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I Dogi di Venezia
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Il Doge nasce come necessaria figura di coordinamento per i poteri temporali, e tuttavia acquisisce ben presto connotazioni religiose, diventanto anche il Capo della Chiesa Marciana, la chiesa di San Marco Evangelista. Si narra infatti che San Marco, in viaggio evangelico da Alessandria d'Egitto verso Aquileia, venne sorpreso da una tempesta, e riparato nelle isole di Rivo Alto (oggi Rialto) nella notte un Angelo gli apparve salutandolo con le parole "Pax Tibi, Marce Evangelista Meus", le parole poi incise sul libro del leone marciano. San Marco le intese come la profezia che quella terra sarebbe stata il luogo dell'eterno riposo del suo corpo. Infatti, sepolto ad Alessandria d'Egitto, dato che i cristiani vi venivano perseguitati, le spoglie dell'Evangelista furono traslate nell'827 o 828 da due veneziani e portate a Venezia. Il Doge del tempo, Giustiniano Partecipazio, vincolò i suoi suscessori a costruire una grande chiesa per ospitare le spoglie di San Marco; nacque così la Cappella personale dei dogi che divenne poi la famosa Basilica di Venezia, dove tutt'ora San Marco riposa.

Il doge era anche capo di una chiesa perché a questa speciale cappella si dedicavano dei preti (i pievani) nominati dal "primicerio di S.Marco", il cappellano del Doge da esso solo nominato. Ed essi erano ben formati con tanto di lettura della Bibbia, cosa che al tempo non succedeva per i preti "romani".
Grazie a questa prerogativa e rivendicando la competenza territoriale, il Doge esercitò per secoli delle prerogative infine riconosciute dalla stessa Chiesa Cattolica e da Clemente V. Fra le preorogative vi erano quelle che limitavano il potere del Papa nella nomina dei Vescovi, riducendo la sua scelta ai 3/4 nomi che il doge gli offriva.
Proprio per queste caratteristiche e questa indipendenza dal potere spirituale, continue furono le tensioni con il vescovo di Roma, compresi interdetti papali a tutta Venezia. E continuo fu il bisticcio fra Doge e Patriarca di Venezia (l'erede del Patriarca di Grado e Dalmazia), il quale rispondeva al Papa se pur deve essere originario dei territori veneti (proprio quelli della "Regio" Romana "Venetia e Istria") per detenere il titolo.
Ma fu questa stessa indipendenza religiosa di Venezia e della Repubblica che permise agli spiriti liberi perseguitati di trovare riparo presso di essa, come Giordano Bruno che per ben 12 anni visse a Venezia e non fu consegnato all'inquisizione che poco dopo lo arse a Roma, o come Galileo Galilei, che a Padova potè lavorare alla teoria eliocentrica che dovette abiurare a Pisa e Roma.
Dato che non è possibile sintetizzare 1200 anni di storia in poche righe, è certo che a seconda dei tempi e delle situazioni il Doge agiva da condottiero (come lo Zen) o da notaio, o da grande innovatore (come il Doge Foscari), e alcuni divennero anche Santi. Per cui, tralasciando la grande varietà di situazioni, si può solo dire che sempre all'interno dell'ordinamento polito vi erano una serie di disposizioni che limitavano pesantemente le prerogative del Doge e perfino la sua stessa vita quotidiana dato che era costratto a soggiornarnare nel Palazzo Ducale. Casi curiosi del Doge fece realizzare un orticello nel palazzo per allevare le galline, fanno parte della storia che vede grandi dogi condottieri combattere contro i Turchi (la guerra di Creta durò 20 anni!).
Per cui in pratica possiamo solo verificare che la funzione certa del Doge era il ruolo di rappresentante ufficiale di Venezia nelle cerimonie pubbliche e nelle relazioni diplomatiche con gli altri stati, ma delle singole vicende storiche, dei pregi e dei difetti che portarono alla elezione di ciascuno dei 120 Dogi, si occupano intere biografie, e scendendo nella dimensione storica si scopre che essi erano molto spesso uomini di primo piano che contribuirono alla realizzazione di una delle forma di Stato più lunghe della storia umana, battuta solo dagli egizi e dai persiani. L'ultimo Doge abdicò a Napoleone Bonaparte, e dato che i cannoni erano puntati su Venezia, poco altro ci fu da fare.

