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UGO CAVALLERO
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Nasce a Casale Monferrato il 20/9/1880. Allievo della Scuola Militare di Modena, nel 1898 esce Sottotenente di fanteria con destinazione 59° fanteria.

Nel 1904, da Tenente viene assegnato alla Scuola Centrale di Tiro di Parma come insegnante e, tre anni dopo alla Scuola di Guerra si piazza primo del corso. Di vasta cultura e di vivace intelligenza, Cavallero si segnala anche per una pregevole attività di traduttore dal tedesco e dall’inglese di opere di carattere geografico e storico.
Nel 1912, promosso Capitano, è destinato in Libia, ove nel maggio 1913, addetto allo S. M. della divisione Torino, si guadagna una medaglia di bronzo al valore per aver disimpegnato “con zelo e coraggio” le sue funzioni durante il combattimento di Sidi el Garbàa. Rimpatriato, è assegnato al 1° Alpini e, nel maggio 1915, al Comando Supremo, quale addetto alla segreteria del capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Nel dicembre dello stesso anno consegue la promozione a Maggiore. Passato all’ufficio operazioni, si fa subito apprezzare per il lucido contributo di pensiero e per la razionale attività organizzativa, tanto da meritare la croce di cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia nell’agosto del 1916 e la promozione a Colonnello per merito di guerra nell’ottobre 1917. L’anno successivo per meriti eccezionali quella a Generale di Brigata.

I piani operativi della battaglie finale del Piave si debbono in gran parte alla sua brillante attività di capo ufficio operazioni del Comando Supremo.
Nel febbraio del 1919 Cavallero è nominato presidente della delegazione nel Comitato interalleato di Versailles, ma, nel giugno dell’anno successivo, si colloca a riposo per un posto in una industria privata (Pirelli). Richiamato in servizio nel maggio 1925, dopo l’assunzione dei ministeri militari da parte di Mussolini, Cavallero è nominato sottosegretario per la guerra e, unitamente a Badoglio, allora capo di S.M. Generale, è l’artefice dell’ordinamento del 1926. Senatore nello stesso anno e generale di divisione l’anno successivo, Cavallero entra in conflitto con Badoglio per essere stato l’ispiratore del R.D. n. 68 del 6 febbraio 1927 con il quale le attribuzioni del Capo di S. M. Generale furono drasticamente ridotte !! e separate da quelle del capo di S. M. dell’Esercito. Cavallero dette le dimissioni e si dedicò nuovamente al settore privato (Ansaldo).

Nel 1933 lascia l’Ansaldo, ma non si rassegna all’inattività. E'delegato italiano alla conferenza di Ginevra per il disarmo poi viene richiamato in servizio nel novembre del 1937. Promosso generale di corpo d’armata ed inviato in Africa orientale (1938) assume l’incarico di comandante delle truppe. Durante la permanenza in Africa, ottenne una medaglia d’argento al valor militare e la promozione a Generale d’armata per meriti di guerra (10 maggio 1940). Il 6 dicembre 1940 è nominato Capo di S. M. Generale, in seguito alle dimissioni di Badoglio, ereditando una situazione in Albania molto compromessa. Assunto anche in proprio il comando delle truppe in Albania riesce a fermare l’avanzata dei Greci. Rientrato a Roma ed ottenuta la legge del 27 giugno 1941 che gli dava poteri direttivi sui Capi di S.M. delle tre Forze Armate, organizza con razionalità e con ampiezza di vedute il Comando Supremo, mettendosi in grado di esercitare una effettiva coordinazione interforze e di effettuare un opportuno controllo su tutti i settori della nazione in guerra.
Maresciallo d’Italia il 1° luglio 1942 per ragioni di opportunità nei confronti di Rommel, nominalmente alle sue dipendenze, Cavallero fu rimosso dall’incarico nel gennaio 1943 dopo la rotta libica. Badoglio lo fa poi arrestare (25/7) ma il Re ne chiede la liberazione. Fu nuovamente arrestato alla fine di agosto senza un valido motivo e tradotto a forte Boccea. Liberato dai Tedeschi il 12 settembre, fu condotto a Frascati, presso l’alto comando germanico di Kesserling, dove gli fu comunicato che Hitler voleva affidargli il comando delle forze italiane del nord. Cavallero rifiuta e la mattina del 14 novembre 1943, giorno fissato per il trasferimento a Monaco, fu trovato ucciso nel giardino dell’albergo Belvedere di Frascati da un colpo di pistola alla tempia destra.
Un'altra versione dice che venne ucciso dai tedeschi.