Convenzione Nazionale-Trattato di Parigi
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La Convenzione Nazionale fu un'assemblea legislativa ed esecutiva della rivoluzione francese (1792-95). Eletta a suffragio universale, si divideva in tre schieramenti: i Girondini, i Montagnardi e la Palude.

Proclamata la repubblica, istruì il processo a Luigi XVI (decretandone la condanna a morte) e cercò di fronteggiare il pericolo creato dall'invasione nemica e dalla rivolta della Vandea. Egemonizzata dai Montagnardi e da Robespierre dopo la caduta della Gironda (giugno 1793), varò la nuova costituzione democratica. Dopo il termidoro (luglio 1794) ripiegò su posizioni moderate, sciogliendosi dopo aver approvato la costituzione dell'anno III.


Trattato di Parigi

Trattato di Parigi 3 settembre 1783. Trattato di pace tra Stati uniti e Gran Bretagna che pose fine alla guerra di indipendenza americana. Negoziato sin dall'autunno del 1782 dai plenipotenziari americani J. Adams, B. Franklin e J. Jay col capo del governo inglese W. Shelburne, e ratificato dal Congresso continentale il 14 gennaio 1784, sancì il riconoscimento da parte britannica dell'indipendenza degli Stati uniti e della loro sovranità sui territori dalla costa atlantica al Mississippi e dal Canada (britannico) alla Florida (spagnola), oltre a concedere agli americani ampi diritti di pesca nelle acque canadesi. Altre clausole prevedevano la salvaguardia dei crediti prebellici, la restituzione delle proprietà confiscate ai lealisti e il ritiro con una ragionevole rapidità delle truppe britanniche dal territorio statunitense.

Di fatto, tuttavia, molti accordi rimasero lettera morta.

Né le proprietà confiscate né i crediti prebellici di cittadini britannici ottennero il riconoscimento dalle corti americane. D'altro canto le controversie sui confini erano destinate a durare ancora decenni, mentre i britannici, per non rinunciare al redditizio commercio delle pelli, mantennero i loro avamposti militari nel nordovest degli Stati uniti fino al 1796.