Adesso si sa che il nome di
Bardi risale al 600 d.C. quando un gruppo di
guerrieri longobardi, gli Arimanni, si accampa sotto
le pendici dello sperone roccioso color sanguigna che
domina la zona. Nelle vicinanze vi sono un bosco, un
fiume: bastano per far venire l'idea di impiantare un
villaggio. E il castello? Bisogna attendere qualche
annetto e traversare un bel pezzo di Medioevo. In
pianura imperversano i barbari, le razzie e le
violenze sono pane quotidiano. Tira brutta aria per
il venerabile Everardo, vescovo di Piacenza. Cosa di
meglio che cercare scampo in un castello nuovo di
zecca innalzato su uno scoglio roccioso ripido e
inespugnabile? Così fu. Il terrore per le scorrerie
dei feroci Ungari consiglia infatti al vescovo
l'ascquisto di metà della rocca di Bardi che è poi
soggetta a vari passaggi di proprietà.
Nella metà del XIII secolo,
infine, il castello va alla famiglia Landi: da quel
momento le vicende storiche ed economiche, nonchè le
fortune del maniero restano inscindibilmente legate a
questa famiglia piacentina che ne fece il proprio
centro di potere per 425 anni. E' Ubertino Landi,
fosco guerriero selvaggio e indomito, ad acquistare
il castello semi-distrutto dalle incursioni del
Pallavicino, signore di Piacenza, e a trasformarlo in
una fortezza.
Nel 1381 Gian galeazzo
Visconti riconosce la signoria dei Landi e dal 1415
concede loro un'autonomia completa: da quell'anno
Bardi è la capitale dello Stato Landi, comprendente
il territorio dell'alta val Ceno e dell'alta val Taro.
Nel XVI poi, l'imponente maniero, per volere
dell'imperatore Carlo V diviene principato.
Una delle zone più antiche
della rocca è il mastio, risalente al 1200, in
origine adibito ad abitazione e poi trasformato in
carcere. Sotto la cura dei Landi, il castello viene
trasformato da fortezza militare a dimora signorile,
mediante la realizzazione di eleganti appartamenti,
affreschi, giardini, fontane, una grande biblioteca.
Voci raccontano che la rocca sia sempre stata abitata
da un gruppo di simpatici fantasmi. Non manca neppure
l'orrida sala delle torture, dove sta in bella vista
la scure del boia. Inoltre, di recente, è stato
ritrovato un antico manoscritto che testimonia
l'esistenza di un tesoro sepolto nel castello.