Governo di Vichy

Il termine governo di Vichy indica il nome con cui è noto il governo francese formatosi durante l'occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale. Prende il nome dalla località termale di Vichy nella Francia meridionale. Il governo di Vichy fu istituito in seguito all'invasione nazista della Francia e all'armistizio da questa stipulato nel 1940. Il governo fu affidato al maresciallo Henri-Philippe Petain (1856 - 1951), che collaborò con i tedeschi a tutti gli effetti, dimostrandosi poco più che un fantoccio nelle mani di Hitler. A questo governo si contrappose l'opera del generale Charles De Gaulle, fuggito a Londra dopo la disastrosa ritirata di Dunkerque. Fu quest'ultimo governo e non quello di Vichy ad essere riconosciuto dagli Alleati dopo la liberazione di Parigi avvenuta il 25 agosto 1944. Al maresciallo Petain, ultraottantenne, fu commutata la condanna a morte in carcere a vita.


La repubblica e le leggi di Vichy

Dopo l'armistizio franco-tedesco la Francia si trovava divisa in due zone: quella nord occupata dai tedeschi e quella centro-sud governata da un regime di tipo collaborazionista. Dalla disfatta della Francia nasceva "il governo di Vichy", battezzato col nome della cittadina termale dove si era trasferito Pétain, rifiutando di stabilire la capitale della nuova Francia in qualcuno dei suoi centri più popolari, come Bordeaux o Tolone (per un'analoga esigenza di sicurezza Mussolini stabilirà un giorno la sua residenza a Salò). Con votazione schiacciante (569 sì, 80 no) il Parlamento francese (di cui ben pochi membri erano riusciti a porsi in salvo oltre mare), opportunamente preparato da Laval, mediante blandizie e minacce, decise di sciogliersi e di affidare i pieni poteri al maresciallo Philippe Pétain, rappresentante delle élite militariste, reazionarie e clericali,proprio come era stato Hindenburg in Germania, con il compito di formulare una nuova Costituzione. Vichy non fu soltanto un regime "fantoccio" imposto dai tedeschi, ma anche l'espressione di una tendenza antidemocratica profonda e radicata in Francia: antisemita e antidreyfusarda, boulangista e fascista. Rappresentò la momentanea riscossa di una Francia regolarmente sconfitta dall'anima democratica del Paese, e tuttavia forte e di recente vicina a prevalere, tanto radicata da compromettere la tenuta della democrazia francese nello sforzo bellico. Il regime di Vichy, insomma, pur prodotto dalle circostanze, si fondava anche su un progetto politico che fu chiamato "rivoluzione nazionale". Era la realizzazione di quel nazionalismo clericale, gerarchico e autoritario che, dall'esempio italiano, venne chiamato in tutto il mondo "fascista" nemico della democrazia e dell'uguaglianza. Si adottò la triade "lavoro, famiglia e patria", che doveva esaltare l'ordinamento naturalmente gerarchico della società; sparì dai documenti ufficiali l'intestazione "La République française", sostituita dalla formula di stampo monarchico "Nous, Philippe Pétain", che ripristinava lo stile del Secondo impero. Pétain del resto si era attribuito l'intero potere legislativo nonché la designazione delle assemblee "rappresentative". Tornavano al potere le élite sociali eclissate dalla democratizzazione della Terza repubblica. Ma anche gli alti tecnocrati dello Stato si schierarono in maggioranza con il regime di Vichy, per disprezzo nei confronti del parlamentarismo, che con le sue lungaggini e il suo sistema di garanzie rallentava il loro lavoro e limitava la loro supremazia oligarchica. Senza la loro presenza, senza i laureati delle "Grandi Scuole" repubblicane, il governo di Vichy non avrebbe potuto funzionare. Le gerarchie della Chiesa e dell'esercito si accordarono anch'esse al regime, che riportò in auge l'antisemitismo di cui la Francia era stata tristemente il laboratorio moderno, ai tempi dell'affaire Dreyfus. Una legislazione simile entrò in vigore, e venne istituito un Commissariato generale agli affari ebraici.

Nonostante certe affinità ideologiche tra Vichy e Berlino, la loro collaborazione fu fondata sull'interesse reciproco e sulla politica di potere. Sempre in lotta con il tempo, Hitler desiderava evitare un conflitto prolungato e una occupazione troppo estesa. Mirava anche a impressionare Londra con il suo equilibrio diplomatico, pur mantenendo una pressione militare sufficiente a conferirgli autorità su un altro satellite docile al pari della Romania e dell' Ungheria proto fasciste. Avendo saldamente in mano il grosso dell'esercito francese fatto prigioniero e i territori del Paese, le sue coste, le sue industrie di valore strategico, Hitler faceva affidamento sul fatto che Vichy gli avrebbe fornito non assistenza militare ma aiuti economici e finanziari per il suo Behemoth. 
Da parte loro, Pétain e i suoi ministri si proponevano di utilizzare il controllo che avevano su una metà della Francia e sulle terre d'oltre mare, nonché sulla flotta francese, per salvaguardare un nucleo di sovranità e anche per realizzare il tentativo di trasformare il Paese nel più importante satellite di Hitler in quella che, a loro giudizio, sarebbe stata un'Europa dominata dalla Germania. Per raggiungere questo obbiettivo, suscettibili a tentazioni fasciste, Pétain e il suo vice Primo ministro Laval si misero subito all'opera e spedirono a morte sicura parecchi rifugiati politici di sinistra che dalla Germania avevano ottenuto asilo politico in Francia. Successivamente, sia per inclinazione ideologica sia per grossolano opportunismo, i capi di Vichy avendo messo in piedi uno stato autoritario diedero ampio sfogo all' antisemitismo. Tra la fine di Luglio e l'inizio di Ottobre del 1940, incaricarono una commissione di rivedere le naturalizzazioni recenti, abrogarono una legge che proibiva la propaganda antisemita, adottarono uno statuto che eliminava gli ebrei dal servizio governativo e autorizzarono i prefetti a internare gli ebrei stranieri in campi speciali.
E tuttavia, nonostante queste infami e non richieste misure, la Francia di Vichy non fu né la Germania nazista né la Francia occupata. Non vogliamo minimizzare o scusare le orribili e scandalose condizioni di Gurs, di Les Milles e degli altri campi della zona meridionale e del Nord Africa, che provocarono la morte di alcune migliaia di internati ebrei; ma il regime in questi campi fu meno terribile di quello Dachau in Germania o dei ghetti chiusi in Polonia. Inoltre, migliaia di internati furono in seguito rilasciati e ottennero i visti che consentirono loro di lasciare la Francia per altri paesi d'Europa e oltre mare. Ciò che risulta chiaro è però che Hitler non si aspettava né obbligò Vichy a perseguitare i suoi ebrei o a diventare una grande riserva di ebrei provenienti da altre parti d'Europa.