Il metodo di elezione del doge era studiato per impedire broglie e corporativismi. Si facevano diverse estrazioni multiple di palline (chiamate "baote") da una urna. Le palline, metalliche e indistinguibili al tatto, venivano estratte con delle manine di legno, delle specie di pinze, e contenevano il nome del votato. Da queste "Baote" deriva la moderna parola ballottaggio. Ma si facevano molte estrazioni a cascata, in modo che matematicamente era impossibile corrompore la giuria o fare giuochi di potere per determinare l'eletto, che era infatti sempre l'uomo giusto per il momento.
Sostanzialmente, detto in maniera semplice, con il ballottaggio veniva sorteggia una commissione di pochi membri, i quali, con un ballottaggio, ne eleggeva un'altra più ampia, e poi una più ridotta, e una molto più ampia. Il Doge veniva eletto, come tutti gli altri magistrati, dal Maggior Consiglio di Venezia; suo compito era presiedere alla Signoria, cioè il Minor consiglio a cui si affiancavano i Savi per costituire il pien Collegio. Lo scopo della Signoria era attuare le disposizioni del Senato di Venezia, il cosiddetto Consiglio dei Pregadi. Politicamente il suo peso era nullo: infatti quando il pien collegio deliberava, il Doge doveva lasciare la sala. Sua competenza erano il ricevere ambasciatori, prelati e alti ufficiali, e decidere particolari questioni amministrative o ecclesiastiche.
Prima di prendere i poteri, il Doge doveva giurare fedeltà e fare una "promissione", ossia giurare di rispettare alcuni limiti che il Maggior Consiglio gli imponeva "personalizzati", contrastando i suoi interessi. In questa maniera si impediva che il Doge potesse abusare del suo ufficio, e per garantire la cosa gli si faceva un processo da dopo morto, condannando gli eredi a restituire il mal tolto.
Il Doge non poteva rinunciare alla carica a meno che il Maggior consiglio lo invitasse a farlo; non poteva mescolarsi alla popolazione, ma non aveva guardie del corpo; non poteva esibire stemmi sul suo palazzo, ma solo uno all'interno del suo appartamento, e una volta che si insediava nel palazzo dei Dogi doveva vivere esclusivamente lì. Non poteva avere altra attività che non fossero politiche, rinunciando al commercio e alla professione che aveva prima dell'elezione; gli eventuali doni che riceveva da parte dei dignitari in visita andavano al Tesoro di San Marco o all'erario pubblico. Perfino i funerali del doge erano solenni sì, ma privati: lo stato di Venezia non portava alcun lutto per la morte del doge. Si diceva che si è morto il Doge, no la Signoria. Per amaro contrappasso l'ultimo Doge di Venezia, Ludovico Manin, salverà la vita abdicando e consegnando Venezia a Napoleone: alla fine morì la Signoria e non il Doge.

Tutti i Dogi di Venezia

1. Paoluccio Anafesto (697-717)
2. Marcello Tegalliano (717-726)
3. Orso (726-737)
4. Diodato Orso (742-755)
5. Domenico Monegario (756-764)
6. Maurizio Galbaio I (764-787)
7. Giovanni Galbaio (787-804)
8. Obelerio Antenoreo (804-810)
9. A. Angelo Parteciaco (810-827)
10. Giustiniano Parteciaco (827-829)
11. Giovanni Parteciaco I (829-836)
12. PietroTradonico (836-864)
13. Orso I Parteciaco (864-881)
14. Giovanni II Parteciaco (881-887)
15. Pietro I Candiano (887)
16. PietroTribuno (888-912)
17. Orso II Parteciaco (912-931)
