Cavour e la Crimea
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Cavour realizzò il suo programma di portare il Piemonte al rango di Stato - guida nel processo di unificazione nazionale con una politica estera abile e diplomatica. L'occasione per fare assumere al Piemonte un ruolo nei giochi d'equilibrio che le grandi potenze compivano in Europa fu data dalla guerra di Crimea (1853-1856). Si trattò di un episodio che rimise in moto la competizione e la conflittualità tra gli Stati che ambivano al predominio nell'Europa. La guerra rappresentò un momento della cosiddetta “questione d'oriente”: la disgregazione, ormai in atto, dell'Impero ottomano poneva agli Stati europei il problema di una spartizione dei territori ad esso soggetti, primo fra tutti il territorio balcanico.

Ad iniziare le ostilità fu lo zar di Russia Nicola I che occupò i principati danubiani di Moldavia e Valacchia (l'odierna Romania) appartenenti all'Impero ottomano. Scoppiata così la guerra, Francia e Inghilterra scesero subito in campo contro la Russia assolutista e semifeudale, pronte ad impedire un suo allargamento territoriale nell'area balcanica. Direttamente interessata alle sorti dei Balcani, ma timorosa di mettersi a fianco delle tradizionali nemiche (Francia e Inghilterra), l'Austria ostentò una neutralità che tuttavia le consentì di occupare, col consenso del sultano turco, i due principati danubiani abbandonati dalle truppe d'occupazione russe.

Fu a questo punto che si inserì la diplomazia piemontese: Cavour, che non aveva previsto la neutralità austriaca, si era adoperato per stringere accordi con Francia e Inghilterra in vista di una comune azione contro Austria e Russia; e si trovò costretto a prendere parte al conflitto sollecitato dagli alleati che avevano anche l'interesse di garantire all'Austria che, se fosse intervenuta al loro fianco, nulla sarebbe accaduto alle sue spalle, cioè in Italia. Tuttavia Cavour ritenne che l'intervento piemontese, pur nella mutata situazione, fosse opportuno, ed i fatti successivi gli diedero ragione.

Cosi un corpo di spedizione di 15.000 uomini al comando del generale Alfonso La Marmora partì per la Crimea (1855 dove appunto si svolgeva il conflitto e prese parte alla battaglia della Cernaia ed all'assedio di Sebastopoli, la potente piazzaforte russa che resistette circa un anno all'assedio delle truppe anglo - franco - piemontesi.

L'obiettivo che Cavour si prefiggeva di raggiungere era la partecipazione del Piemonte alle trattative di pace e la conseguente possibilità di porre le condizioni dell'Italia sul tappeto degli interessi generali delle potenze europee. Ciò avvenne al Congresso di Parigi dove, caduta Sebastopoli, i rappresentanti delle potenze europee si riunirono per le trattative di pace (1856).

Il gioco di Cavour era perfettamente riuscito: come rappresentante del piccolo Stato piemontese sedeva, a parità di rango, accanto a quelli di, Francia, Inghilterra, Austria, Russia, e poteva illustrare, in una seduta suppletiva chiesta ed ottenuta nonostante le proteste austriache, le penose condizioni di soggezione e vassallaggio in cui le popolazioni del Lombardo Veneto e dell'Italia meridionale erano tenute dagli Asburgo e dai Borboni. La questione italiana era posta come qualcosa di cui l'Europa progressista doveva in qualche modo occuparsi. Oltre a ciò, con la partecipazione al Congresso di Parigi, il Piemonte si guadagnò definitivamente, agli occhi del movimento liberale italiano, il ruolo di protagonista della lotta contro l'Austria.

La guerra di Crimea aveva peraltro reso Napoleone III arbitro della politica europea. L'isolamento dell'Austria, la sconfitta dell'iniziativa russa, l'alleanza con l'Inghilterra, davano all'imperatore dei Francesi la possibilità di portare a compimento l'influenza francese sull'Europa appoggiandosi ai movimenti nazionali.

In questo quadro Francia e Piemonte firmarono a Plombières, nel luglio 1858, un trattato segreto di alleanza antiaustriaca. L'alleanza fu resa possibile dal fatto che la politica di Cavour aveva dato ampie garanzie alla Francia di muoversi su un piano antidemocratico (dure polemiche contro Mazzini e i suoi metodi accompagnarono infatti questi momenti della politica di Cavour).

Gli accordi segreti di Plombières riguardavano l'assetto da dare al territorio italiano dopo una eventuale vittoria sull'Austria, contro la quale l'imperatore si impegnava a scendere in campo accanto al Piemonte soltanto se quella avesse dichiarato per prima la guerra. Si prevedeva una confederazione di Stati italiani comprendente il regno dell'Italia settentrionale (Piemonte, Lombardo - Veneto, Romagna, Emilia) su cui avrebbe regnato la dinastia sabauda, un regno dell'Italia centrale, da assegnare ad un principe francese ma che al proprio interno avrebbe consentito il mantenimento dell'autorità pontificia sulla città di Roma, ed il regno dell'Italia meridionale dove, ai Borboni spodestati, sarebbe succeduto un discendente di Gioacchino Murat.

Nizza e la Savoia, due province del Regno di Sardegna confinanti con la Francia, costituirono il compenso chiesto al Piemonte dall'imperatore in cambio del suo intervento.

Queste condizioni, dettate da Napoleone III, vennero accettate da Cavour, convinto che il processo di unificazione nazionale avrebbe avuto tempi più lunghi di quanto pensassero i democratici e tutto il movimento unitario, e che al Piemonte fosse possibile assumere un ruolo dominante nella confederazione italiana. Da parte francese vi era tutta l'intenzione di porre sotto la propria egemonia gli Stati italiani confederati.