La liberazione di Salsomaggiore e Fidenza

Funerali partigiani a Salsomaggiore, 6 maggio 1945 (Archivio Anpi Fidenza). Fin dai primi giorni di aprile del 1945, le azioni di quasi tutti i reparti della 31ª Brigata Garibaldi “Forni” si concentrarono sulla via Emilia, dove transitavano autocarri di soldati tedeschi in ritirata e dove i “bottini” si facevano sempre più ricchi di armi e di prigionieri, pur non mancando scontri e duri combattimenti.
I presidi repubblichini della pianura vennero sbaragliati uno dopo l’altro e per rallentare il ripiegamento della Wehrmacht, anche le azioni di sabotaggio contro le vie di comunicazione vennero intensificate: diversi ponti furono fatti saltare, come quelli della ferrovia tra Fidenza e Fornovo, quello della via Emilia sullo Stirone, oppure quelli della strada tra Salso e Pellegrino. Fuori uso vennero posti anche alcuni cavalcavia sulla via Emilia e la centrale elettrica di Fidenza. Il 2 aprile, la Guardia nazionale repubblicana relazionava al proprio comando: «L’attività dei banditi è in continuo aumento e sta diventando nuovamente preoccupante. Le varie brigate procedono ad una accurata organizzazione ed effettuano già il controllo su tutta la zona montana della provincia […]. Anche nelle immediate vicinanze della città si notano gruppi di banditi, perfettamente armati e in divisa, che fanno posti di blocco volanti controllando tutti i passanti dietro l’esame dei documenti personali. […] Pure il traffico sulla via Emilia, nella zona di Alseno e Fidenza, è diventato pericoloso e continuamente, sia di giorno che di notte, vengono segnalati attacchi agli automezzi in transito».
L’intensificarsi dei lanci alleati aveva consentito alle formazioni di possedere un armamento ormai completo: ogni partigiano aveva un’arma personale e quasi ogni reparto possedeva fucili mitragliatori, pezzi d’artiglieria e divise. L’esercito partigiano era dunque pronto a liberare le città della pianura e, già alla fine di marzo, il capo della provincia aveva lapidariamente comunicato al governo di Salò: «I banditi possono muovere all’occupazione della città. Questa loro azione […] non può dipendere dalla volontà delle autorità repubblicane di Parma, pur prevedendo in queste la maggiore energia, ma dipende unicamente dalle decisioni che il comando delle bande ribelli crederà di prendere».
L’ordine per l’esercito dei Volontari della libertà arrivò dopo l’inizio dell’offensiva alleata Funerali partigiani a Fidenza, maggio 1945 (Archivio Anpi Fidenza). sulla linea Gotica del 9 aprile; il giorno dopo, Alfredo Corradi “Giuseppe” scrisse ai commissari politici dei suoi distaccamenti: «Faccio appello, in questo momento di estrema delicatezza, a voi tutti perché in istato di buona comprensione sappiate essere all’altezza del compito affidatovi. È dovere vostro adoprarvi in seno agli uomini affinché ogni uomo sia cosciente del suo dovere di comprensione e di buona volontà. Come spesso suol dirsi stiamo per raccogliere il frutto del nostro duro lavoro: l’offensiva alleata in Italia è incominciata, offensiva che, in coordinamento con quelle già in corso sugli altri fronti, schiaccerà in modo definitivo il nazifascismo. Noi 31ª Brigata Forni ci troviamo di fronte ad un duro compito: Salsomaggiore. Ma io vorrei chiedervi: a chi l’onore di entrarvi per primi? Sicuro interprete dei vostri spiriti vi dico: a noi questo diritto. Uniti poi come sempre ai fidentini del Barabaschi e Guatelli marceremo sino ed oltre la meta da loro agognata: Fidenza. L’ora sta per scoccare: in alto i cuori. W l’Italia libera».
Per la mezzanotte dell’11 aprile, i comandi partigiani decisero l’assalto a Salsomaggiore dove erano stanziati oltre 400 uomini tra militi fascisti e soldati tedeschi. Il piano d’attacco disposto dal comando della 31ª prevedeva l’accerchiamento del paese su posizioni di dominio e il blocco delle strade che lo collegavano a Fidenza, Tabiano e Pellegrino. Dopo i primi scontri a fuoco, però, i reparti nazifascisti si organizzarono in ritirata e, entro la mattina del 12, lasciarono il centro in mano ai partigiani.
Partigiani dei distaccamenti “Barabaschi” e “Guatelli” alla sfilata per la Liberazione. Parma, 9 maggio 1945 (Archivio Isrec).Il mattino seguente, le squadre dei distaccamenti fidentini “Barabaschi” e “Guatelli” marciarono su Fidenza, trovandola quasi deserta: i presidi tedeschi avevano ormai smobilitato ritirandosi verso nord e i partigiani vi fissarono proprie postazioni. In attesa dell’arrivo degli Alleati, i partigiani controllavano tutto il territorio fidentino con posti di blocco e puntate improvvise contro i presidi repubblichini della Bassa, come quello di Fontanellato, i cui militi si arresero già il 17 aprile. La notte, per non rischiare di rimanere sorpresi dalle unità tedesche in ritirata, risalivano le prime colline e si accampavano nei pressi del Campo solare. Il 26 aprile, dopo 13 giorni, giunsero finalmente i primi mezzi americani. La mattina stessa del loro arrivo a Fidenza, gli ufficiali angloamericani si incontrarono con i comandi partigiani e, insieme, consegnarono la città libera al locale Comitato di liberazione nazionale. Il primo maggio, dunque, esso assumeva tutti i poteri amministrativi e nominava primo cittadino il socialista Roberto Marchetti, il vecchio sindaco cacciato dai fascisti nel 1922.

(mb, ilf)