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E’ il 1933. Oramai tutti sapevano che presto sarebbe scomparsa la Repubblica di Weimar, e quando il cancelliere tedesco allora in carica, von Schleicher fu destituito, Adolf Hitler, capo dei Nazionalsocialisti, che formavano il più forte partito politico della Germania, chiese per se la carica di cancelliere. Per un mese aveva trattato nella più assoluta segretezza con von Papen, ex cancelliere. L’accordo cui erano giunti era la formazione di un governo di coalizione i cui membri, otto non nazisti e tre nazisti, avevano come scopo comune l’abolizione del regime democratico di Weimar. L’allora presidente in carica, von Hindenburg, un anziano generale della prima guerra mondiale, non aveva alcuna intenzione di nominare cancelliere del Reich quel “caporale austriaco”, come lui stesso lo definiva. Hitler, era tuttavia diventato così influente nella vita politica tedesca che furono gli stessi collaboratori di von Hindenburg a convincerlo di lasciare il posto di cancelliere nelle mani di Hitler.
Hitler diventa cancelliere 30/01/1933
Finalmente ce l’aveva fatta. Il 30
Gennaio 1933, a soli 43 anni. Quando tornò dal prestare giuramento, i suoi
occhi erano pieni di lacrime, come ci fa sapere un suo vecchio camerata.
Quella sera stessa decine di migliaia di uomini, facenti parte delle truppe
d’assalto naziste, marciarono in perfetta parata al lume delle torce per
celebrare la recente vittoria. Hitler dichiarò che il Terzo Reich sarebbe
durato mille anni. In effetti durò appena dodici anni, ma, in questo breve
lasso di tempo, riuscì a provocare un’eruzione più violenta di qualsiasi altra
mai registrata nella storia. Anche se è vero che il popolo tedesco era stato
naturalmente predisposto a quell’evento da secoli di esperienza, e che egli
trovò in esso uno strumento naturale che plasmò a suo piacimento per
raggiungere i suoi fini sinistri, di certo senza la personalità demoniaca di
Adolf Hitler, senza la sua volontà di ferro, senza i suoi strani istinti, la
sua fredda mancanza di scrupoli, la sua intelligenza eccezionale, la sua
potente immaginazione, e la sua quasi incredibile capacità di dominare uomini
e situazioni, il Terzo Reich non sarebbe mai esistito. “Hitler è uno dei
grandi esempi – osserva Friederick Meinecke, eminente storico tedesco – della
singolare incalcolabile potenza della personalità nella vita storica”.
E quasi fosse dotato di una potere oscuro, quando arrivò al potere, un
intero popolo gli ubbidì ciecamente durante i tempestosi dodici anni che
seguirono.