18. Pietro II Candiano (932-939)
19. Pietro Parteciaco (939-942)
20. Pietro III Candiano (942-959)
21. Pietro IV Candiano (959-976)
22. Pietro Orseolo I (976-978)
23. Vitale Candiano (978-979)
24. Tribuno Menio (979-991)
25. Pietro Orseolo II (991-1008)
26. Ottone Orseolo (1008-1026)
27. Pietro Centranico (1026-1032)
28. Domenico Fabiano (1032-1042)
29. Domenico Contarini (1043-1070)
30. Domenico Silvo (1070-1084)
31. Vitale Falier (1084-1096)
32. Vitale I Michiel (1096-1102)
33. Ordelaffo Falier (1102-1118)
34. Domenico Michiel (1118-1129)
35. Pietro Polani (1130-1148)
36. Domenico Morosini (1148-1156)
37. Vitale II Michiel (1156-1172)
38. Sebastiano Ziani (1172-1178)
39. Orio Malipiero (1178-1192)
40. Enrico Dandolo (1192-1205)
41. Pietro Ziani (1205-1229)
42. Iacopo Tiepolo (1229-1249)
43. Manno Morosini (1249-1253)
44. Ranieri Zen (1253-1268)
45. Lorenzo Tiepolo (1268-1275)
46. Iacopo Contarini (1275-1280)
47. Giovanni Dandolo (1280-1289)
48. Pietro Gradenigo (1289-1311)
49. Marino Zorzi (1311-1312)
50. Giovanni Soranzo (1312-1328)
51. Francesco Dandolo (1329-1339)
52. Bartolomeo Gradenigo (1339-1342)
53. Andrea Dandolo (1343-1354)
54. Marin Faliero (1354-1355)
55. Giovanni Gradenigo (1355-1356)
56. Giovanni Dolfin (1356-1361)
57. Lorenzo Celsi (1361-1365)
58. Marco Corner (1365-1368)
59. Andrea Contarini (1368-1382)
60. Michele Morosini (1382 )
61. Antonio Venier (1382-1400)
62. Michele Steno (1400-1413)
63. Tommaso Mocenigo (1414-1423)
64. Francesco Foscari (1423-1457)
65. Pasquale Malipiero (1457-1462)
66. Cristoforo Moro (1462-1471)
67. Nicolò Tron (1471-1473)
68. Nicolò Marcello (1473-1474)
69. Pietro Mocenigo (1474-1476)
70. Andrea Vendramin (1476-1478)
71. Giovanni Mocenigo (1478-1485)
72. Marco Barbarigo (1485-1486)
73. Agostino Barbarigo (1486-1501)
74. Leonardo Loredan (1501-1521)
75. Antonio Grimani (1521-1523)
76. Andrea Gritti (1523-1538)
77. Pietro Lando (1539-1545)
78. Francesco Donà (1545-1553)
79. Marc'Antonio Trevisan (1553-1554)
80. Francesco Venier (1554-1556)
81. Lorenzo Priuli (1556-1559)
82. Girolamo Priuli (1559-1567)
83. Pietro Loredan (1567-1570)
84. Alvise I Mocenigo (1570-1577)
85. Sebastiano Venier (1577-1578)
86. Nicolò da Ponte (1578-1585)
87. Pasquale Cicogna (1585-1595)
88. Marino Grimani (1595-1605)
89. Leonardo Donà (1606-1612)
90. Marc'Antonio Memmo (1612-1615)
91. Giovanni Bembo (1615-1618)
92. Nicolò Doná (1618)
93. Antonio Priuli (1618-1623)
94. Francesco Contarini (1623-1624)
95. Giovanni I Corner (1625-1629)
96. Nicolò Contarini (1630-1631)
97. Francesco Erizzo (163 1-1646)
98. Francesco da Molin (1646-1655)
99. Carlo Contarini (1655-1656)
100. Francesco Corner (1656)
101. Bertucci Valier (1656-1658)
102. Giovanni Pesaro (1658-1659)
103. Domenico Contarini (1659-1675)
104. Nicolò Sagredo (1675-1676)
105. Alvise Contarini (1676-1684)
106. M. Antonio Giustinian (1684-1688)
107. Francesco Morosini (1688-1694)
108. Silvestro Valier (1694-1700)
109. Alvise II Mocenigo (1700-1709)
110. Giovanni II Corner (1709-1722)
111. Alvise III Mocenigo (1722-1732)
112. Carlo Ruzzini (1732-1735)
113. Alvise Pisani (1735-1741)
114. Pietro Grimani (174 1-1752)
115. Francesco Loredan (1752-1762)
116. Marco Foscarini (1762-1763)
117. Alvise IV Mocenigo (1763-1778)
118. Paolo Renier (1779-1789)
119. Ludovico Manin (1789-1797).