 accertate.

Gli scritti dell'allora sindaco di Trieste, Gianni Bartoli, e alcuni documenti inglesi riportano che "molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali" riferendosi alla sola città di Trieste e alle zone limitrofe, non includendo dunque il resto della Giulia, dell'Istria (dove si è registrata la maggioranza dei casi) e della Dalmazia. In linea con queste informazioni il Governo De Gasperi nel maggio 1945 chiese ragione a Tito di 2.500 morti e 7.500 scomparsi nella Venezia Giulia. Tito confermò l'esistenza delle foibe come occultamento di cadaveri e il governo jugoslavo non ha mai smentito.

Sulla stessa linea si pone Gianni Bisiach, che riporta circa 6.000 morti; aggiunge anche però che di alcune migliaia di italiani deportati in Jugoslavia non si conosce la fine.

Questi studi sono volutamente incerti nella numerazione in quanto si basano spesso su un'analisi statistica che spesso viene inficiata da nuove scoperte di foibe con resti umani in luoghi poco conosciuti o in campi di proprietà privata.

Va sottolineato che sia nel caso del Governo De Gasperi, sia nel caso di Bisiach ci si riferisce solo a morti e dispersi di nazionalità italiana, comprendendo, oltre ai semplici cittadini, anche fascisti, militi della RSI e partigiani. Nelle foibe però furono gettati anche ustascia, cetnici, soldati tedeschi e neozelandesi, criminali semplici e chiunque fosse sospettato di osteggiare gli jugoslavi.
Il tema delle foibe, purtroppo, non è solo un tema storico, ma periodicamente il problema esce allo scoperto nella scena politica e proprio questo ne fa un tema acceso e dibattuto, da valutare continuamente con obiettività.

Da sempre il numero dei morti "infoibati" è oggetto di dibattiti talvolta accesi da parte di uomini politici di entrambe le parti che, forse con poco rispetto dei morti e delle sofferenze, cercano il consenso aderendo alla versione dei fatti più favorevole alla propria causa.
La vicenda delle foibe nel dopoguerra è stata a lungo trascurata per i convergenti interessi di governo e opposizione di sinistra a mantenere buoni rapporti con la Jugoslavia. Invece da altre posizioni politiche si è provveduto a sostenere le ragioni delle vittime, sia pure a volte in modo spregiudicato, esagerando il numero delle vittime a scopo propagandistico.

Dal 2004 la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani. La data del 10 febbraio 1947 ricorda il trattato di Parigi che assegnò alla Jugoslavia il territorio occupato nel corso della guerra dall'armata di Tito.
Tratto da it.wikipedia.org/

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