Guerra di Crimea
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La guerra di Crimea chiuse il periodo storico, senza conflitti tra grandi potenze, durato quarant'anni.
Alla fine del 1853, sotto i colpi dei moti insurrezionali e rivoluzionari del '21, del '30 e del 1848, l'ordine sancito dal Trattato di Vienna collassò.
Le grandi potenze si scontrarono sui Balcani, sul Mediterraneo e sulle vie terrestri con l'Oriente.
La Guerra di Crimea fu combattuta dal 1853 al 1856 dalla Russia zarista contro una coalizione di stati europei alleati dell'Impero Ottomano, tra cui Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna.

L'impero Ottomano non aveva più avuto scontri con l'occidente cristiano dall'epoca della battaglia di Lepanto. È necessario precisare l’idea che tutta l’Europa aveva nei confronti dell’impero Ottomano attorno all’anno 1850, un’idea, in parte corrispondente a verità, secondo la quale questo impero si trovava sull’orlo dello sfacelo, tanto da essere chiamato da tutti “il gran malato” .
Alla luce di questo è chiaro come tutti siano in realtà nell'attesa del crollo per poi spartirsi i Balcani ed il Medio Oriente.
Ebbe così inizio il conflitto.
Lo zar Nicola I pensava che i contrasti per la supremazia in Europa effettivamente esistenti tra la Gran Bretagna e la Francia fossero insanabili, e questo lo portò a pensare che il governo conservatore di Londra fosse amichevolmente disposto nei confronti della Russia, per “eliminare” o perlomeno ridurre l’influenza francese, e che si sarebbe giunti presto, dopo la vittoria, alla spartizione dell’impero Ottomano. Il ministro Lord Russell invece pensava che non ci fosse ragione di ritenere immediato lo sfacelo della Turchia.
Ciononostante lo Zar non comprese appieno la posizione inglese e perseverò nel ritenerla sua alleata nell’opposizione alla crescente potenza francese. Per tutta la durata dell’anno 1853 fervettero i preparativi allo scontro, con navi anglo-francesi in prossimità dei Dardanelli e le truppe terrestri russe che addirittura invasero la Moldavia e la Valacchia e si difesero dalle isolate scorribande turche sul fronte del Caucaso.
Nel marzo dell’anno successivo, la regina Vittoria d'Inghilterra dichiarava ufficialmente guerra alla Russia; pochi giorni dopo lo stesso atto fu compiuto da Napoleone III. Anche il Regno di Sardegna si unì all'impresa, che considerava un buon trampolino di lancio per entrare a far parte del gioco politico europeo, inviando un corpo di Bersaglieri nel 1855. L'Austria offrì alla Turchia appoggio diplomatico e la Prussia scelse di rimanere neutrale, lasciando così la Russia priva di alleati.

Gli scontri avvennero sia sulla terraferma che sul Mar Nero, dove le navi anglo-francesi erano entrate ed attaccavano incessantemente, forti anche della spinta che veniva da terra, a cui partecipò attivamente anche l’Austria, solo inizialmente neutrale, ed il regno di Sardegna, il quale cercava di assicurarsi l’appoggio di Londra e Parigi al fine di un esito positivo delle sue aspirazioni di conquista del Lombardo-Veneto. Le numerose sconfitte riportate dalle forze zariste in Crimea acuirono notevolmente la situazione interna del Paese.
L’opposizione al governo si fece sentire anche nei ceti più conservatori, tanto da spingere lo Zar a prendere in considerazione i quattro punti di resa propostigli dal conte Buol a nome delle forze alleate, il cui fine era quello di limitare fortemente la presenza Russa in oriente per evitare il rafforzamento dell’impero stesso.
Scontri molto duri, soprattutto dal punto di vista delle perdite umane, da una parte e dall’altra, si protrassero per buona parte del 1855, negli ultimi mesi del quale ci fu a Vienna una riunione per cercar di trovare una soluzione diplomatica al conflitto.
Tale soluzione tuttavia non venne trovata, tanto che si giunse a nuovi scontri ordinati dal nuovo Zar Alessandro II, che portarono però solo ad un ennesima bruciante sconfitta: dopo un anno si assedio la città di Sebastopoli, importante roccaforte russa, venne presa dagli alleati, mettendo così in luce le carenze militari della Russia. Prima che Sebastopoli cadesse, Nicola I era morto, lasciando al suo successore Alessandro II la necessità di scegliere tra una politica di sostanziali riforme o la rinuncia, per la Russia, al ruolo di grande potenza.

Il conflitto si chiuse solamente nell’anno 1856, quando Alessandro II si rese conto che il suo paese non era più in grado di proseguire il conflitto.
Le perdite di uomini ammontavano a 100.000 unità, i lazzaretti erano pieni di ammalati di tifo e le casse dello Stato non garantivano più sufficienti mezzi per far fronte a tutto ciò. Al congresso di pace di Vienna, l’Impero Zarista accettò il principio di neutralità sul Mar Nero, e l’abbandono delle isole del delta del Danubio.
Quando però il rappresentante inglese menzionò il Caucaso, col chiaro intento di bandirvi la Russia, i delegati di questo paese, avvertendo la mancanza di volontà dei Francesi di appoggiare tale richiesta, si opposero decisamente e con successo. Le perdite territoriali subite dalla Russia al congresso furono così assai modeste. Come disse l’ambasciatore francese a Vienna, non era chiaro chi fosse il vincitore e chi il vinto.