La Liberazione di Parma e la battaglia della “sacca di Fornovo”

Parma, Cortile San Martino, 26 aprile 1945: partigiani alla periferia della città nel giorno della Liberazione (foto di Oreste Battioni - Archivio Isrec Parma).I partigiani e le truppe alleate fecero il loro ingresso a Parma la mattina del 26 aprile 1945. Da giorni gli abitanti, per lo meno coloro che avevano rinunciato a sfollare verso la campagna, attendevano l’ultimo atto di una guerra che tanto aveva lacerato la società cittadina.
Sulla città, senza pane da due giorni e priva di corrente elettrica dal pomeriggio del giorno 25, pendeva il pericolo di possibili sabotaggi da parte dei tedeschi in ritirata. L’intervento degli uomini della Resistenza a protezione dei centri erogatori di servizi strategici risultò provvidenziale e la minaccia scongiurata. Sembrava regnare una calma apparente: poca gente per le strade e in generale un’atmosfera di attesa. L’eccitazione per l’imminente ingresso delle truppe alleate – così sosteneva Radio Londra – appariva prevalente sui timori, che pure esistevano, di una possibile ultima battaglia fra le truppe tedesche in ritirata verso nord e le forze alleate in avanzamento lungo la via Emilia. Era in questo clima carico di tensione che, il giorno 23, l’esplosione di un carro ferroviario fermo sui binari della stazione provoca, per un attimo, notevole panico tra gli abitanti della zona. La situazione resta comunque sostanzialmente calma.
25 aprile 1945: partigiani e soldati alleati a Traversetolo (Archivio Isrec Parma).Nel pomeriggio fece la sua comparsa in Piazza Garibaldi, cuore della città, un’avanguardia del contingente alleato: un gruppo di carri armati americani, chi dice cinque chi sette, giunse nella piazza deserta. Vennero impegnati in alcune azioni contro veicoli e soldati nemici che transitavano di lì per caso e quindi abbandonarono il centro.
Il giorno seguente nell’Oltretorrente, quartiere popolare di forti tradizioni democratiche e antifasciste, si sparse la voce che gli alleati erano alle porte della città e il movimento clandestino, da tempo radicato nei rioni, si rese visibile dando vita alla Brigata “Parma Vecchia” che guidò l’insurrezione e la liberazione nel quartiere prima dell’arrivo delle truppe americane e dei reparti partigiani. Barricate furono innalzate alle teste di tutti i borghi e la Brigata installò il proprio comando nella sede della Società “Giovane Italia” nel cuore dei borghi. Nel corso della giornata i partigiani fecero numerosi prigionieri e resero assai difficile l’uscita dalla città dal lato ovest, verso Milano, per tedeschi e fascisti in fuga.
Anche nell’attraversamento del fiume Po il grosso dei reparti germanici incontrò seri problemi. Ma i pericoli maggiori giunsero dalla battaglia decisiva che si stava combattendo alle porte della città e verso l’Appennino. Nel pomeriggio furono udite dalla popolazione numerose esplosioni provenienti dalla via Emilia, all’ingresso orientale del centro urbano: erano gli alleati che avanzavano da Bologna e si scontravano con le difese germaniche. Quella sera a Casaltone, nel comune di Sorbolo, a pochi chilometri dalla città, soldati tedeschi in ritirata uccisero 22 civili in quello che fu l’ultimo di una serie di eccidi che insanguinarono anche il Parmense. I reparti partigiani scesi verso la pianura, seguendo il piano insurrezionale, dilagarono nei comuni a nord della via Emilia, rendendo il “ripiegamento” tedesco assai difficile e piuttosto caotico.
Parma, 9 maggio 1945: partigiani in Piazza Garibaldi durante la parata per la liberazione (Archivio Isrec Parma).Intanto, le missioni alleate informavano i comandi militari oltre le linee che un nuovo pericolo incombeva sulla città: la possibilità che i reparti nemici affluiti disordinatamente verso il fiume Po, impossibilitati ad attraversarlo, decidessero di ripiegare su Parma, congiungendosi con i resti della 148.a Divisione di fanteria, della 90.a Divisione panzer Grenadieren, oltre che con quelli della Divisione Italia. L’intervento dei partigiani delle brigate 31.a Garibaldi “Copelli” 135.a Garibaldi “Betti”, 78.a Garibaldi Sap,“Nino Saligato”, “Santo Barbagatto” e del battaglione “Bragazzi” della 12.a Brigata Garibaldi “Ognibene” bloccò la ritirata dei nazi-fascisti lungo la statale 62 della Cisa, all’altezza dei comuni di Fornovo e Collecchio, impedendo di fatto il congiungimento. L’arrivo di reparti del Corpo di spedizione brasiliano, il 27 aprile, provenienti da Montecchio Emilia, avrebbe posto fine all’ultima battaglia della provincia (detta della “sacca di Fornovo”).
Nella notte tra il 24 e il 25 il grosso dei militari tedeschi, con a seguito i fascisti ancora presenti in città, avevano abbandonato Parma, lasciando dietro di sé piccoli nuclei di franchi tiratori, appostati su alcuni edifici, allo scopo di ostacolare, in qualche modo, l’azione dei reparti partigiani.
Mezzi militari alleati appartenenti alla 5.a Armata entrarono in città il 25 aprile, salutati dagli insorti dell’Oltretorrente. I partigiani della Divisione “Ottavio Ricci” presero possesso degli edifici pubblici più importanti e Giacomo Ferrari “Arta” , comandante unico delle brigate partigiane del Parmense, veniva nominato prefetto. In base al piano insurrezionale la città venne divisa in settori, ognuno dei quali di competenza dei diversi reparti. L’ordine era di rastrellare soldati nemici ancora presenti e di fucilare tutti coloro trovati in possesso di armi: quest’ultima direttiva era esplicitamente sostenuta dai comandi alleati. I gruppi di cecchini ingaggiarono diverse sparatorie con i partigiani prima di essere sconfitti. Nel frattempo, una lunga colonna di mezzi militari alleati attraversava Parma diretta verso Milano, che di lì a poco sarebbe stata liberata.
Nel corso dell’insurrezione la città non subì gravi danni, grazie alla vigilanza delle squadre partigiane sugli impianti strategici e alla fuga precipitosa dell’esercito tedesco.
Il 27 aprile 1945, giunse il Commissario provinciale del Governo militare alleato, il maggiore Burns, con l’incarico di garantire il governo della provincia, in collaborazione con il Comitato di liberazione nazionale, fino al 4 agosto successivo quando l’Emilia sarebbe stata restituita alle autorità italiane.
Il 9 maggio le brigate combattenti della Resistenza sfilarono lungo le strade della città e davanti al palco d’onore dei comandi partigiani e alleati. Al termine della manifestazione le armi furono riconsegnate e le brigate sciolte: Parma liberata affrontava gli anni del dopoguerra.